Nel
bivio precedente avete deciso di seguire Lucy?
Allora siete
nel capitolo sbagliato, cliccate
pure qui per raggiungerlo.
Non
vi ricordate alcun bivio fra cui scegliere?
Può capitare, cliccate
qui per rinfrescarvi la memoria.
Per caso avevate deciso che Simon
dovesse diventare buono?
Allora siete nel capitolo sbagliato, cliccate
pure qui per raggiungerlo.
Non
vi ricordate nessuna scelta per Simon fra buono e cattivo?
Può capitare, cliccate
qui per rinfrescarvi la memoria.
Siete
convinti di seguire Simon e Kevin?
Allora siete nel posto giusto! Buona lettura!
Guide nell’ombra! Un piccolo
segno di malvagità in chi è sempre stato perfetto?
Né Simon né Kevin riuscirono a dormire per
l’eccitazione e passarono la notte a confabulare, immaginando come potesse
comportarsi Lucy al risveglio; tuttavia per mantenere le apparenze entrambi
tornarono nei loro letti e finsero che fosse una mattina come tutte le altre.
Lucy si svegliò circa una mezz’oretta dopo che Simon disattivò l’incantesimo
per farla dormire e dopo più tempo del normale si presentò in cucina. Kevin la
sbirciò di sottecchi, ma non sembrò vedere nulla di anomalo. Fu a quel punto
che Simon decise di entrare in scena.
«Buongiorno Lucy!»
«Ciao.»
Gli stregoni oscuri rimasero leggermente sorpresi da
quel tono così apatico.
Simon si avvicinò: «Va tutto bene?»
Lucy rispose in fretta: «Sì, certo! Credo solo di non
aver dormito bene stanotte, mi sono svegliata ancora stanca.»
Simon le sorrise comprensivo: «Può capitare. E a
proposito di sonno, penso mi tocchi andare a buttare giù da divano Kevin...
torno subito.»
Ma prima di allontanarsi le diede un fugace bacio
sulla guancia, per poi dirigersi verso il compagno. Trovò Kevin con la testa
dentro il cuscino, che cercava disperatamente di trattenere una risata. Simon,
impassibile, lo scosse come per svegliarlo e gli sussurrò all’orecchio: «Non sei di grande aiuto, così.»
Kevin gli rispose con un ghigno divertito: «Scusa, ma è troppo divertente... sei un
attore perfetto, adoro come la stai prendendo in giro!»
Simon rimase serio: «Io
non la prendo in giro. Cerco solo di essere discreto. Sappi che non mi diverto
neanche un po’.»
«Ceeerto, come no... e dovrei pure crederti?»
«Ti
ricordo che tu sei stato intortato da me come e peggio di lei.»
«Touché.»
«Ora
alzati, non possiamo continuare la pantomima a lungo.»
Ma non appena Kevin si mise in piedi si resero conto
che Lucy non stava facendo troppo caso a loro, perché presa dalla caffettiera.
Con uno scatto che li fece trasalire entrambi, la lanciò contro il muro con una
violenza inaspettata.
Kevin sussurrò ancora: «Bé, direi che ha funzionato.»
Simon gli rifilò un’occhiataccia e solo allora si
decise ad entrare nella parte, per quanto l’idea gli fosse quasi
insopportabile. Fissò Lucy con attenzione per un momento, ricordando quando
aveva sbattuto la porta del frigo, quel primo, piccolo istante di malvagità.
Oh, come capiva il suo smarrimento e la sua eccitazione negata... ma Simon
aveva ragione, era il caso di riportarla alla realtà.
Con un piccolo colpo di tosse attirò la sua
attenzione.
«Ehm... volevo augurarti buongiorno, ma non so se lo
sia...»
Lucy si voltò imbarazzatissima: «Scusa Kevin!
Buongiorno! Ora raccolgo tutto, scusa!»
Simon scosse la testa: «Lascia, per oggi faccio io.»
Con un gesto della mano il ragazzo fece sparire ogni
traccia di caffè e fece apparire la colazione sul tavolo, esattamente identica
a quella preparata da Lucy ogni mattina. Kevin ebbe una piccola fitta
d’invidia. Aveva una voglia matta di usare anche lui la sua magia...
La ragazza sospirò: «Non dovresti...»
Il suo promesso sposo le scostò la sedia: «Lo so, ma
tengo alla nostra incolumità... e se il prossimo oggetto che lanci fosse
diretto a noi?»
Lucy ridacchiò: «Esagerato... ma che non sia
un’abitudine!»
«Promesso.»
Il resto della colazione si svolse come di consueto,
ma Lucy rimase più silenziosa del solito. Simon ebbe una sensazione di déjà-vu
e trattenne una risata osservando il volto scocciato di Kevin. Alla fine anche
il ragazzo dai capelli rossi cercò di darsi da fare, a modo suo, mettendole una
fetta biscottata davanti alla bocca. Lucy lo guardò perplessa e Kevin
ridacchiò: «Se hai ancora intenzione di morderci, addenta prima questa.»
Lucy ridacchiò nervosamente per lo scherzo: «Già...
scusate ancora per prima.»
Simon rispose tranquillamente, imburrando il pane: «Te
l’ho detto, stai tranquilla, non è successo niente. Una giornata partita col
piede storto capita a tutti. E non puoi dire di non essere sotto stress,
ultimamente. Non preoccuparti.»
Kevin rimase quasi sconvolto. Le stesse identiche
frasi che aveva detto a lui. E funzionavano ugualmente! Non sapeva se essere
sconvolto o ammirato per l’abilità del suo maestro d’armi, ma doveva ugualmente
aiutarlo.
«Forse sei stata anche troppo chiusa in casa. Perché
non esci a fare una passeggiata?»
Lucy abbassò lo sguardo: «Non posso rischiare che mi
riconoscano.»
Simon alzò gli occhi al cielo trattenendo un sospiro
per la ritrosia della ragazza: «E se ti aiutassimo a mascherarti?»
Lucy si voltò sorpresa verso Simon e lui continuò a
parlare, intimamente sorpreso dal fatto che lei non avesse mai pensato da sola
a quella semplice opzione, ma anche provando la stessa soddisfazione di un
ragno che vede la sua preda avvinghiarsi sempre di più nella propria tela: «In
questa città piena di ricercati nessuno farà caso a una persona con il volto
coperto anche solo da una sciarpa... non serve niente di elaborato.»
Kevin annuì. Ormai potevano dirsi degli esperti dei
luoghi più malfamati della città.
Lucy rimase per un po’ pensierosa, poi annuì:
«D’accordo.»
Appena conclusa la colazione Simon e Kevin si
procurarono con la magia un vecchio cappello, un impermeabile e una sciarpa,
premunendosi di incantarli in modo da sapere sempre dove fosse la ragazza e
glieli fecero provare davanti a uno specchio.
Simon le sorrise: «Ecco fatto! Ora puoi andare a fare
la spesa senza problemi, no?»
«Sì... penso di sì.»
Kevin le aprì la porta di casa: «E allora vai,
coraggio!»
«Ci vediamo tra poco.»
«Va bene.»
«Buona passeggiata!»
«Grazie.»
Non appena la ragazza si allontanò un pochino, Kevin
si lasciò andare sul divano senza forze.
«Giuro che non pensavo fosse così difficile.»
Simon ridacchiò: «Tu hai perso decisamente molta
pazienza nella trasformazione.»
«E tu ne hai guadagnata più del normale... Lucy è
estenuante!»
«Anche tu non eri male, ma devo ammettere che lei ti
batte di gran lunga.»
«Davvero, come fai? Io stavo per condizionarla pur di
farla uscire!»
Sul volto di Simon si allargò un ghigno: «Pregusto la
magnificenza che sta nascendo in lei... se sta combattendo così tanto è perché
quello che sta diventando dev’essere veramente malvagio, e non vedo l’ora di
vederlo.»
Kevin sospirò: «La ami alla follia, veramente...»
Simon divenne incorporeo: «Già... che ne dici, la
seguiamo?»
Kevin, ancora seduto sul divano, alzò le spalle e si
trasformò in polvere: «Non che avessi programmi migliori per la mattinata...»
In un attimo la raggiunsero. Lucy stava imboccando un
vicolo e andò a sbattere contro uno di quegli attaccabrighe che tanto avevano
fatto divertire Simon e Kevin durante la trasformazione di quest’ultimo.
Lucy rispose con una vocetta acuta: «Scusi...»
L’uomo non sembrò gradire la risposta: «Scusa un
corno, non crederai di scamparla così, eh?»
La prima reazione di Lucy fu la fuga, ma l’uomo
l’agguantò per la giacca e la sollevò di peso quasi senza sforzo, facendole
scivolare via il cappello.
«Oh, ehi... ma non sei un moccioso, anzi... sei
piuttosto carina, sai? Più delle sgualdrine che girano a Nisty
di solito...»
Kevin ebbe l’istinto di correre in suo soccorso, ma fu
fermato dal sussurro perentorio di Simon: «Metti
giù le mani da mia moglie.»
L’amico rabbrividì per il tono della minaccia e per la
rabbia furiosa che lo Stregone Oscuro emanava. Il tizio non aveva la minima
idea di quanto stesse rischiando grosso.
Ma prima che Simon potesse reagire in qualunque modo,
una leggera vibrazione nell’aria fece trasalire entrambi gli stregoni.
«Magia?»
«Questa è...»
Entrambi fissarono Lucy preoccupati. Possibile che si
stesse già risvegliando? Era troppo presto! I due si precipitarono verso terra
e Simon si preoccupò di sedare subito la sua amata prima che fosse troppo
tardi.
L’uomo rimase interdetto: «Ehi, che succede?»
Simon, imponendosi la calma, fece un gesto con la
mano. L’omone divenne all’istante una piccola statuina di terracotta.
«Zitto tu. Non
solo stavi per aggredire mia moglie, ma stavi mandando all’aria tutti i miei
piani.»
Kevin rimase ben zitto, osservando i capelli e gli
occhi neri dell’amico. I suoi nuovi poteri lo avevano reso particolarmente
sensibile ai sentimenti delle persone che lo circondavano e quello che
avvertiva in Simon era molto più di una rabbia repressa. Era puro desiderio di
compiere del Male. Osservò l’amico prendere la testa di Lucy sulle sue
ginocchia e accarezzarla, e solo quando gli sembrò che si fosse leggermente
calmato prese la parola.
«Certo che non me l’aspettavo... così in fretta...»
Simon sospirò: «Le
streghe sono diverse dagli stregoni, lo sapevo, ma ammetto che ha stupito anche
me. Le streghe faticano molto di più
a resistere al desiderio di usare la loro magia. Inizio a pensare che sarà
necessario tenerla sotto stretto controllo se vogliamo aiutarla a diventare
potente quanto noi.»
Kevin sbuffò: «Sarà dura...»
Simon annuì sorridendo in modo sadico, senza mai
smettere di accarezzare la sua Lucy: «Già...
ma sarà fantastico. Lucy ha sempre represso qualunque sentimento o pensiero
negativo, è sempre stata un angelo... e ora guarda con quanta forza questi
stanno cercando di uscire!»
L’altro stregone sorrise intenerito. Niente da fare,
Simon era proprio cotto!
«Cosa facciamo adesso?»
Simon lasciò andare la sua amata: «La svegliamo. Se la conosco abbastanza bene
dopo questa esperienza si spaventerà e tornerà a casa. Vai con lei, aspetta un
pochino e poi entra.»
«E tu?»
Simon afferrò la bambolina di terracotta rimasta sul
selciato e la strinse nel pugno con forza, mentre la sua mano era avvolta da
pura magia nera: «So che moriresti dalla
voglia di sfogare la tua sete di sangue, ma questo...
questo devo chiederti di lasciarlo a me.»
Kevin alzò le mani in segno di resa. Chi si sognava di
mettersi contro Simon in quello stato?
«Grazie.»
E dopo aver svegliato Lucy svanì nell’aria. Kevin si
ritrasformò in polvere e attese che la ragazza si destasse del tutto e tornasse
in casa. Dovendo attendere un pochino, aggredì un passante e dopo essersi fatto
un piccolo spuntino, rientrò.
«Lucy, sei già a casa?»
«Sì.»
E dove doveva essere? Kevin chiuse la porta, posò la
sua giacca e si voltò verso Lucy. Per un attimo rimase paralizzato dalla
sorpresa. La ragazza stava mangiando il suo
miele, quello creato da Simon per lui durante la sua trasformazione in
stregone.
«E quello dove l’hai preso?»
«Dal fondo dell’armadio, quello che avevo comprato io
era finito. È un problema?»
Bella domanda,
pensò
Kevin. Come avrebbe reagito Lucy in quel momento se si fosse resa conto di star
divorando con gusto un altro essere umano? E quel pasto poteva aiutarla o
avrebbe solo accelerato ulteriormente il processo di trasformazione che lui e
Simon stavano cercando di rallentare? Non aveva la risposta, forse non
l’avrebbe avuta neppure Simon, ma una risposta alla domanda di Lucy andava
data.
«No, no, assolutamente... era un vasetto che avevo
preso per me, non pensavo ti piacesse, ha un gusto un po’... particolare...»
Lucy annuì: «Me ne sono accorta, però non mi
dispiace.»
Kevin la guardò incuriosito: «Davvero?»
«Sì.»
La ragazza fissò il vasetto: «Scusa, era tuo e te l’ho
quasi finito.»
Kevin si voltò con la scusa di ritirare l’impermeabile
e il cappello lasciati da Lucy sul divano, incapace di trattenere un sorriso
puramente malvagio: «Non fa nulla, davvero. Se ti piace così tanto posso
procurartene dell’altro.»
«Davvero?»
«Certo!»
Oh, poteva avere l’occasione di sperimentare di
persona le mille torture che aveva ideato durante la tua trasformazione, come
avrebbe potuto negarglielo? E poi se Lucy si abituava a quel gusto
probabilmente era solo una cosa positiva.
«A proposito, di che cos’è? Non c’è l’etichetta...»
Kevin rifletté un secondo prima di rispondere:
«Papavero.»
Lucy ripeté sovrappensiero: «Papavero... ok...»
Non aveva mentito, dopotutto Simon trasformava davvero
la gente in papaveri prima di ricavare quel piccolo, maligno nettare. Lucy
rimise in bocca un’ultima cucchiaiata, prima di chiudere il vasetto e rimetterlo
a posto. Kevin non vedeva l’ora che Simon tornasse per raccontargli i progressi
di quel piccolo angioletto in piena caduta verso l’inferno.
Forse aveva ragione, dopotutto. Sarebbe stato
fantastico.
Simon:
D’accordo, allora chi va a procurarsi il miele per Lucy?
Kevin: Io! Io!
Dai, lasciamelo fare!
Simon: Uhm...
Soul Eater, Richiamo di sangue, 24° capitolo: La violenta
esplosione della strega! Meglio un pizzico di follia della debolezza?
Simon: E chi
mi assicura che tu le vittime le trasformerai davvero e non te le divorerai?
Kevin: Ehm...
la nostra lunga amicizia?
Simon: Sigh...