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Autore: mystery_koopa    24/01/2018    9 recensioni
Con l'Impero Bizantino dell'VIII secolo sullo sfondo si svolgono le vicende dell'ammiraglio della flotta imperiale Konstantinos Ampatis, dei nobili della città di Bisanzio e delle province e del basileus Leone III l'Isaurico. La storia, che segue la vita dell'ammiraglio, inizia con la fine del secondo assedio arabo di Costantinopoli nel 718 e continua per alcuni altri anni successivi a questo evento, coinvolgendo i personaggi in battaglie, intrighi, cospirazioni e storie d'amore.
Dal II capitolo: "Ormai la solitudine era diventata un’abitudine che era parte integrante della sua vita quotidiana, e difficilmente avrebbe rinunciato al tempo che utilizzava per riordinare i suoi pensieri, che correvano nel tempo senza che lui se ne rendesse conto e potesse fermarli"
REVISIONE COMPLETATA
Genere: Introspettivo, Storico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Medioevo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Fenice Purpurea'
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II – L’IMPERO È IN PERICOLO

 
Konstantinos era sdraiato, fissando il basso soffitto della coperta della nave. Sentiva le onde che si infrangevano contro la chiglia e facevano leggermente oscillare l’imbarcazione, ancorata nel porto di Messina. Era passato quasi un anno dalla sua vittoria a Costantinopoli e, oltre a compiere alcuni incarichi per il governo, aveva ripreso i suoi traffici commerciali, stipulando degli accordi con la neonata Repubblica di Venezia e con i Longobardi, per poter commerciare anche lungo le ricche coste italiane. Per ricompensarlo delle sue imprese l’imperatore aveva cercato di offrirgli delle alte cariche governative e una moglie, ma l’ammiraglio aveva rifiutato ogni carica e ogni compagna: non l’aveva fatto per ingratitudine, ma perché preferiva la solitudine. Di donne ne avrebbe potute avere quante ne voleva: era un bell’uomo sulla quarantina, alto e moro, aveva la carnagione tipica degli abitanti delle coste mediterranee ed inoltre una grande intelligenza. Lui però non sfruttava queste sue doti per intrattenere rapporti con altre persone, non riusciva a sopportare di passare del tempo con qualcuno se non fosse stato necessario farlo.

I suoi momenti migliori erano quelli in cui era solo, chiuso in una stanza, a perdersi nei suoi pensieri, nella lettura o nel lavoro, senza nessuna interferenza esterna. Come avrebbe potuto vivere in pace con una persona che viveva nella sua stessa stanza! Per quanto quest’ultima potesse essere discreta e riservata sarebbe stata comunque un’interruzione del suo tentativo di raggiungere la calma piatta più totale, che, secondo lui, gli avrebbe permesso di ottenere una fermezza e una rilassatezza mentali degne di uno di quei leggendari monaci dell’estremo oriente dei quali raccontavano alcuni vecchi cantori persiani.

L’unico amico che aveva era Leone, ma i rapporti con lui si erano affievoliti nel corso del tempo, fino a quando non si erano persi definitivamente; si erano ritrovati solo anni dopo, quando ormai le loro vite erano cambiate, durante la guerra per salvare la loro patria. Ormai la solitudine era diventata un’abitudine che era parte integrante della sua vita quotidiana, e difficilmente avrebbe rinunciato al tempo che utilizzava per riordinare i suoi pensieri, che correvano nel tempo senza che lui se ne rendesse conto e potesse fermarli: tutti i ricordi affioravano uno dietro l’altro senza una connessione logica e nulla riusciva a distoglierlo da essi, neanche da quelli più dolorosi, che Konstantinos desiderava soltanto dimenticare. L’ammiraglio si alzò dal letto, si diresse verso la specchiera ed osservò la sua immagine riflessa: era lì, nudo da ogni protezione, con indosso soltanto una leggera camicia di lino; era lui, Konstantinos Ampatis, senza nessun filtro, senza niente altro. La sua immagine trasmetteva una forte stanchezza nell’animo, nonostante il suo fisico fosse ancora forte; le sue battaglie più grandi erano state quelle interiori, e dall’enorme portata delle sue battaglie navali si poteva facilmente dedurre la grandezza di ciò che accadeva dentro di lui.

 
*
 
Konstantinos aprì la cassettiera, estrasse ed indossò i suoi vestiti da giorno ed uscì dalla cabina, salendo sul ponte. Il sole di luglio era accecante, in contrasto con l’oscurità delle stanze interne; Ampatis si coprì gli occhi con una mano, scendendo dalla nave ed immergendosi nella calca del mercato del porto: aveva bisogno di distrarsi, e quello era il modo migliore per farlo. Donne e uomini urlavano da dietro bancarelle i prezzi dei loro prodotti, ingaggiando un’accesa battaglia sonora per attirare il maggior numero possibile di acquirenti, e il flusso della folla si interrompeva ogni pochi passi, intrecciandosi con le file interminabili dei banchetti del pesce. Konstantinos, mentre camminava distratto dal rumore e rasente al muro, si sentì improvvisamente afferrare alle spalle. Si rese subito conto che una persona dalla muscolatura massiccia l’aveva trascinato all’interno di un palazzo: l’uomo lo sbatté al muro, gli legò le mani e gli bendò gli occhi, costringendolo ad incamminarsi lungo degli interminabili ed intricati corridoi e fermandosi solo all’interno di una porta, dove Konstantinos venne slegato; l’ammiraglio era ansioso, ma non aveva perso la lucidità: avrebbe solamente potuto peggiorare la situazione, come un militare ben sapeva.

La stanza era enorme: tutte le pareti erano ricoperte da armadi ed al centro era collocato un grande tavolo rettangolare, lungo quasi come l’intera sala. A capotavola era seduta una donna vestita riccamente, con tessuti pregiati e preziosi gioielli: era di corporatura piuttosto esile, con la carnagione chiara, i capelli castani e un’espressione grave sul volto.
“Mi dispiace di averla prelevata in questo modo signor Ampatis, -esordì la donna- ma questo era l’unico modo che avevo per parlare con lei. Ho estremamente bisogno del suo aiuto: devo affidarle un importante incarico, ma devo essere certa di poter contare sulla sua riservatezza e sulla sua professionalità nello svolgere il compito che le darò”.
“Mi scusi, signora, ma da quando sono costretto a fare ciò che mi dice una completa sconosciuta che mi ha fatto sequestrare senza neanche sapere di cosa si tratti? Non pensa che avrei il diritto di rifiutare la sua proposta?”
La donna però riprese a parlare:
“Non penso che le convenga rifiutare signor Ampatis, dato che la cosa riguarda anche lei. Ah, non mi sono ancora presentata: io sono Chryssa Maria Aristis, reggente della qui vicina città di Naxos. Sa, sono molto conosciuta in zona, per questo ho voluto tenere segreto il più possibile questo nostro primo incontro”.
“Lieto di conoscerla, ma non capisco ancora come qualcosa potrebbe riguardarci entrambi, dato che non ci eravamo mai visti prima d’ora”, le rispose Konstantinos, che iniziava ad alterarsi.
“Iniziamo ad avviarci verso la sua nave, le spiegherò tutto lungo la strada. Non sarà una cosa sospetta, se fingerà di conoscermi” fu la conclusione della donna, che l’ammiraglio dovette assecondare.

 
*
 
I due uscirono dal palazzo e si immersero nella marea di gente che ancora affollava il mercato. Dopo alcuni minuti trascorsi in silenzio, Konstantinos parlò per primo:
“Allora, si vuole decidere a parlare?”
“Sì, certo”, rispose Chryssa, “Ciò che sto per dire riguarda la nobildonna Leonora Cazaretian, che sicuramente è una delle tue conoscenze a Costantinopoli; devi sapere che quella donna sta cercando di portarti via tutti i tuoi possedimenti in città, accusandoti davanti all’imperatore di tradimento nei confronti della patria e dicendo che i tuoi commerci sono solo una copertura per riferire informazioni riservate ai Longobardi e agli Islamici. Ebbene, devo rivelarti che quella donna è mia sorella. Vuole vendicarsi con te perché hai ucciso il suo amante, la persona alla quale teneva di più, Mohammed Ibn-Maghrib, l’ammiraglio arabo che tu sconfiggesti nella battaglia del Bosforo. Llei sperava segretamente che gli arabi prendessero la città, cosicché ibn-Maghrib l’avrebbe potuta catturare come schiava e l’avrebbe sposata: probabilmente, avevano già un accordo simile. Si erano conosciuti durante un incontro di agenzie commerciali a Djerba, dove Mohammed, che come te prima di diventare un militare era un mercante, doveva trattare un affare con nostro padre. Si erano innamorati subito, un amore di quelli che ti prende l’anima, ma nostro padre l’aveva scoperto e l’aveva immediatamente data in sposa ad un nobile armeno di Trebisonda, residente da tempo a Bisanzio, Vassilis Cazaretian, uno degli uomini più vicini all’imperatore. Nonostante ciò, ella non ha mai smesso di amare quell’infedele, e quando egli morì per mano tua iniziò a tramare la sua vendetta: senza di te al comando la flotta bizantina sarebbe più debole, e gli Omayyadi tenterebbero sicuramente un nuovo attacco. Devi agire in fretta, prima che sia troppo tardi, per salvare la tua reputazione e quella della mia famiglia, che andrebbe compromessa per sempre se si sapesse della sua cospirazione contro la città”.
“E quindi, cosa dovrei fare nell’interesse di entrambi?”
“Devi fermarla in tempo, prima che riesca ad accusarti e che si sappia della sua relazione sconveniente e delle sue macchinazioni: sono disperata, le mie spie nella capitale, che hanno scoperto tutto, non possono farcela da sole, devi andarci tu! In questa lettera ci sono i nomi e i recapiti delle persone con le quali ho dei contatti in città, parlaci il prima possibile”.

 
*
 
I due intanto erano arrivati alla fine del mercato, all’interno del porto. Konstantinos salì sulla nave, lasciando Chryssa sulla banchina del porto; l’ammiraglio scese sottocoperta, entrò nella sua cabina, si chiuse la porta alle spalle e si abbandonò sul letto. Quella notizia non lo sorprendeva più di tanto, sapeva benissimo di avere dei nemici, ma non pensava che questi fossero interni all’Impero e così vicini alla sede del potere. Appena arrivato a Costantinopoli avrebbe cercato le spie di Chryssa e ideato un modo per fermare Leonora e il suo piano, come gli aveva richiesto la donna. Ella gli faceva un effetto strano: non solo lo suggestionava, ma era anche capace di convincerlo a credere a tutto ciò che diceva nonostante ancora non si conoscessero. Era probabilmente una dote innata, un magnetismo in grado di rapire qualsiasi interlocutore, qualcosa di opposto al suo modo diretto e schivo di porsi.

Konstantinos aprì la lettera: vi erano indicati i nomi e i recapiti di due persone, non le aveva mai sentite nominare, ma le avrebbe cercate. Questo era ciò che vi era scritto:

Eccelso signor Ampatis, questi sono i miei contatti a Costantinopoli: sono persone a stretto contatto con la famiglia Cazaretian, per cui sono molto informate sugli intenti di quella donna. Spero che andrete d’accordo e sarete in grado di fermare in tempo questa minaccia. Questi sono i loro recapiti:
-Philoteos Theron: segretario privato dell’anziano padre di Vassilis Cazaretian, che risiede nello stesso palazzo del figlio ma le sue stanze, compresa quella del maggiordomo, sono situate nell’ala sinistra, mentre Vassilis e Leonora vivono nell’ala destra;
-Agata Yael: dama di compagnia di Leonora Cazaretian, che dorme nella camera attigua a quella di Philoteos: le due stanze, situate al confine tra le due metà del palazzo, sono collegate attraverso un cunicolo segreto passante per la cantina.
Vi raccomando anche di stare attento al signor Cazaretian, non so cosa sappia delle intenzioni della moglie. Ora potete partire verso la città; spero di ricevere da voi buone notizie e mi auguro di rivedervi presto,
Chryssa Maria Aristis



 
SPAZIO AUTORE:
Eccomi finalmente con il secondo capitolo di questa saga sui Romani d'Oriente; nonostante abbia già alcuni capitoli pronti penso che li pubblicherò uno per volta con cadenza bisettimanale, probabilmente il venerdì, per garantire la regolarità nella pubblicazione dato che gli impegni scolastici sono sempre più pressanti. Allora, che ne pensate di questa svolta nella trama e del personaggio di Chryssa? Fatemelo sapere nei commenti, risponderò volentieri a tutti. Alla prossima,
mystery_koopa
EDIT: Capitolo Revisionato.

 
 
  
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