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Autore: LilituDemoneAssiro    20/01/2018    1 recensioni
(Chiedo scusa ma avviso che devo spspendere fino a venerdi 23 febbraio l'uscita dei nuovi capitoli. Sto preparando un esame importante e non riesco a concentrarmi nella scrittura come vorrei. Riprenderò immediatamente dopo, grazie per la pazienza) Profondamente colpita dalla figura di Kylo Ren nella nuova trilogia ho deciso di lasciar andare la fantasia e descrivere il viaggio che nella sua mente si snoda dal momento in cui comprende di non poter nuocere la principessa Leia e quello che sento essere il suo destino. Il conflitto che lo lacera è poetico, romantico nella sua tragedia e pronto a segnarlo come uno dei personaggi più ricchi di pathos dell'intera serie. Spero apprezzerete la mia visione della sua anima affranta. Buona lettura.
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Kylo Ren, Leader Supremo Snoke, Luke Skywalker, Rey
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Mi sentivo quasi un eroe nel portarla in quel modo; ogni tanto lei scostava la testa dal petto per gettarmi uno sguardo compiaciuto, e si lasciava andare di nuovo, fragile e bellissima.

Volevo proteggerla, volevo proteggerla ad ogni costo. E sentirla così addosso, non mi spaventava, anzi. Mi faceva sentire ancora più a fondo il calore che circondava tutte le cose entrarmi fino nelle ossa e renderle roccia, nelle vene e rendere il mio sangue come lava; nel cuore, e rendere la carne indistruttibile.

La condussi così, stretta, ed al sicuro, fino nella cabina dove avevo riposato io fino a poche ore prima. Tutto rischiava di tracollare: l’incontro con mio zio, la fuga dal Primo Ordine, ma noi no. Noi dovevamo essere il metronomo che scandiva il tempo, non essere scanditi dal furore altrui.

Quindi era necessario raccogliere un momento le idee prima di agire. E nel mentre io avrei potuto cercare altrove dove coricarmi; dato che quello ricordavo essere il letto più comodo di tutta la nave, lo lasciavo ben volentieri a lei.

Quando ero ancora un bambino, quanti sonni sicuri ho condiviso con i miei genitori su quel letto era un conto indefinibile; volevo che lei sentisse l’eco di quella sensazione abbracciarla mentre cercavo di recuperare almeno in parte il mio errore.

…Insegnami Rey, ti prego…Ho ancora così tanto da imparare…
Pensai, mentre la adagiavo dolcemente.

“Eppure sei su una ottima strada. Non dubitare di questo.”, disse, mentre il suo volto affondava tra i capelli stesi sul cuscino.

“Non ho proprio segreti per te, eh…”, le dissi, ammiccando.

“No, dovresti saperlo ormai. E va bene così… perché non hai motivo di averne. Siamo luce che illumina tutto intorno, come potresti pensare di nascondere qualcosa dove la vita brilla in maniera così intensa?”, disse, prendendomi la mano destra prima di portarla col palmo aperto al volto.

Tremavo.

“Sta tranquillo, carezzami pure. Io… io non ho alcuna paura. So che qualunque cosa accadrà, tu non mi farai mai del male.”, sparò a bruciapelo, nonostante il suo volto era colorito d’improvviso.

Non volevo, ma il pensiero volò rapido come il vento al ricordo della sua pelle nuda sotto le dita.

Riuscì a farmi arrossire.

“A questo punto posso supporre che hai visto cosa io ho visto…”, proseguii, “ma sta tranquilla...”.

Non ebbi modo di concludere ciò che volevo dirle.

Lei si alzò dritta a sedere, e dopo avermi poggiato un dito sulle labbra per farmi tacere ed aver sciolto la cinta che portava in vita, mi baciò prima di sorridermi di nuovo; e con tanto amore negli occhi e in tutto quello che era, da lasciarmi allibito.

Non ricordavo di aver mai sentito tanto senza che venisse preteso nulla in cambio, da quando avevo memoria. Era pura forza della natura, il suo arrivo nella mia vita.

Prese a slacciare la camicia della mia tenuta.

…Aspetta, aspetta…

La presi per mano.

“Ascolta, so bene quello che hai visto. E me ne vergogno infinitamente, è una parte che ancora non riesco a controllare. Ma imparerò se tu lo vorrai, non pensare di essere costretta a fare nulla, per favore. Non me lo potrei mai perdonare. Io voglio saperti libera e felice, ovunque questo dovrà condurti…”, provai a dire, prima che lei mi zittisse con poche semplici parole.

“Quindi esattamente dove sono. Piuttosto, anche se le mie mani dovessero tremare, tu non temere… Non ho paura di te, ma paura di quello che posso provare io. Beh, il mondo è un posto nuovo per me, sconosciuto, ma non per questo spaventoso, e voglio viverlo, …soprattutto se so che ho te accanto…”.

Era la goccia, quella che aspettavo e al tempo stesso temevo più di ogni altra cosa al mondo. Una goccia leggera, sì, come la lacrima di un bambino; ma che era in grado di far tracimare la diga ed inondare tutto quello che aveva intorno. Piccola goccia di rugiada mattutina, in te vedevo il segreto dell’universo.

Stendermi accanto a lei fu quanto di più naturale avessi mai desiderato in vita mia. Il mio sapore sulle sue labbra, il suo calore sulle mie dita, le sue labbra sulla mia pelle nuda…Non sono mai stato tanto felice come quel giorno. Non avrei smesso di guardarla in viso neppure per un istante, mi faceva impazzire il sorriso che riservava a me soltanto…e tanto fu.

E per quel breve istante all’inizio in cui la vidi strizzare gli occhi per il dolore, mille e più furono le carezze con cui mi profilavo per non farla sentire mai sola. I capelli sudati tendevano a coprirle la fronte ma io non smettevo un momento di spostarli prima di baciarla una volta ancora, prestando attenzione a darle tutto quello che di me potevo. Non avrei risparmiato un solo fremito; nemmeno un centimetro della mia pelle si sarebbe allontanata dalla sua, nemmeno per un istante.

La visione della sua schiena inarcata e delle sue labbra discostate che sussurravano il mio nome furono la spinta alla mia passione che quasi mi fece perdere il controllo tanto il ritmo che avevo preso era diventato impetuoso; al che preferii prendere un momento di respiro.

Dentro di lei sentivo un calore indescrivibile, ogni movimento mandava delle scariche di adrenalina lungo tutto il mio corpo che rischiavano di lasciarmi quasi stordito mentre trattenevo la foga per lasciare spazio alla consapevolezza e … e all’amore; quindi mi fermai un istante e la guardai, ancora.

“Siamo nati per essere una cosa sola. Non dubitare mai di questo. Fino a poco tempo fa, neppure conoscevo il tuo nome e tu il mio…, *ghhhh…*, chinai un attimo la testa per non crollare d’improvviso tanto il suo essere, morbido e delicato, mi offuscava i sensi. Poi, ripresi.

“Ma tu hai sempre saputo che io esistevo, da qualche parte nell’Universo. E io ho sempre saputo che tu mi stavi aspettando. Quello che la Forza ha unito, niente potrà dividerlo…”, conclusi, prima di lasciarmi andare e non dare più spazio ad altro che non fosse stata la voglia immensa che avevo di lei.

Le sue dita erano saldamente puntate nella mia schiena, ma io non sentivo altro che il bisogno di darle tutto me stesso.

E così, fu. Rimasi dentro di lei fino alla fine… tanto ero ipnotizzato al pensiero di lei, nella mia vita, tanto innamorata.

I capelli mi rovinavano sul viso, umidi come non mai, mentre dalle labbra appena scostate riuscivo a far trapelare sì e no un filo di voce. Per lei era stata la prima volta con un uomo, ma per quel che mi riguarda, si era appena conclusa la prima volta in cui facevo l’amore con l'essere umano deciso dal destino per essere la cura di ogni mia mancanza....e viceversa, ovviamente.
Il mio braccio sinistro, teso accanto alla sua spalla mentre con il destro avevo provato a cingerle le spalle e sollevarla per tenerla più possibile accanto a me, avevano quasi perso di sensibilità.

E non avrebbe potuto importarmene di meno. Una lacrima mi segnò il volto. E poi un’altra ancora.

Stavo piangendo. Stavolta di felicità.

“…R…Rey…Stai… stai bene…?”, le chiesi, sorridendo imbarazzato per quelle lacrime.

Lei mi abbracciò più stretta che le fu possibile.

“Non piangere amore mio, non piangere. Mi fanno un po’ male i fianchi ora, ma non è nulla. “.

Ne fui immensamente sollevato.

Riuscii allora a spostarmi e stendermi accanto a lei decisamente più a cuor leggero. Rannicchiato su un fianco, non avevo alcuna intenzione di aprire bocca. Volevo solo continuare a giocare con la ciocca di capelli mossi che le copriva la guancia destra e carezzarle il fianco che mi rivolgeva; non mi sarebbe interessato nient’altro da lì al resto della vita.

E quando si addormentò, finalmente mi riuscì, avvicinandola e poggiandole la testa sul petto, di trovare anch’io un po’ di riposo.

…Ben… Ben… Solo…

Sentii quel nome rimbombarmi tra i pensieri qualche secondo, poi finalmente crollai.

Quel nome…Il nome di mio padre.

Il mio.

Credo di aver visto Rey accennare un sorriso, nonostante la credevo sopita. Forse mi sbaglio. Poi, il nulla.

Non so neppure quanto mi riuscì di dormire, tanto ero stanco. Fatto sta che al mio risveglio lei era già vestita, indaffarata nella preparazione dell’occorrente per la prossima escursione.

…Maledetta testarda… fff...Dio, quanto ti amo…   

“Non ho nemmeno qualche momento per riprendermi? “, la voce era ancora tremendamente assonnata.

“Dai, dai, in piedi. Bisogna concludere quello che si è iniziato ieri, bisogna chiudere quella ferita, Ben. Andiamo, Maestro Skywalker ci sta aspettando.”.

Effettivamente sentivo che qualcosa dentro era cambiato, che uno stipite della casa dei fantasmi nella mia testa si era incrinato lasciando cadere tutt’attorno i calcinacci della rovina fatiscente che stava sostenendo.

Avevo paura della luce fuori, quindi fare anche un passo attraverso quel campo minato era dannatamente difficile; ma la sua voce mi chiamava dall’esterno, e io sentivo che non dovevo far altro che seguirla. La voce del mio piccolo miracolo…

“Va bene, andiamo. Stavolta non darò in escandescenza, e dico davvero. Ma tu, restami sempre accanto, non ti scostare mai da me. Stringi la mia mano più che puoi… perché non è tanto la rabbia che covo dentro a spaventarmi. Ma cosa resterà, qualora dovessi riuscire a sopirla…”.

“Lo so.”, concluse, e dopo aver messo qualcosa indosso, ci incamminammo.

Stavolta fu lui a venire da noi. Era in un rifugio di pietre poco distante dal Falcon, e Rey, che sembrava essere perfettamente in sintonia con la sua energia astrale nell’aria, lo individuò immediatamente. Aveva gli antichi testi Jedi, con sé; sembrava li stesse studiando anche se non ne capii la ragione dato che ben sapevo che li conosceva a memoria, quindi alzò la testa verso di noi, e fu fatta luce sul mistero.

“Ben, vedi questi testi? Hanno conservato per millenni la grazia e la potenza dei Jedi, di coloro che nella Forza riuscivano a trovare l’equilibrio per proteggere la vita e conservare l’Universo. Pensavo fossero l’eredità di un culto morente ormai. Dopo quello che ti avevo fatto, niente in queste pagine mi aveva permesso di trovare una spiegazione per quello che era successo, per quello che ti avevo fatto, per la paura che avevo provato. Poi compresi. La risposta andava trovata in me stesso. Quella notte io rividi in te lo stesso potere immenso di mio padre; lo vedevo brillare nell’oscurità e distruggere ogni cosa sul suo cammino, niente e nessuno ti sarebbe sopravvissuto… se tu lo avessi scelto. Ora, lo so.

La paura mi ottenebrò la mente quella notte, e non capii che la mia visione era solo un possibile futuro. Ero talmente spaventato all’idea di dover combattere nuovamente il mio sangue, da agire in un modo impulsivo che non mi apparteneva. Io ero il tuo maestro, avrei dovuto essere la tua forza, non la tua debolezza, avrei dovuto insegnarti come combattere quella sensazione asfissiante, non finirti, affogandoti nella stessa...

E invece, la paura di dover combattere di nuovo il mio sangue stavolta prima che mi venisse a mancare la forza per prevalere, mi ha… mi ha portato più lontano dalla Luce di quanto non lo sono mai stato in vita mia, e io...

Oh mio dio Ben, io non potrò mai perdonarmi.

Il sangue di tuo padre è sulle mie mani. Il sangue di ogni persona che hai ucciso, è sulle mie mani.

Posso solo sperare di iniziare un percorso per espiare le mie colpe, e non vedo altro primo passo.

Ti prego, prendi questi testi.

Tu e Rey rappresentate un vero miracolo: in voi vedo contemperate con pari forza Luce e Oscurità, in nessun modo l’una prevale sull’altra. In voi vedo l’equilibrio…. Quell’equilibrio che né mio padre né io siamo stati in grado di portare nella Forza. Ti prego, prendili.”, concluse, porgendomi quanto stringeva tra le mani.

Rimasi senza parole.

Sentivo il sussurro che tra quelle pagine si nascondeva, sentivo la vibrazione che circondava quelle pagine mistiche, ma non esitai un momento.

Li gettai nel fuoco senza batter ciglio.

“Se è vero che noi siamo l’equilibrio tanto cercato ma mai raggiunto, allora ho già quel di cui ho bisogno per coltivarlo. Ed è l’amore che provo per lei… La Forza grande continuerà a modellare i destini dell’universo, ma se quei testi non hanno impedito il giungere di questa notte, vuol dire che la loro utilità migliore possono renderla dove li ho gentilmente riposti adesso.”.

Dopo un primo attimo di stupore, il caro zio si alzò, e mi abbracciò.

“Il mio tempo, qui, volge davvero al termine. Grazie, Ben.”.
   
 
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