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Autore: Soraya Ghilen    14/01/2018    3 recensioni
“Sei tornato” disse una voce che Derek conosceva fin troppo bene. Si girò piano, quasi con la paura che una una sua mossa azzardata avrebbe spinto l’altro a fuggire come una gazzella spaurita. E lo vide, dopo cinque anni posò di nuovo i suoi occhi su di lui.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Derek non aveva mai creduto nel destino o nel Karma ma doveva ricredersi. Visti gli eventi che gli avevano devastato l’esistenza, partendo dalla morte della sua prima ragazza per giungere alla possessione permanente del suo Compagno passando per lo sterminio della sua famiglia, si era convinto che, in qualche vita precedente, doveva essere stato un grandissimo stronzo.
Mentre se ne stava steso nel letto di Stiles, osservando il volto del ragazzo illuminato da un sottilissimo raggio di luna, si chiese che colpa ne avesse lui. Stiles era sempre stato imprevedibile, pieno di risorse, sempre con un piano B che gli permettesse di vivere la vita al meglio delle sue possibilità ma, ora, la faccenda era del tutto diversa. Si ritrovò a pensare alla prima volta che lo aveva visto: giacca improbabile, maglia con bersaglio ancora più improbabile, trasandato fino al ridicolo. Una specie di pulcino che si stava andando a ficcare in guai troppo grossi per lui.
Si era detto che lui e il suo amico dalla mascella storta non sarebbero durati più di un mese, che il sovrannaturale se li sarebbe mangiati in un sol boccone, prima o poi. Si era sbagliato di grosso.
Stiles lo aveva sorpreso. Compensava una scarsa abilità fisica con una intelligenza fuori dal comune, che gli permetteva di essere sempre un passo avanti agli altri, ma che poteva diventare la peggiore delle maledizioni. Una mente intelligente, troppo spesso, in preda alla paura può compiere gesti estremi. Stiles non faceva eccezione. Si sarebbe fatto uccidere piuttosto che rischiare di mettere in pericolo Derek o chiunque altro a cui teneva.
“Non mi importa quello che vuoi, Stiles” si ritrovò a dire il mannaro, d’un tratto, all’ennesima opposizione dell’umano “Hai perso il diritto di decidere cosa sia meglio per te quando hai avuto la brillante idea di lasciarti morire pur di non chiedermi aiuto” erano nello studio di Deaton, era tutto pronto. Tutto, tranne Stiles.
“Tu non sai in cosa ti stai andando a ficcare” disse, ancora, l’umano “Non capisci quanto sia pericoloso”
“Sei tu che non capisci”
“Il siero ha funzionato per cinque anni, Der” disse, stanco “e continuerà a fare effetto”
“Stiles” si intromise, allora, il veterinario “io ti avevo detto fin dall’inizio che non era una cura, per così dire, definitiva. Non può esserlo, e sai anche il perché” prese una pausa, spostando i suoi occhi su Derek “Lo sapete entrambi”
“Tu prenderai il mio sangue, fine della storia” disse, autoritario, il lupo.
“Non puoi costringermi!” sbottò l’umano “Nessuno di voi due può”
“Vuoi scommettere, ragazzino?” 

“Direi che è il caso di finirla qui” si intromise il veterinario “Derek” disse, poi, rivolto al lupo “Non credo sia il caso di forzare così la situazione” il nato lupo lo incenerì con lo sguardo “Il consenso di entrambe le parti è necessario per un’operazione tanto complicata. Se Stiles si ostina a non voler collaborare io non posso fare nulla”
“Hai sentito?” disse, allora, al più giovane “Piantala di fare storie e sii accondiscendente, per una buona volta!” come risposta ricevette una sonora linguaccia.
“No, mai!” il lupo imprecò sotto voce per poi lasciare la clinica, sbattendo la porta alle sue spalle.
“Stai commettendo un errore, Stiles, e lo sai bene quasi quanto me”
“Non ne voglio parlare adesso” rispose, tenendo lo sguardo fisso nel vuoto “Ora voglio solo tornare a casa” continuò “e dimenticare tutta questa storia”
“Prova a rifletterci, Stiles” disse il veterinario “ non insisterei se non fosse una cosa così importante”
“Lo so” si limitò a dire il ragazzo, prima di scendere dal tavolo metallico e avviarsi verso l’uscita sul retro della clinica. Si chiuse la porta alle spalle, prendendo un respiro profondo e appoggiandosi con le spalle contro la porta fredda. Non ne poteva più di quella storia. Si passò una mano sugli occhi. Se ripensava a Derek gli veniva da piangere. Non poteva davvero credere di non aver lasciato che lo aiutasse, ma aveva paura per il lupo. Avrebbe sopportato il malumore di Derek, il suo essere scontroso, il suo non rivolgergli la parola per settimane. Squillò il telefono. Era Scott
“Amico, ma dove sei?
“Da Deaton, sono appena uscito dalla clinica” rispose, guardandosi attorno nella speranza di vedere Derek “perchè?”
“Perché Derek è appena piombato a casa mia” spiegò “e non è nella sua forma solita”
“Cosa vuoi dire?” chiese “E poi è venuto da te a piedi? Sono in piedi davanti alla sua auto”
“In un certo senso si, è venuto a piedi”
“Mi spieghi che succede?” chiese, confuso oltre ogni misura “Non capisco”
“Diciamo che è più semplice se vieni qui e vedi di persona” disse l’altro, sempre più enigmatico “Davvero, Stiles, cerca di venire qui il più in fretta possibile”
“Ma sta bene?” ora era preoccupato, sul serio.
“Si, non è per lui che mi preoccupo ma per me” poi sentì rumore di ceramica che andava in pezzi e una specie di guaito “Accidenti, Derek!” esclamò Scott “Stiles, sono serio, vieni qui prima che mi distrugga casa e che mia madre distrugga entrambi”
“Scott, che sta succedendo di sopra?!” sentì la voce alterata di Melissa che si andava avvicinando man mano e poi un urlo.
“Devo andare” disse, prima di riattaccargli il telefono in faccia. 

 

Angolo dell’autrice: Salve! Scusate il ritardo. Mi dispiace, il capitolo è decisamente breve ma spero vi piaccia lo stesso. Aspetto di sapere cosa ne pensate.
A presto,
Soraya! 

 
  
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