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Autore: Fanelia    31/12/2017    3 recensioni
La storia si svolge diversi anni dopo la fine della seconda GM e non tiene conto nè di TCC nè dell'epilogo originale.
È una Dramione, anche se non sarà subito presente la coppia.
Dal testo...
Hermione cancelló con rabbia le lacrime che le rigavano il volto, non appena si accorse che qualcuno stava sopraggiungendo. La paura che si trattasse di Ron, che si accorgesse dei suoi occhi lucidi, la spinse a dipingersi il suo miglior sorriso sulle labbra. Voltandosi, si trovò a faccia a faccia con George e non le servirono parole inutili per capire che aveva visto. D’istinto si passò di nuovo la mano sulle labbra e le sfregó, come a volerle pulire. Quel dannato furetto le aveva rubato il sapore di Ron, l’aveva sporcata.
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Astoria, Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: Lemon, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Reach out for my hand
 

...Prologo...



Hermione Granger si rigirò sullo scomodo materasso pieno di gobbe, impossibilitata a prendere sonno, strozzata dai pensieri, incapace di offrire conforto a Ginevra. Sdraiata sul letto accanto al suo, l’amica singhiozzava ormai da minuti interminabili, irritata, ferita e stanca. All’improvviso, la udì alzarsi di scatto, asserendo di avere bisogno di Harry. Se ne andò, lasciandola sola e lei per un istante fu quasi grata ai fondatori di Hogwarts. Avvolta nella semi oscurità della notte, la Mente del trio non ebbe però il tempo di sospirare per il sollievo, perché la porta si aprì di nuovo e nel sottile cono di luce regalato dalla luna, Ronald Weasley fece la sua apparizione. Le rivolse una tacita richiesta e lei, battendo la mano sul ruvido lenzuolo, acconsentì, sentendosi quasi in trappola e, al contempo, egoista e sporca.

Smarrita di fronte alla propria impotenza, avvertì la necessità di aggrapparsi all’unica scintilla che le illuminava il cuore: il bacio con Ron era la sua sola incerta sicurezza, in quel mondo post guerra, affogato nel dolore, nella morte e in una alonata felicità, chiazzata di rosso sangue e nero morte. Fu strano condividere il letto con lui, piacevole intrecciare le dita con le sue, ed ebbe la prepotente impressione che Ron, in quel gesto, fosse alla ricerca di un conforto che forse la sua pelle calda era in grado di regalargli. Hermione non pronunciò una singola sillaba, si nascose dietro al silenzio, in attesa che fosse lui a parlare. Non si sorprese però che il ragazzo non dicesse una sola parola. Se non fosse stato per i loro respiri e gli scricchiolii del legno, di cui la struttura del letto era fatta, che rimbombavano nella camera, niente avrebbe spezzato l’assenza assordante di rumore.

 

 

Le luci dell’alba segnarono il momento del distacco da Ron. Lui sciolse con calma l’intreccio fra le loro dita che tremavano, le sussurrò un ringraziamento e se ne andò, lasciandola sola e immersa in un vortice confuso di pensieri.

 

Hermione si alzò, scostò le tendine usurate, e constatò, suo malgrado, che fosse un giorno come un altro. Il sole, nascosto da una spessa coltre scura di nuvole, si divertiva a prendersi gioco di tutti loro. Celandosi per poi uscire allo scoperto come se stesse giocando a nascondino, regalava sporadici, dolci raggi tiepidi che in qualche modo parevano tentare di scaldare il cuore di coloro che avevano pernottato alla Tana quella notte.

Il giorno del funerale di Fred era arrivato e quella macchia scura, in un tempo che scorreva su di un tela nera, a Hermione sembrò quasi surreale. Incontrando George era riuscita a cullarsi nella vana speranza che lui fosse l’altro fratello, il ragazzo che non avrebbe mai più rivisto, ma dopo l’addio non avrebbe più potuto farlo. Sorrise amaramente, ricordando quante volte lo avesse sgridato durante il loro ultimo anno a Hogwarts, sotto il dominio della Umbridge, mentre i gemelli tentavano di concludere i loro esperimenti per poter lanciare il negozio, la stessa attività che ora George mandava avanti da solo.

 

Si osservò nello specchio e l’immagine che esso le restituì non le piacque. Non poteva essere triste, lo doveva non solo alla memoria di Fred ma anche a Ginny, Ron e l’intera famiglia Weasley che l’aveva accolta come una figlia. Doveva essere forte e offrire loro una spalla su cui piangere.

Aggiustò la camicia nera che aveva deciso di indossare, seguendo le abitudini babbane, ma non mancò di adornare i capelli con un cerchietto colorato, come a spezzare il grigiore e l’oscurità che sembravano albergare e aver preso possesso di casa Weasley. Fred non ne sarebbe stato felice: lui sapeva a cosa stava andando incontro, lui credeva nella causa per cui aveva perso la vita. Non sarebbe stato giusto riempire il giorno del suo estremo saluto con le lacrime, lui non sarebbe stato d’accordo e, forse, se avesse potuto, avrebbe architettato qualche scherzo pur di cancellare le espressioni tristi e inconsolabili che Hermione vedeva dipinte sui volti di tutti.

«È ora di andare.» Ginny aprì la porta e l’avvisò che l’ora per la cerimonia era giunta. Hermione avvertì un groppo formarsi in gola, al pensiero che avrebbe potuto esserci lei al posto di Fred, oppure una delle persone cui voleva bene.

Si fece forza, mosse il primo passo verso le scale e discese sino al piano inferiore, dove incontrò un impacciato Ron. La fissava con sguardo perso e lei non impiegò molto a capire come dovesse sentirsi; probabilmente tutti loro si sentivano alla stessa maniera: in colpa per non essere riusciti a difenderlo, salvarlo, in colpa per essere ancora vivi. Si accostò a quello che era uno dei suoi migliori amici -sì, perché sebbene si fossero baciati, non avevano avuto certo modo di affrontare il discorso- e lo abbracciò, cercando a modo proprio di trasmettergli tutto il suo supporto e l’affetto che da sempre nutriva per lui.

 

Ron rimase rigido per qualche istante, prima di rilassarsi fra le braccia dell’amica a lasciarsi cullare da quella stretta confortante e sicura. Inspirò a fondo il profumo della ragazza per cui forse provava qualcosa -che definire fraterno era davvero riduttivo- poi le prese la mano e, a coppie, tutti i presenti si materializzarono nel luogo in cui si sarebbe svolto il funerale.

Terminata la cerimonia, dopo che ciascuno aveva lasciato un omaggio sul feretro,  l’intero gruppo si allontanò con calma, preferendo passeggiare, per non doversi rintanare in casa, dove l’atmosfera era piuttosto irrespirabile.

Alla ricerca di un fazzoletto, Hermione si rese conto di aver smarrito la bacchetta e, allarmata, ma non volendo fare preoccupare Ron, inventò una scusa per assentarsi qualche istante, senza essere seguita.

Corse col cuore in gola, impensierita dalla possibilità di aver perso la bacchetta, ma quando fu vicina al cumulo di terra smossa, una presenza a lei sgradita catturò la sua attenzione.

***

Rimase impietrito sul posto, colto alla sprovvista, celato, per sua fortuna, dalle enormi e cariche fronde dell’albero dietro cui aveva trovato riparo. Si immobilizzò, come bloccato in un istante ghiacciato e cristallizzato del tempo. Lei si trovava lì, a pochi metri di distanza, sebbene lui, Draco Lucius Malfoy, non avesse nemmeno osato sperare di poterla rivedere. Lo indispettiva che lei stringesse le dita di Lenticchia fra le sue, che gli rivolgesse uno sguardo carico di amore e apprensione. I suoi occhi, velati dalla patina scura della sofferenza, erano ricolmi di una dolcezza che forse non aveva mai colto in quelle iridi profonde e lo mandava su tutte le furie la certezza che, se lo avesse scorto, quei cerchi del colore delle castagne autunnali sarebbero stati illuminati dall’ira e dal livore.

Di tutti gli abitanti del mondo magico, forse lui era l’unico a non avere diritto a piangere i morti, a presenziare a quel funerale, ma nonostante tutto era fuggito e stava rischiando grosso. Era stato facile eludere la sorveglianza di quel gruppo di Auror inetti che lo guardavano a vista: gli era bastato studiarne orari e abitudini e il piano era andato materializzandosi fra i suoi pensieri senza il minimo sforzo.

Draco non capiva fino in fondo i motivi che lo avevano indotto a scappare e unirsi a quel cordoglio che sentiva lontano, che non gli apparteneva e che non comprendeva, ma che ciononostante gli lacerava le viscere e non gli permetteva di respirare. Avvertì l’aria mancargli, come se fosse fatta di fuoco, e i polmoni annaspare alla ricerca di ossigeno, ma le sue iridi rimasero puntate su di lei, la cui immagine non era in grado di abbandonare, dimenticare. Eppure a breve sarebbe partito e di lui non sarebbe rimasto che un ricordo infangato e sbiadito dallo scorrere incessante e ineluttabile del tempo, mentre i ricordi di lei gli sarebbero rimasti scavati nel cuore, come incisi nel sangue.

La vide andare via, mano nella mano con Weasley, e nemmeno mentre si allontanava per sempre da lui trovò il coraggio, quello che gli era sempre mancato, di dirle addio. Aveva paura che lei lo insultasse, timore che gli rinfacciasse il disgusto che provava nei suoi confronti e, solo quando fu certo di essere del tutto solo, uscì dal buio, suo alleato perpetuo, e si avvicinò al tumulo di terra fredda e smossa.

Percepì qualcosa di strano pungergli gli occhi, una sensazione desueta aggrapparsi allo stomaco e infine si ritrovò con le guance bagnate. Incapace di accettare che fossero lacrime, guardò il cielo alla ricerca di nuvole. Non ne scovó e, ancora una volta, si nascose dietro la sua proverbiale codardia, raccontandosi che doveva essergli entrata della polvere negli occhi. Draco Lucius Malfoy non era in grado di accettare che fossero stille quelle che gli rigavano le gote e che la sensazione di atterrimento senza scampo, di schiacciamento privo di via di fuga, altro non fosse che la certezza di aver partecipato a uno scempio e di esserne in parte colpevole.

La sua fuga rappresentava l'unico modo di dire addio alla persona che aveva denigrato e deriso per anni pur di negare e cancellare -vana speranza la sua- ciò che si era accorto di nutrire per lei. Perché nonostante il suo sangue sporco, benché mancasse di eleganza, anche se era amica di Potter e gli aveva preferito quella feccia con le lentiggini e lo Sfregiato, lui era irrimediabilmente e perdutamente innamorato di lei. Contro logica e regole, amava con ogni fibra la persona che gli era proibita e che avrebbe continuato a insultare e fingere di detestare, per il resto dei suoi giorni da esiliato. Draco Lucius Malfoy era innamorato di lei, Hermione Granger e, proprio mentre il nome della ragazza sorse leggiadro fra i suoi pensieri carichi di ombre, il destino decise di farsi beffe di lui.

 

***

 

«Malfoy?!» Quando si sentí chiamare era troppo tardi per scappare, troppo tardi rimediare. Non gli restó che asciugarsi il viso, sperando che lei non lo avesse sorpreso a cancellare le tracce salate che gli deturpavano il volto.

Aveva pronunciato il suo  nome, senza il disprezzo che si sarebbe aspettato. Il tono della Granger aveva assunto una sfumatura strana: non era quello squillante e saccente che aveva imparato ad amare e odiare, gli ricordava solo l’eco sbiadita e stanca della voce che conosceva. Guardandola negli occhi velati di tristezza, brillanti per le lacrime versate, si chiese se anche lei, in lui, potesse scorgere la stessa stanchezza. Una stanchezza fatta di notti insonni, di parole non dette, di timori laceranti.

«Che ci fai tu qui? Non eri stato esiliato?» Si rivolse di nuovo a lui e Draco scartabelló fra i pensieri alla ricerca di una risposta plausibile. Poi un rumore di materializzazione di intromise fra loro e per un istante una scintilla di coraggio gli brillò nell’anima.

Le sfioró le labbra in un gesto incomprensibile, almeno tanto quanto il fatto che lei non si ritraesse schifata, e la salutò per sempre.

«Addio, Sanguesporco

In un secondo, di Draco Lucius Malfoy non rimase che il profumo e il calore ormai sbiadito del contatto con le labbra di lei.

 

***

Hermione cancelló con rabbia le lacrime che le rigavano il volto, non appena si accorse che qualcuno stava sopraggiungendo. La paura che si trattasse di Ron, che notasse i suoi occhi lucidi, la spinse a dipingersi il suo miglior sorriso sulle labbra. Voltandosi, si trovò a faccia a faccia con George e non le servirono parole inutili per capire che aveva visto. D’istinto si passò di nuovo la mano sulle labbra e le sfregó, come a volerle pulire: quel dannato furetto le aveva rubato il sapore di Ron, l’aveva sporcata!

«Hermione, tutto bene?» La domanda del gemello la riportò alla realtà.

«Io…» Avrebbe dovuto rispondere di sì, ma era ancora troppo scossa.

«Tutti hanno il diritto di piangere i morti. Odio i Malfoy e tutti coloro che hanno appoggiato Voldemort, ma non credere che le scelte da compiere siano sempre così nitide e nette.» La maturità da lui espressa, la calma che trapelava dal suo tono erano quasi incomprensibili.

«Torniamo dagli altri.» suggerì lei, cercando di ritrovare almeno un po’ della serenità macchiata di tristezza, intrinseca di quel periodo.

«Non dirlo a Ron. Non servirebbe a nessuno.»

Hermione annuì incerta. Non era sicura che fosse la scelta migliore, ma raccontare a Ron dell’incontro e di quel bacio insensato avrebbe distrutto il ponticello di mattoncini sconnessi che la legava al ragazzo di cui era innamorata da anni. Almeno su questo, non aveva dubbi.

 


Note stonate d'autore:
Ciao! Intanto, buona fine dell'anno, spero che sia una bella giornata e che trascorriate una serata tranquilla.
La storia... non tiene conto di TCC che non ho letto, sebbene sappia che alcune cose, per puro causo, coincidano. Questa storia è stata pensata anni fa, ma solo di recente ho iniziato a scarabocchiare parti e dialoghi.
Il prologo... leggetelo e scordatelo, tanto il discorso verrà archiviato a lungo. Sono partita, anche con questa storia, dalla famosa diceria che Draco abbia sempre provato interesse per Hermione... lei ovviamente lo odia.
Mi auguro che siate pronte e abbiate voglia di seguirmi in questo lungo viaggio. Non so ancora di quanti capitoli si comporrà la storia, non so quanto durerà, ma per come ho pensato la trama, sarà una long. Mi farebbe davvero piacere se la vostra partecipazione si sentisse: mi sono sentita abbandonata mentre postavo I still, non so se forse la storia non meritasse, questo sta a voi dirlo, ma ricevere pareri, che siano positivi o negativi,  aiuta chi scrive, ve lo assicuro.
Be', buona lettura :)
 
   
 
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