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Autore: bluegarl5    10/01/2018    4 recensioni
Kagome Higurashi, ventidueenne fresca di laurea e aspirante scrittrice trova rifugio nella baita della nonna per dedicarsi al suo primo manoscritto. Durante un escursione sprofonda sul terreno e trova una grotta sepolta, ma non è questo a sconvolgerla.
Intrappolato dentro una lastra di ghiaccio, con una freccia conficcata nel petto, un ragazzo dai capelli argenti giace addormentato in un eterno sonno.
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Sango, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Inuyasha/Kikyo, Miroku/Sango
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi di nuovo col nuovo capitolo! Spero che non vi annoi... Prima di tutto voglio ringraziare Maria76, Fenris, e Ayuna per aver recensito questa storia e per l' incoraggiamento. Grazie ancora Ayuna per i tuoi consigli, sono stati davvero utili. Buona lettura😸!!

capitolo 1: Risveglio

<< Sicura di aver preso tutto, Kagome? >>

<< Si, mamma, tranquilla. Non ho dimenticato nulla >>

<< Non si direbbe. Sarà almeno la sesta volta che controlli quella valigia! >> la schernì trattenendosi a stento nel ridere. Quando si offendeva sua figlia era davvero buffa!

Nonostante i suoi ventidue anni Kagome Higurashi aveva conservato un carattere vivace e infantile, ma sapeva essere gentile, altruista, decisa, timida, ingenua, è caparbia. Una cascata di capelli ebano scendevano lunghi fino alla vita incorniciando il viso a cuore, pallido come una bambola di porcellana, e due dolci occhi color cioccolato. Kagome si era appena laureata e per vivere recensiva una rubrica nella sede di un piccolo giornale; un lavoro che le piaceva molto perché le dava la possibilità di aiutare le persone a risolvere i loro problemi. Voleva diventare una scrittrice e aveva preso un periodo di ferie per dedicarsi al suo primo manoscritto. Il suo sogno era quello di vedere i suoi libri tra gli scaffali e il sorriso della gente mentre lo leggevano. Sarebbe andata a Musashi nella baita della nonna che aveva ereditato, una piccola cittadina tra le montagne circa cinque ore da Tokyo, dove il massimo del divertimento era una catapecchia come cinema e qualche negozio, quindi cosa cera di male se voleva assicurarsi di non aver scordato lo spazzolino?

Kagome si girò lanciando alla mamma un occhiataccia e gonfiò le guance come una bambina, indispettita. << Sei esagerata... al massimo sarà la quarta volta! >>

<< Ahah! Allora scusami, comunque davvero non vuoi aspettare tua cugina e il suo ragazzo? In fondo sono solo un paio di giorni. Pensarti in quella casa tutta sola mi inquieta. >> disse Akane Higurashi guardando la figlia mentre presa dall' ansia si torturava le mani. La figlia le fermò stringendole tra le sue e sorrise per confortarla.

<< Andrà tutto bene, mamma. Sono solo due settimane e stiamo parlando di Musashi, ricordi? Nonna Kaede ha vissuto da sola in quella casa per 70 anni senza alcun tipo di problema se non qualche procione che frugava nella spazzatura, e tra tre giorni Sango e Miroku mi raggiungeranno trovandomi viva e vegeta. E poi non sarò sola, avrò Buyo con me! >> accennando al grosso gatto che poltriva sul letto.

Sua madre sbuffò alzando gli occhi al cielo. << Ah, ora si che sono più tranquilla! >> esclamò facendo ridere la figlia. Dopo i saluti la mamma, il nonno e persino suo fratellino Sota la aiutarono a caricare la macchina e dopo una valanga di raccomandazioni la ragazza partì come se avesse il diavolo alle calcagna. Deglutì. Fortuna che erano solo due settimane e non l' abbandono del nido altrimenti l' avrebbero trattenuta fino alla fine dei tempi!

Quando finalmente dopo cinque ore di viaggio arrivò alla baita il cielo era ancora di un bellissimo azzurro con un accenno d' arancione, e Kagome si trovò a sorridere. Quel posto non era cambiato di una virgola, come se non fosse stato sfiorato dal tempo... una brezza leggera faceva ondeggiare le cime degli alberi illuminati dal sole primaverile e gli uccellini cinguettavano nei loro nidi. Kagome aprì la porta con la copia delle chiavi che le aveva dato il notaio, spalancò tutte le finestre perché l' ambiente cambiasse aria e si accertò che acqua e luce funzionassero. Il frigo e la credenza era piena di cibo; si promise di fare un regalo al notaio per ringraziarlo, magari una delle torte squisite di sua madre! Guardò la montagna che sorgeva ai piedi della baita e con un pizzico di nostalgia Kagome ricordò quando da bambina la nonna portava lei e sua cugina Sango per i sentieri rispondendo pazientemente alle loro domande e andando a caccia di more. Aveva sempre amato quel posto e ringraziò la nonna per averglielo lasciato. Quel posto era come una parte di lei; qualcosa la spingeva verso quei sentieri ancora vivi nella sua mente e la ragazza non volle opporsi. Ne avrebbe approfittato per sgranchirsi le gambe e in fondo era ancora presto, e forse quella passeggiata le avrebbe dato delle idee per il suo romanzo. Le gambe si muovevano da sole all' ombra di aceri e sempreverde, di tanto in tanto coglieva con la coda dell' occhio un movimento tra i cespugli, forse qualche lepre curiosa, e scogliattoli sopra la sua testa che saltavano da un ramo all' altro.

Una specie di presenza la guidò fino a un imponente albero secolare. Una shimenawa* circondava il tronco. Kagome si avvicinò sentendo il cuore battere all' impazzata, il terreno si aprì come una bocca sopra i suoi piedi inghiottendola nel buio. Quando riprese i sensi il sole era quasi del tutto tramontato e le prime stelle della sera erano spuntate. Il suo cuore aveva preso a pulsare più forte, come se qualcosa lo richiamasse e un bagliore rosato illuminò le pareti della caverna. Ancora inginocchiata si girò e spalancò gli occhi. Una antica freccia fuoriusciva dalla lastra di ghiaccio che arrivava fino al soffitto perdendosi nel petto di un ragazzo. Dei lunghi capelli d' argento scendevano lisci sulla veste rossa, da così vicino Kagome poteva notare due tenere orecchie da cagnolino spuntare in cima alla testa e desiderò poterle toccare per sapere se erano soffici come sembravano. Gli occhi erano chiusi, per qualche ragione Kagome sapeva che aperti erano del colore dell' oro. Con sorpresa si trovò la guance umide, si era messa a piangere senza accorgersene. Perché provava tutta quella tristezza? Possibile che la morte solitaria di questo sconosciuto l' avesse scossa così profondamente? E perché sentiva come se la colpa di tutto fosse sua?

'Addormentato!'quel pensiero era arrivato da una voce estranea ma che tuttavia la rassicurò. 'La freccia lo tiene prigioniero! Toglila!' Kagome si era alzata in piedi, non riusciva a staccare gli occhi dalla figura del ragazzo. Agognava nel sentire di nuovo il suono della sua voce. Come di nuovo? Lei nemmeno lo conosceva! Afferrò la freccia e cominciò a tirare, si aspettava che non sarebbe riuscita a staccarla dal ghiaccio ma con sua sorpresa ci riuscì col primo strattone, la freccia si sbriciolò in minuscole particelle. Dal piccolo buco una serie di crepe si espansero ricoprendo ogni angolo e il ghiaccio iniziò a spaccarsi in grossi pezzi. Quasi del tutto libero il ragazzo aprì gli occhi e lei si trovò davanti a due soli che la fissavano. Lui sorrise accarezzandole una guancia. << Finalmente mi hai svegliato, Kikyo. >>

Kagome non ci poteva credere! Aveva appena risvegliato un morto congelato!


*Shimenawa= corda sacra che circonda il Goshinboku
   
 
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