Serie TV > Shadowhunters
Ricorda la storia  |      
Autore: Roscoe24    11/01/2018    2 recensioni
“Passiamo al corpo a corpo?” Chiese Alec.
Esme ritrasse le labbra all’interno della bocca, mordendosi il labbro inferiore. “A te lo dice mai?” chiese in un sussurro, sporgendosi verso Magnus. L’uomo abbassò il capo verso la strega, i suoi occhi a mandorla incontrarono quelli dell’altra, che stava facendo uno sforzo disumano per non scoppiare a ridere.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Jace Wayland, Magnus Bane, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“Ridimmi perché sono qui, Magnus.” Esme incrociò le braccia al petto, voltandosi verso l’amico. I suoi capelli color dell’ebano ruotarono insieme a lei in un fruscio fresco che mandò un leggero sentore di limone allo stregone.
“Perché l’Inquisitrice vuole parlarci.”
“Vuole parlarti. Ha chiesto del Sommo Stregone di Brooklyn.”
“E anche di te. Sa che siamo coinvolti negli affari degli Shadowhunter.”
Esme lanciò uno sguardo all’amico al suo fianco, ma Magnus non la stava guardando. I suoi occhi erano fissi sulla figura di Alec, intento ad allenarsi con Jace. Erano fuori dalla sala degli allenamenti, nella parte che precedeva il vero cortile dell’Istituto. Era uno spazio ampio e con il pavimento di pietra dura. Jace e Alec erano intenti ad addestrarsi con le spade angeliche.
“C’è solo uno stregone, qui, coinvolto negli affari degli Shadowhunter. E non sono io, Magnus.”
L’uomo, solo allora, le prestò attenzione. I suoi occhi a mandorla la fissarono astuti. “Che ti piaccia o no, mi querida, sanno della tua tresca con Jace.”
Esme roteò gli occhi grigi al cielo. “È successo due volte. Non la definirei tresca.
“Alla Herondale basta e avanza.”
Esme sbuffò, spazientita. “La Herondale è una vecchiaccia con manie di controllo e superiorità.”
Magnus accennò una risata, mentre i suoi occhi catturarono di nuovo la figura di Alec, che stava indicando a Jace un punto lasciato vuoto sul suo fianco con la propria spada, dopo aver intercettato e bloccato un affondo del biondo.  
“È bravo con le spade.”
Magnus si voltò repentinamente, schioccandole un’occhiata ammonitrice. “Siamo in un Istituto, Es.”
“Lo so. E siccome mi ci hai trascinato contro la mia volontà, pur sapendo che mi rendono claustrofobica, ti sorbirai le mie inappropriate battute a sfondo sessuale.”
“Come fanno a renderti claustrofobica?” domandò lo stregone, esasperato. Avevano passato qualche centinaio di anni insieme e ancora non riusciva a capirla totalmente.
“Sono pieni di Cacciatori, Magnus. Hai visto come mi hanno guardata, quando sono entrata?”
Quello non poteva negarlo. Raj l’aveva fulminata, così come faceva sempre con lui, quando ancora non si era abituato alla sua presenza nell’edificio. Forse aveva contribuito anche il fatto che l’avesse sbattuto contro un muro con la magia, fatto sta che adesso, Raj  non lo degnava più di uno sguardo. Se aveva risparmiato lui, però, non aveva riservato lo stesso trattamento ad Esme. 
“Raj è un idiota.”
“Forse dovrei gettarlo contro un muro anche io.”
Magnus sorrise. Il temperamento di Esme era una delle cose che più gli piacevano di lei. Lo rendeva estremamente orgoglioso il fatto che non si lasciasse abbattere da nulla, che nonostante i pregiudizi la mettessero a disagio, non si facesse sopraffare da essi. La vita dei Nascosti non era semplice, ma di certo, Esme non era il tipo che si crogiolava nell’autocommiserazione.

“Passiamo al corpo a corpo?” 

Esme ritrasse le labbra all’interno della bocca, mordendosi il labbro inferiore. “A te lo dice mai?” chiese in un sussurro, sporgendosi verso Magnus. L’uomo abbassò il capo verso la strega, i suoi occhi a mandorla incontrarono quelli dell’altra, che stava facendo uno sforzo disumano per non scoppiare a ridere.
“Davvero?”  domandò Magnus, retorico, cercando di  sviare.
“Scommetto che te lo dice.” Rincarò allora Esme.
“Ti ho traviata troppo.”
Esme rise, cercando comunque di non fare troppo rumore per non attirare l’attenzione su di loro. I suoi occhi, adesso, erano concentrati a guardare l’allenamento. Alec e Jace si sferravano una serie di colpi mirati, seguendo una specifica disciplina. Non era come assistere ad una rissa di strada, no, era come guardare una specie di danza. A determinati passi, ne seguivano di specifici. Ad una determinata tecnica di attacco, ne corrispondeva una di difesa. Jace e Alec erano due strateghi diversi, che basavano la loro strategia su logiche differenti. Era un intreccio mani e corpi che collidevano in una lotta che rimaneva comunque estremamente aggraziata e ipnotica.
“Stai facendo un pensierino su una possibile terza volta?” sussurrò Magnus al suo orecchio, portandola automaticamente ad alzare lo sguardo su di lui, abbandonando l’allenamento. “Che c’è?” continuò allora lo stregone, notando l’espressione secca sul viso della ragazza. “Pensavi di essere l’unica che sa giocare a questo tipo di gioco?”
Esme, suo malgrado, si trovò a sorridere sotto i baffi, lasciando una leggera gomitata sul costato dello stregone. “Non ho alcuna intenzione di ripetere niente.”
Magnus non aggiunse altro. Sapeva bene come Esme viveva i rapporti, soprattutto perché il suo cuore immortale non aveva ancora superato la morte di Thomas, nonostante essa fosse avvenuta più di settant’anni prima. Trovare l’anima gemella è una fortuna. Perderla è una disgrazia. Magnus lo sapeva e tendeva a non pensarci, quando associava quel concetto ad Alexander e alla sua mortalità. Non voleva soffermarsi troppo sull’idea che l’avrebbe perso, un giorno. Così come non voleva pensare al fatto che non dovesse dare troppo per scontato l’idea che avessero  ancora un’ottantina d’anni da passare insieme – perché il mondo in cui vivevano, il fatto che Alec fosse uno Shadowhunter, che combatteva sul campo e partecipava alle battaglie, metteva in pericolo la sua vita ogni giorno.
Ogni giorno poteva essere l’ultimo insieme ad Alexander.
Scacciò quel pensiero che si era insinuato nella sua mente come un virus e si concentrò di nuovo sull’allenamento. Alec era a terra e, mentre Jace diceva qualcosa riguardo al fatto che avrebbe dovuto migliorare le sue doti di combattimento, batteva la mano sul pavimento in pietra, arrendendosi.
Se quel biondino ne avesse saputa mezza riguardo le doti che aveva Alec, parlando di un altro tipo di corpo a corpo, non avrebbe sorriso così tanto e avrebbe evitato di dare quel consiglio pressoché inutile, secondo l’opinione di Magnus. Alexander sapeva sfruttare alquanto bene le sue rune: quelle della resistenza e della flessibilità erano le sue preferite. Magnus cercò di non concentrarsi sulla seconda in particolare e su dove fosse situata, inutilmente. L’immagine della schiena nuda di Alec, in tutta la sua muscolosa ampiezza, balenò nella sua mente e lo portò a deglutire con forza, cercando di concentrarsi sulla realtà e non sui pensieri impuri che gli generava la schiena definita di Alec.
Solo le sue spalle meritavano di essere venerate come un nuovo dio pagano. Figuriamoci tutto ciò che stava sotto ad esse.
Vide l’oggetto dei suoi peccaminosi pensieri incamminarsi verso di lui, sorridendogli. Indossava una maglietta grigia che aderiva perfettamente al suo corpo, mostrando le forme della sua fisicità: i bicipiti e  i pettorali svettavano come se altro non avessero voluto che attirare l’attenzione di Magnus. E ci stavano davvero riuscendo alla grande.
Dannata Esme e le sue allusioni sessuali. Adesso non riusciva a pensare ad altro che non fosse Alexander nudo.
“La Herondale tra quanto vuole vedervi?” sentì la voce di Jace chiedere ad Esme, ma lui era ancora intento a fissare il viso di Alec, che a sua volta fissava lui. Di solito tenevano la loro relazione separata dai loro doveri politici, ed essendo l’Istituto fuori dalla definizione di territorio neutro, quando dovevano incontrarsi all’interno di esso si limitavano a strette di mano formali e sguardi che, forse, duravano un po’ troppo. In realtà, chiunque sapeva della loro relazione. Come se non fosse bastato il coming-out di Alec al suo non-matrimonio, dove si erano baciati davanti ai membri più rispettati del Clave – citando Maryse Lightwood – ne avevano dato conferma organizzando la cerimonia per la prima runa di Max nel loft di Magnus, dove Alec non aveva mai lasciato il suo fianco. Aveva persino il fazzoletto da taschino coordinato con il colore della giacca di Magnus. Solo uno stupido non avrebbe dedotto l’ovvio.
“Un’ora, più o meno.” Rispose Esme. Questa volta, Magnus la sentì più chiara, ma le sue attenzioni erano ancora tutte rivolte ad Alec e alla goccia di sudore che scendeva dai capelli corvini e seguiva il perimetro della sua mascella squadrata, scendendo lentamente lungo di essa fino ad arrivare al collo, sulla runa di blocco.
Ecco, anche quella andava aggiunta alle rune che più preferiva. Era posizionata in un punto strategico, che attirava la bocca di Magnus come una calamita. Aveva perso il conto delle volte che ci aveva passato la lingua, mentre Alec stava sdraiato sotto di sé, prima di lasciarci dei morsi che facevano spezzare il respiro del Nephilim.
“Possiamo sentire se riesce a ricevervi prima.” Si offrì Jace.
“No, possiamo aspettare.”
“Sei sicura?”
A quel punto, Magnus, ancora intento nell’ispezione dei dettagli fisici del suo ragazzo – le sue clavicole luccicavano sotto al sole per via del velo di sudore che le ricopriva, e davvero in quasi quattrocento anni Magnus non aveva mai trovato così difficile frenare l’impulso di saltare addosso a qualcuno – si scosse dalla sua trance e portò, di malavoglia, la sua attenzione su Esme, che gli aveva delicatamente afferrato un gomito. “Come dici, mi querida?
“Hai sentito cosa ha chiesto Jace?”
“No, ero momentaneamente distratto.”
“Mi chiedo da cosa.” Affermò quindi Jace, sarcastico, guadandosi un’occhiata complice di Esme.
“O da chi.” Aggiunse la strega, facendo arrossire Alec.
Quei due si assomigliavano davvero troppo, sotto certi punti di vista. Potevano anche aver smesso di fare sesso, ma rimanevano comunque legati da quel tipo di amicizia che non si dissolve solo perché hanno deciso di cedere ai piaceri della carne. Non c’era imbarazzo tra di loro, di nessun genere. Anzi, paradossalmente, il fatto che fossero stati a letto insieme, li aveva uniti ancora di più. Evidentemente, vedere qualcuno nudo, crea elevati livelli di confidenza. Erano davvero spudorati.
“Finitela. O vi trasformo in piante grasse.”
Alec si trovò a sorridere sentendo quella minaccia pronunciata in sua difesa. E trovò particolarmente divertenti le facce oltraggiate di Esme e Jace, che si zittirono all’istante, decidendo di tornare a fare gli adulti e mantenere la conversazione su un tono serio, più adeguato al luogo dove si trovavano.
“Ho chiesto,” riprese Jace, “Se volete che andiamo dalla Herondale a chiederle se può ricevervi già subito.”
“Potete farlo?” Magnus si rivolse ad Alec. Un’effimera scusa per ricominciare a guardarlo senza che quei due simpaticoni tornassero a fare battutine infantili.
“Possiamo provare. Se non vi è stato ordinato, con ogni probabilità possiamo anticipare il vostro incontro.” Spiegò Alec, piccato. Magnus adorava sentirlo parlare in modo tutto formale, come il leader che era destinato ad essere. Era nato per guidare l’Istituto. E Magnus sapeva che, oltre ad averne tutte le doti, sarebbe stato il miglior Capo che New York avesse mai potuto avere, soprattutto in quei tempi. Soprattutto con la visione di uguaglianza che Alec aveva del Mondo Invisibile. La sua mentalità aperta e il suo istinto, che lo portava sempre a cercare di fare la cosa giusta, avrebbero dato buoni risultati. Si fidava del suo Alexander.
“D’accordo, allora.” Magnus gli sorrise e gli sfiorò un braccio. Avrebbe voluto stringerlo, ma gli sembrava un contatto troppo diretto, così si limitò a qualcosa di più delicato. Alec, in risposta, reagì alzando gli occhi su Jace e facendogli un cenno con la testa. Il ragazzo annuì, capendo al volo le intenzioni del suo parabatai, e con Esme al suo fianco, si allontanò dallo spiazzo dedicato agli allenamenti.
“Pensi ci metterai molto, con la Herondale?”
Magnus sospirò, pensieroso. “Non credo. Penso vorrà più altro sapere se, da buoni demoni tentatori quali siamo, abbiamo usato il nostro fascino per estorcere informazioni a voi Nephilim sugli affari privati della vostra gente.” 
“Ehi,” Alec gli posò una mano sul viso, il pollice che accarezzava lo zigomo dello stregone. “Non farti intimorire da ciò che dice, intesi? Può pensare quello che vuole, non c’è niente di sbagliato, in te.”
“Alexander.” cominciò, intenerito dalla preoccupazione di Alec nei suoi confronti. “Ci vuole ben altro che una vecchietta dispotica per intimorirmi.”  Gli lisciò la maglietta, togliendo della polvere inesistente su di essa. Una futile scusa per toccarlo.
Alec sorrise e il cuore di Magnus accelerò. Il suo sorriso gli piaceva ancora di più di quanto gli piacessero le sue rune. A differenza di quest’ultime, il primo era una cosa che non vedeva spesso. O meglio, la vedeva solo quando erano loro due, nel loft, lontano da tutto ciò che li circondava, da quella costante minaccia di morte che Valentine e la sua crociata con la Spada dell’Anima avevano portato.
“Ti aspetto a casa?”
Alec lo sorprese avvicinandosi a lui, nello stesso modo in cui lo faceva quando erano nella loro intimità. Un capello sarebbe stata l’unica cosa in grado di passare tra le loro bocche, tanto che era poca la distanza tra i loro visi.
“Perché, vuoi passare ad un altro genere di corpo a corpo?”
Magnus annaspò. Era un essere pluricentenario, eppure bastavano le parole dette dalla persona giusta e con l’intonazione giusta per farlo tremare dentro. La voce di Alexander, roca e gutturale, gli provocò un brivido lungo la spina dorsale.
“Hai sentito, quindi?”
Alec percorse con gli occhi il viso dello stregone, prima di fermarsi a fissare la sua bocca carnosa, affondando i denti nel proprio labbro inferiore per resistere alla tentazione di baciarlo. “Runa del suono, Magnus.”
“E dove la tieni, questa runa?”
“Te lo faccio vedere a casa.”
Magnus sorrise con malizia. “Non vedo l’ora.”

“Magnus!” lo chiamò Esme. “Smettila di scopartelo con gli occhi. La Herondale ha accettato di vederci prima!”

Magnus alzò gli occhi al cielo, sbuffando sonoramente. Una delle tante cose che Esme e Jace avevano in comune era il pessimo tempismo. E il fatto che, a quanto pare, adoravano interrompere i suoi momenti intimi con Alexander.



----------------------------------------------
Qualcuno mi tolga Word e internet! Il rewatch della serie mi porta a focalizzarmi su determinati dettagli e a scrivere cose, quando in realtà dovrei riprendere a studiare.
Parliamo della training scene nella 2x11 “Mea Maxima Culpa” che ha dato origine a questa pazzia tutto ciò. Parliamone perché davvero per quanto apprezzi che abbiano scelto Flavio Aquilone come doppiatore di Matt, la sua voce mentre dice “Wanna hand-to-hand” non si batte, proprio!
E quindi, siccome sono una persona squilibrata, ho immaginato come avrebbe reagito Magnus e che pensieri avrebbe avuto sentendo quel tono di voce e guardando Alec allenarsi che, diciamolo, dovrebbe essere considerato illegale in almeno mezzo mondo.
Venendo a qualche precisazione che esula dal mio sclero di fangirl/Malec shipper, la runa del suono me la sono inventata, ma fino ad una certa: se ricordate, quando Izzy e Clary vanno dalle sorelle di ferro, Isabelle ascolta la conversazione di Clary con sorella Cleophas passando lo stilo su una runa che le permette di sentire a lunga distanza. Non so che nome abbia, quindi ho inventato runa del suono – anche se, credo, chiamino così la runa che permette agli Shadowhunters di non commettere nessun tipo di rumore quando si muovono. Passatemela, vi prego.
Esme: è un personaggio inventato da me ed è tipo la sorella adottiva di Magnus. L’ho inserita perché, onestamente, vorrei scrivere di più su di lei, anche se, al momento, non ho molte idee. Salvo quella di fare da supporto a Magnus nei momenti in cui la Herondale li convoca all’Istituto. Che poi, supporto si fa per dire, visto che ha fatto la guastafeste come Jace. Ma anche lei è una Malec shipper quindi la perdoniamo (?).
La mia follia dilaga e vi chiedo scusa per tutto ciò, anche per le note chilometriche.
Se avete deciso di dare un’occhiata a questa shot e siete arrivati fino alla fine, vi ringrazio immensamente!
Un abbraccio <3 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Shadowhunters / Vai alla pagina dell'autore: Roscoe24