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Autore: Calime    25/01/2018    0 recensioni
Gli agenti Elijah e Cara Cobb sono stati inviati dal capo della CIA a Venezia per una missione sotto copertura piuttosto semplice, ma... Forse il pericolo sta molto più vicino a loro di quanto entrambi pensino, in quella stanza d'albergo in cui avrebbero dovuto passare la notte e nel loro ambiguo rapporto.
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Cara iniziava ad averne fin sopra i capelli: quell’idea della copertura da fidanzati era ridicola. Assurda! Elijah, poi, non aiutava: dal breve viaggio in auto per raggiungere l’hotel non faceva che chiamarla “tesoro” e “amore” – «Così iniziamo ad entrare nella parte» le aveva detto col fare di chi si divertiva un mondo a punzecchiarla.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Incest | Contesto: Contesto generale/vago
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Storia scritta per l'Italian P0rn Fest #11 organizzato da Fanfic Italia e Lande di Fandom.
Fandom: Originale
Pairing: F/M
Prompt: [Spy story] Il capo dei servizi segreti affida loro una missione in cui devono partecipare a una festa come fidanzati sotto copertura. Una volta soli nella camera d'albergo, la notte prima della festa, emergerà prepotente l'attrazione che provano l'uno per l'altra. "Guarda il lato positivo: con tutta questa pratica saremo molto più credibili nella parte" (Bonus: se i due sono fratellastri)
Note: Dato che qui su EFP le scene esplicite incestuose (anche tra fratellastri) sono vietate da regolamento, ho dovuto tagliare e modificare una buona parte della one-shot. QUI potete leggere la storia completa.
(Se qualcuno mi avesse detto che avrei scritto un'Originale per il P0rn Fest, l'avrei preso per pazzo ma tant'è... All'ispirazione non si comanda xD) Buona lettura ♥
AGGIORNAMENTO 19/07/2021: Potete leggere un piccolo seguito QUI (nella stessa piattaforma della versione integrale). Per adattarla al regolamento dovrei riscriverla da capo, quindi si fa prima a cliccare il link ;)







Perfetta copertura




Elijah fischiò di approvazione, non appena varcarono la soglia della camera dell’albergo. Nonostante fosse una semplice doppia – “matrimoniale” si corresse notando il letto –, ogni dettaglio era ben curato e di gran gusto: pareti bianche e tappezzeria rossa, coperte e rivestimenti broccati in tonalità, mobilio e testata del letto in legno scuro. Pareva un peccato avanzare su quella soffice moquette con scarpe e valigie!
«È una piccola bomboniera» disse, lasciando che Cara lo precedesse. «Degna del Bel Pese».
La donna, avvezza all’umorismo del collega, avanzò nella camera glissando sulla sua galanteria. Arrivata davanti al letto, senza pensarci troppo, sollevò il trolley e si apprestò ad aprirlo.
Elijah continuò ad osservarla con aria tranquilla e, soltanto quando lei gli lanciò un’occhiataccia, le rivolse un sorriso.
«Non entri?» gli domandò, innervosita dal suo sguardo.
Annuì con un cenno del capo e si chiuse la porta alle spalle, girando la chiave nella toppa.
«Inizia già a piacermi questa missione» sogghignò. Sfilò la giacca in ecopelle e l’abbandonò sulla prima sedia che trovò: per quella sera potevano pensare soltanto a rilassarsi.
Con un brontolio Cara strattonò la cerniera del trolley, che non voleva saperne di aprirsi.
«Ah, quanto mi mancava andare ad una festa! Non vedo l’ora di vederti in abito da sera, amore».
L’epiteto la fece andare su tutte le furie. «Se non ti cuci quella bocca, non la vedrai neppure questa stupida festa!» berciò, infastidita dal suo parlare e dalla zip inceppata. La valigia finì a terra con un sonoro tonfo, appena attutito dalla moquette.
Cara iniziava ad averne fin sopra i capelli: quell’idea della copertura da fidanzati era ridicola. Assurda! Elijah, poi, non aiutava: dal breve viaggio in auto per raggiungere l’hotel non faceva che chiamarla “tesoro” e “amore” – «Così iniziamo ad entrare nella parte» le aveva detto col fare di chi si divertiva un mondo a punzecchiarla.
Elijah arcuò appena un sopracciglio e le labbra si aprirono in un mezzo sorriso divertito. Terminò di arrotolarsi le maniche della camicia su fino al gomito e recuperò la povera vittima della sua furia. «Almeno è atterrato sul morbido» commentò, sollevandola dal manico.
Cara incrociò le braccia al petto spazientita dalla sua flemma: lo sapeva che avrebbe odiato ogni singolo secondo di quella missione! Lo sapeva, eppure non avrebbe mai potuto rifiutarsi. Jean Rhodes, il grande capo della CIA, era stato chiaro: i suoi due migliori agenti a Venezia, sotto copertura, ben forniti di giocattolini, pronti a tenere sotto controllo quella pagliacciata di festa e a prendere in consegna importanti documenti per la sicurezza degli USA. Non si aspettavano grosse sorprese, a parte interventi di terzi – altre organizzazioni straniere – interessati alle stesse informazioni. Cara sperava andasse proprio così, giusto perché sarebbe stata autorizzata a sparare e picchiare duro.
Colpa di Elijah e delle lotte che ingaggiavano da bambini…
Elijah aveva sconvolto la sua vita per colpa di papà, una sera così tranquilla che era impossibile non venisse turbata da qualcosa. Quel qualcosa era stato il frutto di una sua vecchia relazione, di cui lei e la mamma non erano a conoscenza. La madre di Elijah aveva voluto tenere segreta la gravidanza, ma era morta a causa di un tumore. Papà, contattato dal notaio per il testamento e scoperto così tutto, ne aveva parlato alla mamma e insieme avevano deciso di tenerlo con loro. Da figlia unica, si era quindi ritrovata con un fratellastro più grande di lei di tre anni che adorava farle i dispetti.
«Fatto». Elijah trafficò giusto un paio di secondi e finalmente il trolley venne aperto.
Cara annuì distrattamente, immersa nei propri pensieri.
Fu l’innaturale silenzio a riportarla bruscamente alla realtà e i suoi occhi focalizzarono il sedere di Elijah, scolpito e ben fasciato dai jeans scoloriti. Cara distolse in fretta lo sguardo, maledicendosi, e si accorse che lui aveva appena tirato fuori l’abito che lei avrebbe messo l’indomani. Sicuramente era poco adatto alla missione ma non all’evento: un gioco di trasparenze e ricami preziosi caratterizzava il tessuto morbido, dal corpetto allacciato al collo e la gonna vaporosa con spacco.
«Mi vuoi morto?» mormorò con uno sguardo che non le riuscì di decifrare, lontano dall’usuale canzonatorio.
La sua voce era appena bassa e arrochita, irresistibile: Cara soffocò a stento il brivido caldo che la scosse dalle dita dei piedi alla punta dei capelli. Inspirò profondamente e riuscì a ribattere: «Sempre».
Elijah annuì con un leggero cenno della testa, riponendo l’abito. «Ordiniamo qualcosa?» Cambiò discorso, schiarendosi al contempo la gola.
«Hai già fame?» Si stupì Cara, dato che entrambi avevano cenato da poco. Per distrarsi dall’innaturale calore in cui pareva essere immersa la camera, spostò le sue cose ai piedi del letto e si sedette sulle morbide coperte.
L’uomo le rivolse un’occhiata divertita. «Preferirei champagne e caviale, ma fai tu». Si godette il cipiglio irritato del suo viso e le saette che parvero lanciare i suoi occhi castani.
«Stai tirando troppo la corda, Elijah» cercò di avvertirlo con i nervi a fior di pelle.
«Tesoro, dobbiamo fare pratica e tu non ti stai applicando» la provocò.
«Smettila!» sbottò lei con il volto in fiamme, che nascose dietro i mossi capelli. Non sarebbe mai riuscita ad andare fino in fondo con quella storia della copertura, men che meno a dormire nello stesso letto quella notte; eppure, non avrebbe dovuto avere particolari problemi… Erano fratellastri, no? Non c’era nulla di male.
Nulla di male.
Cara cercò di convincersene, come aveva sempre fatto, rispondendo al buonsenso piuttosto che alle proprie pulsioni – era una maestra nel soffocarle. Strinse le mani a pugno sul letto: doveva prendersi a schiaffi da sola per non pensare a quanto avesse aspettato un’occasione simile con lui, che non l’aveva mai degnata di particolare attenzione – com’era ovvio che fosse, tra fratelli.
Una ciocca venne spostata dietro l’orecchio e Cara ansimò nel trovarsi il suo volto fin troppo vicino: le fronti quasi a sfiorarsi, il suo fiato caldo che si infrangeva sulla bocca schiusa e i suoi occhi verdi che parevano scoperchiarla come il vaso di Pandora – soltanto che da lei sarebbero usciti pensieri sconci e, sul fondo, sentimenti sbagliati.
«Altrimenti?» sussurrò Elijah ad un soffio dalle sue labbra, la voce di nuovo bassa, calda e roca. «Cosa farai, Cara?»
Cara ingoiò il vuoto e il suo respiro che sapeva di caffè, convinta fermamente che da quella missione non ne sarebbe uscita viva – e non a causa di un probabile scontro. Come agente della CIA aveva imparato a gestire ogni situazione, ma nessuna l’aveva messa così alle strette e nessuna portava il nome e il fascino di Elijah.
«Non provocarmi, Elijah» esalò a corto di fiato. La sua vicinanza le infondeva un calore che si irradiava lungo tutto il suo corpo, concentrandosi tra le gambe. Smaniava ancora di mettergli le mani addosso, tuttavia… Non era più certa che l’avrebbe picchiato.
«Fallo, Cara» le intimò. «Qualunque cosa tu voglia, la voglio anch’io».
E quelle parole sancirono la loro condanna: Cara si sporse verso di lui, allentò la presa sulle coperte per infilare le dita tra i suoi capelli, inclinò il viso e ad occhi aperti gli sfiorò le labbra.
Elijah rimase fermo e lei comprese di non essere più sola in quella follia: lui avrebbe dovuto respingerla, allontanarsi, scoppiarle a ridere in faccia – anche! E invece l’aspettava, ma…
Se non fosse stato assurdo, Cara avrebbe giurato che l’aria nella stanza stesse crepitando.
«Non… Non dovremmo» fu l’ultima, debole, protesta che si perse nel bacio con cui lo assalì.
Elijah le rispose con una foga tale da sbilanciarli entrambi: il letto li accolse in un morbido abbraccio, mentre si divoravano le labbra a vicenda, invadendo uno la bocca dell’altra, in una lotta che li lasciò ansimanti. Cara non poteva resistergli, non voleva resistergli: lo sentiva nelle sue braccia che lo stringevano, lo vedeva in quegli occhi grandi che, socchiusi, non riuscivano a nascondergli nulla. Le scostò i capelli dal viso con dolcezza, accarezzandole le guance calde, e le sorrise con una soddisfazione tale che Cara ebbe paura stesse per rovinare l’atmosfera con una delle sue pessime battute.
«Non ricominciare con la scusa della copertura!» lo minacciò, nascondendo nell’ira la propria vulnerabilità – era sempre stato facile arrabbiarsi con lui piuttosto che affrontare i propri sentimenti. Ricordava la prima fitta di gelosia e le successive, mascherate e nascoste dalla scusa “è normale, è mio fratello”.
Aveva l’innocenza dei quattordici anni, allora, e la convinzione che la cotta sarebbe passata. Al college, invece, era stato più difficile credere a quella balla e si era imposta di dimenticarlo, fallendo miseramente con la furiosa scenata che gli fece alla festa di laurea. Almeno, una volta entrati alla CIA, erano stati entrambi troppo impegnati nel fare carriera ed era stato raro anche solo incrociarsi per i corridoi del quartier generale.
Cara era davvero convinta che fosse tutto finito, sepolto, ma poi era arrivata quell’assurda chiamata. Sarebbe stata la prima volta che avrebbero lavorato insieme ed era stata subito investita a tradimento dai sentimenti repressi negli anni.
Lo odiava. Lo amava. Era tutto così confuso, ma lui l’aveva messa alle strette.
Così alle strette da farla scoprire per prima.
«No, non potrei mai» le rispose, poggiando la fronte sulla sua.
Cara chiuse gli occhi e sospirò: «Giuro che se mi stai prendendo in giro-».
«Cara, non è stata un’idea di Jean la copertura, né che mi accompagnassi».
La donna aprì gli occhi. «Che cosa?!» esclamò, sorpresa.
Elijah rise. «Sciocca ragazzina! Aspettavo un’occasione così da una vita e tu non mi degnavi di uno sguardo… E Jean mi doveva un favore».
Cara scoppiò a ridere. «Jean ha una cotta per te, agente Cobb! Te ne sei approfittato!»
L’uomo le sfiorò il collo con la punta del naso, smorzando le sue risate e facendola rabbrividire. Annusò la sua pelle a pieni polmoni e la sentì trattenere il respiro. «Adoro la tua risata» soffiò, leccandone un lembo.
«Elijah!» Cara gli strinse le mani tra i capelli, preda delle sue attenzioni.
Elijah lasciò piccoli baci e leggeri morsi, tracciando un percorso fino al mento e alla conchiglia del suo orecchio destro.
«Avrei dovuto accorgermene prima, ma… Sono sempre stato uno stupido e tu troppo intelligente per aspettarmi» sospirò, scendendo ancora a tormentarle il collo.
Lei mugolò e gli lasciò un bacio sulla tempia. «Era impossibile! Siamo…»
«Non lo dire», la fermò prendendole il viso tra i palmi.
«Siamo fratelli, Elijah» completò lei in tono fermo e con gli occhi severi. Voleva che si rendesse conto che il sesso tra loro li avrebbe cambiati, che non sarebbe stato come con altri partner. Era un vicolo cieco, un salto nel vuoto che li avrebbe sfracellati al suolo.
«Fratellastri» la corresse con la stessa serietà.
Cara annuì ad occhi chiusi e sospirò: «Sì, ma adesso non importa». Gli accarezzò le guance ispide di un accenno di barba. «Siamo sotto copertura e tu sei il mio uomo. Dimostramelo», sorrise con un accenno di malizia.
«Non hai idea di cosa vorrei farti». Elijah ridacchiò nervoso per quello scambio di ruoli: Cara era bellissima così riversa sul letto, sotto di lui.
«Fallo, Elijah. Qualunque cosa tu voglia, la voglio anch’io» lo citò.
Lui espirò pesantemente e tornò a baciarla.

I vestiti vennero tolti in fretta, quasi strappati via dai loro corpi impazienti di toccarsi. Finirono sulla moquette, sulle sedie vicine, in fondo al letto, sull’abat-jour.
Per Elijah era stata un’eccitante sorpresa trovare sotto i suoi vestiti della biancheria provocante, pizzo e raso neri: «Ogni occasione può essere quella buona per noi che non riusciamo ad avere una relazione duratura» gli aveva fornito come spiegazione. Aveva scorto anche una punta di tristezza nelle sue parole e nei suoi occhi sfuggenti, che si era premurato di spazzare via.
«Sei fatta per stare con me» le mormorò all'orecchio, accarezzandole la pelle calda.
La sua risposta si perse in un ansito.
Orgogliosa, indipendente, bellissima Cara… Quanto era stato cieco!, si rimproverò.
Quando la passione venne appagata da entrambi, Elijah le crollò sul petto.
«Sei incredibile», sorrise stanco, baciandole la pelle. «Se non fosse per la missione, non ti farei uscire da questa camera».
Lei scoppiò a ridere, ferendolo nell’orgoglio.
«Non sfidarmi» le intimò, divertito.
Cara si allungò languidamente sotto di lui e con il piede tracciò il profilo della sua gamba. «Be’, hai parecchie ore per dimostrarlo», ammiccò. «E poi… Guarda il lato positivo: con tutta questa pratica saremo molto più credibili nella parte».







   
 
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