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Autore: _BlueHeart    28/01/2018    9 recensioni
'Era sinceramente preoccupata per la sua amica.
Il tono con il quale Emma le aveva raccontato di quell’odioso pirata, la sua espressione un misto fra tristezza e rabbia avevano smosso qualcosa in Regina che lei stessa faticava a decifrare.
Avrebbe voluto poter far qualcosa per lenire il suo dolore, per cancellare da quegli occhi limpidi e attenti quel velo scuro che da ormai qualche anno le rendeva triste lo sguardo.'
Storia scritta seguendo una trama del prompt natalizio del gruppo facebook 'Maybe I Need you'.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Buona sera Swen, 
ringrazio tutti quelli che hanno aggiunto la storia fra le preferite, le seguite e le ricordate.
Un grazie particolare a chi ha speso qualche minuto a lasciarmi una recensione, mi hanno fatto davvero tantissimo piacere.
Detto questo vi lascio il capitolo,
Spero che vi piaccia come i precedenti..
Buona lettura.

 
Capitolo 3: Intesa
Quel freddo pomeriggio di metà Dicembre aveva riunito le tre donne nella cucina di casa Charming. 
Snow era felice di passare del tempo con sua figlia e con la donna che tempo prima era stata sua nemica. 
Le rivolse uno sguardo sorridendo felice di come si erano evolute le cose fra loro. 
Adesso, poteva dire, senza pensarci troppo, che Regina era sua amica. 
Sua figlia Emma era stranamente molto silenziosa quel pomeriggio , lo sguardo costantemente basso sulla tazza di cioccolata che le aveva preparato poco prima. 
Snow White stava provando a farla parlare da circa un’ora, ma aveva ottenuto solo mugolii e qualche secco monosillabo. 
Sospirò frustata e implorò Regina con lo sguardo di aiutarla , ma la sua ritrovata amica scosse debolmente il capo in un’espressione di disapprovazione . 
Prese finalmente posto accanto alle due donne intorno al tavolo della cucina e cercò di avviare una conversazione , ma le risposte arrivavano solo dalla mora seduta alla sua destra . 
Sua figlia era persa in chissà quali pensieri , senza permetterle di farne la conoscenza . 
Snow immaginava che c’entrasse qualcosa Hook. 
Emma le aveva raccontato tutto quello che stava capitando fra loro nell’ultimo periodo e la donna non era per niente felice di come il marito di sua figlia si stava comportando. 
Aveva cercato di tranquillizzarla e le aveva detto che si sarebbe sistemato tutto , era pur sempre suo marito.
‘Insomma Emma mi vuoi dire che succede?’ Sbottò quasi urlando. 
La ragazza sollevò lo sguardo di scatto, mentre Regina dischiuse le labbra indecisa sul come frenare Mary Margharet. 
‘Di cosa parli?’ Chiese la bionda irritata. 
‘È più di un’ora che fissi quella tazza e a stento ci rispondi!’ 
Continuò gesticolando imperterrita.
Regina le poggiò una mano sul braccio come per voler arrestare quelle parole irruente e poco delicate che continuavano a riempire la casa, altrimenti silenziosa. 
Emma fece roteare gli occhi, poggiò le spalle allo schienale della sedia e incrociò le braccia al petto in atteggiamento di difesa. 
‘Forse non mi va di parlare, ecco perché!’ Esclamò isterica. 
L’intento di Regina di bloccare sul nascere quella discussione fra madre e figlia fu fine a se stesso. 
‘Emma sono tua madre! Parlami. Cosa ti prende? Cosa è successo?’ Perché qualcosa doveva esser successo per forza , si diceva Snow White. 
La bionda sciolse in un’unica mossa brusca la sua posizione ‘Ho lasciato Hook!’ Esplose battendo i palmi delle mani sul tavolo e sporgendosi in avanti per fissare sua madre che le stava seduta di fronte. 
‘Emma!’ Esclamò sconvolta e preoccupata la donna che l’aveva messa al mondo. 
Regina dischiuse le labbra e spalancò i suoi occhi scuri. Si voltò lentamente verso la sua amica bionda e cercò in lei qualsiasi cenno , parola o gesto che potesse rassicurarla di aver capito bene. 
Forse l’aveva immaginato, forse era un delirio della sua mente confusa. 
Erano giorni che Regina era scivolata in un caotico vortice di sentimenti e pensieri sconnessi che l’avevano fatta star male già in passato. 
Più di una volta aveva abilmente impedito a quel miscuglio di sensazioni di sopraffarla e ci aveva messo definitivamente una pietra sopra il giorno che Emma le aveva parlato della proposta di matrimonio di Hook. 
‘Cosa?’ Sussurrò lievemente sbattendo più volte le ciglia scure. 
Emma posò lo sguardo su di lei e le sue spalle si rilassarono appena, confortata da quel suono delicato e caldo qual era la voce di Regina. 
‘Si , ho lasciato Hook’ ripetè più tranquilla. ‘È tornato?’ Le domandò sua madre che adesso la fissava in cerca di una spiegazione. 
Emma scosse la testa ‘No, ma è in questo mondo, in Oceania. Ci ho parlato al telefono e .. l’ho lasciato’. 
Spiegò vagamente perché di parlarne, in realtà, non ne aveva per niente voglia. 
Sua madre spalancò ancora di più gli occhi ‘Emma!’ Esclamò ancora in tono di rimprovero. 
‘Snow!’ Incalzò in risposta Regina. 
Emma si alzò in piedi, una ramanzina di sua madre era l’ultima cosa che le serviva al momento. 
Mary Margharet ignorò il sindaco e continuò a parlare ‘Emma è tuo marito! Non puoi lasciarlo per telefono! In realtà non dovresti lasciarlo affatto.. avete fatto un giuramento! Dovresti cercare di recuperare questo matrimonio non di disfarlo non appena sorge un problema!’ 
Ora in piedi anche lei la donna cercò un contatto con sua figlia che bruscamente si allontanò . 
Gli occhi verdi della Salvatrice si ridussero a due fessure, mentre le mani si stringevano a pugno . 
Regina era convinta che le unghia le stessero lasciando delle profonde mezze lune sui palmi per quanto le nocche le erano diventate bianche alla forte stretta .
‘Tu non sai cosa ci siamo detti. Non sai nulla , quindi no, non devo recuperare un bel niente se improvvisamente la persona che ho sposato si scopre avere la mentalità aperta quanto quella medievale!’ Esclamò frustata mentre cominciava a fare avanti e indietro per la stanza. 
‘Allora parla, dimmi cosa ti ha detto!’ Esclamò ancora in un urlo isterico che fece sobbalzare anche Regina . 
‘Ti ho detto che non voglio parlarne!Qual è la parte della frase che non capisci?’ Aveva chiesto incamminandosi verso la porta. 
‘Dove stai andando adesso?’ Snow si avvicinò velocemente, ma la ragazza aveva già infilato la giacca di pelle e afferrato le chiavi del maggiolino. 
Non rispose, aveva bisogno di andare via. Di uscire da quella casa e di allontanarsi da sua madre. 
Mary Margharet cercò di andarle dietro , ma il sindaco frenò i suoi passi parandosi davanti. 
‘Non riesci proprio a capire quando è il momento di stare zitta , non è vero?’ 
Si infilò il cappotto mentre Snow scosse la testa innervosita.
‘Resta qui, vado io’. 
Così dicendo la mora uscì dall’appartamento e scese di corsa le scale.

Emma era entrata in macchina nel giro di pochi minuti. 
Respirò a fondo cercando di tranquillizzare il suo battito cardiaco accelerato sia per la corsa che per l’argomento della breve discussione con sua madre.
Poteva sentire ancora il suono di quelle domande isteriche. Domande alle quali non aveva intenzione di dare una risposta al momento. 
Infilò la chiave, ma prima ancora di riuscire a mettere in moto , lo sportello del passeggero si aprì e Regina Mills, un po’ affannata, entrò senza troppe cerimonie nell’abitacolo. 
Emma si bloccò e la guardò con tanto di sopracciglia alzate. 
‘Regina non voglio parlare..’ 
Il sindaco strinse le labbra fra loro prima di risponderle con tono deciso ‘Si, l’hai già detto questo. Dove stavi andando?’ Le chiese sistemandosi il cappotto sulle gambe. 
‘Io.. non lo so. Ho solo bisogno di allontanarmi. Ho bisogno di un posto tranquillo’. 
Regina annuì e scese dall’auto sotto lo sguardo confuso di Emma. 
Fece il giro e aprì lo sportello dal lato del guidatore.
‘Che vuoi fare?’ Domandò gesticolando appena lo sceriffo. 
‘Spostati , guido io’. 
Le aveva detto con un tono che non ammette repliche. 
Emma assecondò la sua scelta e si accomodò sul sedile del passeggero lasciando che si sedesse nel posto che poco prima occupava. 
Regina le rivolse un ultimo sguardo veloce prima di chiudere l’auto e mettere in moto. 
Nell’abitacolo scese il silenzio. 
Emma si rannicchiò su se stessa e guardò la città , ormai completamente addobbata per il Natale, scivolare lungo il tragitto. 
Per tutto il tempo il sindaco guidò senza spostare lo sguardo dalla strada e cercò di essere quanto più discreta e delicata possibile. 
‘Dove stiamo andando?’ Chiese ad un tratto Emma , notando come si stessero inoltrando lungo il sentiero del bosco. 
La mora si voltò a guardarla per un momento sorridendo lievemente e sollevando le spalle. 
‘Non ti fidi , Miss Swan?’
Emma boccheggiò non aspettandosi la tipica ironica provocazione. 
In quel momento di scherzare non aveva voglia e la verità premeva sulla punta della sua lingua impedendole di rispondere in altro modo. 
‘Mi fido fin troppo di te’. 
A Regina si spense il sorriso e il cuore le salì improvvisamente alla gola. 
Poteva sentire ogni battito rimbombare nel suo petto, fino alle orecchie. 
La salvatrice si voltò nuovamente verso il lato opposto e chiuse gli occhi cercando un qualsiasi appiglio per tirarsi fuori da quella situazione ingarbugliata che le stava facendo decisamente troppo male.

Ci vollero circa trenta minuti prima che la mora spegnesse l’auto e si lasciasse sprofondare nel sedile. 
‘Questo è il posto più tranquillo di Storybrooke ... da qui puoi guardare il panorama , ma gli unici rumori che sentirai sono quelli del bosco’. Le spiegò rivolgendole finalmente lo sguardo. 
Emma era con gli occhi fissi in avanti mentre osservava la città dall’alto. Le tante decorazioni natalizie creavano un’atmosfera meravigliosa, era davvero un bellissimo spettacolo. 
‘Grazie’ rispose girandosi verso di lei e piegando le gambe contro il corpo. 
Il sindaco accennò un sorriso di risposta. 
‘Hai voglia di fare una passeggiata ?’ Chiese subito dopo la bionda sollevando leggermente il busto in un movimento repentino. 
‘Perché no’.
Entrambe scesero dal veicolo rabbrividendo non appena l’aria fredda di Dicembre le avvolse. 
Emma prese a camminare, non seguendo il percorso dettato dal sentiero, ma inoltrandosi nel bosco. 
Regina avrebbe preferito decisamente percorrere la stradina per godere di maggior stabilità sui tacchi alti , ma lasciò fare ad Emma ciò che più le facesse star meglio e la seguì senza fare storie. 
Faticava a star dietro quei passi veloci che calpestavano rami spezzati , pigne , foglie e quant’altro.Se avesse saputo, avrebbe indossato un paio di scarpe meno scomode. 
‘Se continui a camminare senza una meta finiremo per perdere l’orientamento’. 
Cercò di spiegare Regina mentre passava sotto un ramo decisamente basso. 
‘Vieni dalla foresta incantata e non sai orientarti nel bosco di Storybrooke?’ Le chiese avvicinandosi . 
La mora alzò gli occhi al cielo ‘siamo nel bel mezzo del bosco , non c’è niente che ci possa far orientare qui.. non si vede nemmeno bene il cielo’. Nel dirlo gesticolò vistosamente e poggiando male il piede sul fogliame finì per cederle la caviglia. ‘Regina!’ Esclamò spaventa la bionda avvolgendole una braccio attorno alla vita evitandole una caduta. Indietreggiò con equilibrio precario fino a toccare con la schiena il tronco di un albero.
Silenzio. 
Niente più scricchiolii , nessun passo deciso ed affrettato a spezzare le foglie secche, nessuna voce ad irrompere nella quiete di quel luogo . 
C’era solo il fruscio di un debole vento morbido e leggero, che faceva oscillare i loro capelli e qualche piccola foglia. 
Erano immobili in quella posizione. 
Regina con le mani sulle spalle di Emma , e la bionda che la teneva stretta contro il suo corpo sorreggendola. 
I loro sguardi si intrecciarono immediatamente: furiosi smeraldi persi in caldi occhi scuri. 
Il cuore di Emma cominciò ad accelerare facendola deglutire a fatica; mentre quello di Regina sembrava andare in frantumi ad ogni battito rendendola incapace di muoversi, nonostante il buon senso le suggerisse di farlo. 
Quella stretta forte e decisa le stava facendo perdere lucidità e per qualche secondo il sindaco si lasciò trasportare da quella bellissima sensazione, un misto tra attrazione e protezione.
La Salvatrice spostò lo sguardo dagli occhi di Regina alle sue labbra un paio di volte prima di avvicinare la mano libera al suo volto ed accarezzarle delicatamente la guancia. 
La mano gelida di Emma e quel tocco delicato la fecero inevitabilmente rabbrividire. 
Chiuse gli occhi per godersi un gesto che aveva bramato per anni , anche se non era mai riuscita ad ammetterlo nemmeno a se stessa. 
Li riaprì solo quando sentì il respiro caldo e leggermente affannato della Salvatrice, infrangersi contro le sue labbra fredde. 
Emma era vicina come non lo era mai stata. 
Vicina, come spesso aveva desiderato.
Ed ora quella moltitudine di sensazioni ed emozioni riaffiorarono prepotentemente, senza permetterle di mandarle via come era solita fare. 
‘Cosa stai facendo?’ Riuscì a pronunciare a fatica.
‘Lasciamelo fare’ le aveva implorato con gli occhi chiari che la scrutavano . 
‘E poi domani sarà come se non fosse mai successo’. Pronunciò con le labbra che sfiorarono quelle di Regina per poco più di un secondo. 
Entrambe sussultarono per poi stringersi istintivamente di più. 
‘Ci farà del male Emma’ soffiò ormai incapace di allontanarsi. 
‘Ma ne sarà valsa la pena’. 
Si avvicinò quel tanto che bastava per eliminare fra loro ogni distanza e catturò le labbra di Regina in un bacio desiderato per anni. 
Fredde, erano le carnose e morbide labbra del sindaco. 
Calda, la sua bocca quando entrambe approfondirono il bacio. 
Quelle labbra che Emma avrebbe voluto assaggiare fin dal loro primo incontro. Avevano turbato i suoi sogni e la maggior parte dei momenti che aveva condiviso con quella donna. 
Regina, che l’aveva da sempre affascinata con la sua eleganza e la sua compostezza, ora tremava fra le sue braccia. 
Le mani intrecciate nei suoi capelli biondi, la spingevano sempre più verso di se facendo pressione sulla nuca. 
La mente di Emma si svuotò. 
Improvvisamente non c’erano più le parole di Killian a tormentarla o le domande di sua madre ad agitarla. 
Non c’era più Storybrooke , sotto di loro , non era più nemmeno Natale .
C’erano solo Emma e Regina.
E un gemito , che scivolò dalle labbra dello sceriffo direttamente contro quelle del sindaco, quando la mora infilò le mani sotto la giacca e le accarezzò i fianchi lentamente. 
Lo sceriffo cercò di regolarizzare il respiro, il fiato ormai spezzato dal calore che si stava irradiando nel suo basso ventre. 
La stessa passione ardeva in Regina, ma la sua voglia di volerne di più le fece cercare la lingua di Emma ancora e ancora.
Il suono dei loro lievi gemiti e dei mormorii di apprezzamento era quasi assordante nella totale quiete del bosco. Nonostante la tacita promessa di poco prima, quel piacevole e caldo brusio difficilmente avrebbe permesso a Regina di dimenticare quel momento con la Salvatrice.
Ma questo il sindaco non poteva ancora saperlo. 
Quando entrambe necessitarono di ossigeno si allontanarono quel tanto per respirare. 
Poggiarono automaticamente la fronte l’una contro l’altra e si strinsero in un tenero abbraccio. 
‘Wow’ sussurrò dopo un po’ la bionda facendo ridere lievemente l’altra che scivolò contro di lei e nascose il viso nell’incavo del suo collo.
Se avessero potuto sarebbero rimaste lì , legate in un abbraccio intimo e senza pretese, con Emma che rabbrividiva ogni volta che le labbra del sindaco le sfioravano teneramente il collo e con Regina che faticava a calmare i battiti del cuore. 
Solo un’altra volta erano state strette così l’una fra le braccia dell’altra, ma quello per l’ex monarca non era esattamente un bel ricordo. 
Era stato il momento di fare i conti con i suoi sentimenti che improvvisamente la stavano sopraffacendo. Ricordava di quel giorno la freddezza del suo gesto in contrasto con le parole che riservò alla bionda ‘Sono davvero contenta per te’. 
Non era una bugia , Regina era felice per lei , ma il suo corpo rispondeva a quei sentimenti da anni repressi. 
E sua sorella, che quando la porta di casa Charming si chiuse dietro di loro, la guardò con quei suoi intensi occhi chiari chiedendole semplicemente ‘Provi qualcosa per lei non è vero?’ 
Aveva scosso la testa e le aveva chiesto di non parlarne più. 
Zelena ci aveva visto giusto, forse più di lei, che dopo quel momento di debolezza aveva accantonato abilmente quei sentimenti scomodi.

‘Dovremmo tornare sei ghiacciata’. 
Aveva sussurrato portandosi con il volto nuovamente di fronte al suo. 
Emma scosse debolmente la testa . 
‘Voglio restare ancora un po’ qui con te’. Nel dirlo cercò i suoi occhi e le prese le mani fino ad allora ancorate dietro al suo collo. 
A quella richiesta Regina rispose con un dolce bacio a fior di labbra e le sorrise quasi intimidita. 
Si sfilò la sciarpa e l’avvolse attorno al suo collo. Stava per fare lo stesso con il cappotto, ma la Salvatrice bloccò le sue mani . 
‘Così morirai tu di freddo’. 
L’espressione indispettita del sindaco fece sorridere la ragazza che improvvisamente ebbe un colpo di genio. 
‘Una volta ti ho visto fare un incantesimo per trattenere il calore.. o qualcosa del genere’.
La mora strinse gli occhi pensando a cosa stesse facendo riferimento per poi ciondolare la testa a destra e sinistra pensando a come fare. 
Prima di tutto le sarebbe servita una fonte di calore. Così si allontanò dall’altra e cominciò a camminare per poterne creare una. 
‘Dove stai andando?’
Le chiese allora Emma, seguendola subito dopo. 
‘Dobbiamo accendere un fuoco , ci serve un po’ di spazio’. 
Camminarono per un po’ fianco a fianco fino a quando non trovarono una piccola radura dove poter accendere un fuoco senza incendiare l’intero bosco. 
‘Qui è perfetto!’ Esclamò il sindaco. 
Cominciò a muovere lentamente la mano in aria e tanti piccoli rametti si sollevarono dal suolo unendosi in un unico vortice , fin quando abbassò il braccio e un cumulo di legna si formò ai suoi piedi. 
Con una palla di fuoco diede vita ad una piccola fiamma che in poco tempo si espanse sprigionando un bel po’ di calore .
Emma prese posto sul terreno inumidito e portò le mani a pochi centimetri dal fuoco per scaldarle. 
Guardava Regina con un sorriso compiaciuto, mentre la mora tendeva le mani al cielo e lanciava un incantesimo per contenere il calore in un raggio di circa una ventina di metri quadri. 
La donna si sistemò al suo fianco e allungò come lei le braccia in avanti in direzione del fuoco. 
‘Mi spieghi perché ti ostini ad indossare questa giacca di pelle anche in pieno inverno?’
Le domandò in tono esageratamente esasperato. 
‘Insomma se ha un significato .. almeno abbi la decenza di mettere poi un cappotto sopra!’ Continuò stringendosi le gambe al petto. 
La bionda sbatté le ciglia un paio di volte in un’espressione confusa e stupita. ‘Come fai a sapere che ha un significato?’ 
Regina rise lievemente ‘Intuizione’ rispose mordendosi il labbro inferiore. 
Emma deglutì a quella visione. 
‘È un po’ un’armatura, qualcosa che mi hanno insegnato da ragazzina, mi ha aiutato. Oggi ne avevo particolarmente bisogno. Magari un giorno ti racconto tutta la storia, ora non mi va tanto di parlarne’. 
Il sindaco aveva annuito sorridendo appena ‘non mi hai risposto però’. Lo sceriffo strinse gli occhi ‘ a cosa?’ Portò le mani sotto la sciarpa nera avvicinandola istintivamente al volto . 
Dio, aveva il profumo di Regina! 
Il profumo più dolce e sensuale che avesse mai avuto l’occasione di sentire. 
Chiuse automaticamente gli occhi. 
‘Al perché non hai indossato un cappotto’. Le rispose cercando di non pensare a ciò che aveva appena visto. 
La ragazza sollevò le spalle . ‘Quando sono uscita questa mattina , ero arrabbiata e nervosa, ero piuttosto accaldata’. 
Spiegò semplicemente. 
La donna seduta al suo fianco scosse la testa ‘questo non ti impedisce di ammalarti dato le basse temperature’. La rimproverò premurosa. 
‘Non accadrà fin quando avrò una regina che si preoccupa per me’. 
E la regina arrossì nascondendo il viso nelle ginocchia. Perché era un dato di fatto, si era sempre preoccupata per Emma e avrebbe continuato a farlo. 
Non era mai riuscita a spiegarsi come e quando quel senso di protezione si fosse sviluppato in lei per quella ragazza che aveva inizialmente odiato e temuto.
Rise debolmente ‘Ruffiana! Ora capisco da chi ha preso Henry!’ Esclamò cercando di smorzare quell’atmosfera troppo carica di emozioni .
Emma cominciò a ridere ‘Non sono ruffiana sto dicendo la verità’. 
La mora alzo le mani in segno di resa ‘Ok, ok’. Smise pian piano di ridere e si ricompose ‘e adesso come stai?’
Le chiese dolcemente spostandole una ciocca di capelli dal viso. 
‘Ora sono più confusa che arrabbiata’ ammise in un pesante sospiro. 
‘Vuoi parlarne?’
Emma scosse lievemente la testa e si avvicinò gattonando distrattamente verso di lei. 
Regina deglutì. Quella ragazza non si rendeva conto di ciò che faceva. 
‘Magari domani’. Rispose arrivando dinanzi a lei e sedendosi con il bacino sui talloni. 
‘Solo per stasera, vorrei poter essere solo Emma, lontana da Storybrooke e da tutti i suoi abitanti’. 
Regina le prese una mano accarezzandola per infondergli un po’ di sicurezza ‘Se vuoi posso allontanarmi e lasciarti da sola, se è quello di cui hai bisogno’.
‘No!’ Esclamò prontamente Emma bloccandola con una mano sull’avambraccio. ‘Ti ho già detto che voglio che resti’. 
Il sindaco abbassò lo sguardo imbarazzata e distese le gambe per poi incrociarle in una posizione comoda. 
‘Oddio Regina, Henry! 
Urlò improvvisamente Emma. 
‘Non dovrebbe essere tornato? È quasi buio! Ho dimenticato nostro figlio!’ 
La mora rise di gusto ‘tranquilla è da tua madre , prima gli ho mandato un messaggio’. 
La bionda sospirò sollevata e si distesa supina con una mano sul petto con fare melodrammatico.
Regina scosse la testa sorridendo divertita per poi imitarla e distendersi al suo fianco.

Gli alberi alti oscillavano lentamente al vento provocando un leggero e piacevole fruscio. 
Era visibile un solo squarcio di cielo ormai di un blu intenso tendente al nero.
La figlia di Biancaneve aveva lo sguardo perso nell’oscurità e una mano che cercò dolcemente quella di Regina. 
Rimasero in quella posizione per un tempo indeterminato. 
Nessuna delle due osò muoversi o parlare. Per qualche strana ragione quel bosco immerso nella notte sembrò ad entrambe un sicuro rifugio. 
Lì, avrebbero lasciato le emozioni condivise quella sera, i pensieri che le confondevano, i sentimenti che entrambe provavano senza rendersene conto. 
O almeno era quello che avrebbero voluto fare in quel momento. 
Sembrava il luogo perfetto, incontaminato dal resto del mondo, degno in qualche modo di conservare quel ricordo per loro. 
Un ricordo fatto di tenerezza e passione. 
Di un amore che ancora non erano completamente in grado di riconoscere.

Tanti piccoli puntini bianchi cominciarono a schiarire il colore scuro del cielo, trovando poi il loro posto sui rami alti degli alberi e poi sempre più in basso. 
Emma spalancò gli occhi verdi. 
‘Regina, nevica’. Affermò con voce delicata nonostante fosse euforica e affascinata.
Il sindaco annuì per poi voltarsi verso di lei e sorridere notando la sua espressione meravigliata simile a quella di Henry. 
‘Già, nevica’. 
La neve scivolò pian piano al suolo , anche se a causa dell’incantesimo non riuscì a coprire di bianco quella parte del bosco. 
Cadeva delicata su di loro, per poi sciogliersi per il calore. 
Emma rise quando notò che tutto intorno si stava imbiancando. 
‘Sembra essere in una camera di vetro’. Aveva detto girandosi verso Regina , che annuì ricambiando la sua gioia con un sorriso.
Si guardò ancora un po’ intorno prima di farsi coraggio e poggiare la testa sul petto del sindaco. 
Si poteva essere più sereni? 
Si chiese,mentre dopo un momento di stupore, la mora l’avvolse con le braccia.
Emma portò il viso all’altezza di quello dell’altra poggiando la testa nuovamente sul terreno. 
Si perse per l’ennesima volta in quello sguardo profondo e penetrante notando come l’altra facesse altrettanto. 
Il cuore dopo troppo tempo , finalmente leggero. 
La serenità trovata nell’abbraccio della donna più bella è complicata che avesse mai conosciuto. 
Avrebbe voluto baciare ancora le sue labbra piene, ma si limitò a fissare quei pozzi scuri. Sentiva che doveva darsi un freno o l’indomani sarebbe stato troppo difficile. 
In un frangente si chiese se non fosse quello il suo posto. 
In un abbraccio di Regina, in un suo caldo bacio, in uno sguardo così intenso che la rendeva vulnerabile. 
Scacciò velocemente quei pensieri che l’avevano agitata improvvisamente, non voleva rovinarsi quel momento. 
Il sindaco aveva notato ogni cambio di espressione, ogni movimento delle iridi chiare e delle labbra dolci e sottili. 
Le accarezzò un braccio tranquillizzandola quasi subito senza interrompere il contatto visivo. 
Probabilmente non si sarebbe mai stancata di guardarla. 
Adorava come le ciocche morbide le incorniciavano il viso, come gli occhi di smeraldo brillavano intensamente. 
Adorava gli zigomi e le labbra che si schiudevano sempre a regalarle un sorriso.
Nei loro capelli alcuni cristalli ancora giacevano intatti, il loro candore in netto contrasto con l’oscurità del bosco. 
La luce calda del fuoco rischiarava leggermente la notte creando un’atmosfera confortevole e rassicurante.

Lì, in quella piccola radura in mezzo al bosco, con la neve che scivolava su di loro, scoprirono finalmente cosa intendessero le persone quando parlavano di pace interiore, intesa e calore.
Neve.

Furono giorni complicati per Emma Swan, tante preoccupazioni e dubbi accompagnarono quel periodo confuso. 
Le certezze scivolarono via in un disordinato turbine di amari eventi. 
Ma quando Storybrooke cominciò a tingersi di bianco , la Salvatrice trovò conforto fra le braccia di colei che una volta chiamavano la Regina Cattiva.


Henry chiuse il libro e se lo portò al petto con sguardo felice. 
Era da anni che sperava di leggere qualcosa del genere . 
Sapere che Regina era riuscita a far sentire meglio Emma lo fece sentir meglio di quanto si aspettasse. 
Si ricordò che il libro parlava di una Storybrooke imbiancata e si avvicinò alla finestra della camera da letto che un tempo era dello sceriffo. 
Spostò le tende e sorrise entusiasta nel notare la fioccata morbida che veniva giù lentamente. 
Prese il cellulare e scrisse l’ennesimo messaggio alla ragazzina che l’aveva tenuto compagnia per l’intera serata.

- Violet, nevica! È davvero Natale!
- È stupendo, Henry. È così magico.

Quella notte, il giovane autore, si addormentò sereno e con un sorriso sincero sulle labbra.
Finalmente dopo tanti anni poteva dire di non avere poi chissà quali preoccupazioni.
Ora che era scritto nero su bianco, aveva l'ulteriore conferma che qualunque cosa fosse successa le sue mamme avrebbero potuto sempre contare l'una sull'altra.
 
Ed eccoci arrivati alla fine del terzo capitolo.
Spero che sia stata una lettura piacevole e che non vi abbia annoiato.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Un abbraccio Swen.

- BlueHeart
  
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