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Autore: Khailea    30/12/2017    1 recensioni
Un'avventura action con trame avvincenti e personaggi unici e caratteristici!
Saghe appassionanti e ricche di colpi di scena, special divertenti e di ogni genere!
Unisciti alle stravaganti avventure degli studenti della Werewolf Shadow!
I personaggi di cui si parla in queste storie sono inventati da un gruppo di role chiamato Werewolf's Shadow 2.0.
Questo è il secondo progetto di fiction scolastica del gruppo fatto con l'approvazione dei suo componenti.
Non ci sono collegamenti con il precedente progetto e la trama é molto diversa.
Il logo del lupo appartiene al nostro gruppo esattamente come i personaggi e l'ambientazione.
Se volete unirvi a noi potete fare richiesta qui https://www.facebook.com/groups/660949357417726/members/
Genere: Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Personaggi in questo capitolo:
Jack
Daimonas
Ailea
Khal
Lighneers
Zell
Astral
Lacie
Hope
Grace
Milton
Seraph
Alexander
Johanna
Samantha
Diana
Nadeshiko
Vladimir
Ayame
 
 
 
Serata di Lighneers ed Ayame:
 
-Ti vuoi decidere a scollarti?!-
-Mai amoruccio.-
Erano passate almeno quattro ore da quando Ayame si era letteralmente incollata a Lighneers, non le importava della fatica che lui poteva fare, più volte aveva espresso la sua posizione ovvero di non lasciarlo mai più andare.
Inizialmente il ragazzo era convinto che la cosa non sarebbe durata a lungo, ma stava seriamente iniziando a preoccuparsi che in realtà avrebbe passato tutta la vita con quella sanguisuga addosso.
Si stava addirittura per strappare i capelli tanto lo stava facendo impazzire, ma lei  sorridendo rispondeva con innocenti baci al fianco e sorrisi divertiti.
L'aveva scelto come suo amore eterno e non avrebbe mai cambiato idea, ad ogni ragazza che passava gli lanciava sguardi pieni di rabbia e sibilava un "è mio" a quelle che riteneva più provocanti.
Ormai fuori aveva iniziato a far buio e lui sentiva il forte bisogno di tornare a casa, con lei addosso però non avrebbe mai potuto farlo, se avesse scoperto dove viveva come minimo avrebbe dovuto trasferirsi dalla parte opposta della città.
Aveva bisogno di distrarla.
-Hey Ayame...-
Disse cercando d'apparire il più suadente possibile, anche se vista l'irritazione non fu facile.
-Dimmi Lighneers.-
-Come sai il mio nome?-
Chiese improvvisamente preoccupato.
-Mentre gioivi della mia presenza mettendoti le mani tra i capelli ho guardato nel tuo portafogli.-
Portando una mano al viso per nascondere un tic nervoso agli occhi il ragazzo continuò a parlare.
-Va bene...senti, ti va di scendere da me e andare a prendere da bere insieme?-
-Ooh mi piacerebbe molto, il nostro primo appuntamento!-
-Si...-
Ed ultimo se tutto andava secondo i piani, con molta calma la ragazza tornò a terra, premurandosi ovviamente di tener saldamente la mano di Lighneers, non era certo una sprovveduta, sospettava il ragazzo avrebbe tentato ogni via di fuga, ma non avrebbe mai potuto sfuggirle.
-Hai in mente qualche posto?-
Chiese lei sorridendogli, voleva fosse lui a decidere per imparare i suoi gusti e le sue abitudini, anche se c'era il rischio scegliesse a caso, ma anche così avrebbe ottenuto qualche informazione.
-Intanto camminiamo.-
Guardandosi intorno il ragazzo cercò d'allontanarsi il più possibile dalla propria casa, solamente quando trovò una via a lui sconosciuta iniziò a decidere in quale bar andare.
Optò per uno da cui riusciva a vedere l'interno dalle finestre, anche se vedere non era esattamente il termine adatto. La stanza era completamente buia ed avvolta dal fumo, le uniche luci che permettevano di vedere le figure delle persone erano quelle tipiche delle discoteche, lì se fosse riuscito ad allontanarsi quel tanto che bastava non sarebbe stato facile da trovare.
-Che ne pensi di quello?-
Ayame guardandolo soppesò i pro ed i contro, certamente guardarlo sarebbe stato difficile lì dentro, ma c'era anche da dire che i baci al buio erano molto romantici e stimolanti.
-Va bene.-
Tirando il ragazzo Ayame corse verso l'entrata del bar, già dall'esterno si poteva facilmente capire quanto quel posto fosse rumoroso, entrando le cose non migliorarono certo, ma per Lighneers questo non era un problema, almeno non l'avrebbe sentita.
-Andiamo a sederci?-
Chiese indicando un tavolo.
-Cosa?-
-Ho detto andiamo a sederci?-
Sentendo la domanda del ragazzo Ayame annuì con la testa, iniziava già ad essere irritata per la difficoltà con cui dovevano parlare, aveva inoltre scelto una sedia molto vicina alle casse acustiche.
C'era un forte odore d'alcolici che avrebbe dato alla testa chiunque fosse stato nuovo di quell'ambiente, fortunatamente per Lighneers non era così.
-TI vado a prendere da bere?-
Chiese cercando la prima scusa per allontanarsi, alla seconda volta che la ragazza faticò a sentire però vide una chiara forma d'irritazione comparire sul suo viso.
Senza dire nulla azionò la propria motosega ed agitandola in aria un paio di volte colpì le casse acustiche vicine rompendole, si girò poi verso il ragazzo sorridendo.
-Finalmente!Non sopportavo più di non sentire la tua voce.-
Lighneers intanto era sbiancato, come aveva potuto distruggere quelle splendide casse?!
Non era il solo ad esser sconvolto da quella scena, un grosso gruppo di persone infatti si erano avvicinati ai due guardandoli torvi.
-Cosa credevi di fare pazzoide?-
Uno degli uomini colpì con forza il tavolo da cui erano seduti rischiando addirittura di romperlo, guardandolo Lighneers  alzò gli occhi al cielo, non apprezzava quella donna non l'avrebbe certo lasciata sola nei guai, non era da lui.
Prima ancora però che potesse fare qualcosa lei s'alzò con uno scatto e, con leggerezza usò la propria motosega per tagliare il naso all'uomo.
-Non ficcare il naso nel mio appuntamento!-
Infondo l'aveva fatto per sentire il suo ragazzo, ma non aveva voglia di spiegarsi.
L'uomo in preda al dolore incominciò ad urlare e presto molti altri s'avvicinarono.
Notando il pericolo ed anche le scarse probabilità di fuga dalla porta principale Lighneers afferrò il braccio di Ayame trascinandola nel bagno, chiudendo poi la porta vi si parò davanti cercando di bloccarla.
-Oh che dolce, volevi restare un po' solo con me?-
-Stai scherzando vero?-
Dandogli le spalle lui era troppo impegnato a spingere la porta bloccando la massa dall'altra parte, così facendo però non poté impedirle d'abbracciarlo a soffiargli delicatamente all'orecchio.
-Sei veramente carino...-
Deliziata da quell'atteggiamento, che ai suoi occhi era dettato solo da timidezza, lei fece scorrere le proprie mani lungo il petto del ragazzo, appoggiandogli inoltre il seno sulla schiena.
Dandogli dei leggeri baci sul collo cercò di farsi strada nella camicia di lui ed addirittura sotto la cintura, ma non le fu facile arrivarci visto l'agitarsi di Lighneers.
Solo perché lei lo voleva lui non avrebbe accettato simili situazioni, ciò che cercava per lui era una cosa speciale da condividere solo con la persona giusta, ed al momento non era quello il caso.
-Piantala!-
Cercò più volte di spostarla ma ogni volta si muoveva rischiava di far aprire le porta, non avrebbe comunque potuto resistere a lungo, spostando lo sguardo sulla stanza notò una finestrella dall'altro capo della stanza.
-Dobbiamo uscire da lì!-
-Oh è perché dovremmo interrompere questo momento?-
Domandò lei con fare civettuolo.
-Perché...questo non è un posto abbastanza speciale.-
Non poteva ragionare come se fosse sana di mente, doveva trovare il modo giusto di parlarle, ed infatti a quelle parole la ragazza si fermò.
Effettivamente lei era una donna di classe, fare l'amore in un posto così squallido non era da lei.
-Va bene Lighneers, muoviamoci allora così dopo potremmo divertirci.-
-Vai alla finestra ed aprila, esci per prima così dovrò solo correre senza preoccuparmi d'altro.-
Le guance di lei si tinsero leggermente di rosso, da quelle parole aveva inteso che se fossero andati insieme si sarebbe preoccupato, ed era una cosa dolce ai suoi occhi. Per questo motivo dandogli solo un ultimo bacio al collo s'affrettò ad andare, non era preoccupata scappasse, infondo c'era solo quell'unica uscita.
Tuttavia non appena fu fuori sul viso di Lighneers si formò un sorriso, preferiva mille volte combattere con tutte quelle persone piuttosto che stare con lei altri cinque minuti.
Come prima cosa sganciò tutti i cardini dalla porta ed emettendo un urlo tipico da battaglia iniziò a spingere ancora più forte nella direzione opposta, usando la porta come uno scudo che gli facesse fare almeno qualche metro in avanti.
Non gli importava se lo colpivano con pugni alla testa o alla schiena, vedeva l'uscita e questa era l'unica cosa che contava, non cercò nemmeno di combattere troppo a lungo, preoccupato che Ayame potesse raggiungerlo, quel pensiero era abbastanza forte da dargli ancora più energia.
Ed anche per questo una volta uscito dal bar corse il più velocemente possibile verso la propria casa.
-Libertà!-
 
 
 
Serata Daimonas, Jack, Milton:
 
Daimonas dormiva da ormai varie ore, per tutto il tempo Jack e Milton non avevano fatto altro che aspettare in silenzio si svegliasse, ma ormai iniziava a farsi tardi e la ragazza stava cominciando a sentirsi assonnata.
-Vuoi andare a dormire?-
Chiese Jack guardandola, lui non aveva certo bisogno di dormire quindi avrebbe potuto facilmente vegliare sul ragazzo.
-No, voglio restare qui.-
Non avrebbe lasciato solo il proprio amico almeno fino al suo risveglio.
-Almeno vatti a prendere un cuscino e delle coperte, se dovrai aspettare ancora per molto almeno non passerai la notte in bianco.-
In effetti non aveva tutti i torti, non aveva idea di quanto ancora ci volesse ma almeno in quel modo non sarebbe rimasta impreparata, ed abitavano praticamente nella porta a fianco.
-Va bene...se succede qualcosa chiamami.-
-Lancerò i segnali di fumo.-
Disse lui facendo un rapido gesto con la mano, per farle intendere d'andare senza preoccupazioni.
Sorridendo ben sapendo che Daimonas era in buone mani Milton corse fuori dalla stanza per raggiungere il più velocemente possibile la propria.
Nel frattempo Jack riprese a guardare il ragazzo nel letto.
Era stato un caso fortuito che anche lui fosse stato mandato sull'isola, in quel modo il suo piano per la libertà aveva avuto inizio, in quel momento però gli venne il dubbio che lui stesso avesse da quel momento iniziato a crearsi delle nuove catene. Poteva andare ovunque ma tra tutti i posti aveva deciso di restare lì, e non gli sembrava una situazione molto provvisoria, tuttavia anche con l'intero mondo a portata di mano l'eternità avrebbe prima o poi resto tutto insoddisfacente, senza alcun limite nella propria vita prima o poi si sarebbe ritrovato ad aver visto già tutto.
Per il momento tuttavia l'unica cosa che gli destava interesse era Daimonas, con le sue mille sfaccettature, sentiva che anche se avesse passato l'eternità con lui non l'avrebbe comunque conosciuto del tutto, ma forse la cosa affascinante era appunto questa.
Mentre rifletteva notò che una parte della coperta era scivolata, forse a causa di un movimento del ragazzo, alzandosi da terra s'avvicinò per sistemarlo ma a causa dello stesso tessuto inciampò nei propri piedi cadendo addosso a Daimonas.
Non era stata una cosa volontaria ed aveva tutta l'intenzione d'avvicinarsi, ma quando alzò lo sguardo e vide la vicinanza dei loro visi si fermò per un istante, guardandolo così sembrava una creatura tanto innocente quanto unica.
Quell'istante però durò un secondo di troppo, infatti, seppur con calma, gli occhi di Daimonas iniziarono a riaprirsi, si sentiva decisamente meglio rispetto a prima ma sentiva comunque qualcosa che non andava, un peso sul proprio corpo.
Non appena si rese conto che Jack era sopra di lui la sua testa sembrò esplodere, il viso si dipinse di preoccupazione mentre immaginava cosa stava cercando di fargli.
Jack subito intuì la cosa e cercò di spiegarsi.
-No no no no!Non pensare male stavo solo...-
Prima che potesse finire Daimonas lo spinse lontano da sé scendendo dal letto, con tutta la velocità di cui era capace poi corse fuori dalla porta spalancandola, in quello stesso istante Milton, munita di cuscino e coperte, stava per entrare.
Vedendo l'amico sfrecciare fuori dalla stanza non perse tempo a fermare Jack che stava per fare lo stesso.
-Che è successo!?-
Per la prima volta Jack sembrava veramente nel panico, era come se l'intero universo ce l'avesse con lui ed avesse scelto proprio il momento migliore per farlo inciampare.
-Ha frainteso!Gli sono caduto addosso, si è svegliato e chissà cos'ha pensato!-
Ma soprattutto chissà da che parte era andato, avere come punto di riferimento una città intera non l'aiutava di certo. In un primo momento il viso di Milton si era fatto preoccupato quanto il suo, dopo poco però si tranquillizzò assumendo solo un fare serio.
-Forse io so dove può essere.-
Nel frattempo Daimonas non aveva smesso un attimo di correre, non gli importava dove andare gli bastava non essere lì. Si era ritrovato in un letto che non gli apparteneva, e sopra di lui c'era Jack, che chissà cosa gli aveva fatto mentre dormiva.
"Credi veramente d'essere così appetibile?"
Non voleva sentire le parole di Mostro, come non voleva sentire la fitta che avvertiva al petto, la conosceva bene, delusione.
Non reputava Jack propriamente un amico ma non pensava nemmeno potesse arrivare a tanto, ma alla fine come giusto che sia aveva sbagliato a riporre anche solo un briciolo di fiducia in qualcuno.
Raggiungendo il limite della città s'inoltrò nel bosco arrampicandosi su uno dei rampi più alti dell'albero più fitto, nascondendosi poi in mezzo a quelle ombre, raggomitolato su di sé.
Abbassandosi il cappello sul viso cercò di calmare la propria paura, fin troppe volte aveva avverto su di sé il tocco non gradito d'altri, e rivivere quelle situazione era sempre terribile.
Se fosse sparito dal mondo non avrebbe mai dovuto provare quelle cose, non avrebbe mai provato la delusione nei confronti delle persone, e nemmeno l'odio verso se stesso.
Cadere però da quel ramo non sarebbe mai stato abbastanza, il suo corpo avrebbe rapidamente sistemato qualsiasi ferita.
"Sei troppo misero anche solo per riuscire a fare una cosa simile. Sei debole in ogni cosa e non tenti nemmeno di migliorarti. Prega solo di non trascinarmi per l'eternità in questa tua patetica vita."
Patetico era l'aggettivo adatto, nei suoi pensieri non contemplava alcun particolare successo in futuro, si trascinava semplicemente come un ombra per le strade.
Rimase molte ore nella completa solitudine, cercando di cacciare qualsiasi emozione dal proprio cuore, anche se le uniche che possedeva erano negative.
-Daimonas!-
Una voce attirò la sua attenzione, ma evitò di rispondervi.
-Daimonas!-
Ancora una volta la delicata voce di Milton chiamò il suo nome, la ragazza era andata subito a cercarlo non appena era scappato, aveva chiesto a Jack d'accompagnarla fino al bosco ma da quel momento aveva preferito entravi da sola, sapeva che se Daimonas l'avesse visto sarebbe scappato.
Grazie alla sua rosa era riuscita a trovarlo, seppur con molte difficoltà.
-Sono qui per te, per favore non devi stare male da solo.-
Solo in quel momento il ragazzo parlò.
-Torna indietro.-
La voce era molto bassa ma nel silenzio della natura comunque udibile, non voleva rimanesse lì, poteva esserci qualche pericolo.
-Sono venuta apposta per te e non me ne andrò se non verrai con me.-
Disse lei ferma capendo grazie alla voce l'albero su cui si trovava.
Forse lei era l'unica persona di cui poteva fidarsi, in tutti quegli anni non l'aveva mai dimenticato ed aveva sempre cercato d'aiutarlo, si sentiva uno schifo sapendo d'averla fatta preoccupare...
-Sono venuta anche per parlarti di Jack.-
A quel nome si strinse ancora di più su se stesso.
-Non voglio...-
-Hai frainteso, è solo caduto sul letto.-
-Come fai a saperlo?-
-Sono rimasta con voi tutto il tempo, Jack ha chiesto addirittura ad Astral e Lacie di andare a prendere un letto per te, e non ti ha mai lasciato solo.-
Era veramente così?
Milton non aveva alcun motivo di mentirle ma se l'avesse ingannata?
-E' stato solo un incidente Daimonas, Jack non è cattivo.-
Per almeno cinque minuti non ottenne risposta, sapeva bene che il suo amico aveva bisogno di tempo e non voleva dargli fretta, quando lo vide scendere dall'albero lo salutò con un sorriso caloroso.
-Ti accompagno al dormitorio...-
-Va bene.-
Non c'era bisogno di parlare più del dovuto, l'importate era chiarire la questione alla fine e già che fosse sceso era un passo importante. Nella mente del ragazzo intanto si stavano facendo largo vari pensieri, tra cui l'ipotesi fosse stato veramente tutto un malinteso, poteva anche continuare a parlare con Jack se avesse voluto ma certo avrebbe tenuto un minimo di distanza, almeno per qualche giorno. Voleva comunque pensare di potersi fidare dell'amica.
Nel mentre dalla parte opposta dove i due si trovavano Jack non la smetteva di muoversi avanti ed indietro, Milton gli aveva spiegato che Daimonas non si sarebbe avvicinato con lui nei dintorni ma non per questo era con l'animo in pace. Non se la sentiva nemmeno di tornare a casa, voleva rimanere e sperare che il ragazzo capisse e decidesse di vederlo.
Non poteva veramente aver pensato che volesse approfittarsene, anche se la situazione non aveva aiutato.
-Aah dannazione...-
Sconfortato andò a sedersi su una panchina vicino, fissando incessantemente gli alberi.
Solo nel momento in cui udì una voce squillante vicina distolse lo sguardo.
-Nya Astry voglio mangiare del pesce!-
-Lacie fermati!Siamo appena usciti dal ristorante!-
Dopo aver aiutato Jack portandogli il letto Astral e Lacie avevano deciso, o meglio lei aveva deciso, di festeggiare la buona azione andando a mangiare al ristorante, ordinando piatti a base esclusivamente di pesce.
La ragazza però sembrava tutto tranne che sazia, correva da ormai quindici minuti senza sosta per trovare il migliore ristorante di pesce.
Nel momento in cui notò Jack però subito si fermò.
-Hey guarda chi si vede nya!-
Con il fiatone il fratello la raggiunse prendendole la mano, salutando con l'altra Jack, non poté però evitare che la sorella corresse incontro al ragazzo.
-Dov'è Daimonas nya?-
-Nella foresta...-
Rispose lui con semplicità.
-E cosa ci fa lì?-
Domandò confuso Astral.
-Raccoglierà funghi.-
-Nya funghi!-
-Jack, perché Daimonas è nella foresta?-
-Uff, perché poco prima che si svegliasse gli sono caduto addosso, e così si è rintanato lì. Milton mi ha detto di non seguirlo, che ci avrebbe pensato lei a tranquillizzarlo.-
-E tu l'hai lasciata andare da sola?-
-E' piccola ma testarda...sono certo però avrà già trovato il suo amico.-
-Nya allora andiamo anche noi no?-
Disse innocentemente la ragazza, ma Jack scosse la testa.
-Non posso...magari ora Daimonas non vorrà nemmeno vedermi.-
Per qualche istante l'aria intorno a lui si fece gelida, tanto che perfino lei se ne rese conto, fu però Astral a tentare di rasserenarlo.
-Non per forza, infondo è una persona razionale, se glielo spiegate capirà.-
-Giusto nya, poi Milton è tanto dolce e sicuramente ci riuscirà nya.-
Anche Lacie tentò di fare la sua parte, sedendosi poi accanto al ragazzo, era certa avrebbero fatto pace ma le dispiaceva vederlo preoccupato. Guardandoli Jack sorrise amaramente.
-Sapete, voi mi ricordate i miei fratelli.-
-Non sapevo ne avessi.-
Disse Astral sorpreso.
-Anche io come te tengo molto a tutti loro, si chiamano George, Arthur e Martin.-
-Oh e come sono nya?Dove sono?Voglio conoscerli nya!-
-Sinceramente non ho la minima idea di dove siano...non potrebbero essere ancora a casa oppure essere andati altrove, in ogni caso non posso più vederli...-
-Che intendi?-
Chiese Astral serio, sembrava che parlare con Jack non portasse mai buone notizie...
Il ragazzo li guardò ridendo prima di rispondere.
-Non ve ne siete accorti?Io sono morto.-
Disse virgolettando l'ultima parola, nel frattempo entrambi i fratelli erano completamente ammutoliti.
-M-morto n-nya?-
-Come...come è possibile...-
-Non so cosa mi sia successo, ma so che sono stati degli esperimenti a permettermi di essere qui.-
-E' incredibile...-
-Nah, non così tanto, alla fine non ho niente. Se non la nostalgia per i miei tre fratellini, non posso certo andare da loro adesso, sicuramente hanno sofferto quando me ne sono andato ed ormai saranno andati avanti, potrei solo farli star male.-
Avrebbe dato di tutto per rivederli, perfino la sua immortalità, ma ancora non aveva trovato nessuno disposto ad esaudire il suo desiderio.
Prima di poter continuare sentì le braccia di Lacie circondarlo ed il suo corpo cadergli addosso.
-Saremo noi la tua famiglia nya!Tutti noi, tutto il gruppo nya!Non sei solo Jack!-
Lacie era quasi sul punto di piangere, più che per lo stupore di quella rivelazione era preoccupata per quanto il ragazzo potesse aver sofferto, e nessuno dei suoi amici doveva stare così. Astral intanto cercava di riprendersi al meglio.
-Giusto, possiamo anche aiutarti a trovarli.-
Jack rimase in silenzio guardandoli, era curioso che si concentrassero solo su quel dettaglio ma questo dimostrava quanto fossero buoni.
-Lacie non c'è bisogno di fare così. Si mi mancano tantissimo ma riesco ad andare avanti.-
Doveva andare avanti, non c'era un capolinea per lui.
-Se vuoi restiamo qui a farti compagnia, almeno fino a quando non torneranno Milton e Daimonas.-
Jack guardò nuovamente il bosco, ormai iniziava ad esser certo che non sarebbero usciti da lì, almeno non da quella direzione.
-Grazie ma penso tornerò al dormitorio, magari sono lì. Voi andate pure a casa.-
-Sei sicuro nya?Possiamo accompagnarti.-
-Sicurissimo, le brave gattine poi vanno a dormire presto.-
-Mmmh nya...-
Lacie non era ben disposta ad andarsene, ma non poteva costringere Jack a stare in loro compagnia, prendendo la mano del fratello fu così costretta a proseguire per la loro strada, lasciando che il ragazzo camminasse nella direzione opposta, immerso nei propri pensieri.
 
 
Serata Astral, Lacie e Seraph:
 
Improvvisamente la fame di Lacie era completamente scomparsa, aveva anche iniziato a camminare ad un passo normale e questo preoccupava molto il fratello.
-Va tutto bene?-
-Avremmo dovuto seguirlo nya...-
-Lacie...-
Cercando di consolarla il fratello fece per portare la mano sulla sua spalla ma lei lo scansò.
-Sei cattivo Astral nya!-
Così dicendo la ragazza prese a correre con tutta la velocità di cui era capace, senza preoccuparsi minimamente di dove stesse correndo.
-Fermati!-
Per questa paura compensava il ragazzo che tentò subito di raggiungerla, ma non era cosa nuova che la sorella fosse fin troppo veloce per lui, ma questo non era mai stato un motivo abbastanza grande per farlo arrendere.
Corsero a lungo percorrendo varie strade della città, arrivando al limitare di un piccolo parco non molto percorso dalla gente, fu in quel momento che Astral la perse completamente di vista.
-Lacie!-
Con il cuore in gola si guardò attorno cercando d'individuare anche un suo solo capello per aiutarlo a trovarla, ma sembrava essersi volatilizzata.
-Maledizione!-
Tirando un calcio a terra riprese a muoversi guardando addirittura tra i rami degli alberi, si fermò solamente quando gli parve di notare una figura femminile dall'altra parte del sentiero poco illuminato su cui era.
Era talmente certo fosse lei che non aspettò nemmeno di chiamarla, le corse semplicemente in contro abbracciandola.
-Finalmente ti ho trovata, non allontanarti più da me.-
-Ma che stai facendo!-
Una testata lo costrinse a sciogliere l'abbraccio dalla figura che solo in quel momento guardò, si trattava di Seraph che, completamente rossa, aveva estratto la spada puntandogliela contro.
Il mondo sembrò crollare sulle spalle di lui, non solo perché ancora non aveva trovato la sorella ma per l'ennesima figura con la bionda.
-Scusami credevo fossi Lacie.-
-Ti sembra abbia una coda e delle orecchie?-
-No ma...avete entrambe un seno ampio.-
Appena terminò la frase sbiancò completamente mentre la furia della bionda stava crescendo.
Come prima cosa lei si portò un braccio la seno per coprirsi iniziando poi a colpire con calci e gomitate il ragazzo.
-Schifoso pervertito!-
-Aia!Aia scusami!-
Ogni colpo era sempre più forte, sebbene non usasse la spada, l'imbarazzo tra i due cresceva allo stesso modo sopratutto quando Astral per bloccarla le afferrò una gamba tenendola sollevata. Solo a Seraph questo preoccupò molto visto avrebbe potuto vedere più del dovuto.
-Calmati per favore!Sto solo cercando Lacie.-
-Lasciami!-
-Io ti lascio ma tu smettila di picchiarmi!-
-Non è un compromesso questo!-
Con l'ennesimo strattone Seraph s'allontanò di vari passi dal ragazzo, era incredibile quanto le coincidenze certe volte fossero terribili. Fino a poche ore prima aveva fatto quegli strani discorsi con Sammy e proprio dopo averla accompagnata a casa aveva incontrato lui.
-Per favore aiutami a trovare Lacie.-
Le parole del ragazzo erano piene di preoccupazione, lo si poteva intuire anche dal suo sguardo e forse fu solo per questo motivo che la ragazza non s'allontanò oltre.
-Da quanto l'hai persa.-
-Poco prima d'incontrarti.-
-Mh va bene...ma lo faccio solo per lei sia ben chiaro.-
-Questo mi basta.-
Cercando di stare comunque nello stesso raggio d'azione Seraph decise di saltare da un albero all'altro per poter vedere se tra questi si nascondeva la ragazza, mentre Astral controllava ogni strada e cespuglio.
-Vedi qualcosa?-
-Nulla, se è ancora nel parco allora si è nascosta veramente bene.-
Sconfortato il ragazzo si appoggiò qualche istante al tronco di uno degli alberi, aveva bisogno di calmarsi e riflettere su dove potesse essere andata, raggiungendolo Seraph lo guardò, stavolta da più vicino.
-Si può sapere perché è scappata?-
-Non lo so, non lo capisco. Ha detto che ero cattivo ed è andata via.-
-Hai fatto qualcosa di male?-
-Non penso...avevamo incontrato Jack prima, sembrava essere giù ma voleva stare da solo.-
-Ed immagino lei non fosse d'accordo.-
-Per niente...lei è così, tanto buona quanto dolce.-
-Si...la troveremo, magari è andata a casa.-
-Tu dici?-
-Non lo so, ma sembra una pensiero che potrebbe aiutarti.-
Anche se da sotto la maschera il ragazzo sorrise intenerito dal gesto di Seraph, poteva anche essere scontrosa ma in realtà era una persona molto buona, anche in quel momento, in cui magari aveva altro da fare, restava con lui ad aiutarlo.
-Ti ringrazio per tutto ciò che stai facendo.-
-Te l'ho detto, non è per te.-
-Lo so ma sono comunque felice che tu sia qui con me.-
-Scemo...-
Rispose lei grattandosi la testa imbarazzata, non capiva il perché di quell'improvvisa gentilezza.
Nel frattempo che i due parlavano intanto Lacie come loro non aveva mai smesso di muoversi per il parco.
-Stupido stupido Astral nya!-
Continuava a ripeterselo stringendo i pugni ma dentro di lei sapeva che il fratello non aveva alcuna colpa, forse era un modo che stava usando per non sentirne lei.
Ogni volta non riusciva ad aiutare qualcuno stava male ed era una sensazione che detestava, per questo capitava scaricasse la frustrazione su di lui, ma alla fine ciò la faceva stare anche peggio.
-Mmh...nya...-
Fermandosi si guardò attorno qualche istante cercando di capire dove fosse, non la preoccupava non saperlo ma le sarebbe piaciuto vedere il fratello arrivare ora che si stava calmando.
-Lumacone nya.-
Disse con un leggero sorriso, quando tentava di rincorrerla era veramente tenero, aveva tante buone qualità anche se qualche volta non risaltavano.
Ma soprattutto anche se lo trattava male alla fine la riempiva di coccole, ed accettava di partecipare a qualsiasi sua folle avventura, non importava di che genere.
-Sarà meglio tonare da lui o chissà dove finirà nya.-
Con molta calma camminò serenamente per il parco seguendo l'odore del fratello, sapeva non era molto distante ed anche per questo stava andando piano.
Cominciò a pensare che per rimediare alla corsa avrebbe potuto preparargli un bel piatto a base di pesce, ovviamente da condividere, oppure avrebbe potuto evitare di distruggere in una sola ora il prossimo divano.
Tutti questi buoni propositi però andarono a farsi benedire quando lo vide in compagnia di Seraph.
Erano fin troppo vicini e c'era una strana atmosfera nell'aria, le orecchie di Lacie si raddrizzarono mentre la coda s'infoltì dalla rabbia.
Prima di farsi notare raccolse un grosso bastone tirandolo sul sedere del ragazzo.
-Stupido Astral nya!Distruggerò il divano in trenta minuti e mangerò tutto il pesce nya!-
Nuovamente arrabbiata la ragazza non diede il tempo ai due di dire nulla e corse ancora più velocemente di prima, stavolta con un ottimo motivo per andarsene.
Astral di rimando non aspettò molto per seguirla, confuso ancora più di prima.
-Lacie aspetta!-
Non riuscì nemmeno a salutare Seraph che rimase a guardarli sparire, sospirando la ragazza scelse poi di tornare a casa, sperando di non essere coinvolta in altri situazioni simili.
 
 
Serata di Ailea e Khal
 
La giornata è passata molto rapidamente per i quatto ma ormai è ora di tornare a casa, per prima è stata Hope ad andare accompagnata da Alexander. In questo modo Ailea era rimasta sola con il fratello.
-Ti sei divertita oggi?-
-Si, questo posto è sempre incredibile.-
-Magari potresti restare per la notte, abbiamo molte stanze.-
-Oh no, non è un problema, poi c'è Morgana che mi aspetta a casa.-
Rispose la ragazza sorridendo, l'idea di passare la notte in quella casa la faceva sentire strana.
-E se venisse anche lei?-
Propose lui senza demordere, voleva veramente passare ancora del tempo con lei.
-No non preoccuparti, infondo poi se devo andare a prenderla tanto vale restare lì.-
-Almeno mi concedi ancora un po' di tempo?-
Chiese Khal cercando d'arrivare ad un compromesso, non erano stati veramente soli e non voleva arrivare a fine giornata senza averlo fatto, intenerita per i suoi modi gentili la ragazza annuì, infondo qualche altro minuto non avrebbe fatto male.
-Vieni, ti mostro qualcosa che sono certo ti piacerà.-
Prendendole la mano la fece arrivare fino all'ascensore premendo l'ultimo piano dell'immenso grattacielo, impiegarono poco meno di un minuto per arrivarvi ma nel momento in cui le porte si aprirono il ragazzo la fermò.
-Non di qua.-
Disse lui sorridendo, in quel momento non sentiva di star mentendo sulle sue emozioni, era veramente sereno e tutto era spontaneo. Girandosi dalla parte opposta spinse un pulsante nascosto e davanti ai due s'aprì un'altra porta che proseguiva con delle scale.
-Dove mi stai portando?-
Chiese lei incuriosita, tutta quella faccenda la intrigava ma Khal non rispose limitandosi a tenerle la mano, insieme percorsero tutta la scalinata arrivando così ad un'altra porta.
Non appena il ragazzo l'aprì si ritrovarono sul tetto del palazzo, circondati da nient'altro che l'oscurità e le stelle.
Meravigliata Ailea fece qualche passo osservando la città e le sue infinite luci.
-Wow...-
Khal sorridendo la guardò, nonostante apprezzasse quella vista preferiva osservare lei in tutte le sue particolarità.
-Da qui si può vedere ogni parte della città, non c'è nessun palazzo più alto di questo.-
-E' veramente incredibile, sembra tutto così piccolo.-
-In un certo senso lo è, tutto questo è nulla in confronto a ciò che si può ottenere.-
-Non mi stupisce tu sia arrivato fin qua. Punti sempre alle stelle.-
-Voglio solo il meglio dalla vita, per questo ti ho portata qui.-
-Cosa intendi?-
Chiese lei ricambiando il suo sguardo, improvvisamente il freddo che aveva sentito quando erano arrivati lì sembrava essere svanito.
-Tu sei la persona migliore che potessi trovare.-
Quelle parole le fecero venire un tuffo al cuore, ma nonostante ciò non volle credere potessero riferirsi a più di una semplice amicizia. Eppure nel profondo sentiva che le sarebbe piaciuto...
Khal aveva molte caratteristiche che l'attraevano ma era proprio per questo che cercava di non farci caso, non si reputava assolutamente all'altezza di tutto ciò che aveva ed era impossibile potesse ottenerlo.
Non immaginava che questo a lui non importasse, l'amava e basta per ciò che era.
Non sapendo cosa rispondere Ailea si limitò a nascondere il viso sotto i capelli riprendendo ad osservare la città.
-Anche con tutte quelle ragazze che fan la fila?-
-Specialmente contro tutte quelle oche. Non hanno un briciolo di cervello.-
-Comunque sono curiosa, ancora non mi hai detto come hai atto ad ottenere tutto questo.-
Il ragazzo rimase a riflettere qualche istante prima di rispondere.
-Diciamo ho incominciato da ragazzo, prima con lavori semplici, passando poi al giro delle scommesse. Ho ampliato i miei affari arrivando ovunque potevo.-
-Detta così sembra facile.-
-Forse, ma certe volte serve anche un po' di fortuna. La genialità di Alexander per la tecnologia è stata molto utile.-
-Due fratelli pieni di risorse.-
-Non ci siamo certo tenuti con le mani in mano.-
Rispose il ragazzo facendo spallucce.
-Sicuramente le vostre future ragazze saranno fortunate. Per il momento punto sulla coppia Hope ed Alexander, tu invece...mh non so con chi ti ci vedrei bene.-
-Perché non con te?-
Ailea sbarrò leggermente gli occhi, temendo di non aver ben capito guardò il ragazzo che tuttavia sembrava tremendamente serio.
-Che intendi?-
Quello era il momento perfetto, soli e circondati dalle tenebre, Khal fece un passo più vicino a Ailea guardandola intensamente.
-Intendo che voglio stare con te.-
Disse lui rispondendo alle sue incertezze, certo inizialmente il suo piano era più che altro analizzarla ma alla fine era arrivato ad infatuarsi e non avrebbe permesso a nessuno di portargliela via, si era impegnato a lungo per starle accanto ed avvicinarsi.
Ailea di rimando fu costretta a prendersi un paio di secondi per sé, non aveva mai ricevuto una proposta e mai gli era importato, ma Khal era molto diverso dagli altri e se stava dicendo la verità non avrebbe certo potuto trattenere quei pensieri.
Non riusciva comunque ad elaborare una risposta adatta a quel momento.
-Mi...mi piacerebbe...stare con te.-
Senza aggiungere altro il ragazzo cinse la vita della ragazza con un braccio mentre con l'altra mano le sfiorò i viso, accarezzandogli la guancia con il pollice.
Senza indugiare posò le proprie labbra su quelle di lei che era rimasta perfettamente immobile, cercando di regolare i propri respiri lei lo guardava con gli occhi socchiusi portando le mani sul petto del ragazzo. Per Ailea era il primo bacio, non era certa di cosa era meglio fare per questo motivo lasciava che fosse il ragazzo a fare il primo passo, anche quando questo prese a morderle le labbra.
-Ah...-
Un leggero sospiro involontario le uscì dalla bocca ed approfittando di quel momento lui vi insinuò la lingua iniziando a muoverla attorno a quella di lei che presa alla sprovvista si era aggrappata con le mani alla sua camicia.
Il bacio fu un susseguirsi di morsi e schiocchi, anche nei momenti in cui si mescolava qualche goccia di sangue nessuno dei due smise, solamente quando a Ailea mancò il fiato si allontanò sorridendo leggermente.
-Penso che sia ora che vada.-
-La mia proposta di dormire qui è sempre valida.-
-Con calma, magari più avanti.-
Rispose lei, sapeva che un giorno sarebbe successo ma voleva prima assicurarsi di potersi fidare.
 
 
 
 
Serata di Zell
 
Dopo il pomeriggio d'allenamento il ragazzo aveva deciso di spostarsi nella sua seconda casa, un piccolo bilocale situato in una zona non così malandata nella città, non era una reggia ma gli serviva comunque solamente per le sue attività notturne. Era come una specie di tana segreta. La camera del ragazzo era arredata in maniera semplice, un normale letto dalle lenzuola blu scuro con accanto un comodino di legno, un armadio grigio dentro cui teneva ogni abito, una scrivania su cui erano ammucchiati alcuni libri di scuola che però non apriva da molto tempo, ed infine una lampada che di sera gli permetteva di muoversi senza rischiare di sbattere da qualche parte.
Una finestra che era chiusa la maggior parte del tempo gli dava modo di tanto in tanto di rilassarsi.
C'era poi un ampio salotto unito alla cucina, questa disponeva di un piccolo frigo dall'aria ormai vecchia che però funzionava ancora splendidamente, un tavolo munito di tre sedie e un mobiletto provvisto dei pochi fornelli necessari per cucinare.
Il resto della sala aveva tutto ciò che gli occorreva, come ad esempio una di quelle grandi tv col tubo catodico ed un lettore DVD sistemato assieme all'altra su un mobiletto, cosa non di minor importanza però era un grosso sacco da box che si poteva dire far da divisore tra salotto e cucina, agganciato al soffitto aveva tutta la pelle rovinata per i continui allenamenti ma era sempre stato un fedele compagno per lui.
C'era infine una piccola libreria stracolma di libri vari e film in DVD.
Quando ormai la sera era calata il ragazzo era rimasto ad osservare quel sacco da box a lungo prima di muoversi verso la propria camera. Quella era una di quelle sere in cui aveva bisogno di sfogare la propria rabbia, e c'era un modo adatto per riuscirci, rifacendosi forse anche a quello che gli era successo.
Aprendo l'armadio si mise una felpa grigia col cappuccio ed una maschera che gli copriva metà del viso, dopo di che prendendo la propria arma uscì silenziosamente dal bilocale.
Capitava di tanto in tanto che andasse a ripulire le strade dai criminali peggiori, soprattutto quando aveva bisogno di farlo e dopo ciò che era successo non poteva evitarlo.
Con fare silenzioso si mosse per le strade più buie, sapeva benissimo dove andare, anche se sarebbero stati i posti da evitare.
Non molto tempo dopo l'inizio della sua passeggiata venne infatti fermato da alcuni uomini armati con dei pugnali, non diede loro nemmeno il tempo di dire qualcosa, riconosceva perfettamente quel genere d'individui.
Colpì il primo al naso rompendoglielo sul colpo grazie al tirapugni, gli tirò poi un calcio allo stomaco per farlo piegare su se stesso ed afferrandogli la maglia lo lanciò verso i complici.
Senza fermarsi arrivò presto sul gruppo calpestando con forza la mano di uno di questi che stava cercando di raccogliere la propria arma, l'urto anche con l'oggetto probabilmente gli ruppe le dita.
Quando uno di loro si alzò lo colpì con un calcio al ginocchio, usando abbastanza forza da farlo quasi cadere, e lo colpì al collo con sempre il tirapugni, sia quello che la sua forza gli permettevano di terminare quasi subito le lotte, infatti ormai tutti loro erano troppo malconci per continuare anche solo ad infastidire la gente di notte.
-Se vi ritroverò a tentare di derubare qualcuno non sarò così delicato.-
Senza dire altro che questo avvertimento il ragazzo continuò il suo pattugliamento notturno, spostandosi ora su una via principale, non era il caso di percorrere solamente quelle strette, si rischiava d'attirare troppo l'attenzione e lui voleva passare più inosservato possibile.
Anche per questo si muoveva molto rapidamente, in questo modo non avevano alcun mezzo per trovarlo.
Osservò qualche istante la lama del tirapugni, difficilmente l'avrebbe vista sporcarsi di sangue ma non per questo era meno contaminata visto il modo in cui l'aveva ottenuta, per quanto avesse potuto pulirla non lo sarebbe mai stata del tutto.
Un urlo di una donna attirò la sua attenzione, proveniva da una via non molto distante da quella in cui si trovava lui e fortunatamente non impiegò molto a raggiungerla.
In fondo a quel vicolo cieco erano presenti un uomo ed una donna, questa continuava a gridare mentre veniva strattonata ed alcuni dei suoi vestiti strappati giacevano ormai a terra.
Sentendo la rabbia aumentare dentro di sé Zell corse alle spalle dell'uomo colpendolo alla testa con il tirapugni, la donna temendo fosse un complice urlò ancora più forte ma almeno tirò anche un calcio nella zona personale dell'assalitore.
Questo completamente scombussolato non poté evitare che Zell l'afferrasse per il collo scaraventandolo contro il muro del palazzo vicino, colpendolo poi con diversi pugni al viso.
La ragazza ormai era scappata ma l'importante era che fosse salva.
Come ultimo colpo il ragazzo tirò una forte ginocchiata al fianco dell'uomo rompendogli diverse ossa, solo quando questo fu completamente andato se ne andò, non prima almeno di aver chiamato la polizia. Forse era una città malfamata ma non per questo loro non erano presenti, una qualche forma di controllo non mancava.
Sospirando cominciò a riflettere su ciò che stava facendo, se veramente poteva essere utile a qualcosa, da una parte aveva certamente evitato la violenza su una donna e forse future rapine ma non per questo gente al potere avrebbe smesso di fare ciò che faceva, distruggere vite per il proprio tornaconto e commettere terribili reati.
E non tutti sono abbastanza forti da poter vincere, le cose difficilmente possono cambiare ma non è un motivo abbastanza grande per far nulla.
Non era comunque solo l'oscurità del cielo a ricoprire quel mondo...
 
 
 
 
Serata di Vladimir e Nadeshiko
 
Non appena la giornata di compere era terminata i due ragazzi si erano subito diretti verso casa, avendo una relazione da molto tempo avevano deciso di convivere trovando una bellissima casa nel bosco, non troppo inoltrata da dar preoccupazioni ma nemmeno troppo vicina alla città per non godersi la natura.
Tenendole la mano Vladimir si occupava di trasportare la maggior parte dei sacchetti, ma ciò non lo disturbava, per lei avrebbe mosso addirittura le montagne.
La ragazza nel frattempo agitava felicemente la coda, contenta di star tornando a casa. Ogni volta che passava per la foresta era felice e rilassata, ma soprattutto adorava il luogo nel quale vivevano, un meraviglioso cottage a due di legno di quercia, il soffitto verdognolo spesso era coperto dalle foglie che cadevano dagli alberi ma che davano all'insieme ancora più armonia. era facilmente visibile anche da lontano il tetto di mattoni che riscaldava il salotto nel quale era presente il camino. Non molto distante dall'entrata era stato lavorato una sentiero quasi completamente senza erba ma tutt'intorno era completamente pieno.
Alle spalle della casa vicino ad un terrazzino c'era inoltre una splendida piscina dentro la quale ci si poteva rilassar sia con l'idromassaggio che con i tuffi.
-Casa dolce casa.-
Disse Nadeshiko non appena arrivarono davanti alla porta, pulendosi i piedi su un tappetino quadrato su cui era scritto "Benvenuti". Superando la porta si entrava nel salotto principale, molto ampio e dalle pareti e dal pavimento di legno era stato arredato nella maniera più confortevole possibile, vicino al caminetto di pietra chiara c'era un morbido tappeto bianco su cui i due spesso si sdraiavano bevendo qualcosa insieme, dietro questo c'era poi un lungo divano blu con dei ricami rossastri ai bordi dei bracci.
Non molto distante da questo, più precisamente vicino ad una delle finestre in quel momento nascosta dietro a delle tende verde scuro, c'era una grossa ed antica poltrona marrone con sopra una coperta a quadri argentati e verdi. Molte foto erano appese alle pareti e soprattutto ritraevano i due in vari posti del mondo.
Alla destra del caminetto c'era poi un mobile di legno sopra cui avevano installato una grossa tv, era sempre bene infondo tenersi aggiornati sul mondo. C'era infine una libreria in noce alta e sottile, sugli scaffali di questa insieme ai libri erano stati sistemati alcuni vasi e riviste.
Dal salotto si poteva decidere di passare al piano superiore o di entrare in cucina attraverso una porta di legno scuro, questa stanza era forse la più grande della casa ed aveva ogni possibile elettrodomestico, la maggior parte dei mobili non avevano le ante e questo dava modo di vedere piatti, pentole e quant'altro.
Un grosso portabottiglie con almeno otto scaffali era sistemato in un angolo della cucina e conteneva numerose bottiglie di alcolici.
Un tavolo già apparecchiato ed abbellito da una tovaglia bianca attendeva solo d'esser riempito con i più vari cibi.
Grazie ad una finestra scorrevole era possibile passare al terrazzo da cui si poteva addirittura entrare nella piscina, su questo era stato sistemato un tavolino rotondo e delle sedie di ferro, su questi i due ogni tanto si sedevano ad ammirare il tramonto insieme.
Salendo al secondo piano infine assieme al bagno s'arrivava alla camera da letto, quasi correndo Nadeshiko la raggiunse solamente per poter arrivare all'immensa cabina armadio che era stata installata in una delle pareti.
Il resto della camera era costituito da un grande letto a baldacchino dalle lenzuola grigio scuro, il legno di questo era intagliato in alcuni punti a formare alcune rose, spesso la ragazza aveva poi trovato dei petali sparsi per il materasso in attesa del suo arrivo.
Sotto al letto un tappeto blu le impediva al mattino d'aver freddo ai piedi e di raggiungere le proprie pantofole, una finestra inoltre le dava modo ogni mattina d'avere un'ottima visuale del bosco fuori dalla casa.
C'era poi una scrivania su cui erano sistemati alcuni fogli ed un normale computer tenuto in ottimo stato.
-Forza Vladimir voglio vedere tutti i vestiti che ho preso!-
-Arrivo, non è facile correre con tutta questa roba sulle spalle.-
-Oh non fare il drastico non è così tanta.-
-Magari ti compro un mulo per queste cose...-
Disse lui ironicamente appoggiando tutti i sacchetti a terra, Nadeshiko sorrise felice vedendoli prendendo ogni abito con il desiderio di riprovarli.
-Quando torniamo a far compere?-
-Stai scherzando?Siamo appena arrivati...-
-Si ma io ho ancora voglia.-
Rispose lei facendole la linguaccia, Vladimir s'avvicinò portando le mani ai fianchi.
-Anche io oggi avevo voglia di molte cose ma non c'era mai tempo...-
Nadeshiko sorridendo maliziosamente iniziò a muovere i fianchi a destra ed a sinistra, come se stessero ballando.
-Beh ora ce n'è quanto ne vuoi.-
Vladimir avvicinò il viso al collo di lei baciandolo dolcemente. Muovendo la coda lei gli accarezzò le mani portando le proprie sulla sua schiena, adorava quando le parlava in quel modo soffiandole quasi all'orecchio.
-Mmmh Vladimir lo sai che quando fai così...-
I baci del ragazzo seguirono tutto il suo collo passando poi dal mento fino alle labbra.
A sua volta lei rispose con molta dolcezza muovendo sinuosamente le dita sulle sue spalle, appoggiando quel tanto che bastava il seno sul petto del ragazzo.
Inspirando profondamente lui fece passare le mani sui sodi glutei della ragazza sollevandola quel tanto che bastava a permetterle di legare le gambe attorno al suo bacino e sentire la sua eccitazione farsi sempre più insistente.
Quando la stuzzicava non sapeva resistere, desiderava farlo con lui e difficilmente continuando così avrebbe potuto trattenersi.
Tra leggeri sospiri che passavano tra le loro labbra raggiunsero il letto sul quale lui la stese, alzando il viso quel tanto che bastava per sbottonarsi la camicia.
-Sei bellissima...-
Non c'era altro da dire, guardarla lo riempiva di piacere e non aveva paura a dimostrarglielo, lei mentre il ragazzo era impegnato alzò il busto baciandogli il petto muscoloso, accarezzando vari punti fino ad arrivare alla cintura.
Quando lui lanciò la propria cintura e passò a slacciarle la camicia sorrise abbracciandolo con tenerezza.
-Ti prego Vladimir...voglio farlo con te...-
Disse lei prendendo le mani del ragazzo e portandole al proprio seno, voleva le togliesse la camicetta, sentire le dita del ragazzo scorrere lungo il suo corpo.
Lui  non la fece attendere troppo rivelando il suo meraviglioso seno nascosto sotto un reggiseno argentato.
Vladimir l'abbracciò avvicinandola nuovamente a sé.
-Sei perfetta, la ragazza che tutti vorrebbero ma che solo io sono stato così fortunato d'avere.-
-Vladimir...-
Baciandolo con passione la ragazza cercò d'infilare le mani sotto la cintura del compagno, nel mentre questo aveva iniziato ad accarezzarle con una mano il seno giocherellando con uno dei capezzoli, mentre con l'altra si era avvicinato all'intimità di lei spostando leggermente le mutandine che indossava.
Prima di tutto con indice ed anulare aprì le labbra massaggiando poi quella parte con l'indice, non era ancora il momento per lui di entrare, voleva prima viziarla.
I sospiri di lei presto arrivarono accompagnati da alcune spinte del bacino che chiedevano d'essere accolte, con la lingua intanto il ragazzo le sfiorava le labbra intrecciandola di tanto in tanto con quella di lei.
Nel momento in cui infilò l'indice nel fiore della ragazza sentì il primo gemito, seguito poi da molti altri a causa della varie spinte, i pantaloni gli sembravano tirare sempre di più ed avrebbe desiderato sparissero, ma non intendeva fermarsi ancora.
Solo quando i gemiti aumentarono ed il piacere arrivò per la prima volta negli occhi della ragazza accettò d'allontanare la mano da lei.
Non molto dopo la ragazza sciolse i pantaloni del ragazzo facendoglieli togliere del tutto e sfiorò con la mano l'organo di lui ancora nascosto dai boxer, facendolo stendere però si tolse prima il resto degli abiti, facendo il tutto con tremenda quanto bellissima calma.
Lui a sua volta non resistendo si era tolto tutto e mentre lei gli dava le spalle gli era arrivato vicino, facendo scontrare in questo modo i loro bacini, senza voltarsi ma abbassando semplicemente la mano la ragazza riuscì ad arrivare alla punta del ragazzo sfiorandola quel tanto che bastava per renderlo ancor più eccitato.
-Non posso più aspettare...-
Dopo le parole di Nadeshiko entrambi tornarono a sdraiarsi sul letto, la ragazza prima di tutto prese dal comodino vicino al letto uno dei preservativi che avevano infilandoglielo rapidamente. Sistemandosi poi sopra di lui strusciò leggermente la propria intimità sulla punta dell'organo del ragazzo che continuava a massaggiarle i glutei e le cosce, poco dopo lasciò che entrasse dentro di lei con tutta la calma che occorreva.
Una volta che fu completamente dentro il ragazzo iniziò a muoversi con dolci spinte accompagnate da baci su ogni parte del corpo della compagna a cui lei rispondeva con altrettanta delicatezza.
Le spinte in brevi tratti diventavano molto più veloci e forti ma nulla di troppo esagerato, i loro gemiti riempivano la stanza mentre consumavano il loro amore.
Per la seconda volta la ragazza venne travolta dal piacere, stavolta in forma più forte, mentre anche il ragazzo stava per giungere al culmine, tenendo gli occhi socchiusi e la bocca leggermente aperta non riusciva a pensare ad altro che al meraviglioso sentimento che stava sentendo, nel momento in cui questo esplose strinse a sé Nadeshiko con forse troppa forza ma non riuscì a trattenersi.
Prima d'uscire la baciò per l'ultima volta sorridendole.
-Non ne avrei mai abbastanza.-
Disse la ragazza facendo le fusa.
-Sono sempre qui per te, tutte le volte che vuoi.-
-Anche adesso?-
 
 
Serata di Hope ed Alexander
 
-Sei sicuro non sia un problema accompagnarmi?-
-No anzi mi fa piacere, sto sempre bene con te.-
Stando vicini i due chiacchieravano mentre camminavano verso casa della ragazza, forse ci sarebbe voluto più tempo che usando la macchina ma non importava a nessuno dei due.
-Tuo fratello sembra molto gentile, tutti e due apparite freddi ma non è così.-
-Sono felice che lo pensi. Tu invece sei esattamente come appari, unica.-
-Non esagerare.-
Disse Hope arrossendo leggermente, attirata improvvisamente da alcune vetrine dei negozi.
-Oh guarda che carini tutti quei pupazzi!-
-Ne vorresti uno?-
-Non saprei dove metterlo...ma hanno dei musetti così dolci.-
C'erano dei lupi, delle civette e degli orsacchiotti tra quelli più adorabili, alcuni erano talmente grandi da riuscire ad arrivare almeno al soffitto.
-Si, sono molto carini, quello magari sarebbe adatto come poltrona.-
Disse indicando un orso marrone dai lucenti occhi neri.
-Hahah hai ragione, t'immagini se le sedie della scuola fossero così?-
-Certamente sarebbero più comode.-
-Hahah si.-
Senza pensarci la ragazza lo prese a braccetto continuando la loro passeggiata, si trovava talmente a suo agio che non le importava cosa poteva pensare la gente. Intanto Alexander non riusciva più a smettere di sorridere, stare così vicino ad Hope era una cosa meravigliosa.
-Sono felice oggi sei uscita con me, almeno così possiamo conoscerci meglio.-
-Si lo credo anche io, seppur lentamente stiamo imparando molto.-
-Peccato che il tempo passi troppo velocemente.-
-E' sempre così quando ci si diverte purtroppo.-
-Vorrei fosse il contrario, almeno stare con te più tempo.-
Sorridendo imbarazzata Hope si sistemò una ciocca di capelli sul viso, ogni volta che le parlava in quel modo sentiva il cuore accelerare, non aveva mai provato prima questo sentimento ma iniziava a sospettare di cosa si trattasse.
-Magari la prossima volta potresti venire da me per un thé.-
-Sicura?-
-Certo, non avrò un palazzo enorme ma io e Grace l'abbiamo arredata bene.-
-Grazie allora, ne sarei molto felice.-
Le luci ormai si erano accese del tutto lungo le strade, creando un'atmosfera decisamente romantica.
-Non è la prima volta che passo per questa strada ma sembra tutto così diverso...-
Disse la ragazza in un sussurro di meraviglia.
-Forse è perché siamo insieme...-
Azzardò Alexander mostrando uno spiraglio dei suoi sentimenti, facendo emozionare ancora di più Hope.
-Sei sempre così dolce con me Alexander.-
-Non posso farne a meno, tu sei...io...-
Il mondo intorno a loro sembrò quasi fermarsi, il cuore della ragazza prese a battere più forte in attesa delle parole del ragazzo, che purtroppo non riuscirono ad arrivare, o almeno non quelle che avrebbe voluto dirle...
-Sei una ragazza che si merita solo dolcezze...-
-Oh, ah grazie.-
Nel più completo ed imbarazzato silenzio arrivarono sotto la porta della casa della ragazza.
-Allora...ci vediamo a scuola.-
-Si, a domani Hope.-
Continuarono a salutarsi con un gesto della mano fino a quando la porta non si chiuse.
Hope rapidamente arrivò fino alla propria stanza sedendosi con fare sconsolato sul letto, non aveva trovato Grace quindi era probabile la ragazza fosse andata al proprio posto di lavoro, le sarebbe piaciuto in quel momento chiacchierare un po' con lei ma a quanto pare avrebbe passato la serata da sola.
-Chissà cosa voleva dirmi...-
Passò almeno mezz'ora a rimuginare su quelle parole quando il trillo del campanello la costrinse ad alzarsi, con fare insistente questo continuava a suonare facendole quasi saltare i nervi.
-Arrivo!-
Disse urlando spalancando la porta, non trovando tuttavia nessuno.
-Ma cosa...-
Guardandosi intorno la ragazza s'accorse di un piccolo quanto dolce dettaglio ai suoi piedi, si trattava di un orsacchiotto bianco di peluche con un cuore ricamato sopra.
Addolcita da quella sorpresa si chinò a raccoglierlo guardandosi intorno.
-C'è qualcuno?-
Chiese più volte senza ottenere risposta, le sarebbe tanto piaciuto sapere chi glielo avesse portato anche se un dubbio l'aveva.
Sperando di non sbagliarsi richiuse la porta di casa sistemando il nuovo compagno di stanza sul cuscino vicino a sé.
Non molto distante dalla porta di casa Alexander aveva guardato da lontano la ragazza raccogliere il suo dono, quella sera era arrivato molto vicino a confessarle ciò che provava ma non ci era riuscito.
Aveva paura d'allontanarla, sapeva di non meritarla e che visto il mondo al quale apparteneva non avrebbe potuto farla completamente felice.
Era stato trascinato nelle ombre contro la sua volontà ed oramai non poteva più uscirne...
 
 
Serata di Johanna
 
Chiamarlo o non chiamarlo?
Questo era il problema.
Dopo esser tornata al dormitorio la ragazza si era subito stesa sul letto a rilassarsi ed a completare alcuni compiti, ma la mente presto aveva iniziato a viaggiare pensando a Mattia.
Fissava il telefono con il numero già pronto per esser chiamato ma aveva una tremenda paura di star esagerando, si erano già sentiti a pomeriggio infondo, forse lui era uscito con qualche amico o...
Il suono della sua suoneria la fece quasi saltare sul posto.
Ad averla chiamata era proprio Mattia, come se le avesse appena letto nella mente.
-Pronto?-
-"Johanna io non ce la faccio più con tua sorella!Sembra fuori di testa!"-
Perché la volta che la chiamava lui dovevano parlare di Stacey?-
-Che cosa è successo?-
Chiese la ragazza sconfortata, immaginando l'argomento.
-"E' successo che deve venire quasi nella mia classe per obbligarti a costringerti a tornare!Ho quasi finito il credito dei messaggi per spiegarle che non dipende da me!"-
Mordendosi le labbra Johanna iniziò a sentirsi furiosa con la sorella, parlare con Mattia era già difficile e se non poteva usare il telefono sarebbe stato anche più faticoso.
-Le parlerò mi dispiace Mattia...-
-"Non servirà Johanna lei è pazza. Non mi importa se è tua sorella sta superando il limite."-
-Lo so mi dispiace debba metterti in mezzo.-
-"Spiace più a me, hai idea di che figura è stata vederla impazzire davanti a tutti?"-
-Oh no...-
Il cuore iniziava a stringersi in una morsa dolorosa, Mattia era decisamente arrabbiato ed odiava sentirlo così, soprattutto se centrava con lei.
-"Avrei voluto sotterrarmi...se fa così anche con te immagino perché te ne sei andata."-
-Ma no non è...-
-"Non ho nemmeno idea di come faccia, sembra spiritata."-
-Ora la chiamo per dirle di smetterla di fare così, non è il caso continuare in questo modo.-
-"Bah non so...anche Marco sta uscendo di testa, è probabile ti chiami in questi giorni."-
-Anche lui?-
A quante persone doveva rovinare le giornate prima di essere felice?-
-"Ora vado...spero che serva a qualcosa parlarle altrimenti le lancio un libro in testa."-
-Lo spero anche io...allora...ci sentiamo presto?-
-"Si si ovviamente...ciao Johanna..."-
Il tono sconfortato ed irritato di Mattia la fece stare ancora più male, afferrando il cuscino accanto a sé lo scaraventò con forza contro la parete opposta digitando con dita tremanti il numero di sua sorella.
-"Pronto?"-
-Cosa ti è saltato in mente?!Infastidire i miei amici solo perché sei una paranoica!-
-"Johanna White non chiamarmi in questo modo. Se i tuoi amici non tengono abbastanza a te per parlarti sinceramente non è colpa mia."-
-Io ti parlo come voglio se tu agisci da pazza!E non chiamarmi per cognome non sei la mamma!-
-"Sono tua sorella maggiore, portami rispetto."-
-Proprio come ne porti tu a me rovinandomi le giornate!-
Ormai era quasi sull'orlo di una crisi di pianto, la paura che avesse rovinato il rapporto con i suoi amici la distruggeva.
-"Ti sei rovinata la vita andando via, è ora che tu lo capisca."-
-TU dovresti capire che non puoi comportarti da regina del mondo!I miei amici mi vogliono bene e non tentano di farmi stare male.-
-"E' solo colpa tua."-
-No ti spagli, sei tu che sei talmente chiusa e bigotta da non riuscire ad accettare nulla che vada oltre il tuo naso. Come la mia passione per il disegno, mi hai sempre criticata dicendo che è da bambini.-
-"E lo è, dovresti crescere."-
-No Stacey, io sono cresciuta. Ho imparato a vivere da sola, a sapermela cavare in tante situazioni. Ma ancora non ho imparato ad accettare ad avere una sorella che non mostra il minimo appoggio nei miei confronti.-
-"La vita è così, se intendi essere una criminale."-
Le parole della sorella erano affilate come dei coltelli, non l'avrebbe mai capita e certamente non avrebbe mai provato.
-Devo andare Stacey.-
Chiudendo la conversazione Johanna spense completamente il telefono, non voleva più sentire l'altra almeno fino a quando avrebbe continuato ad insultarla in questo modo. Se doveva rovinarle ogni cosa allora l'avrebbe tenuta fuori dalla propria vita.
Anche se sapeva non era completamente certa di questa iniziativa, sarebbe sempre stata sua sorella maggiore, non poteva non tenere a lei. Ma almeno per qualche giorno, o almeno una settimana, non avrebbe più usato il telefono per parlarle.
 
 
 
Serata di Grace
 
Sbuffando annoiata Grace stava camminando con molta calma tra le strade di Rookbow, aveva accompagnato Johanna a casa ma dopo questo non se l'era sentita di tornare, l'avrebbe certamente trovata vuota e non era abbastanza stanca per passare tutto il tempo a fissare il soffitto.
Masticando una gomma aveva fatto la strada fino ad arrivare al proprio posto di lavoro, in quel momento però non poteva entrare visto stavano facendo delle gare.
Ogni settimana indicevano una specie di concorso per i lottatori più forti, non c'erano particolari premi, solo prestigio.
Ovviamente però non tutti erano in grado di vincere e spesso se la prendevano con gli istruttori stessi.
-Hey tu!-
La voce roca di una donna attirò l'attenzione della ragazza, che tuttavia non si scompose.
La donna dalla pelle incredibilmente chiara ma piena di tatuaggi la stava guardando in cagnesco.
-Per colpa tua ho perso la gara stronza!-
Non le servì rispondere a parole, solo con un sonoro schiaffo al viso.
-Non ti hanno insegnato l'educazione?-
Chiese la ragazza assottigliando gli occhi, aveva riconosciuto la donna, l'aveva allenata qualche giorno fa ma i risultati erano stati deludenti.
Quasi ringhiando questa cercò di tirarle un pugno al viso ma non fu difficile per Grace fermarlo con una sola mano.
-Hai perso la gara nella palestra vero?Non mi sorprende.-
-E' colpa del tuo schifoso allenamento!-
Per liberarsi la donna cercò di colpirla allo stomaco con un calcio ma, dopo averlo parato con la gamba, la rossa le girò il braccio in una stretta quanto dolorosa morsa, abbastanza forte da farla cadere.
-E' colpa tua che non ti sei voluta allenare come si deve, andavi sempre al telefono, saltavi ogni allenamento utile che non t'interessava.-
Punta nell'orgoglio la donna riuscì solamente ad imprecare alle sue parole, aveva ragione ed entrambe lo sapevano, ma persone simili non erano in grado d'accettarlo, e non lottavano nemmeno lealmente.
Un colpo alla testa costrinse Grace a lasciarla e ad allontanarsi per vedere il suo aggressore.
Era una donna dai capelli biondi vestita di tutto punto, le aveva tirato la borsetta ed ora aiutava l'amica a rialzarsi.
-La pagherai ragazzina.-
Entrambe si scagliarono contro Grace convinte di riuscire ad avere la meglio, ma fu tutto inutile. Se la prima non aveva buone basi nella lotta l'altra era anche peggio, riusciva solo a far roteare quell'ingombrante borsa a destra ed a manca senza un senso logico. Mentre la schivava la rossa riusciva a colpire l'altra allo stomaco con una serie di pugni ed afferrandola per i capelli l'aveva lanciata sulla seconda facendole così cadere.
-Posso continuare per tutta la notte.-
-Non penso sia però il caso.-
Il vocione del suo capo fece fermare la lotta, questo con fare serio guardava le due ragazze a terra che rapidamente alzandosi corsero via.
-Abbiamo perso due potenziali clienti così.-
-Gente simile è meglio perderla che trovarla.-
-Questo è vero, ma i soldi fanno sempre comodo in città.-
-Se ti preoccupi solo per quelli allora corri pur dietro a quelle due.-
-Haha sai che non lo farei.-
Scoppiando l'ennesimo palloncino fatto di gomma la ragazza guardò la palestra alle spalle dell'uomo.
-Non dovresti essere lì dentro?-
-Si ma la lotta andrà per le lunghe, ed avevo notato che della gente si era radunata qui fuori.-
-Temevi potessi rubarti il pubblico?-
-Con le tue abilità ne saresti capace. Peccato tu non possa partecipare alla gara.-
Solamente i clienti potevano, ma non era un problema per lei, c'erano tante altre occasioni in cui combattere o allenarsi.
-Magari quando troverò un posto di lavoro con una paga più alta tornerò qui per lottare.-
Rispose in maniera scherzosa, difficilmente avrebbe cambiato lavoro, lì si trovava bene ed aveva imparato a conoscere i colleghi, o almeno quelli che lavoravano lì da più tempo di lei.
-Certo, magari il giorno in cui avrai una palestra tutta tua.-
-Uh perché no. Non ci avevo mai pensato.-
-Sul serio?Haha beh le grandi intuizioni arrivano così all'improvviso, ora devo veramente andare però, ci vediamo al tuo prossimo turno Grace. Cerca di non rompere troppi nasi mentre torni a casa.-
-Ci proverò, arrivederci.-
Sorridendo leggermente la ragazza continuò la propria passeggiata, non aveva mai pensato veramente a dove poter arrivare, si concentrava di solito sul presente, ma farlo ogni tanto non avrebbe certo guastato il suo umore.
C'era sempre tempo per sognare.
 
Serata di Sammy
 
Dopo esser stata in compagnia di Seraph ed esser stata riaccompagnata al dormitorio la bambina non era uscita dalla propria stanza, non vi passava molto tempo e quella poteva essere una buona occasione per prendere familiarità con quel posto.
Non c'era un particolare arredamento ma era felice così, dalla biblioteca della scuola aveva preso alcuni libri per distrarsi nei momenti in cui non aveva nulla da fare.
Come ogni brava ragazza aveva già svolto tutti i compiti ma il tempo era passato fin troppo lentamente.
-Chissà come stanno Milton, Daimonas e Jack.-
L'ultima volta che li aveva visti sembravano feriti e preoccupati, non si era pentita di non averli seguiti, soprattutto perché sapeva ci fosse una grande amicizia tra Milton e Daimonas, e non voleva mettersi troppo in mezzo.
Tuttavia non poteva evitare di sentirsi tremendamente sola, le ricordava il periodo in cui era su quell'isola, le uniche compagnie che aveva erano gli insetti che arrivavano nel tronco dell'albero, o le rapide visite del preside che le dava ordini.
Non erano stati tempi felici e la solitudine glieli ricordava.
Era così felice d'aver trovato degli amici che quasi non sentiva la stanchezza dall'emozione, non conosceva bene tutti ma si fidava di ciascuno di loro, ed anche se era la più piccola avrebbe partecipato ad ogni loro avventura.
Parlando d'avventure le venne in mente che non aveva ancora terminato uno dei libri della scuola, parlava di una ragazza che trasferitasi con i genitori finiva in un magico mondo di spiriti. I genitori avevano mangiato il loro cibo e per punizione sono stati trasformati in maiali, per questo la figlia cerca di salvarli lavorando per il capo di quel luogo.
Era arrivata a circa metà la notte prima ed aveva voglia di finire presto.
Raccogliendo il libro dalla scrivania si sistemò sul morbido cuscino immergendosi in quel mondo, andava talmente tanto velocemente che quasi le parole sembravano volare.
La sua frizzante mente però più volte la distraeva ed era costretta a rileggere le stesse frasi più volte.
-Mmh uffa perché non riesco a concentrarmi?-
Ogni cosa particolare che leggeva la riportava ai propri amici, ogni dettaglio come un vestito o un fermacapelli la distraevano.
-Forse dovrei continuare un'altra volta...-
C'erano dei momenti in cui desiderava fare qualcosa ma questo non bastava a permetterglielo, doveva essere concentrata o si sarebbe persa il bello di ogni cosa.
-Non sono nemmeno le dieci però. Ed io non ho sonno.-
Per fortuna Seraph aveva accettato di passare il pomeriggio con lei, altrimenti quella giornata sarebbe durata anni nella sua mente.
-Forse potrei far loro dei regali.-
Qualcosa di personale, che avrebbe dimostrato quanto teneva ai loro gesti.
Prima di tutto ne avrebbe fatto uno per Milton, poi per Seraph, Johanna, Grace, Hope e magari anche Khal, queste più o meno erano le persone che più l'avevano aiutata, intendeva fare qualcosa anche per gli altri ma doveva prima conoscerli.
Prima di tutto avrebbe fatto un disegno per Johanna e Hope, sapeva che ad entrambe piacevano e sembrava l'idea migliore, prese due fogli iniziando a fare le bozze dei disegni, per la prima aveva intenzione di disegnare una ballerina sul palcoscenico, mentre per l'altra una foresta incantata.
Non sarebbe stato semplice ma con molta buona volontà stava creando qualcosa di speciale, qualcosa in cui mettere tutto il cuore. Solo per la prima bozza impiegò un'ora e mezza, quando il tempo serviva le mancava sempre.
-Devo trovare anche qualcosa per gli altri...-
Aprendo la porta della stanza uscì dirigendosi nell'ampio giardino della scuola, per Seraph avrebbe costruito con i rametti una piccola spada giocattolo, sembrava esser molto legata alla sua infondo, per Milton invece avrebbe fatto una splendida collana di fiori e ciuffi d'erba.
Solo dopo aver trovato tutto il materiale necessario tornò nella camera.
-Per Grace...mh è difficile...oh ci sono!Dei guanti!-
Poteva usare una parte del proprio lenzuolo per farli, ne aveva un'altro quindi non sarebbe stato un problema, aveva imparato a cucire molto tempo prima quindi non era certo una novellina.
Sistemando tutto il necessario sulla scrivania riprese a creare i regali per le proprie amiche. L'unica idea che continuava a mancarle era per Khal, l'unica cosa che sapeva, e che aveva sentito, era che gli piaceva Ailea, ma non poteva certo regalargliela.
Immersa nei propri pensieri si punse addirittura il dito con l'ago.
-Aia!Mmh...-
Non aveva mai fatto un regalo per un ragazzo, forse l'ispirazione le sarebbe venuta col tempo, poteva anche cercare di creare una situazione dolce tra i due.
Più il tempo passava più il suo lavoro andava avanti, ma allo stesso modo anche la stanchezza presto aveva iniziato a farsi sentire. Le palpebre diventarono pesanti e per quanto lei si sforzasse non riuscì a tenerle aperte a lungo, anche se mancavano ormai poche cose per completare i regali.
Con un dolce sorriso sul viso la piccola Sammy s'addormentò immaginando il momento in cui avrebbe portato i doni ai suoi amici.
 
 
 
Serata di Diana
 
 
Dopo esser scesa dall'autobus la ragazza era letteralmente corsa a casa, non capitava spesso arrivasse in così largo anticipo e sapeva bene cosa significava.
Infilando le chiavi nella porta la spalancò quasi urlando.
-Papà!Dobbiamo preparare la cena!-
I loro modi di cucinare erano alquanto particolari, ed anche divertenti, per questo non aveva problemi ad aiutarlo. Inoltre poteva passare un po' di tempo con lui senza che la tartassasse sulle sue amicizie.
-Sto già sistemando tutto il necessario.-
Il padre comparve dalla cucina con tra le mani un gigantesco pentolone, una rete da pesce ed una serie di frutti al suo interno.
-Vai a prendere la legna intanto che io esco.-
-Va bene.-
Appoggiando lo zaino accanto alla porta la ragazza corse a raggiungere lo sgabuzzino dentro cui tenevano, assieme alla legna, tutto il necessario per cucinare.
Ogni volta che ne raccoglievano ne prendevano sempre troppa ma almeno in questo modo non dovevano tagliarne sempre di nuova.
-Mh questa dovrebbe andar bene.-
Prendendo senza fatica i cocci più grandi corse in spiaggia a sistemarla, prendendo poi uno degli accendini elettrici in casa accese uno scoppiettante fuocherello non troppo distante dall'acqua, le piaceva sempre vedere la brace ardere vicino al mare, aveva un non so che di intrigante.
-Allora, com'è andata oggi a scuola?-
-Niente di che, le solite noiose lezioni. Peccato per qualche nuovo arrivato...-
Alla domanda del padre le tornò in mente Vladimir, e l'ovvio motivo per il quale era andato alla Werewolf's Shadow.
-Gli hai chiesto di controllarmi non è vero?-
-Non c'è bisogno che ti risponda no?-
-Papà!Non sono più una bambina.-
-Certo che lo sei, sei la mia bambina.-
-Non intendevo questo, non ho bisogno di una balia!-
-Non è una balia.-
-Beh per come la vedo io lo è eccome.-
-Magari allora dovresti cambiare modo di vederla, dai pensiamo a cucinare.-
Non era certo facile pensare al cibo quando aumentava il nervoso, ma la fame era comunque abbastanza utile per cambiare argomento.
Vestito con solo dei pantaloni marroni il padre era entrato in acqua con la rete da pesca, a Diana sarebbe toccato il compito di preparare la frutta.
Non aveva bisogno di coltelli o cose simili, le bastava la propria spada.
Sistemando i frutti in perfetto equilibrio sul bordo della pentola la ragazza si mise in posizione davanti a questa, inspirando ed espirando con serietà.
Con un rapido guizzo mosse la lama in varie direzioni, apparentemente senza sfiorare nemmeno la frutta, ma al suo ultimo sospiro ciascuna di queste persero ogni strato di buccia.
-Perfetto.-
Scattando corse poi attorno al grosso pentolone usando la spada per tagliare ogni frutto in tanti quadratini, nessuno di questi cadde dalla pentola e vennero tutti sistemati in delle perfette torri in equilibrio.
Il padre nel frattempo aveva pescato vari tipi di pesce, inclusi gamberetti, cozze e vongole, trasportando tutto a riva nella rete prese un grosso coltello dalla tasca e pulì tutti i pesci riempiendo con i loro resti la pentola.
-Sbaglio o stasera sono meno del solito?-
Chiese Diana guardandoli.
-Vai tu in acqua se non ti sta bene.-
-No grazie, sono apposto così.-
Disse la ragazza sorridendo, per quanto le piacesse il mare aveva alcuni problemi nel nuotare, per questo lei si occupava delle cose sulla terraferma.
-Era da molto tempo che non cucinavamo insieme.-
-Si, ma alla fine è proprio questo a renderla una cosa speciale.-
Sia per il suo lavoro che per la scuola in quel periodo avevano iniziato ad allontanarsi, sentire che avevano ancora dei momenti da condividere rasserenava la ragazza che nel mentre assaggiò uno dei pesci.
-Io direi che  è pronto.-
-Mmh, si direi di sì, buon appetito allora.-
-Buon appetito!-
A casa loro il motto era chi prima arriva meglio alloggia, non avevano bisogno di posate o altro, avevano già tutto quello che serviva, mangiare sotto il cielo stellato e vicino alle onde del mare la facevano sentire quasi come se fosse un pirata.
   
 
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