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Autore: KyraPottered22years    24/01/2018    1 recensioni
Lo osservò nella tenue luce del crepuscolo. In quello sguardo nero pece, quegli occhi parevano urlare qualcosa. E lei riusciva a capirlo, avrebbe potuto capirlo anche se lui avesse indossato quella maschera. Improvvisamente sentì di vivere in un sogno, in una bugia, mentre lo sguardo di lui le penetrava l'anima, marchiandola dall'interno.
Il sangue scorreva ardente nelle loro vene. Parole non dette, sussurravano nel nulla. Mani desiderose di toccare, con l'aspra consapevolezza di non poterlo fare.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Luke Skywalker, Nuovo personaggio, Rey, Un po' tutti
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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Redemption

SECONDA PARTE



15

 

Alzò lo sguardo, che fino a pochi secondi fa si era perso nel vuoto, verso il cielo nuvoloso. Con una smorfia abbozzata appena sulle labbra, vide che i raggi solari non tentavano più di oltrepassare la spessa parete grigiastra.
Una seconda gocciolina toccò inaspettatamente la punta del naso della giovane Cancelliera, che si decise ad entrare, prima che potesse bagnarsi davvero.
A Batuu il clima era temperato, mite, pioveva solo una volta al mese e quando iniziava, continuava senza interruzione per un paio di giorni.
Indugiò un altro po’ prima di premere il bottoncino nascosto nel muschio di quella possente roccia, voleva davvero assistere al loro arrivo, ma non poteva rischiare di ammalarsi. Chi l’avrebbe sostituita, in caso di malattia?
La Resistenza sarebbe dovuta essere già di ritorno. La flotta aveva decollato al crepuscolo e Padme era lì da due ore, da quando l’unico sole di Batuu era rinato in un cielo poco accogliente.
Quando il polpastrello dell’indice sfiorò il bottoncino, riuscì a sentire qualcosa, seppure proveniente da molto lontano. Si voltò a guardare il cielo, mentre la pioggia la investiva in fitte gocce d’acqua. Un ronzio, poi una vibrazione in cielo e la flotta della Resistenza sorvolò Padme per raggiungere deposito sotterraneo.
La Cancelliera si affrettò ad entrare nella base segreta e corse velocemente per raggiungere i suoi compagni, lasciandosi scivolare lo scialle fradicio, rimanendo così a spalle nude nel lungo vestito di seta che indossava solitamente per starsene nei suoi alloggi. Sbracciando qua e là un po’ di gente, riuscì ad arrivare a destinazione.
Stavano iniziando a trasportare i primi feriti in infermeria, principalmente i casi più urgenti. La sua attenzione fu catturata da un lettino in particolare.
 «Poe?» Si lasciò sfuggire un sussurro in un moto di incredulità e preoccupazione. Raggiunse velocemente gli infermieri e il pilota ferito.
 «Cosa gli è successo?» Domandò, con l’attenzione concentrata sul viso insanguinato dell’amico. Aveva la guancia destra coperta di polvere nera, i capelli corvini, che erano sempre impeccabili, intrisi di una mistura di fango e sangue. La divisa era sporca e sgualcita, completamente strappata in alcuni punti.
Fu l’infermiere alla sua destra a darle una risposta. «Il suo x-wing  è stato bombardato mentre cercava di salire a bordo. Si è salvato per mirac-»
 «Poe!»
Tutti si voltarono verso quell’urlo.
Finn correva a perdifiato, più veloce di un fulmine, verso di loro. Quando arrivò si chinò verso il lettino, prendendo la testa di Poe con entrambe le mani, delicatamente, dalle guance. Anche l’ex trooper presentava delle escoriazioni, seppure non molto gravi.
 «Soldato, non può toccargli la testa, dobbiamo verificare se-»
 «Si salverà?» Domandò con impertinenza, interrompendo nuovamente l’uomo. La sua preoccupazione si stava trasformando in rabbia e frustrazione. Vederlo ridotto così, lo distruggeva dentro. Una terribile sensazione indescrivibile gli serrava il cuore in una morsa stretta e dolorosa. La sua mente non riusciva più a ragionare: la sua priorità era Poe.
 «Dobbiamo portarlo urgentemente al pronto soccorso, ci state solo facendo perdere tempo.» L’infermiere iniziò ad infastidirsi, ma quando si rese conto che quel ci state si riferiva in modo molto inappropriato anche alla Cancelliera, nel suo volto si tinse un’espressione di totale pentimento. Si aspettò una ramanzina, una punizione, ma Padme in tutta risposta afferrò Finn e lo spinse via dal lettino.
 «Andate, fate presto.»
E quei due corsero via. Finn fece per raggiungerli, ma Padme si ritrovò a bloccarlo nuovamente, piazzandoglisi davanti.
 «Non puoi andare, adesso tocca a loro prendersi cura di lui.» Gli poggiò una mano sul petto.
 «Devo andare, ha bisogno di me.»
 «No, Finn. Ha bisogno di analisi e controlli accurati. La tua presenza lì non farebbe altro che causare scompiglio.»
Finalmente l’uomo si decise a guardarla negli occhi, tirandosi indietro dal suo tocco.
 «Non mi importa! Se muore e io non sarò lì con lui quando succederà – iniziò a dire con le lacrime agli occhi – non me lo perdonerò mai.» Come finì di parlare, sparì dalla sua vista, correndo verso l’infermeria insieme agli altri feriti.
Padme scosse la testa e si ritrovò a sentire freddo, in mezzo a tutto quel caos.  Fra i lettini controllava se ci fosse lui, ma fortunatamente non lo trovò.
Allora perché non era ancora sceso dalla navicella?
Superò a grandi falcate gli x-wing e man a mano che avanzava, la confusione scemava. Attese davanti alle scale del Millennium Falcon.
Prima scese Chewie, con una donna ferita fra le braccia. Grugnì a Padme in segno di saluto, ma non aspetto di essere ricambiato, doveva portare la donna al pronto soccorso.
Troppi, troppi feriti. Padme lasciò finalmente che la sua coscienza accettasse quel fatto e, con le mani congiunte davanti al ventre e le dita a torturare le unghie dell’altra mano, lo aspettò.
Quando finalmente scese dal Falcon, Padme si lasciò scappare un lungo sospiro di sollievo. Fece per andargli incontro, ma rimase bloccata a metà strada quando vide in lontananza un taglio profondo sul suo braccio.
 «Ben?»
Solo in quel momento si era reso conto che lì c’era lei. Nello stesso momento in cui i due si guardarono negli occhi, Padme riuscì finalmente a cogliere l’acuta tristezza che si celava dietro quegli occhi così simili ai suoi.
Capì subito cosa fosse successo, perché lo aveva sentito nella Forza nel bel mezzo della notte. Aveva sperato di essersi sbagliata, di aver interpretato male le proprie sensazioni, ma era raro che l’istinto di uno Jedi si errasse.
Le bastarono pochi passi per cingergli la vita e stringerlo in un abbraccio. Padme era alta, abbastanza tonica, di certo non era una figura minuta, ma sembrava esserlo ogni volta che Ben la stringeva fra le sue braccia.
Dopo la morte di Leia, i due si erano fatti forza, con pazienza e cautela avevano costruito il rapporto che non avevano mai avuto; ma quando Luke si spense due anni dopo, per loro divenne inevitabile la presenza di un vero confidente accanto, di qualcuno che avesse potuto comprendere davvero come ci si sentisse ad aver perso tutti coloro che stavano di più a cuore.
Ed eccoli lì, in un abbraccio, l’uno il sostegno dell’altra.
Un equilibrio, ma soprattutto una famiglia.
 «L’hai vista, vero?» Non le servì pronunciare quel nome, capì che lui aveva inteso, perché rispose con un cenno d’assenso, impercettibile, ma comunque confermava un angoscioso sì. «Mi racconterai tutto dopo che ti sarai fatto cucire quel taglio.» Si allontanò dal suo petto, per prendergli fra le mani il braccio ferito.
 «Ho bisogno di parlarne ora, in un posto tranquillo.» Un enorme peso gli aggravava sul petto, asfissiante, che non se n’era andato da quando l’aveva lasciata in fin di vita, sul pavimento della sala del trono. Nella sua mente, ancora era impresso il volto diafano della donna, rigato di sangue, con gli occhi rossi aperti appena che lo guardavano andar via.
Quelle iridi scarlatte che stavano a significare una sola cosa, seppur terribile: completa devozione al lato Oscuro.
 «Non voglio che ti succeda qualcosa al braccio, Ben, per favore. Fatti visitare.»
 «Ci sono persone in condizioni peggiori delle mie. Io posso aspettare.»
Indugiò un po’, poi abbassò lo sguardo e fece per voltarsi, convinta dalle sue parole.
 «Andiamo nel giardino, a quest’ora non ci sarà nessuno.»
Quando avanzò di un passo, Ben fece per circondarle il polso destro con una stretta decisa, ma delicata.
 «Tu stai bene? Sei fradicia.»
Sbatté le ciglia in un’espressione inizialmente confusa. Poi, quando il suo sguardo si posò oltre la figura di Ben, su qualcuno che la stava guardando già da un po’, il suo volto si tinse di un rosa pallido e gli occhi le divennero leggermente lucidi per l’emozione di vederlo in buone condizioni. Solo che adesso, le venne più difficile mentire a quella domanda.
 «Certo, sto bene.»
Prima di andare, Ben si tolse la giacca e la mise sulle spalle della sorella, nella speranza che potesse farle sentire meno freddo.
I due si incamminarono, ma Padme sentiva ancora lo sguardo di Armitage bruciarle sulla schiena.















Nda.
E' breve come capitolo, ma doveva essere di passaggio, un po' introduttivo. 
Alla prossima! ;)
  
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