Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Hiddlesthug    21/01/2018    3 recensioni
[AU!Ereri | Parent!Levi] [+20.5k words]
Il piccolo supermercato in cui Eren lavora si trova di fronte ad una scuola materna, ed in un noioso pomeriggio autunnale osserva i genitori attendere il suono della campana per poter abbracciare i propri figli.
La sua attenzione viene attirata da un uomo rimasto fin'ora in disparte dagli altri genitori, e dalla bambina che corre fra le sue braccia.
`
Dal secondo capitolo:
“Quante volte ti ho detto che non devi allontanarti da me quando siamo fuori casa? Se lo fai un'altra volta ti verrò a prendere a scuola col passeggino.” la rimprovera il padre, indifferente all’espressione terrorizzata comparsa sul viso della piccola.
“Ormai sono grande per il passeggino, ho quasi cinque anni!”
“Ne hai fatto quattro lo scorso mese.” precisa il padre ed Eren scoppia a ridere, non riuscendo più a trattenersi.
“Cosa trovi di così divertente, moccioso?” domanda Levi e se uno sguardo potesse fulminare qualcuno, Eren sarebbe già polvere.»
Genere: Angst, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Eren Jaeger, Hanji Zoe, Levi Ackerman, Mikasa Ackerman, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Little Titan Market



 




Il tempo passa velocemente tra il preparare la bambina per la scuola, accompagnarla, andare a lavoro, tornare a prenderla e dedicarle il resto della giornata, e Levi senza rendersene conto è ormai diventato un cliente abituale del ‘Little Titan Market’.
Si ripete che va in quel supermercato per comodità, perché è vicino alla scuola della figlia ed è piuttosto pulito e ordinato, cercando così di autoconvincersi che il vero motivo per cui va tutti i giorni in quel piccolo supermercato non sia un certo suo
commesso dai grandi occhi verdi e dal dolce sorriso, che ormai riserva anche per lui. Levi si ripete questo ogni giorno, quando entra ed esce da quel supermercato, autoconvincendosi nella speranza che questo possa diventare realtà.


~


“Anche oggi hai il turno di pomeriggio?” domanda Mikasa, mentre lei e il fratello finiscono di pranzare.
“Sì.” risponde Eren, che non ne sembra annoiato ma... Felice? Ansioso di andare? “Adesso vado, altrimenti rischio di fare tardi.” dice alzandosi, e Mikasa osserva il fratello affrettarsi nel mettere a lavare i propri piatti e nell'indossare velocemente la giacca, per poi uscire salutandola con un distratto ‘A dopo’.
Ha già provato a chiedergli spiegazioni, non ricevendo alcuna risposta. Ha chiesto anche ad Armin, loro coinquilino e migliore amico, che però le ha detto che ultimamente non ha avuto gli stessi turni di Eren, ma che non ha notato niente di strano quando si incontrano ad inizio o fine turno.
È per questo che, dopo aver riordinato la cucina ed essersi cambiata, Mikasa decide di andare a vedere con i propri occhi cosa stia succedendo.



“Mikasa, devi promettermi che ti prenderai sempre cura di tuo fratello.” sussurra la donna distesa sul letto, socchiudendo gli occhi. “Lui... Sai com'è fatto, è una testa calda e non lo ammetterà mai, ma ha bisogno di te. Ha bisogno che gli guardi le spalle.” aggiunge, fermandosi per qualche secondo per riprendere il fiato e facendo un profondo respiro. “Promettimi che non permetterai che si cacci nei guai. Promettimi che ci sarai sempre per lui.”
“Okay, te lo prometto.” sussurra la bambina stringendo la mano della madre, che dopo qualche giorno sarebbe morta a causa di quel tumore aggressivo scoperto troppo tardi.




La prima mezz'ora è stata abbastanza noiosa: sono entrati pochi clienti, ed Eren è stato la maggior parte del tempo impegnato a sistemare la merce o parlare al telefono.
Osserva per l'ultima volta il fratello, dalla panchina in cui si è seduta, e decide di tornare a casa.

All'improvviso però nota come comparso un sorriso raggiante sul suo volto, e seguendo il suo sguardo nota un uomo dalla bassa statura poco distante dal fratello.
Lo osserva in silenzio: non lo ha mai visto sorridere così negli ultimi anni.
Non a qualcuno che non fosse lei o Armin, pensa.

Osserva l'uomo dirigersi verso l'angolo della verdura e osserva come il fratello inizi a rosicchiarsi le unghia durante la sua assenza, per poi smettere quando ritorna, ridendo e scherzando mentre passa la spesa dell’uomo alla cassa, gesticolando un po’.

Ed osserva poi come quel suo sorriso si spenga quando l'uomo vada via, tornando ad essere il solito sorriso cordiale che ha riservato fin’ora agli altri clienti.
Che quell'uomo sia la ragione dell’improvviso amore del fratello verso il proprio lavoro?


Decide di continuare a tenere d'occhio l’uomo che, dopo aver posato le buste in macchina, attraversa la strada e si ferma poco distante dalla panchina in cui è seduta la ragazza. Sembra non prestare attenzione né a lei né a nessuno dei genitori o parenti arrivati, ma solo al proprio cellulare che stringe fra le mani.
Si avvolge la sciarpa attorno al viso per non farsi riconoscere dal fratello che guarda nella sua direzione - sembra avere occhi solo per l'uomo al suo fianco, ma meglio non rischiare, pensa-, e sospira sollevata quando lo vede allontanarsi.

Sta per andarsene quando sente il suono della campanella, proveniente dalla scuola alle proprie spalle.

“Papà!” sente una bambina urlare da lontano, ma il piccolo sorriso nato sulle sue labbra si spegne quando la vede gettarsi fra le braccia dell'uomo poco distante da lei, facendole raggelare il sangue.



~



“Sono a casa!” urla Eren, levandosi le scarpe e posando le chiavi sul tavolino.

“Dobbiamo parlare.” sussurra Mikasa, appoggiata nel muro con le braccia incrociate e poco distante da lui.

“Mikasa!” sussulta il ragazzo, spaventandosi. “Cosa mi devi dire di così urgente da rischiare di farmi venire un infarto?” scherza, mentre leva la giacca.

“Ti vedi con qualcuno?”

“Cos- Come ti viene in mente una cosa del genere?” ride Eren, cercando di alleviare la tensione e cambiare discorso.

“Ti ho visto prima.” gli dice la sorella. “Parlavi tutto sorridente con quell'uomo, aspettando con ansia il suo ritorno alla cassa e ti sei rattristito quando è andato via.”

“Come fai a...Tu... Mi hai spiato?!” domanda Eren, con il tono di voce più alto, mentre realizza che questa è l'unica spiegazione plausibile.

“Sì.” è la semplice risposta della sorella. “Tu non hai risposto alle mie domande, ed io sono quindi venuta per capire cosa stesse succedendo. Ti vedi con quell'uomo? Sì o no?”

“No!” risponde Eren, quasi urlando.

“Bene.” sussurra la ragazza. “Perchè ha una figlia.”

“Lo so che ha una figlia. Cosa c’entra Akiko adesso?” domanda Eren, ora arrabbiato.

“C'entra, perché avrà anche una mamma o un papà, e tu non puoi rovinare il matrimonio dei suoi genit-” gli spiega, come se stesse parlando con un bambino.

"”Non sto rovinando il matrimonio di nessuno, perché io non mi sto vedendo con nessuno. Non. Mi. Sto. Vedendo. Con. Nessuno.” la interrompe il ragazzo urlando, scandendo le ultime parole e ripetendole.

“Bene.” sussurra Mikasa, per nulla impressionata o intimorita dalle sue urla. “La cena è quasi pronta.”



~



Dopo cena, finalmente solo nella propria stanza, Eren si getta sul letto e ripensa alla conversazione avuta con la sorella meno di un’ora prima.

Lui sa che Levi è il padre di Akiko -la bambina lo ha sempre chiamato ‘papà’, non lasciando spazio ai dubbi-, e che la bambina deve avere quindi anche un altro genitore.

Eren lo sa, ma ha sempre giustificato il suo flirtare con l’uomo con il fatto che non indossasse la fede nuziale, non facendo nulla per soffocare e reprimere i sentimenti che ha iniziato a provare per l’uomo. Ha deliberatamente ignorato il fatto che potesse comunque avere qualcuno che crescesse con lui la figlia, una madre e compagna - o un compagno, dato che l’uomo non sembrava disprezzare le sue attenzioni- con cui non fosse necessariamente sposato.

Si sente male, pensando di aver rischiato di essere la causa delle fine di una relazione e rovinando così l'infanzia della piccola Akiko.
Non vorrebbe mai e poi mai fare del male a quella bambina così allegra e solare, sempre piena di energie. Non vuole diventare come quella donna che ha portato via suo padre, lasciando lui e Mikasa soli nel momento in cui avevano più bisogno del suo affetto, dopo la perdita della madre.

Fissa la foto sul comodino ritraente lui, Mikasa, Armin e il nonno del suo migliore amico, che li ha accolti e cresciuti come se fossero i propri nipoti, dopo essere stati abbandonati dal padre.

Non sarebbe diventato come suo padre, pensa prima di addormentarsi, ed è per questo che l’indomani mattina chiama Petra, il proprio capo, chiedendole se potesse cambiare i propri turni con qualcun altro, e la donna ha acconsentito senza fare domande –cosa di cui Eren le è grato-, spostando i suoi turni di mattina o di sera.

Il pensiero di non vedere più quell’uomo che è entrato nel suo cuore sin dal primo momento in cui l’ha visto, e di non rivedere più quella bambina a cui ha imparato a volere sempre più bene, fa già male. Ma è per il loro bene, e dovrà imparare a convivere con questo dolore fino a quando non passerà. Perché per Levi prova una semplice infatuazione, della semplice attrazione si ripete, nonostante Eren sappia di star mentendo a sé stesso.





“Papà passiamo da Eren? Voglio fargli vedere il disegno che ho fatto oggi!” esclama la bambina, appena uscita da scuola.

“Okay.” acconsente Levi. Sin dalla prima volta in cui si sono incontrati, è nato uno strano feeling tra quel commesso e sua figlia, che ha iniziato a considerarlo come uno di famiglia.

Negli ultimi quattro mesi son andati tutti i giorni in quel supermercato per comprare qualcosa o perché Akiko voleva salutare il giovane commesso. E Levi non avrebbe mai ammesso ad anima viva che spesso comprava dei prodotti di cui non aveva bisogno o che già aveva, solamente per poter parlare qualche minuto in più con quel ragazzo che aveva iniziato ad abbattere la barriera che aveva costruito fra lui e gli altri, ridendo alle sue battute sarcastiche, sorridendo quando nel vederlo abbassarsi per parlare con la figlia, o con piccoli gesti come il fingere di non poter essere da lui ascoltato per via della mano davanti il viso.
Non voleva sapere cosa lo avesse spinto a cambiare, non voleva sapere perché attendesse con ansia il pomeriggio.

Una vocina nella sua testa però gli aveva già dato la risposta, ma Levi la scacciava via, non volendo ammettere di aspettare il pomeriggio per entrare in quel supermercato e vedere quel commesso dai grandi occhi verdi e dal grande sorriso che sembrava dirgli “Hey, sono contento che tu sia venuto!”

Si sentiva come una dodicenne alla prima cotta quando faceva pensieri del genere, ma era contento di vedere Eren e di passare del tempo -anche se poco- con lui, sperando che il ragazzo provasse la stessa cosa.

Ogni volta però scacciava via subito questo pensiero… Per lui era solo un semplice cliente, non aveva motivo d'essere felice di rivederlo. Vero?

 

~

 

“Ereeen!” urla la bambina, girando fra i vari corridoi del supermercato, alla ricerca del commesso dagli occhi verdi come il prato, che tanto le piacevano.

“Abbassa la voce Akiko.” la rimprovera il padre, raggiungendola.

“Ma papà…” si giustifica la bambina, ma viene interrotta da un giovane commesso.

“Eren non c’è.” le sorride il ragazzo, che ha in mano uno scatolo vuoto.

“E dov’è?” domanda la piccola, delusa.

“A casa. Oggi non ha il turno di pomeriggio.” le spiega il giovane il cui nome è Armin, secondo la targhetta sul petto.

“Uffa…” sospira la bambina.

“Dai Akiko, adesso andiamo.” la richiama Levi. “Torneremo domani.” aggiunge, prendendola in braccio quando la bambina non gli risponde.

Ma il giorno dopo Eren non c’è, e neanche quello dopo o quello successivo.

 

 

E’ passata una settimana e c’è di nuovo il commesso dai capelli biondi, legati in un piccolo codino.

“Tu sai dove abita?” gli domanda la piccola.

“Sì, perché?” risponde il ragazzo, che sta riordinando lo scaffale dei prodotti per la pulizia della casa.

“Allora gli puoi dare questo?” gli domanda, prendendo un foglio dallo zainetto. “Digli che è per lui… E che mi manca.” sussurra la bambina.

“Glielo darò.” sorride Armin, osservando il disegno. “E’ bellissimo. Da parte di chi gli devo dire che è?”

“Mia.” risponde la bambina, correndo poi dal padre che la aspetta vicino la porta d’ingresso.

Levi non è entrato, perché sapeva che neanche oggi avrebbe trovato il ‘loro’ commesso. Prima di scendere dall’auto, parcheggiata lì vicino, ha osservato per diversi minuti il supermercato, e l’unico commesso che ha visto è stato quell’Armin.

Sospira, chiedendosi quando e se lo rivedrà di nuovo.

 
~
 

Sono passate tre settimane dall’ultima volta che ha visto Eren –non che tenga il conto dei giorni, semplicemente Levi ha un’ottima memoria, si giustifica-, e più volte si è chiesto se fosse il caso di chiedere a quel biondo se sapesse che fine avesse fatto il suo collega.

Ma ha sempre cestinato il pensiero, perché in fondo non ha alcun diritto di fare una domanda del genere, rischiando solamente di sembrare uno stalker.

Ha quindi deciso di rassegnarsi alla sua assenza, nonostante questo lo faccia stare male.
Gli manca quello stupido moccioso sempre sorridente, gli manca davvero tanto, ma non vuole ammetterlo perché questo significherebbe ammettere di provare qualcosa per lui, e data l’attuale situazione, questo lo farebbe solo stare più male.

Decide quindi di ignorare la sua assenza e mancanza, concentrandosi solamente su sua figlia, come ha sempre fatto.
 



~
 

 

 
 

Note Autrice:
Non è stato facile descrivere i pensieri di Eren e quelli di Levi, e spero di non averlo fatto male (╥ ╥)
Grazie a chi ha recensito l'ultimo capitolo, e grazie a chi è tornato per leggere questo terzo capitolo ☆

  
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