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Autore: tsukuyomi_    05/01/2018    1 recensioni
Vari proverbi Giapponesi in cui, come personaggi principali, ci saranno il vecchio genio di Konoha e la kunoichi più tagliente della serie.
[ 1 # Lei.
2 # Lui.
3 # Forgiare il carattere.
4 # Non perdere tempo!
5 # Tale padre, tale figlio
6 # Maledizione di famiglia!
7 # Se si parla, appare
8 # Un gesto per te ]
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Shikamaru Nara, Temari | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Uwasa wo sureba kage
[ Se si parla, appare ]






 
Per Temari trovarsi a Konohagakure, negli ultimi tempi, era diventato un'appuntamento a scadenza regolare. 
O per un motivo o per un altro, nei panni di ambasciatrice del proprio villaggio si trovava costretta a compiere un lungo viaggio, che durava la bellezza di tre prolungati e fin troppo duraturi giorni, per giungere in quel tanto agognato — per così dire, certo — villaggio dell Foglia.
In quella spedizione però, oltre all'ambito percorso che a malapena riusciva a sopportare, si era dovuta sorbire anche l'adorato —  era davvero così adorato? — fratello.
Incapace di stare in silenzio.
Il marionettista, per motivi che la kunoichi del villaggio della Sabbia non riusciva proprio a comprendere, aveva scelto di sua totale iniziativa di accompagnarla per trasmettere quel suddetto messaggio alla madamigella più logorroica mai appartenuta al clan Senju. 
« Manca poco, Temari » aveva detto lui, a poco più di venti metri dalle porte del villaggio del paese del Fuoco. 
La ragazza però non aveva badato molto a dare una risposta al famigliare, limitandosi ad annuire con poca grinta, pensando con crescente ardore alla fumante acqua calda che l'attendeva all'albergo che le aveva scelto in prima persona la Principessa delle Lumache per il suo arrivo al suo villaggio. 
È un modo per ripagarti per il tuo lungo viaggio, le aveva riferito Gaara prima di partire, tre giorni prima. 


 
§
 

I lunghi capelli di un biondo cenere, liberi dalle solite quattro code sbarazzine che avevano fatto di lei una peculiarità conosciuta in più villaggi, le ricadevano leggiadri per le spalle - ancora visibilmente umidi, mentre aveva scelto di uscire dal suo albergo totalmente incurante del problema, intenta a cercare un ristorante dove fermarsi a pranzare e placare quel brontolio che percorreva con una nauseante intermittenza il suo ventre. 
Si era liberata ben presto del suo solito lungo kimono scuro e dall'obi puniceo, optando per un'abito più leggero e dalla fantasia — che non era ancora riuscita a decifrare — composta da dei tratti appena marcati, che le era stato dato gentilmente in dono da una anziana venditrice che aveva aiutato quello stesso giorno, liberandola da un furfante da quattro soldi, facendolo finire col sedere all'aria senza pensarci due volte. 
Il suo viaggio aveva avuto vita relativamente breve dal momento che, dopo neanche venti passi in totale, si era ritrovata ad essere trascinata dal fratello verso un ristorante che aveva nominato senza tanti giri di parole "interessante". 


« Ti sei comprata un'abito? » chiese alla fine Kankuro, puntando i suoi occhi scuri sul viso della sorella. 
Temari dovette astenersi dal ridergli in faccia o dargli dello stupido: erano pur sempre in un luogo pubblico, pieno zeppo di famigliole.
Quale pazzo poi arrivava da un villaggio con l'intento di portare un messaggio e si fermava a fare compere nel mentre?
Suo fratello aveva sicuramente perso per le dune del deserto quel poco intuito che possedeva.
« No, affatto. Perché? » rispose la kunoichi, tagliando la fetta di carne che si trovava nel piatto, desiderosa di iniziare a mangiare al più presto possibile, senza attendere oltre. 
Kankuro scrollò le spalle, puntando l'abito della sorella con le bacchette, per poi affermare: « Semplice. Ti ho visto con questo nuovo abito e pensavo avessi fatto spese... inoltre, è molto interestante quella fantasia ». 
Era per caso sarcasmo quello che le orecchie di Temari avevano appena udito? 
« Non ricordi, Kankuro? » chiese alla fine la kunoichi, dopo aver mandato giù il primissimo boccone che anticipava molti altri. « Me lo ha donato quella signora... dopo averla salvata da quel pessimo furfante » concluse, portando un'altro boccone alle labbra. 
« Però... » aggiunse lui, dopo aver analizzato per un lungo periodo l'abito della sorella. « non è che quella signora ti ha vista in sua compagnia? ».
« Sua compagnia? » domandò la giovane, con la forchetta ancora lasciata a mezz'aria davanti al viso. « Di chi stai parlando? »
« Come di chi? Con chi mai potresti girare in questo villaggio? Sappiamo entrambi che meno persone incontri più ti fa piacere! » ribatté il marionettista a dir poco sconcertato dal poco fiuto dimostrato in quel frangente dalla sorella maggiore, sempre così sveglia e attenta. 
Come ha fatto a non comprendere immediatamente a chi si stesse riferendo? 
« Infatti » rispose lei, divertita. « Non 'giro' con nessuno, otouto ». 
« E quel Nara? »
« Shikamaru? » domandò lei, portando finalmente alla bocca quel boccone che aveva lasciato in disparte per una manciata abbondante di minuti. « Vedi che quello innamorato sei tu? » continuò divertita dopo aver mandato giù lungo l'esofago il bolo di cibo accuratamente triturato. 
« Allora, ti ha visto in sua compagnia oppure no? », continuò lo shinobi, pungente. 
La ragazza roteò gli occhi, puntandoli alla fine sul soffitto. « Cosa ti prende? Sei più stupido del solito » ribattè in risposta la kunoichi, seccata. 
Quel comportamento, per quanto irritante e senza senso, era esageratamente anormale anche per quello sciocco del suo fratello minore, imbambolato ad osservare il suo abito come se si trattasse di un nemico da trucidare senza pietà
Intorno a loro, nel mentre, ulteriori nuovi clienti si apprestavano a occupare i pochi tavoli e posti ancora liberi. Giovani cameriere, prendevano i numerosi ordini muovendosi leggiadre tra i tavoli, come se non si trovassero ristrette come sardine in una scatola fin troppo stretta. 
« Perché sicuramente ti avrà presa per la futura signora Nara ». 
La ragazza strabuzzò le palpebre, ritrovandosi a battere con insistenza il palmo della mano sul petto per permettere all'acqua precedentemente ingerita di procedere indisturbata sulla retta via, senza lasciarsi convincere a seguire strade errate presa dal stupore della ragazza, occupata inoltre a tossicchiare come nel desiderio di volerla aiutare in qualche modo. 
Quando fu sicura di essersi ripresa — era certa di rimetterci la pelle per colpa di quella poca acqua che aveva mandato giù — fu veramente intenzionata di prendere a schiaffi il fratello; non solo perché aveva potuto pensare una cosa simile, ma anche perché aveva finalmente compreso il motivo della sua presenza. 
Della sua attenzione maniacale. 
« Oh! » esclamò con finta sorpresa, ostile. 
Mentre sul suo viso andava a formarsi un'espressione complicata da decifrare: un misto di compiacimento per aver capito più di altri e una buona e massiccia dose di terrore e avversione. « Le tue gote sono notevolmente arrossite. Devo pensare che l'idea sia di tuo gradimento? » continuò il marionettista, maledettamente interessato alla conversazione. 
« N... N... Non... essere sciocco! ». 
Rispose Temari di getto, forse a qualche decibel più acuto del routinario, visti e valutati i numerosi visi che si girarono in sincro in loro direzione, curiosi di scoprire il motivo che aveva condotto una giovane donna in quello stato. 
Ma lei non si lasciò minimamente intimorire da quelle occhiate così penetranti, pronta a ribattere in caso di necessità anche con più enfasi. 
« E a cosa sarebbe dovuta in questo caso? »
« Mi sembra ovvio, non ti pare? Mi è quasi andata di traverso l'acqua! » continuò lei, cercando di attutire il timbro della voce con il dorso della mano, fedelmente posata sulle labbra carnose. 
Nascondendo anche quel rossore che aveva compreso di aver ben presente sulle guance — non solo grazie alla frase del fratello —, ma anche grazie al calore che esse emanavano; ma era davvero così reale la loro causa? 
Era vero quello che aveva affermato con convinzione al fratello? 
« E poi... » iniziò Temari, per la prima volta incerta di voler realmente conoscere il motivo portante che aveva condotto il fratello ad uscirsene con una frase tanto convinta. « Da dove ti è uscita questa idea? »
Lui scrollò nuovamente le spalle, indicando con l'indice l'abito. « Ti ho accennato della fantasia, vero? » domandò alla sorella, che annuì in risposta in pochi secondi, sempre più curiosa. « Vedi, quella è una fantasia animale, è per essere pignoli rappresentano dei cervi ». 
« Cervi? » rispose la kunoichi, incredula. « Ti è partita quella folle idea per dei cervi? Mi stai prendendo in giro? » continuò con particolare trasporto, mentre le sue palpebre si socchiudevano sino a formare due fessure scure e furiose. 
Ci aveva quasi perso la pelle per una folle idea come quella? Per la fantasia che era stampata sul suo abito, che non avrebbe riconosciuto neanche sotto una prosperosa ricompensa? 
Inaudito! 
« Affatto. Il Clan Nara non è conosciuto anche per i cervi? »
Ed una triste verità che aveva nascosto nell'angolo più isolato e solitario del suo encefalo stava pian piano risalendo alla luce, mostrandole che il fratello, in un modo ambiguo e tremendamente spaventoso modo, non era del tutto dalla parte del torto. Il fatto stava che lei, in tutti quei anni, non aveva mai visto quella donna. 
Perciò, a rigor di logica, tutti i frivoli pensieri del fratello cadevano nel baratro del dimenticatoio. 
« Va bene, va bene! Ci rinuncio! Pensa quel che vuoi ma lasciami mangiare! » sbottò la donna, inviperita. 
Il fratello decise di accontentarla, con il buon proposito di continuare più tardi. 



 
§



« Incredibile! » sussurrò lo shinobi, puntando i suoi occhi scuri sull'ingresso da cui, proprio in quel momento, stavano entrando tre figure...
« Kankuro! » lo richiamò la sorella, alzando gli occhi al cielo. « Ti avevo chiesto di non fiatare, ricordi? Ho ancora due bocconi! ». 
Ma lui, in tutta risposta si spinse maggiormente verso al muro, come a non voler farsi vedere da nessuno di quelle tre persone mentre, con fare parentorio, borbottava alla sorella di non far udire a nessuno dei presenti la sua soave voce. 
« Come hai detto, scusa?! » latrò di rimando, mentre sentiva un fastidioso cinguettio che la chiamava a gran voce, sempre più vicino. 
Quando voltò il capo verso quella fonte, non riuscì a non mostrare la sua più totale sorpresa nel notare quelle tre persone. Quei tre shinobi del villaggio della Foglia. 
« Possiamo unirci a voi, vero? » chiese la Yamanaka, andando rapida a sedersi accanto a Kankuro, richiamando Choji accanto a lei. « Oh! Certo! Quasi dimenticavo... bell'abito, Temari-san! ».
« Una fantasia interessante... » continuò l'Akimichi, osservando con attenzione esemplare il menù, rispondendo solo per accontentare e dar manforte all'amica. 
« Sono cervi, vero? » continuò estasiata la kunoichi, mentre sulle sue fini labbra prendeva forma un sorrisetto compiaciuto, prima di esclamare a gran voce: « Nee, Shikamaru! Non è bellissimo? ». 

Lo sguardo che Kankuro ricevette dalla sorella fu uno dei più agghiaccianti e terrificanti di tutta la sua breve esistenza. 












 
NOTE AUTRICE:  Sì, è parecchio lunga... 
Sì, non ha un senso logico... 
Ma voi la prendete per buona, vero? 



 

 
   
 
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