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Autore: inu_ka    10/01/2018    1 recensioni
Sesshomaru, Tomoe e Kurama sono amici per la pelle, il loro rapporto è pari a quello fraterno. Nonostante il loro carattere particolare sono amati, coccolati e ben voluti dalle loro famiglie ma per Inuyasha non sarà lo stesso. La sua nascita sarà ritenuta una disgrazia e ogni giorno della sua vita sarà più duro del precedente, nonostante abbia un padre che lo ama, ha una madre che lo odia. Ma per lui non sarà sempre tutto nero perchè intorno a sè avrà anche delle persone che lo ameranno così com'è e chissà forse col tempo qualcuno riuscirà a fargli apprezzare la vita. In fondo non può piovere per sempre.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Rin, Sesshoumaru, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Rin/Sesshoumaru
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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La bambina era riuscita a superare la fase critica e dopo pochi giorni sia lei che Izayoi furono dimesse e così la famiglia No Taisho aveva potuto tirare un sospiro di sollievo. In casa si respirava felicità pura; i primi giorni erano stati un po’ difficili, tutti avevano paura di fare qualcosa di sbagliato facendo del male alla piccina ma una volta abituatisi alla situazione tutto sembrava essere tornato alla normalità. Ogni giorno i No Taisho ricevevano un sacco di visite e ognuno portava dei regali per la piccola Eiko, anche Inuyasha era euforico della presenza della sua sorellina le voleva un gran bene e per una volta ringraziò il destino per avergli donato una cosa così preziosa, dopo tante avversità aveva ricevuto la sua ricompensa. Purtroppo la felicità non era destinata a durare a lungo.
A scuola Inuyasha riceveva sempre più offese a causa della nascita della sua sorellina perché adesso nella sua famiglia gli han’yo erano due. Sesshomaru, per quello che poteva, aveva cercato di mettere a freno le malelingue ma purtroppo erano troppe e poi anche lui aveva il suo piccolo grande problema; questo problema si chiamava “Rin”. Ogni volta che la vedeva andava in confusione, non sapeva più cosa fare, però quello che non sapeva era che ben presto avrebbe ricevuto un aiuto inaspettato.
Intanto nella classe di Rin si stava svolgendo la lezione di Giapponese antico ma lei aveva la testa altrove infatti, mentre la professoressa spiegava lei stava facendo tutt’altro.
-Ehy Rin cosa stai facendo? La professoressa sta venendo verso di noi, togli quei disegni.- Disse Kagome rivolta alla sua amica.
-Signorina Onigumo cosa sta facendo? Siamo a lezione di giapponese antico non di arti scenografiche-. La rimproverò la professoressa chiudendole il quaderno dove stava disegnando.
Rin arrossì per l’imbarazzo perché dopo il rimprovero tutta la classe scoppiò in una fragorosa risata. Finalmente arrivò la pausa pranzo e tutti gli studenti si fiondarono nel giardino. Rin e Kagome si appartarono sotto un albero di ciliegio che cominciava a mostrare i suoi primi boccioli.
- Rin certo che ti sei presa una bella cotta per quel ragazzo-. Disse Kagome sogghignando.
-Ma che dici? Io non mi sono invaghita di nessuno-. Rispose arrossendo.
-Ah sì? E chi era quel tenebroso ragazzo che giocava a pallone che hai disegnato?- domandò maliziosa.
-Ehm… Non è nessuno, era solo un disegno-.
-Mmm… Rin non so perché, ma quel ragazzo mi ricorda Sesshomaru No Taisho della terza A; e la scena mi ricorda tanto quando siamo andati in palestra con la sua classe-.
-Ehi non dire assurdità, era solamente un disegno-.
Improvvisamente in lontananza si palesò l’imponente figura di Sesshomaru, i loro sguardi si incrociarono e istintivamente Rin arrossì.
-Visto, che ti dicevo? Tu sei cotta di quel ragazzo-. Disse Kagome sorridendo. Dopo una breve pausa Kagome ebbe un’idea . – Ehi, ci sono… So che Sesshomaru il sabato sera va insieme agli amici in un pub chiamato “Shikon”, potremmo andare anche noi. Che ne pensi?- chiese entusiasta per l’idea appena avuta.
Rin ci pensò un po’. Da un lato voleva andarci ma dall’altro sapeva che suo padre non l’avrebbe mandata per paura che vi fosse qualche malintenzionato; però dopo un po’ diede la sua risposta.
-Va bene, però non ti assicuro niente perché mio padre potrebbe dirmi di no-. Disse la ragazza sconsolata.
Intanto dall’altra parte del giardino qualcuno discuteva di progetti.
-Ehy Sesshomaru se quella ragazza ti piace così tanto perché non le chiedi di uscire?- Domandò Tomoe
-Ma come ti salta in mente una simile sciocchezza. Io dovrei chiedere un appuntamento a quella ragazza? E perché? Non è il mio tipo-. Rispose tentando di nascondere il rossore delle guance; cosa impossibile vista la sua pelle diafana.
- Eddai ti si vede lontano un miglio che sei cotto di lei. - Sentenziò malizioso.
Sesshomaru doveva ammettere che quello che Tomoe aveva detto era vero, però per orgoglio non avrebbe mai fatto una cosa del genere.
La pausa era finita e tutti erano tornati in classe per le ultime ore di lezione e poi dopo di quelle sarebbe iniziato il tanto agognato weekend. Finite le lezioni ognuno programmava già l’uscita per il giorno dopo; per molti sarebbe stata la giornata delle ubriacature e dei rimorchi in discoteca.
Tornata a casa Rin chiese subito il permesso per uscire l’indomani sera dicendo anche il luogo dove sarebbe andata e con chi. Naraku inizialmente aveva espresso il suo diniego ma poi l’intervento del figlio maggiore lo convinse. Immediatamente Rin chiamò Kagome.
- Kagome, mio padre mi ha dato il permesso di uscire-. Disse urlando.
-Che bello. Mi raccomando aggiustati per bene, però senza essere volgare. - le consigliò l’amica.
-Ah, Kagome dimenticavo di dirti che mio padre mi ha dato il consenso a una condizione-. Proferì rammaricata.
-E cioè?- Chiese Kagome.
-Con noi deve venire anche mio fratello Miroku.- Sospirò
-E qual è il problema; tanto non dobbiamo fare niente di male-. La rassicurò Kagome.
Le due ragazze parlarono ancora per un po’ e poi si diedero appuntamento per la serata del giorno dopo, raccomandandosi a vicenda di essere puntuali.
Sesshomaru nel frattempo si arrovellava su come poter chiedere a Rin di uscire con lui però senza chiederle esplicitamente un appuntamento, anche perché non avrebbe sopportato un suo ipotetico rifiuto. Mentre continuava a pensarci, senza aver trovato soluzione, inconsciamente si addormentò.
Il giorno dopo non tardò ad arrivare. Rin era in crisi perché non sapeva cosa mettersi poi decise di vestirsi il più semplice possibile, non voleva dare troppo nell’occhio. A casa Higurashi anche Kagome era in crisi; non lo aveva detto a nessuno e fortunatamente nessuno se ne era accorto ma era da un po’ di tempo che cominciava a provare una particolare attrazione per Inuyasha, ma purtroppo vista la sua situazione famigliare e le sue interazioni sociali non aveva mai avuto il coraggio di provare a dirgli qualcosa di più di un semplice saluto. Inuyasha non era di molte parole, era continuamente deriso e se qualcuno gli si avvicinava un po’ di più era solo per prenderlo in giro perciò riteneva tutti uguali e che nessuno lo accettasse per quello che era.
In realtà Kagome aveva consigliato a Rin di andare a quel pub, non solo perché c’era Sesshomaru, ma anche perché lì ci andava Inuyasha e quindi aveva colto la palla al balzo.
La sera appena pronte s’incontrarono a casa di Rin e all’ultimo minuto, con somma felicità di Miroku, ci si era aggiunta anche Sango. I quattro arrivarono al pub dove quella sera si svolgeva anche la serata Karaoke quindi si sarebbero divertiti ancora di più. Sesshomaru quando Miroku e le altri arrivarono era già lì e per pura coincidenza si trovava fuori per respirare un po’ di aria pulita; impallidì nel vedere Rin, lei era tanto elegante quanto semplice, rimase ancora più estasiato nel vederla con i capelli sciolti, le dava un leggero tocco di sensualità. Quella sera non avrebbe mai immaginato di vederla in quel posto e mentalmente ringraziò i suoi amici per aver insistito nel farlo uscire.
Rin gli presentò suo fratello senza sapere che la sua fama di maniaco lo aveva preceduto. Entrarono e si unirono al resto del gruppo. Per tutta la serata avevano riso, parlato e mangiato qualcosa, ogni tanto Miroku si beccava qualche ceffone per le sue palpeggiate inopportune. Nel frattempo Kagome si era allontanata con la scusa di andare in bagno, senza sapere che lei stava andando da tutt’altra parte. Si era diretta alla console del dj, che fortunatamente era quasi nascosta, per poter mettere in atto il suo piano.
-Mi scusi signor dj posso chiederle un favore enorme.- Chiese timorosa.
-Dimmi-. Rispose il dj con molta tranquillità.
-Veda vorrei far cantare insieme due miei amici però non voglio che sappiano che è stato programmato. Potrebbe gentilmente mettere delle canzoni un po’ romantiche chiamando a coppia i clienti? Però non voglio che sospettino che sono stata io-. Disse vergognandosi un po’ per la richiesta.
-Ok, signorina. Allora dimmi quali sono i tuoi amici e per non insospettirli chiamerò prima altre coppie e poi gli interessati-.
Kagome indicò i suoi amici e si dileguò ringraziando il dj.
Il dj aveva messo in atto il piano di Kagome e dopo un po’ di coppie chiamò Sesshomaru e Rin. I due non si aspettavano minimamente che li avrebbe chiamati infatti inizialmente espressero il loro diniego ma il dj era stato categorico, nessuno poteva esimersi dalla chiamata. I due ringraziarono le luci soffuse del pub altrimenti avrebbero riso di loro per com’erano arrossiti. Si diressero verso il palco e iniziarono a cantare. La canzone era melodiosa e la voce di Rin la rendeva a dir poco soave, anche Sesshomaru cantava bene ma in quel momento era intento a godersi la voce della ragazza però questo non gli impedì di dare il meglio di sé, non voleva fare la figura dell’idiota davanti a lei. Finalmente l’esibizione finì anche se in un certo senso a entrambi dispiaceva, la canzone aveva delle parole dolcissime … Parole che avrebbero voluto dirsi davvero.
Intanto Kagome piangeva per l’emozione e sperava che il suo piano avrebbe sortito qualche effetto. Era distratta quando il dj aveva indicato lei e Inuyasha; impallidì quando la indicò, lei voleva che chiamasse i suoi amici non di certo lei … Con Inuyasha. Tra tanti clienti proprio con lui doveva farla cantare? Non poteva rifiutarsi perché poco prima aveva insistito con Rin, dunque con il cuore che batteva all’impazzata, si diresse insieme all’han-yō, che, con grande stupore di tutti, aveva accettato senza obiettare. Finita la canzone, i due scesero dal palco e mentre stavano tornando al loro posto Inuyasha fermò la ragazza.
-Complimenti hai davvero una splendida voce-. Disse l’han-yō voltandosi di lato per non incontrare il suo sguardo.
- Gr… GRA … grazie- Rispose balbettando. - Anche tu hai cantato bene-. Disse tutto d’un fiato.
Kagome poté giurare di aver visto un accenno di sorriso sul viso dolce e delicato del mezzo demone. Tornarono al tavolo dov’erano seduti tutti gli altri e in meno che non si dica la serata giunse al termine.
Erano le 2:00 quando il locale chiuse, si erano divertiti e qualcuno più di tutti. Kurama e Tomoe capendo la situazione decisero di andarsene per conto loro, volevano lasciare i ragazzi da soli con le ragazze sperando in qualche sviluppo. Purtroppo Miroku aveva la responsabilità di sua sorella e quindi non poteva lasciare Rin da sola con Sesshomaru, sia perché lui era gelosissimo di lei e sia perché se avesse fatto una cosa del genere suo padre lo avrebbe ucciso; comunque decise che avrebbe prima lasciato Rin a casa e poi avrebbe accompagnato Sango. Kagome invece sperando che Inuyasha si proponesse spontaneamente di accompagnarla, trovò la scusa che se ne sarebbe andata per conto suo perché era stanchissima e l’indomani avrebbe dovuto aiutare al tempio, ma come aveva previsto, Inuyasha si era proposto volontariamente di accompagnarla.
All’inizio nessuno dei due parlò, ma poi ci pensò Kagome a introdurre qualche argomento su cui parlare anche perché la strada da fare non era poca.
-Accidenti sono davvero stanca. Ma come fanno alcuni a crescersi in quei luoghi?- Domandò fingendosi incuriosita dalla cosa.
-Alcuni vanno per rilassarsi dalle giornate passate al lavoro-. Rispose l’han’yō.
-Sarà. Io mi rilasso di più facendo una passeggiata o rimanendo a casa nel letto. Non sei d’accordo?-
-Io preferisco farmi vedere il meno possibile.- Disse l’han’yō chinando il capo e nascondendo gli splendidi occhi ambrati dietro la frangetta argentea.
Kagome si accorse della nota di tristezza presente in quella frase. Le dispiaceva molto per il suo amico ma purtroppo oltre che offrirgli la sua amicizia non poteva fare nient’altro; la società, e soprattutto i ragazzi della loro età, a volte sapeva essere davvero cattiva.
- Inuyasha smettila di dire certe assurdità perché non sei da meno a nessuno. So che vorresti essere accettato da tutti ma purtroppo questa è la mentalità arcaica di questi tempi. Hai i tuoi amici, i tuoi cugini, i tuoi genitori e, adesso, hai anche una splendida sorellina. Lei avrà bisogno della tua protezione perciò non puoi più crogiolarti in simili pensieri-.
Inuyasha aveva ascoltato con sgomento le parole della sua amica e non poteva che ammettere quanto avesse ragione. Lei sin da quando erano piccoli non lo aveva mai fatto sentire diverso, anzi quando giocavano non c’era una volta in cui lei non gli accarezzasse le orecchie. Gli mancavano quei momenti innocenti  perché da quando erano cresciuti, lei aveva smesso di sottoporlo a quella piacevole tortura. Provava una profonda ammirazione per la semplicità e la maturità che caratterizzavano Kagome, a volte inconsciamente aveva anche immaginato un futuro con lei ma appena tornava ala realtà non poteva far altro che darsi dello stupido; chi avrebbe mai accettato di vivere con un simile scherzo  della natura.
Arrivarono al tempio e mentre si salutavano Kagome fece abbassare Inuyasha e con un gesto furtivo gli accarezzò le orecchie, lui fece una smorfia contrariata ma dentro di sé era la persona più felice del mondo.
- Inuyasha scusami non ho saputo resistere, quelle orecchie mi hanno sempre fatto tanta tenerezza.- disse arrossendo non appena si accorse del gesto che aveva fatto. Così dopo averlo salutato, lo ringraziò per averlo accompagnato a casa sua.
Inuyasha continuava a osservare la ragazza mentre saliva le scale del grande tempio, e istintivamente si toccò le orecchie arrossendo.
Quando ognuno tornò alla propria dimora, si misero a letto con l’intento di dormire ma nessuno ci riuscì; tutti pensavano alla magnifica serata che avevano passato.
 Il weekend era passato velocemente e il lunedì ognuno tornò alla solita vita. Shin, insieme alla sua famiglia, quel giorno avrebbero dovuto portare la piccola Eiko a fare una visita di controllo ma appena saliti sulla macchina, questa non partiva. L’appuntamento non poteva essere rimandato, Inu era fuori città con Miketsukami, perciò a Shin non rimaneva altro che chiedere al suo amico Misato, che non appena saputa la situazione accettò di buon grado.
- Shin ho fatto il più in fretta possibile, mio figlio ha fatto i capricci perché voleva venire con noi; a volte mi chiedo quanti anni abbia realmente-. Disse Misato sospirando.
-Non preoccuparti. Se prendiamo l’autostrada urbana Shuto di sicuro arriveremo prima-. Propose Shin.
Così Misato e la famiglia No Taisho si mossero in direzione dell’ospedale. In attesa di arrivare in ospedale, Inuyasha giocava con il telefonino, sua sorella lo vide e iniziò a piangere cercando di prenderlo dalle mani del fratello. Inuyasha non riusciva mai a dire di no alla sua sorellina soprattutto perché quando piangeva abbassava le orecchie, e questo gli faceva molta tenerezza. La piccola appena ebbe il cellulare in mano, iniziò a premere su qualsiasi cosa attirasse la sua attenzione finchè non premette anche sulla rubrica selezionando inconsapevolmente il numero di Misato. Appena sentito il telefono di squillare Misato, pensando che fosse una chiamata urgente, cercò di prenderlo dal suo marsupio, ma nel farlo distolse per un attimo lo sguardo dalla strada. Improvvisamente si sentì un tonfo e dopo di questo il buio più totale.
Inu chiamò più volte al cellulare di suo fratello e, non ricevendo risposta, chiamò anche il resto della famiglia i cui cellulari erano irraggiungibili; improvvisamente una notizia al telegiornale catturò la sua attenzione.

INCIDENTE MORTALE TRA UN TIR E UNA VOLKSWAGEN SULL’AUTOSTRADA URBANA SHUTO. RISULTANO ESSERCI QUATTRO DECESSI : L’AUTISTA DEL TIR, QUELLO DELL’AUTO, UN PASSEGERO E UNA BAMBINA, MENTRE RISULTANO LIEVEMENTE FERITI GLI ALTRI DUE PASSEGGERI”.

Il cuore di Inu perse un battito, non sapeva se era una coincidenza o se quelle erano davvero le persone che disperatamente cercava di contattare. Fece un altro tentativo nella speranza che questa volta rispondessero, ma niente. Improvvisamente sentì che il telefono di sua moglie stava suonando, diede un’occhiata su chi fosse e vide che era comparso il nome “Mirei”, non ci pensò due volte a rispondere, forse lei aveva sentito suo marito che avrebbe potuto sapere perché gli altri non rispondevano.
-Pronto-. Rispose velocemente Inu.
- Inu, per caso tu sei riuscito a rintracciare tuo fratello?- Chiese Mirei sperando in una risposta positiva.
Inu sbiancò; dunque nemmeno Mirei era riuscita a contattare suo marito.
-No, Mirei, stavo cercando anch’io di contattarli ma nessuno mi ha risposto. - Rispose lo youkai disperato.
Mentre era al telefono, suonarono alla porta e Sakura si precipitò ad aprire.
-Siete i parenti dei coniugi No Taisho?- Chiese in tono gelido l’agente della polizia stradale.
Inu appena sentì chi era, lasciò cadere il telefono e corse davanti alla porta.
- Sì.- Risposero all’unisono.
-Purtroppo oggi sull’autostrada Shuto è accaduto un incidente mortale tra un tir e una Volkswagen, e ora dei vostri parenti si trovano in ospedale. Siete pregati di raggiungerli al più presto.- Disse l’agente congedandosi.
I due coniugi presero le giacche e senza pensare ad altro si diressero all’ospedale, non prima di aver avvisato Sesshomaru di andare a casa di Tomoe, ma non gli dissero il perché.
Lo stesso agente, che poco prima aveva avvisato i No Taisho, andò a casa di Mirei dicendole la stessa cosa per quanto riguardava il marito. Mirei ebbe un sussulto, aveva il presentimento che la cosa non avrebbe avuto un buon epilogo, anche lei aveva detto a suo figlio di andare a casa di Tomoe.
Arrivati in ospedale, le due famiglie si incontrarono cercando di incoraggiarsi l’un l’altra appena videro un dottore che si dirigeva verso di loro.
-Buonasera, siete i parenti dei No Taisho e del signor Tengu?- Chiese il dottore.
I tre risposero di sì e il dottore li invitò a seguirlo. Dopo aver passato vari corridoi e scesi nel seminterrato, una dottoressa, in divisa verde, si avvicinò a loro.
-Buonasera. Credo che il mio collega non vi abbia informato della situazione, vero?- Chiese la dottoressa pacatamente.
La notizia che avrebbe dato sarebbe stata come un fulmine a ciel sereno.
-Signori No Taisho, Signora Tengu, mi dispiace. I vostri parenti sono stati coinvolti in un incidente stradale e alcuni di loro non ce l’hanno fatta.- La dottoressa fece una pausa per dare il tempo di metabolizzare la notizia. Poi riprese. – Vi abbiamo chiamato per il riconoscimento, mi spiace ma i cadaveri non sono in buona condizione-. Li informò.
Inu decise di entrare da solo perché sapeva che le due donne non avrebbero retto alla scena. Appena entrò, la dottoressa scoprì i volti dei primi due cadaveri. Lo youkai li osservò e confermò, con un cenno del capo, che si trattava di suo fratello Shin e del suo amico Misato Tengu. Erano in uno stato a dir poco straziante, sul volto recavano diversi punti di sutura e non immaginava in che condizione fossero il resto dei loro corpo. Stava per chiedere alla dottoressa dove fossero i suoi nipoti e sua cognata, ma fu interrotto ancor prima di iniziare. La dottoressa gli aveva fatto cenno di seguirla nella camera mortuaria adiacente e dopo aver estratto una piccola bara dalla cella frigorifera, inspirò profondamente e la indico allo youkai cominciando a scoprire il volto minuscolo della piccola Eiko. Inu per poco non svenne, non poteva crederci, in un solo giorno aveva perso due famigliari e un carissimo amico; mentre pensava a lui, gli venne in mente Kurama. Come avrebbero potuto dire al ragazzo che suo padre, la persona che tanto amava e idolatrava, non c’era più? Cominciò a piangere e poi finalmente riuscì a chiedere alla dottoressa dove fossero suo nipote e sua cognata, temendo di essere portato in un’altra stanza per riconoscere anche loro. Il medico lo accompagnò all’uscita dell’obitorio. Appena incrociò lo sguardo di sua moglie, le si gettò al collo piangendo in modo convulso, stringendo a sé anche la sua amica Mirei che capì immediatamente come stavano le cose, lanciando un urlo straziante.
Il dottore che li aveva accompagnati lì, si rivolse a Inu informandolo della sorte dei suoi famigliari.
-Signor No Taisho i suoi parenti al momento sono in rianimazione, hanno subito diverse fratture. Sua cognata è quella che ha subito più danni. Non sono in pericolo di vita ma per precauzione sono stati portati in quel reparto-. Lo informò il dottore.
-Li possiamo vedere?- Chiese Sakura.
Il dottore acconsentì, ma potevano vederli solo per breve tempo da dietro la vetrina.
Dopo la tragedia nessuno riusciva ancora a capacitarsi. A soffrirne di più erano Kurama e Inuyasha. Izayoi ogni giorno che passava diventava sempre più fredda e insensibile; nessuno immaginava quello che stava per succedere.
 
ANGOLO DELL’AUTORE
Eccomi di ritorno, ogni tanto mi ricordo di aggiornare. Mi dispiace immensamente ma l’università impegna gran parte del tempo.
Beh che dire. Ho fatto morire un po’ di persone e questo avrà delle conseguenze inimmaginabili. Non dico altro altrimenti vi spoilero l’andamento della storia. Comunque il capitolo non è incentrato solo sulla tragedia ma come avete visto c’è un po’ di spazio anche per le coppie. Gli sviluppi saranno lenti perché altrimenti la storia si intasa.
Spero che continuerete a seguire e a commentare, in maniera costruttiva, questo casino di storia.
Voglio ringraziare chi recensisce e anche chi legge solamente.
Baci
Inu_ka 
  
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