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Autore: Valzar    05/01/2018    0 recensioni
Un giornalista ed una musicoterapeuta vivranno una loro storia di amore, di realizzazione e di crescita personale. Ci ho messo il cuore, e tutta me stessa.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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‘Mangi ancora molto poco?’ mi chiese Thom vedendomi sorseggiare il mio cappuccino bollente. Io lo guardai senza rispondergli. Quando stavo con lui avevo praticamente smesso di mangiare, lo ‘stress’ o qualcosa di molto simile mi portò a non aver fame ed il bisogno di leggerezza mi faceva saltare i pasti. Ero una persona molto triste a quei tempi e non sapevo esattamente cosa volessi dalla vita, forse non volevo niente e perciò non mangiavo, volevo il vuoto così da poter decidere di cosa riempirmi. Piangevo spesso e vomitavo quotidianamente il mio dolore. Erano cambiate molte cose sì, ma il cibo continuava ad essere un problema. Poi mi disse ‘Dai un morso al mio cornetto’ porgendomelo con una mano. Ci fissammo negli occhi ed io apri la bocca ed avvicinandomici gli diedi un morso piuttosto grande. Lui sembrò soddisfatto e mi sorrise con gentilezza e genuinità, fu quello uno degli sguardi più belli che ricevetti da Thom. Passammo il viaggio uno accanto all’altro, ma io ero immersa in un interessante libro sull’ Asia, lui invece ascoltava musica guardando le nuvole fuori al finestrino. Una bambina cinese canticchiava senza scarpe mentre sua madre le faceva una treccia con tanti elastici colorati. Un bambino di poco più di un anno dai capelli nerissimi piangeva e sua madre non riusciva a calmarlo. Un tedesco di mezza età si risvegliava da quel pianto, Thomas nel frattempo sempre al mio fianco ordinava in inglese un thè al limone. Io stavo per finire le ultime pagine del mio libro, venne poi un temporale e per un attimo ebbi paura, cercai gli occhi di Thom ma lui guardava dall’altra parte. Mi girai di spalle e lentamente mi addormentai, mi coprì con la sua sciarpa, la trovai poi sulle mie spalle al risveglio. Lui ora stava appuntando qualcosa sulla sua agenda, non mi interessai di cosa fosse. La bambina cinese disegnava su di un foglio, il bambino appena nato era silenzioso e il pilota disse che eravamo in ritardo per via della perturbazione, a Roma il tempo era variabile ma probabilmente al nostro arrivo non avrebbe piovuto. Anche io presi la mia agenda di appunti e scrissi della bambina cinese e del volto senza rughe di sua madre che le parlava dolcemente in putonghua. Le mie parole sfumarono nelle nuvole dei miei sogni e poggiai l’agenda sulle mie gambe sottili.

 
 
   
 
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