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Autore: Natory28    17/01/2018    5 recensioni
[Clexa AU]
Lexa e Clarke sono migliori amiche sin da piccole, entrambe hanno una passione/ossessione in comune: il softball. Crescono giocando insieme per molti anni, formando una delle migliori batterie (lanciatrice/ricevitore) della categoria giovanile, e diventando l’una il sostentamento dell’altra. All’età di quindici anni però, Clarke sparisce - letteralmente - dalla faccia della terra, senza lasciare traccia. Lexa dilaniata per aver perso la sua migliore amica - o forse qualcosa di più - si rifugia nel softball. Quello stesso sport che, insieme a Clarke, la rendeva viva. Diventa una professionista e dopo una serie di vittorie - dieci anni dopo - viene convocata in nazionale per partecipare alle olimpiadi di Tokyo. Il coronamento più importante per uno sportivo è alle porte per Lexa, ogni suo sforzo, ogni sua fatica, verrà ripagata partecipando a quella competizione… non può certo sapere che, proprio a causa di quella manifestazione sportiva, alcune ferite si riapriranno e i fantasmi del passato riappariranno.
Genere: Angst, Introspettivo, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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INTRODUZIONE

Vorrei spendere due parole prima di lasciarvi alla storia. Innanzitutto vorrei iniziare col chiedervi scusa. Sono fermamente convinta che questa storia non sia un granché. Forse mi sono lasciata trasportare troppo dalla passione per questo sport, scivolando troppo nello specifico. Quello che mi auguro è che almeno la scrittura sia scorrevole e non vi tedi troppo.

Ora veniamo ad una specie di introduzione, ahimè necessaria.

Che cos'è il softball? Banalmente è uno sport di squadra, ma per chi, come me, ha speso una vita intera sui campi di terra rossa sa benissimo che è molto di più… una passione che ti brucia dentro.

A questo punto voi direte: questa è pazza? Effettivamente non è da escludere come ipotesi, ma considerando che sono nel mondo del softball dalla tenera età di dieci anni, prima come giocatrice - per diciassette anni - poi come arbitro - quest'anno è il quindicesimo anno - direi che so di quel che parlo, o almeno questa è la mia speranza .

Credo di aver divagato, chiedo scusa anche per questo. Ritornando a bomba sulla definizione. Molti definiscono il softball come baseball femminile e non c'è definizione più sbagliata.

Se vi è mai capitato di vedere il film “Ragazze Vincenti” con Madonna, Geena Davis e Tom Hanks, quello tratta proprio del vero baseball femminile, anche se all'inizio c'è un parvenza di softball, quando il talent scout va a vedere la protagonista e sua sorella giocare, ma queste sono finezze.

Il softball è un altro sport, differisce in tutto e per tutto dal baseball, nel campo, nelle palline, nelle mazze e nelle sue regole, altra differenza è che il softball viene praticato sia da squadre femminili che maschili. L'unica cosa che accomuna il baseball e il softball sono: il numero di giocatori e lo scopo del gioco.

Veniamo alla spiegazione pallosa. Devo ammettere che non è per niente semplice spiegare in modo semplice e veloce questo sport, ma voglio provarci lo stesso.

Il gioco si suddivide in due fasi: difesa e attacco. Quando la squadra va in difesa i giocatori si schierano in campo - definito diamante - nei seguenti ruoli: lanciatore, ricevitore, prima base, seconda base, terza base, interbase, esterno sinistro, esterno centro ed esterno destro. Il lanciatore e il ricevitore sono dette ‘la batteria’ e rappresentano il fulcro della squadra. Quando invece la squadra ha il turno in attacco, in base all’ordine di battuta, ognuno dei componenti del team – uno alla volta - si presenta nel box del battitore destro o sinistro a seconda della peculiarità  del giocatore (destro o mancino).

Al play ball dell'arbitro il lanciatore dovrà lanciare la palla al ricevitore, sarà poi compito dell'avversario alla battuta riuscire a colpirla mandandola più lontana possibile, per iniziare a correre sulle basi, prima, seconda, terza fino a ritornare a casa base, da dove è partito, per segnare il punto.

L'abilità di un buon ricevitore è quella di osservare bene la posizione del battitore prendendo nota dei suoi punti deboli, e chiamare i lanci - attraverso dei segnali concordati con il suo lanciatore - che lo possono mettere più in difficoltà.

L’arbitro giudica se il lancio è buono (strike) o no (ball). Il battitore ha tre strike per riuscire a colpire la palla, dopo dei quali è fuori (o meglio è out)… ma se il lanciatore non lancia strike, o l’arbitro non glieli chiama (cosa di cui vengo spesso accusata) dopo quattro ball, il battitore ottiene la prima base e da lì può cominciare il suo percorso per arrivare a punto, eventualmente spinto dall’operato dei suoi successivi compagni alla battuta.

Potrei scrivere pagine su pagine su questo sport, annoiandovi a morte… come probabilmente sto facendo ora, ma abbiate un po’ di pazienza ho quasi finito.

Una partita regolare dura sette riprese - anche chiamati inning – ognuna delle quali è costituita da un attacco e una difesa per squadra. Il cambio si effettua in seguito al raggiungimento di tre eliminazioni effettuate dalla squadra in difesa. A questo punto voi vi chiederete: come si effettuano le eliminazioni? Ok, domanda più che lecita, ma ora ve la faccio io una domanda: ce l'avete un anno intero?

Il regolamento del softball è di oltre 110 pagine quindi fate un po' voi. Comunque, brevemente, se una palla battuta viene presa al volo dalla difesa il battitore è eliminato. Se invece l’attacco colpisce il lancio e la palla tocca terra, per fare l’out la difesa dovrà prendere la palla e tirarla il più velocemente possibile al difensore che difende la base prima che il battitore riesca a raggiungerla.

Spero solo di non avervi ammazzato di noia con la mia 'breve' infarinatura dello sport.

L'ultima cosa che vorrei aggiungere è che ci sono volute ben due olimpiadi per far rientrare questo sport nei giochi olimpici, infatti dal 2008 ultima presenza, rientrerà proprio a Tokyo nel 2020.... e magari, chissà, sono una veggente e ho previsto il risultato.

Ultima precisazione: l’intera storia è descritta dal punto di vista di Lexa.

Ora, bando alle ciance. Buona lettura, ci si legge sotto.

Lory


 
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CAPITOLO 1

 

"ODDIO!", urlo svegliandomi di soprassalto.

Con un gesto inconscio tasto il mio corpo, quasi avessi paura per la mia incolumità. Sono madida di sudore, probabilmente ho avuto un incubo, che stranamente non lo ricordo.

Mi guardo spaesata attorno. Sono nella mia camera, ma trovo il letto vuoto. Non faccio in tempo a farmi domande che sento la sua voce… la voce della mia ragazza.

"Lex, dai, muoviti. Fra un'ora abbiamo la PITOLO1conferenza stampa e poi allenamento. E lo sai come la pensa la coach Anderson sui ritardatari...".

Sbuffo scuotendo la testa. Lo so eccome.

Indra Anderson coach della nazionale americana di softball. L'allenatrice più severa, ma anche più brava che io abbia mai avuto in tutta la mia carriera sportiva.

Mi alzo in tutta fretta e mi infilo in doccia. Nel giro di poco sono già pronta. Dopo aver dato il buongiorno a Costia - la mia ragazza - con un tenero bacio. Prendiamo la borsa e usciamo di casa.

Oltre ad essere compagne nella vita, lo siamo anche nello sport. Infatti, entrambe siamo state selezionate per far parte della nazionale statunitense che parteciperà alle prossime olimpiadi.

Ho sempre adorato giocare a softball, me ne sono letteralmente innamorata quando avevo solo sette anni, fu la mia migliore amica che mi convinse a provare, Clarke. Io e lei eravamo inseparabili all'epoca. Facevamo ogni cosa insieme, abbiamo vinto moltissimi campionati giovanili. Lei lanciava ed io ricevevo. Formavamo una batteria incredibile. Ci intentavamo alla perfezione. Adoravo giocare con lei, mi faceva sentire viva. Poi, però, di punto in bianco lei smise di giocare ed in poco tempo si allontano da me sempre di più, fino a scomparire per sempre dalla mia vita, senza nemmeno una parola.

Avevo solo quindici anni quando mi ritrovai da sola. Non ho mai capito perché se ne sia andata, perché abbia lasciato me, gli amici, la squadra e persino la città. Inutile dire che ho sofferto molto per la sua fuga - non saprei come definirla diversamente - da quel momento il softball è diventato la mia ragione via, il mio rifugio, la mia valvola di sfogo.

Ho avuto molto ragazze prima di Costia, più o meno importanti, ma il softball è sempre stato una costante nella mia vita. Come lo era Clarke prima che se ne andasse.

Mi ricordo ancora la frase del mio primo allenatore: "Ragazze, questo sport è particolare o lo ami o lo odi non ci sono via di mezzo".

E per me è stato indubbiamente amore. Grazie a questo sport sono entrata al college con una borsa ed ho incontrato Costia, ma nonostante la ami sento che mi manca qualcosa. Continuo ad essere più innamorata del softball che di lei e questo non è sano per nessuna delle due.

Scesa dalla macchina vengo distratta dai flash della stampa che mi abbagliano.

Costia mi abbraccia e sfiliamo per i fotografi come fossimo delle star - anche se in tuta da ginnastica - fino a quando le nostre compagne di squadra non ci raggiungono sotto i riflettori.

Che lo spettacolo abbia inizio!

Detesto tutto questo trambusto. Ho sempre odiato essere al centro dell'attenzione, ma anche questo fa parte del gioco.

I giornalisti non ci hanno dato tregua. Ci hanno subissato di domande riguardanti le olimpiadi, sulle aspettative, eventuali pronostici, le squadre avversarie da battere e così via. Solo una domanda, forse un pochino fuori tema, mi ha messo a disagio.

"Un'ultima domanda capitano Woods… ricorda ancora la sensazione che ha provato la prima volta che ha messo un guantone ed è scesa in campo?", le parole della giornalista mi trafiggono in modo completamente inaspettato.

Cosa ho provato? Amore, gioia, complicità, completezza, ma forse non era per lo sport in se.

"Ho sentito di appartenere a qualcosa per la prima volta in vita mia", rispondo mentendo solo a metà.

"Ok gente, grazie. La conferenza stampa è finita. Ora se volete scusarci, le ragazze devono allenarsi", sento la voce della coach riportarmi con i piedi per terra e mettere fine allo show.

Quando metto piede in campo tutto passa. Calpesto la terra rossa e torno a respirare. I pensieri assurdi della giornata svaniscono senza che io me ne renda conto.

"Anya, dai, lanciami una curva come si deve", sbuffo togliendomi la maschera.

"Carissimo comandante, nonché sorella, le mie palle curve sono imbattibili, ergo… sono tutte come si deve! Lo sai che è il drop in cui sono carente".

"Modestissima come al solito vedo... ma mi dispiace deluderti… oggi non mi sembri per niente in forma. Comunque ci sta, Indra ci sta massacrando".

"Beh, credo che anche lei abbia molti occhi puntati", puntualizza una cosa a cui io non avevo dato peso.

"Dai sister, facciamo gli ultimi lanci e poi per oggi abbiamo finito. In sequenza: drop, rise, screw, curva e cambio (*)".

"Agli ordini Heda!", esclama mettendosi sull'attenti.

Sbuffo alzando gli occhi al cielo. Detesto quando mi chiama così. Mi rimetto la maschera e poi scendo in posizione.

Finito l'allenamento mi fiondo in doccia, non so perché, ma oggi sono particolarmente distrutta. Resto sotto il flusso dell'acqua più tempo del dovuto, quando ritorno al mio armadietto sono rimaste solo Costia, Anya e Raven, le altre se sono già andate.

"Lexa, per favore, prima di andartene passa dal mio ufficio", dice la coach affacciandosi velocemente nello spogliatoio.

Le faccio un cenno di assenso e lei mi sorride chiudendo la porta. Il tono di Indra è stranamente gentile e la cosa mi insospettisce. A rimarcare il mio stato d'animo ci pensa Rae.

"Oh, oh, qualcuno è nei guai!", esclama mettendosi a ridere.

"E cosa te lo fa pensare?", le chiedo continuando ad asciugarmi.

"Dai Lex, la coach gentile?! È una cosa che non si è mai vista!", conferma mia sorella supportando la sua ragazza.

"Magari... ci stupisce tutte con effetti speciali e vuole solo farti i complimenti per la buona prova di oggi", interviene Costia dandomi un bacio, come a volermi tranquillizzare.

"Sì, non sarà niente di che", confermo senza realmente preoccuparmi.

Finisco di vestirmi, saluto le ragazze e dico a Costia di non aspettarmi.

Mentre mi dirigo verso l'ufficio della coach, una miriadi di pensieri mi affollano la mente, onestamente non so cosa aspettarmi e anche se prima ho minimizzato, il suo comportamento è stato insolito e preoccupante.

Arrivata alla porta esito un secondo, poi busso aspettando il suo benestare per entrare.

Quando entro nel suo ufficio una strana sensazione mi assale, quasi avessi un presentimento. Indra è di spalle, sta guardando fuori la finestra pensierosa, qualcosa sembra preoccuparla.

Ormai conosco questa donna da otto anni, dall'epoca del college è stata sempre la mia allenatrice. Per me lei è una seconda mamma, mi ha spronato a crescere, a maturare sia come persona che come giocatrice. È in tutto e per tutto il mio mentore. Lei conosce ogni cosa della mia vita, di quando ho cominciato, di Clarke, del dolore. Credo che dopo Anya, sia l'unica persona al mondo che mi conosce così bene, quasi meglio di me stessa.

"Coach voleva vedermi?", le chiedo retoricamente palesando la mia presenza.

"Lexa, siediti", il suo tono è basso.

Non riesco a capire cosa sia successo. Il suo tono grave mi preoccupa.

"Stamattina mi ha telefonato la mia amica, Nia Queen, della commissione olimpica...", lascia la frase in sospeso come se non trovasse le parole per continuare.

"Come ben sai le squadre che parteciperanno alle olimpiadi sono già note da tempo. Siccome ci conosciamo da un po', mi ha chiamato per segnalarmi i nomi delle giocatrici che dobbiamo tenere d’occhio, o per meglio dire ... quelle che ci daranno più grattacapi. E tra quelle ho letto un nome che non mi sarei mai aspettata di leggere".

"E sarebbe?", le chiedo incuriosita dal tono misterioso che si ostina a mantenere.

"Contro la nazionale giapponese avremmo il nostro bel da fare. Oltre Yukiko Ueno, come lanciatrice ci troveremo davanti Clarke... Clarke Griffin".

Quando sento il suo nome mi paralizzo completamente. Il cuore sembra volermi esplodere nel petto e il respiro mi viene meno. Non avrei mai pensato che i pensieri di stamattina fossero i precursori di tutto questo. Magari, anche l’incubo che ho avuto stanotte è una specie di presagio. Oh Gesù, ma che cavolo dico?

Non riesco ancora a capire come mi senta. I pensieri sembrano rincorrersi nella mia mente senza un filo logico.

Da un lato sarà bello poter finalmente rivedere Clarke, era la mia migliore amica, la mia compagna di squadra, la mia lanciatrice, la mia confidente... ma dall'altro… lei mi ha abbandonato senza un motivo, un perché. È andata via senza una parola, dileguandosi per sempre. Ora so dove si è rifugiata per tutto questi anni: in Giappone.

Non so perché, ma coltivo la remota speranza che possa spiegarmi ogni cosa, a partire da quello che le è successo arrivando all’oscura ragione per la quale se ne sia andata.

"Lexa... conosco bene i tuoi dubbi. Ti ho voluto avvisare prima di proposito, per darti il tempo di metabolizzare la cosa. Prenditi una settimana di riposo. Credo, che tu ne abbia bisogno, hai lavorato sodo… più di tutte".

"Coach, non credo sia necessario...", obietto senza convinzione.

"Io credo di sì Lexa. Su quel diamante dobbiamo essere al 100%. Abbiamo un sacco di occhi puntati per queste olimpiadi. Ho bisogno di sapere che posso contare su di te. Tu sei il capitano della squadra, tutte ti seguono. Sei un leader, un comandante. E quando affronteremo il Giappone, avremo bisogno proprio di questo: un comandante. Quando entrerai nel box di battuta e la Griffin ti lancerà la sua palla migliore dovrai essere in grado di fare quello che sai fare meglio, cioè sbattergliela fuori dalla recinzione".

Forse Indra ha ragione, devo prendermi una pausa. Magari potrei andare al raduno delle mie vecchie compagne di squadra… quello che avevo opportunamente cestinato, inventando la scusa banale di non aver tempo da perdere. Credo che invece mi farà bene andarci. In questo momento ho bisogno di fare chiarezza. Ho bisogno di capire ciò che provo.

"Ok, coach. Mi prenderò una settimana di riposo. Forse ha ragione lei. Ho bisogno di staccare un po' la spina", le dico dopo essermi alzata.

Il suo abbraccio improvviso ed inaspettato mi coglie di sorpresa. Ci metto qualche istante per ricambiarlo.

"Ora sparisci Woods, non voglio vederti più per almeno sette giorni!", esclama perentoria.

'Ah ecco, ora si che ti riconosco Indra', penso ridendo sotto i baffi.

 

(*) Sono tutti tipi di lanci. Gli effetti che un ottimo lanciatore utilizza per indurre il battitore a girare a vuoto.

 
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NOTE AUTRICE.

Lasciati i panni tristi e a tratti drammatici della oneshot di ieri ora si comincia con un'altra avventura.
Come ho già scritto prima, ho dei forti dubbi sul fatto che possa riscuotere il vostro interesse, vista la storia non credo che possa essere avvincente e accattivante come alcuni dei miei lavori precedenti lavori, ma voglio comunque condividerla con voi.
La storia è già finita, non è lunghissima appena 18 capitoli, tuttavia gli aggiornamenti non saranno veloci come al solito chiedo scusa, ma è veramente un brutto periodo
Detto questo mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate.

Credo di avervi rotto a sufficienza quindi vi auguro buona giornata.

Un abbraccio
Lory

 
   
 
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