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Autore: PrincessintheNorth    20/01/2018    1 recensioni
Prequel di "Family"!
Nel regno del Nord, una principessa e Cavaliere dei Draghi, Katherine, farà conoscenza di Murtagh, il Cavaliere Rosso che si è autoimposto l'esilio ...
In Family abbiamo visto il compimento della loro storia e il loro lieto fine: ma cos'è successo prima?
"-Principessa, per l’amor del cielo … - prese a implorarmi Grasvard. – Spostatevi da lì … non vi rendete conto di chi è?
-È Murtagh figlio di Morzan, ex Cavaliere del Re Nero, erede del ducato di Dras-Leona. – ringhiai. – So benissimo chi è. So anche che è un essere umano come me e come te, a meno che tu non sia un elfo sotto mentite spoglie. È un essere umano ed è vivo per miracolo. Quindi, dato che come me e come te è carne e sangue, gli presteremo le cure che necessita. Sono stata chiara abbastanza?"
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castigo, Eragon, Murtagh, Nuovo Personaggio, Un po' tutti | Coppie: Selena/Morzan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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KATHERINE

 

 

 

- Sei stata grande. – commentò Murtagh.

Eravamo riusciti a ritagliarci un momento per noi, più o meno, quindi eravamo nei giardini di Winterhaal, sdraiati per terra, mentre April era impegnata, poche braccia più in là, a giocare con la sua palla nuova di zecca.

Mi sistemai meglio tra le sue braccia, appoggiando la testa ai suoi addominali.

- Non è stata chissà che cosa epica … - sbuffai.

- Stai scherzando?! – ridacchiò. – Tu hai zittito tutta quella gente per almeno venti minuti. È stato più che epico, è stato leggendario!

- Quindi passerò alla storia come Katherine, quella che ha zittito il Congresso?

-  Tra le altre cose.

Si piegò in avanti per regalarmi un bacio, che accettai e ricambiai piuttosto volentieri.

- Tata … - April si avvicinò, prendendomi la mano.

- Cosa c’è?

- Io volio che ochi con me pelò … 

- Va bene, piccola, adesso giochiamo.

Mi tirai su, cosa che fece anche Murtagh pochi attimi dopo.

- Posso anch’io, vero? – chiese ad April, che fece un gran sorrisone e gli si attaccò alla gamba.

Da almeno un quindici giorni, lo guardava con l’amore negli occhi, cosa che mi faceva sospettare che si fosse presa una cottarella infantile per Murtagh.

In realtà, c’era un solo modo per scoprirlo.

Perciò, lo baciai, prendendolo di sorpresa.

E come mi aspettavo, April intervenne a passo di carica, mettendosi in mezzo a noi e separandoci.

- È ola di giocale! – protestò, tirando Murtagh per la mano.

-  Sì, cucciola … piuttosto, tu. – ridacchiò. – Cos’era quello?

- Un esperimento. – rimasi sul vago, ma vidi che aveva capito benissimo.

Mi strinse in vita, mentre April andava a prendere la palla per giocare.

In quel momento, vedemmo Ariel arrivare, con a fianco un husky che non ebbi problemi a riconoscere.

Era il nostro cucciolo, ancora senza nome!

In un attimo, il cucciolone mi saltò addosso, leccandomi tutta la faccia allegramente.

- Ciao, patatone …

L’attimo dopo, era saltato addosso a Murtagh, solo che lui era girato di spalle, perciò gli saltò sulla schiena, atterrandolo e iniziando a leccargli i capelli.

- Smettila! Smettila! – iniziò a strillare. – NON I CAPELLI! NON I CAPELLI, TUTTO MA NON I CAPELLI! BASTA!

- Ma guarda te … - sospirai, richiamando il cucciolone, che mi trotterellò accanto, strofinando la testa contro la mia mano. – Murtagh che si lamenta del suo aspetto.

Si alzò, piuttosto indispettito, con tutti i capelli in piedi. – Scusa. – mise in chiaro le cose. – è un problema, per te? Intendo, tu puoi passare ore davanti allo specchio, ma io non posso lamentarmi perché un cane mi lecca i capelli, che per inciso sono una delle mie migliori caratteristiche?!

- Dico che è stata una reazione che non mi aspettavo, da te. – ridacchiai.

- Comunque, saranno quanto? Otto mesi che questo cane non ha un nome.

- È vero …

Lo vidi che ci stette un po’ a pensarci, mentre il cane aveva cambiato soggetto a cui richiedere coccole e si era messo a chiederle a Murtagh.

- Chiamiamolo Denver. – propose.

Era un bel nome.

- Sì, mi piace. Deeeenver. – dissi al cane, accarezzandogli il muso. – Adesso hai un nome, Denver.

Denver abbaiò, finalmente contento di avere un nome.

Ed April strillò, richiamandoci per il gioco.

 

 

 

 

- No … no … cazzo, fai male! – si lamentò per l’ennesima volta, nonostante lo stessi curando nel modo più delicato possibile.

- Smettila di lamentarti. Santo cielo, avrai avuto ferite peggiori!

- Ciò non toglie che faccia male!

Tutto era iniziato con la sua intenzione di lasciar vincere April. Questo, per lui, significava prendersi pallonate ovunque, anche nei posti meno sgradevoli. E quando a noi si era unito mio cugino Michael, di nove anni, e aveva per sbaglio tirato una palla colpendo un punto … parecchio sensibile di Murtagh, lui era finito a terra, schiacciando la coda a Denver, che gli aveva morso il braccio.

Io mi ero messa a pulirgli la ferita e applicare l’unguento più adatto, e da mezz’ora si lamentava.

- Lo so, ma …

- Usa la magia … ti prego …

- Devi imparare anche un po’ a sopportare …

A quel punto, mi prese per la manica del vestito, tirandomi ad un soffio dal suo viso. – Devo ricordarti che sopporto te da quasi due anni? – sibilò, ma vedevo che mi stava solo prendendo in giro dal sorriso agli angoli della bocca.

- E va bene …

Usai la magia, guarendogli il braccio in un attimo.

- Ecco. Brava.

Fu in quel momento che iniziò a piovere.

Nonostante il cielo leggermente nuvoloso, April aveva insistito per uscire a giocare, com’è normale per una bambina della sua età.

Ed ecco che ci beccavamo la pioggia.

Subito i cani corsero dentro, e io andai a prendere April, mettendole addosso il mio mantello.

Murtagh ci coprì con il suo, e corremmo in casa, ma non abbastanza in fretta da non entrare fradici.

- Subito in camera! – sbraitò la mamma. – C’è gente che ha pulito questi tappeti!

- Sissignora …

April andò da lei, e io chiesi a Sheryl di prepararmi un bagno: notai, persino, che era quasi ora di cena, e l’ora giusta per il bagno.

La pioggia, quindi, era stata molto puntuale.

 

 

 

A cena, eravamo solo io, mamma, papà, April e Murtagh: Alec, Audrey e Annabeth erano andati a Cape Snow, alla loro effettiva casa, e gli zii Jasper e Alienor erano rimasti nei loro appartamenti, per celebrare il loro anniversario di matrimonio.

- Dunque. – fece mamma. – Domani iniziamo con il vestito.

- Di già? – sbuffai.

- Come sarebbe a dire, “di già”? Guarda che siamo in ritardo!

- Poi. – mi avvisò papà. – Devi venire ad approvare la spartizione economica.

- Non posso dire che mi va bene?

- No, perché riguarda il tuo patrimonio. Finora abbiamo parlato di titoli e dote, quindi domani vi voglio tutti e due nel mio studio alle tre. Chi arriva in ritardo non si sposa.

- Allora io me la prendo per il mattino. – iniziò a contrattare mamma con papà. – E tu per il pomeriggio.

- Si stanno spartendo me? – sussurrai a Murtagh, che annuì lentamente, la faccia più perplessa che gli avessi mai visto sul volto.

- Tu mangia e non pensarci. – rispose.

- Ottima idea.

Che seguii all’istante.

 

 

 

Quella sera, Sheryl mi portò il foglio che stabiliva i miei impegni per il giorno seguente.

Praticamente, sarei stata impegnata tutto il giorno, senza pause.

Mattino, mamma e il vestito.

Pomeriggio, papà e l’economia.

E sera, guerra con Murtagh e mamma e papà per il menu.

Per quello, andai a letto presto. Per prepararmi ad una giornata che già sapevo sarebbe stata pesantissima.




 

   
 
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