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Autore: shiningreeneyes    29/01/2018    1 recensioni
Sequel di It Beats For Two.
Note traduttrice: la storia non è mia, è solo una traduzione.
Genere: Erotico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: Mpreg
Capitoli:
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CAPITOLO 4

Un desiderio.

Only Teardrops - Emmelie de Forest

 

 

Sabato, 8 Maggio 

 

Sia Harry che Aidan mi stavano fissando, nei loro occhi espressioni divertite quanto esasperate. Stavo iniziando a sentirmi preso di mira, per così dire, e incrociai le braccia al petto.

 

"Che cosa?" dissi.

 

"Seriamentequesta è in assoluto una delle cose più imbarazzanti che tu abbia mai fatto," disse Aidan.

 

"Non è imbarazzante, sto solo prendendo delle precauzioni," insistetti.

 

Harry fece una risatina, che riuscì a camuffare con una colpo di tosse quando misi gli occhi su di lui, e poi alzai un braccio. "Forse dovresti far gestire a me queste cose," suggerì lui. 

 

Mi accigliai. "Che ho fatto di sbagliato? Ho solo comprato-"

 

"Preservativi e lubrificanti," finì Harry, "e sono aromatizzati alla fragola."

 

"Beh, io- quelli normali possono essere un po'-"

 

"No!" Mi interruppe Aidan rumorosamente, "Non voglio sentirlo."

 

Sospirai. "Senti, volevo solo assicurarmi che fossi... pronto, per ogni evenienza, non volevo metterti in imbarazzo."

 

"Beh, l'hai fatto," disse brusco, "E comunque, pensi davvero che io sia completamente all'oscuro di tutto questo?"

 

"So che non lo sei, ma mi piace pensare di si," mormorai, facendo sorridere Harry.

 

"Non lo sono, so quello che faccio," disse con fermezza mentre allungava una mano verso la busta di plastica che conteneva i preservativi e il lubrificante e me la porgeva, "Puoi tenerli per te."

 

Un po' sconsolato, accettai la busta, cercando di non far notare il mio dispiacere. Non fu facile. "Okay," dissi, "Sei sicuro di avere tutto allora? E starai bene?"

 

Sembrando pronto a sbattersi la testa contro al muro, Aidan si rivolse ad Harry. "Quale diavolo è il suo problema?" gli chiese, come se non fossi proprio lì, "Non ti vedo fare storie, perché lui si?"

 

Harry sorrise e strinse la mia spalla. "È solo un po' emozionato del fatto che tu stia crescendo, tutto qui."

 

"Smettetela di parlare di me come se non ci fossi."

 

"Scusa. Ma è vero, no?"

 

"Certo che è vero," dissi, "Sembra solo la settimana scorsa che tu-" guardai Aidan, "- eri dentro il mio grembo, e ora stai andando in giro con le ragazze e sei in preda agli ormoni e pensi che io sia imbarazzante e non hai più bisogno di me e-" mi fermai, inghiottii e tirai su con il naso. "Non hai più bisogno di me. Oh mio Dio, non hai più bisogno di me."

 

Gli occhi di Aidan erano diventati enormi, e lanciò ad Harry uno sguardo confuso.  

 

"Vai e basta," disse Harry, sforzandosi di sorridere, "Ci penso io."

 

Aidan non esitò a muovere i piedi, e non appena la porta si chiuse dietro di lui, guardai Harry con le sopracciglia corrugate. "Non ha più bisogno di noi," dissi stupidamente.

 

"Certo che ha ancora bisogno di noi," ridacchiò mentre tornavamo in salotto, "Avrà bisogno di noi per almeno altri dieci anni."

 

Mi accasciai sul divano, lasciando cadere le spalle in segno di sconfitta e incrociai le braccia al petto.

 

"No, non è vero," dissi, "Non come prima."

 

Harry si sedette accanto a me e mi circondò con un braccio, tirandomi verso di lui per farmi appoggiare la testa sulla sua spalla. "Forse no, ma è davvero una brutta cosa?" chiese poi.

 

Scrollai le spalle a malincuore. "Non lo so. Può essere."

 

"Non penso che lo sia," disse, "Prima di tutto perché non dobbiamo più fare il cambio del pannolino o lavarlo e tutto il resto."

 

Abbassai lo sguardo e dissi, "Spero davvero che il tuo secondo punto sia migliore del primo."

 

Lui ridacchiò. "Beh, il mio secondo punto è che se non ha bisogno di noi come prima, significa che abbiamo fatto un buon lavoro crescendolo. Almeno può darci un po' di conforto, giusto?"

 

"Si. Suppongo."

 

"Non sembri felice."

 

"Certo che non sono felice!" Esclamai, alzando la testa per guardarlo, "Io- voglio dire, è stata la cosa più importante della nostra vita da quando è nato e ora improvvisamente non è quasi più qui e io non... non so come affrontarlo."

 

Mi guardò con occhi pieni di compassione e comprensione. Non adeguata comprensione, però. Non stava provando quello che stavo provando io. Quando Aidan un giorno non troppo lontano si sarebbe traferito, Harry sarebbe stato triste si, ma non quanto me. Non si sarebbe sentito vuoto come me, come se una parte importante di se stesso stesse andando via senza voltarsi indietro. Sapevo che era così, perché i nostri ruoli come genitori erano diversi. Lo erano sempre stati e sempre lo sarebbero stati, anche da vecchi.

 

"È ancora qui, Lou," disse dolcemente Harry, intrecciando le sue dita con le mie, "Sarà qui ancora per oltre un anno, e probabilmente andrà e tornerà fino a quando non avrà finito con l'università, forse anche dopo."

 

"Ma se non lo farà?" dissi, "E se non vedesse l'ora di andarsene da qui, lontano da noi?"

 

Si accigliò, ovviamente confuso. "Che cosa ti ha fatto pensare a questo così all'improvviso?" chiese.

 

Abbassando lo sguardo, tirai fuori una mano dalla sua. Esitai un po' prima di rispondere, "Non lo so. È... non lo so, ho sempre saputo che sarebbe andato via da qui un giorno, certo, ma io, un po' l'ho represso, sai? Non volevo pensarci, ma ora il giorno è così vicino che non posso più ignorarlo e... è difficile. Mi mancherà averlo qui, e io- credo di avere un po' di paura che a lui non mancheremo affatto."

 

"Sembri un po' come un ex fidanzato ossessivo." Apparentemente il mio malessere lo divertiva.

 

"Non sono ossessivo," dissi. Mordendomi le labbra, aggiunsi, "Io... mi preoccupo. Tutto qui."

 

"Lo so," mormorò, "È una delle cose che ti rende un genitore così bravo."

 

Gli sorrisi debolmente e ripresi la sua mano. "Grazie."

 

"Prego." Fece una pausa per un momento prima di continuare, "Lui non ci odia, Lou. È solo un tipico adolescente, non ha davvero niente a che fare con noi, è solo che siamo sempre qui ed è per questo che i suoi sbalzi d'umore gravano su di noi. Mi comportavo praticamente allo stesso modo quando avevo la sua età, forse quando ero un po' più giovane. Crescerà."

 

"Lo so," dissi sorridendo, "Lo so, è difficile ricordarlo."

 

"Si."

 

"Sarà comunque molto silenzioso quando se ne andrà."

 

"Si," concordò con un lento cenno del capo, come se stesse pensando a qualcosa. Si mordicchiò il labbro prima che dicesse, "Staremo bene senza di lui in casa? Per molto tempo è stata l'unica cosa di cui abbiamo parlato, quindi staremo bene quando non sarà più qui?"

 

Non stavo nemmeno cercando di comportarmi come se fossi sorpreso o offeso dalla domanda, perché avevo pensato la stessa identica cosa molte volte, sia prima, che durante, che dopo tutto ciò che era successo. Per quella che sembrava un'eternità, Aidan era stato l'unico argomento di cui avevamo discusso, ed era stata l'unica barriera tra noi. C'era stato un periodo in cui ero certo che quando Aidan non avrebbe più vissuto con noi, ci saremmo lasciati, perché se non avevamo più niente in comune, quale sarebbe stato il motivo per stare insieme? Mi avevano causato molte notti insonni quei pensieri.

 

Ma quello era prima. 

 

"Lo spero," dissi.

 

"Lo speri," ripeté, "Lo pensi anche tu?"

 

"In caso contrario, è... è chiaro che non siamo destinati ad essere," dissi, cercando di sorridere, "Se abbiamo bisogno di una terza persona per far funzionare la nostra relazione, le cose non vanno bene. Lo sai."

 

"Giusto," disse torturandosi le labbra, "Ma noi- le cose non vanno così male, vero?"

 

"Il fatto che ne stiamo parlando risponde praticamente alla tua domanda, credo."

 

Sorrise e si sporse in avanti, catturando le mie labbra in un breve bacio. Quando si tirò indietro, il suo sorriso vacillò leggermente.

 

"Cosa c'è che non va?" chiesi, e beh, era un po' triste il fatto che mi aspettassi il peggio, no?

 

"Niente, c'è solo qualcosa che avrei intenzione di chiederti," disse esitante.

 

"Okay," dissi, raddrizzandomi un po', "Chiedi pure."

 

"Non voglio che la prenda nel modo sbagliato," disse, sfregando il pollice in modo rassicurante nella mia mano, "Ma mi stavo solo chiedendo se... se tu volessi, beh, avere un altro bambino?" Silenzio. "Sai, con me."

 

Sbattei le palpebre una volta. Poi di nuovo. Poi inghiottii quando sentii il mio viso diventare pallido, lentamente. "Harry, tu- sei consapevole che ho avuto due aborti che ci hanno quasi fatto a pezzi, vero?" chiesi, la mia voce debole.

 

"Lo so, lo so , e non-" 

 

"Per favore, no," lo interruppi, scuotendo la testa, "Non sono pronto a riprovare, non lo siamo. Non importa quale sia il risultato, non siamo pronti. Se finisce male, non siamo pronti per quello, e se finisce bene, non siamo pronti nemmeno per quello."

 

Sembrava deluso, gli angoli della bocca rivolti verso il basso e le sopracciglia unite. "Penso che staremmo bene," disse.

 

"Non sono disposto a correre il rischio," risposi, "E anche se la nostra relazione potesse gestire un esito negativo, io non penso di poterlo fare."

 

Sospirò, la delusione ancora evidente, ma sorrise comunque. "Va bene. Mi dispiace di averlo chiesto, volevo solo vedere se avresti-"

 

"Ehi, no, va tutto bene," lo interruppi, agitando la mano, "Non ti sto dicendo che non avremmo mai un bambino, solo solo dicendo non adesso."

 

"Non intendevo che lo avremmo dovuto avere in questo momento," disse tranquillamente, "Intendevo solo prima che tu diventassi, tipo, sterile."

 

"Io- cosa?" chiesi, incapace di trattenere una risata, "Prima che diventi sterile?"

 

"Beh, sono abbastanza sicuro che non sarai in grado di concepire per il resto della tua vita," disse un po' indignato, "Non sto insinuando che tu sia una donna o qualcosa del genere, ma hai alcune parti femminili e sono certo che quelle parti perdano parte della loro funzione una voleva arrivati ad una certa età."

 

Risi di nuovo, e dissi, "Si, ma solitamente capita alle donne che anno circa quarant'anni, a volte cinquanta. Ho solo trentatré anni, ne mancano."

 

"Ma non sappiamo se la tua... questione funzioni allo stesso modo di quella di una donna," disse, "E se diventassi sterile-"

 

"Per favore smetti di usare quella parola."

 

"E se le tue ovaie diventassero impraticabili prima di quelle delle donne?"

 

"Okay, ho cambiato idea, continua ad usare la parola sterile."

 

"Louis."

 

Sbuffai. "Anche se sarà così, abbiamo ancora tempo."

 

"Ma se noi-" 

 

"Non cercherò di fare un bambino con te, qui e ora solo per scoprire se sono ancora fertile, Harry," dissi seccamente.

 

"Non volevo chiederti questo," borbottò, "Stavo solo pensando che potremmo andare dalla dottoressa e vedere se può darci delle risposte."

 

"Siamo già andati anni fa, ricordi? Non riescono ad avere un accesso adeguato per capire cos'ho, quindi non può darci delle risposte."

 

"Si, ma io-" si accasciò all'indietro, accigliandosi, "Voglio davvero un altro bambino con te, Lou. E se arriverà il giorno in cui saremo pronti e proveremo, ma scopriremo che non è più possibile, probabilmente piangerei, e sai quanto odio piangere."

 

"Lo so," sorrisi, "ma piangerò con te, quindi va bene. Non preoccuparti."

 

"Sono serio," disse.

 

"Anche io."

 

"No, non lo sei."

 

"Certo che lo sono!" Dissi ad alta voce, "Cosa pensi che potrei scherzare su una cosa del genere? Voglio avere un altro bambino con te, davvero, ma non ora. Non diventerò sterile molto presto, quindi calmati, okay? Andrà tutto bene."

 

Sembrava dubbioso quando chiese, "Promesso?"

 

"Si, promesso."

 

 

Domenica, 9 Maggio

 

Il giorno seguente Aidan attraversò la porta d'ingresso subito dopo cena, e sembrava stanco, ma felice, quando entrò nel soggiorno dove io ed Harry stavamo guardando una puntata di Person of Interest. Stavo per chiedergli come erano andate le cose, ma prima ancora di poter aprire bocca, aveva lasciato cadere la borsa sul pavimento e si era sfilato la felpa con il cappuccio, che contribuì a rivelare il suo collo e le sue clavicole piene di succhiotti. 

 

Harry sembrò notarlo come me, perché emise una risata e chiese, "Quindi, presumo ti sia divertito?"

 

Aidan sorrise imbarazzato e trascinò una mano distrattamente sul collo. "Si."

 

"Vuoi raccontare?" chiese Harry.

 

"No," dicemmo io e Aidan all'unisono. Si girarono a guardarmi, e io sollevai le mani dicendo, "Sono felice che ti sia divertito, ma è abbastanza ovvio di quale tipo di divertimento si tratti, e preferirei non sapere più del dovuto."

 

Aidan sorrise di nuovo. "Bene, perché non vi dirò niente."

 

"Beh, io voglio saperlo," protestò Harry, "Posso-"

 

"No, non puoi," disse Aidan, "Non ti chiedo di quella parte della tua vita, quindi nemmeno tu dovresti farlo."

 

Harry scrollò le spalle. "Siamo i tuoi genitori, è normale che sia disgustoso per te pensarci in quel modo."

 

"È diventato cento volte più disgustoso da quando l'ho visto."

 

Ci fu silenzio per un momento. Harry sbatté le palpebre e io sorrisi debolmente. "Ottima osservazione," disse.

 

Aidan non si trattenne per molto, afferrò la sua borsa e corse su per le scale, e pochi secondi dopo sentimmo la porta della sua camera da letto sbattere. Tranne che per i suoni della TV, ci fu silenzio per un po' prima che Harry parlasse.

 

"Allora, pensi che l'abbiano fatto?" chiese incuriosito.

 

Gemetti. "Oh, per- hai una malsana ossessione per ciò che fa o non fa quando si tratta di sesso, lo sai?"

 

"Non è malsana, voglio solo sapere cosa combina o meno," disse sulla difensiva, "È davvero troppo voler sapere se ha fatto sesso o no?"

 

"Si, lo è," dissi. 

 

"Non lo è," affermai, "Tutto ciò che voglio sapere è se la notte scorsa l'ha fatto o no. Tutto qui."

 

"Se lo ha fatto o meno, è affar suo. E se dovesse venire fuori qualcosa di orribile, ce lo dirà."

 

Buffo come solo pochi giorni prima era stato lui a consolarmi per la stessa identica cosa, vero?

 

"Bene," disse, non sembrando affatto contento. "Forse ci aggiornerà fra trent'anni o giù di lì. Ne sono sicuro."

 

 

*

 

 

 

Il resto di maggio passò relativamente in pace e tranquillità. "Relativamente" era la parola chiave. Mentre l'anno scolastico si stava avvicinando alla fine, i compiti di Aidan aumentarono notevolmente (almeno se si credeva alle infinite lamentele che pronunciava ogni giorno a pranzo), e, cosa abbastanza inadeguata, aumentarono anche le feste a cui partecipava. Per tutto il mese di maggio e per buona parte di giugno, non passava un fine settimana in cui non tornava nel bel mezzo della notte, inciampando per le scale. Anche dopo aver parlato con lui e avergli vietato di uscire, saltava fuori dalla finestra di camera sua e, in qualche modo, riusciva anche ad entrare.

 

Intanto, a volte, la richiesta di Harry mi tormentava. Non era che mi sorprendesse il fatto che volesse che avessimo un altro bambino, sapevo che sarebbe uscito fuori l'argomento, ma non credevo così presto. Ci eravamo riconciliati, per così dire, da pochissimi mesi, e non capivo come avesse trovato il coraggio di proporre di avere un altro bambino in quel momento. La nostra relazione era tutt'altro che pronta per una responsabilità del genere, e io, personalmente, non ero pronto ad un possibile esito negativo. Se avessi abortito ancora una volta, una terza volta, non avevo alcun dubbio che avrei avuto un crollo, forse per davvero quella volta, e non avevo intenzione di infliggere quel dolore a me stesso, ad Harry, ad Aidan o a chiunque altro facesse parte della mia vita. In nessun modo.

 

Non che non volessi un bambino, naturalmente. Come avevo detto ad Harry, avrei voluto riprovare un giorno, ma non in quel momento mentre le cose erano instabili e fragili, pronte a disintegrarsi.

 

A luglio, tutti e tre andammo in vacanza a Firenze e poi a Barcellona, entrambi i posti erano così caldi che nessuno di noi poteva passare mezz'ora senza bere qualcosa.

 

"Sono abbastanza sicuro che abbiamo speso più soldi per bevande che per cibo nelle ultime due settimane," rifletté Harry quando, all'inizio di agosto, eravamo seduti su un aereo per tornare a casa, e beh, non avevo intenzione di discutere con lui su quello. Probabilmente aveva ragione.

 

I risultati degli esami di Aidan arrivarono una o due settimane dopo che eravamo tornati a casa, e dire che erano pessimi sarebbe stato un eufemismo. La maggior parte li aveva a malapena passati, con eccezione per letteratura, dove era riuscito a prendere una B. Harry si era adirato e aveva passato quarantacinque minuti a urlare, mentre io facevo del mio meglio per calmarlo. Il risultato fu che cominciò a gridare anche contro di me, poi Aidan iniziò ad urlare contro Harry, che mi portò di nuovo a gridare contro Aidan e alla fine ad Aidan che gridava contro me ed Harry.  Harry uscì di casa e chiuse la porta sbattendola, lasciando me ed Aidan nel bel mezzo del soggiorno, fissandoci. 

 

Harry non tornò a casa fino a quando non andai a letto, quando ero diventato abbastanza nervoso da mangiarmi tutte le unghie una dopo l'altra. Ero quasi addormentato quando entrò nella camera da letto e chiuse la porta silenziosamente, e non mi accorsi che era lì finché non scivolò sotto le coperte e mise una mano esitante sulla mia spalla. Sobbalzai un po' ed emisi un piccolo grido, ma mi rilassai non appena capii chi fosse.

 

"Scusa," borbottò, le sue labbra si mossero contro la mia spalla, "Per aver urlato prima."

 

"Dovresti scusarti anche con Aidan," dissi.

 

"L'ho già fatto."

 

Sorrisi alla stanza e allungai una mano dietro di me, prendendo la sua  e facendogli avvolgere il suo braccio intorno alla mia vita. "Bene," dissi.

 

Per un momento rimase silenzioso, prima che, "Non mi piace litigare."

 

"Preferisco litigare piuttosto che non parlare affatto," dissi piano.

 

"Beh, si, ma non è stato comunque un vero litigio. Stavamo urlando senza motivo."

 

"Forse dovevamo solo urlare un po'," dissi con una piccola alzata di spalle, "Tirare fuori tutto."

 

"Può essere. Non mi è piaciuto comunque."

 

"Non urliamo più allora, okay?"

 

"Si," mormorò, premendo un bacio sulla mia nuca. 

 

"E dovremmo avere una, sai, vera discussione su Aidan riguardo i suoi voti, preferibilmente senza urla coinvolte."

 

"Lo so. Possiamo farlo domani? Sono esausto."

 

"Sicuro. In ogni caso, dove sei stato?"

 

"A casa di mamma e papà."

 

"Oh. Come stanno? Come sta Connor?"

 

"Stanno tutti bene."

 

"E che mi di-"

 

"Lou, per favore. Mi piacerebbe raccontarti delle vite poco interessanti dei miei genitori e dei miei fratelli, ma al momento sono sfinito. Mi addormenterò nel bel mezzo di una frase, quindi possiamo parlarne domani?"

 

*

 

 

La scuola iniziò di nuovo all'inizio di settembre. Non passarono più di due giorni prima che Aidan si scagliasse contro di noi per non avergli permesso di andare ad una festa, ma si ammorbidì abbastanza rapidamente quando Harry gli disse che se fosse andato male agli esami si sarebbe scordato il suo sogno di andare a Cambridge per studiare letteratura. Non gli proibimmo di uscire, ma gli dicemmo che sarebbe dovuto essere a casa entro le 23 nei giorni in cui aveva scuola e entro le 3 del mattino nei fine settimana, e gli era permesso bere solo due volte al mese, preferibilmente solo una. Gli dicemmo anche che se avesse infranto una di quelle regole, sarebbe stato punito per una settimana.

 

"Avremmo dovuto mettere quelle regole l'anno scorso," dissi ad Harry dopo che Aidan si era precipitato in camera, molto probabilmente mandando messaggi a tutti per dire loro esattamente quanto patetici e iperprotettivi i suoi genitori fossero. "Ci saremmo risparmiati un sacco di situazioni di merda."

 

"Meglio tardi che mai," fu la risposta indifferente di Harry mentre masticava un pezzo di cioccolato.

 

Verso la fine di ottobre, ricevemmo una telefonata da un Niall decisamente isterico. Ci vollero alcuni tentativi, ma alla fine riuscì a dire che Celeste era incinta. Harry ed io ci guardammo, poi Harry disse seccamente a Niall che Celeste era sua moglie e che stavano cercando di avere un bambino da più o meno un anno e mezzo, quindi perché stava dando di matto?

 

 

Martedì, 2 Novembre

 

Non ricevemmo mai una risposta a quella domanda, ma a causa della notizia, l'argomento 'bambino' fu riportato a galla. Harry, sfoggiando il suo solito fascino, scelse di portare fuori la questione una sera mentre eravamo a letto, lui sepolto dentro di me mentre stavo a quattro zampe di fronte a lui, ansimando sul materasso. 

 

"Stavo pensando," mormorò nel mio orecchio prima che uscisse fuori da me, solo per rientrare con forza.

 

Gemetti e mi presi un momento per riprendermi prima di rispondere, "Riguardo cosa?"

 

"A proposito del bambino. Sai, riguardo a noi che abbiamo un bambino."

 

Aprii gli occhi e mi fermai completamente. "E hai deciso di parlarne ora?" dissi mentre mi dimenavo e gli facevo segno di uscire da me. Non appena lo fece, mi girai sulla schiena e lo guardai male. "Stai scherzando, vero?"

 

"No, io- certo che no," disse lui un po' offeso, "Sai che voglio che noi-"

 

"Si, lo so Harry, lo so molto bene," dissi a denti stretti, "Ma il fatto che hai scelto di parlarne adesso, quando meno me lo aspettavo?"

 

"Non intendevo spaventarti o altro, è solo che è passato quasi un anno dall'ultima volta che ne abbiamo discusso e non hai fatto nulla che potesse indicarmi che tu voglia-"

 

"Forse è perché non voglio ancora," lo interruppi. Non disse niente, mi guardò con uno sguardo illeggibile nei suoi occhi, e sbuffai. "Non sono pronto, quindi lascia perdere, okay?"

 

"Sarai mai pronto?" chiese, alzando le braccia con esasperazione e fastidio, "Sono passati anni dall'ultimo aborto spontaneo. Non l'hai ancora superato?"

 

"Superato," ripetei con un sorriso finto, "Ho perso due bambini, Harry, e per quanto possa essere difficile da capire, mi sentivo molto legato a loro, non ero pronto a perderli, quindi no, non l'ho superato."

 

"Non intendevo-"

 

"Smettila di portare fuori l'argomento," dissi mentre mi sdraiato dalla mia parte, di fronte a lui, e sospirai. "So che vuoi un bambino, quindi quando sarò pronto te lo farò sapere, ma non sarà ora."

 

Un silenzio pesante riempì la stanza per circa mezzo minuto. Avevo chiuso gli occhi, ma sentivo ancora gli occhi di Harry su di me e potevo praticamente sentire il suo cervello funzionare. All fine lo sentii armeggiare con qualcosa, dal suono sembrava si stesse togliendo il preservativo, prima che si distendesse sul suo lato del letto e spegnesse la luce. Aprii di nuovo gli occhi, sbattendo le palpebre un paio di volte per permettere ai miei occhi di adattarsi all'oscurità e mi morsi il labbro. 

 

"Scusa," dissi.

 

Non rispose subito, ma il suo respiro cambiò leggermente, confermando che mi aveva sentito. "Si," disse dopo qualche secondo.

 

Non sapevo cos'altro dire, e così non lo feci. Rimasi in silenzio, ascoltando qualunque rumore provenisse dalla strada e il respiro di Harry che rallentava mentre si addormentava.

 

La sua schiena era rivolta verso di me.

 

 

Mercoledì, 3 Novembre

 

La colazione il mattino seguente fu tranquilla. Non che di solito parlavamo molto, ma c'era differenza tra un silenzio confortevole e uno sgradevole. In quel momento era decisamente sgradevole.

 

Aidan sembrava aver notato che qualcosa non andava bene, perché i suoi occhi continuavano a spostarsi nervosamente tra me ed Harry. Si alzò dalla sedia non appena finì di inghiottire l'ultimo pezzo di pane tostato e si passò le dita tra i capelli. 

 

"Andrò in autobus a scuola," disse.

 

Harry alzò lo sguardo, confuso. "Perché? Ti porto sempre io."

 

"Si, lo so, ma-" si fermò, fece un gesto con la mano e scrollò le spalle. "Non lo so, stai qui ancora un po' e... parlate." L'ultima parte fu accompagnata da uno sguardo significativo verso di me.

 

Mettendo giù la forchetta, Harry si accigliò. "Non sono aff-"

 

"Si, lo sono," lo interruppe Aidan, "Dì quello che vuoi papà, ma qualunque cosa stia succedendo finirà per colpire anche me, e sono stanco di questo." Si voltò e se ne andò via prima che Harry potesse interromperlo, come se sapesse che voleva farlo solo guardandolo in faccia.

 

Continuai a mangiare in silenzio, i miei occhi fissi sulla lista dei nutrienti nel retro del cartone di succo di fronte a me, mentre Harry mangiava il resto delle sue uova strapazzate. Fu un po' difficile ignorarci a vicenda, però, una volta che i nostri piatti furono vuoti, e mi appoggiai allo schienale della sedia passandomi le mani sul viso. 

 

"Non mi scuserò di nuovo," dissi in modo composto.

 

Annuì. "Si. Va bene. Credo che tu... non dovresti comunque. Non è stata colpa tua."

 

"No, non lo è stata," accettai. Abbassò le palpebre e il sbattei le mie. "Beh, è vero. All'improvviso - e in un momento dannatamente inappropriato, tra l'altro, - hai scelto di tirare fuori qualcosa su cui sai che non sono... a mio agio."

 

"In realtà non lo sapevo, perché sono passati secoli da quando ne abbiamo parlato l'ultima volta," replicò, "Sai come la penso, quindi se potessi semplicemente dire qualcosa ogni tanto per farmi sapere come la pensi tu, sarebbe molto utile."

 

"Avresti potuto semplicemente chiedere," dissi insistentemente, "sarebbe stato strano alzarmi in piedi, all'improvviso, e dirti come la penso sull'avere un bambino o no."

 

"No, sarebbe stato perfetto," disse.

 

Gemetti e mi pizzicai il ponte del naso prima di appoggiarmi con i gomiti alla superficie del tavolo. "Va bene. Quindi abbiamo entrambi delle colpe?"

 

"No," disse, indicandosi con un dito, "Io ho delle colpe per aver cercato di chiederti di avere un bambino mentre eravamo... beh, nel bel mezzo di un atto cui l'intenzione è concepire un bambino, ma tu hai del colpe per aver passato gli ultimi sei mesi a non farmi sapere come la pensassi, sapendo quale fosse il mio desiderio."

 

Tirai un respiro profondo. "Va bene. Mi dispiace allora."

 

Lui sorrise. "Grazie. E dispiace anche a me."

 

"Benissimo. Quindi abbiamo risolto?"

 

Si accigliò. "Ma voglio ancora un bambino."

 

"Lo so," dissi roteando gli occhi, "Intendevo, abbiamo risolto questo... litigio o qualunque cosa fosse?"

 

"Si, risolto," disse, "Ma per favore, per amor di Dio, fammi sapere quando  sei pronto, ok? Tipo, il secondo dopo, anche se siamo nel bel mezzo di una corsia di cereali da Sainsbury's."

 

"Certo," dissi, "Se mi prometti che non proverai a fare un bambino proprio lì."

 

 

Giovedì, 23 Dicembre

 

"Non capisco perché devo venire," brontolò Aidan dal sedile posteriore della macchina.

 

Girai la testa e sospirai. "Perché è Natale e lo passiamo con la famiglia."

 

"Ma perché non tornate a prendermi alla Vigilia di Natale?" disse, "Vi ho detto che il compleanno di Kate è domani e voleva trascorrerlo con me. Avete idea di quanto è stato imbarazzante dirle che non potevo esserci perché dovevo andare a trovare i miei nonni?"

 

Harry roteò gli occhi mentre girava a sinistra nella rotatoria. "Prima che arrivi Febbraio, starai con qualcun'altra, quindi non vedo come possa essere così importante."

 

Aidan sembrava sinceramente offeso, il che, a dire il vero, lo trovavo un po' divertente considerando che c'era una probabilità del 99% che Harry avesse ragione. Non ero sicuro del perché, ma dal suo diciassettesimo compleanno, Aidan sembrava uscire con una ragazza diversa ogni due settimane. Non era mai stato un fan del romanticismo (un'altra cosa che pensavo fosse un po' strana visto che aveva letto anche l'impossibile sulla letteratura romantica), ma quello che stava facendo stava iniziando a diventare folle. O forse era solo folle per i mei standard. Forse era triste che mio figlio di diciassette anni avesse avuto più persone nella sua vita di me. Non che ci volesse molto, ma comunque.

 

"Mi piace molto Kate!" disse, "È gentile, dolce e molto sexy."

 

"Si, è quello che hai detto su Gina, Vivian, Maya, Amber, Teri, Fay e Hadley," disse Harry secco. 

 

"Teri non era affatto gentile, quindi dubito di averlo detto su di lei," brontolò Aidan, "Era solo sexy."

 

"Ma che gentiluomo!" commentai.

 

"Comunque," disse, "Il punto è che non capisco perché debba venire con voi ora. Starò solo seduto lì senza fare niente, e poi vi arrabbiarete con me per non essere allegro, il che è piuttosto stupido dato che la colpa sarà vostra."

 

"Puoi sacrificare un paio di giorni di uscita con una ragazza, che presto andrà via, per passarli con la tua famiglia," disse Harry, e c'era una sfumatura nella sua voce che diceva che la discussione era finita.

 

Aidan non rispose, sbuffò e volse lo sguardo fuori dal finestrino. Trascorse il resto del breve tragitto in quel modo, ma dopo che Harry si fermò di fronte alla casa di Anne e Robin ed entrammo nella porta principale, ebbe la decenza di sorridere.

 

Di tutte le volte che ero stato lì, in quella casa, non l'avevo mai vista così piena. Anne e Robin erano lì, naturalmente, e così anche i genitori di Anne, Connor, Adrian, Carlos, Helen e il suo ragazzo. In tutto eravamo dodici, e non appena fummo tutti in salotto e ci sedemmo sul divano (io schiacciato tra Anne e Adrian, e Harry e Aidan ai lati del ragazzo di Helen, Neil), chiesi come ci saremmo dovuti dividere per la notte.

 

"Beh, questi due-" indicò Connor e Adrian, "Staranno nella stanza di Connor, Carlos prenderà la stanza di Adrian, Helen e Neil staranno nella stanza di Helen, mamma e papà nella tua stanza, Harry, e voi due nella stanza di Louis."

 

"E io?" chiese Aidan.

 

"Puoi scegliere sei vuoi stare con Carlos, prende il divano, o possiamo mettere un letto pieghevole nella stanza dei tuoi genitori."

 

"No all'ultima opzione," disse Harry, e Aidan annuì accigliato.

 

"Perché no?" Connor e Adrian chiesero all'unisono.

 

"Perché russa," disse Harry, "Forte."

 

"Si, e l'ha preso da te, quindi immagina cosa ho dovuto sopportare negli ultimi vent'anni," dissi con uno sguardo puntato nella direzione di Harry.

 

Sembrava un po' imbarazzato mentre rispondeva. "Ci sto lavorando."

 

"Lo dici almeno da dieci anni."

 

"E ci ho lavorato per tutto questo tempo. Te lo prometto."

 

Scossi la testa prima di rivolgermi agli altri per unirmi alla discussione su quale fosse il miglior cibo di Natale. 

 

Era passato parecchio tempo da quando eravamo stati insieme così, tutti noi, e per quanto fosse bello, mi sentivo anche un po' strano, come sempre quando ero lì. Non a causa delle persone, ma perché quella casa era patria di tanti dei miei più cari ricordi. Quelli riguardanti il primo anno e mezzo di vita di Aidan, naturalmente, ma anche quelli solo miei e di Harry; l'arrivederci ogni volta che partiva per l'università, il rifiutarmi di lasciarlo andare quando tornava a casa, quando cercavo di tacere mentre facevamo sesso a tarda notte dopo che tutti erano andati a letto, addormentarsi l'uno nella braccia dell'altro sul pavimento del salotto praticamente ogni giorno mentre Aidan sonnecchiava, Harry che portava me e Aidan a letto dopo che ci eravamo addormentati mentre gli davo da mangiare. Ricordi sull'essere incredibilmente innamorati e felici, che spesso mi lasciavano pensare che se fosse successo qualcosa, portandomi via tutto, non era sicuro di come affrontarlo. O se sarei stato in grado di farlo. 

 

Mentre Adrian era alle prese con una spiegazione dei motivi per cui i cavoletti di Bruxelles non dovevano essere tra i piatti di Natale, lanciai un'occhiata a Harry, e lo trovai che mi stava fissando. Gli offrii un sorriso, che ricambiò, prima di girarsi a guardare Aidan. Lui, come tutti gli altri, sembrava impegnato a concentrarsi sul non scoppiare a ridere per i gesti elaborati e le parole di Adrian.

 

E tutto sommato, mentre assorbivo l'insieme della situazione in cui mi trovavo, era difficile trattenere l'affetto che esplodeva nel mio petto e che si diffondeva in tutto il corpo. 

 

Il resto della giornata consisté principalmente nel rilassarsi e mangiare, cosa che, a dire il vero, mi rendeva felice. Se fosse stato così per tutti i tre giorni di permanenza, tuttavia, ad un certo punto sarei dovuto uscire per una passeggiata se non volevo prendere venti chili. 

 

"Sei ridicolo, come sempre quando si tratta di questo," mormorò Harry nel mio collo dopo che eravamo a letto quella notte, "Anche se prendi davvero venti chili, sarai sempre fantastico."

 

"Si, fammi provare a prendere venti chili allora, e vedremo come reagirai quando vedrai una montagna ogni volta che tornerai da lavoro," dissi secco.

 

Emise un piccolo suono di felicità prima di girarsi per sdraiasi a pancia in giù. "Ti amerei anche se ti trasformassi in una montagna," disse, la voce leggermente attutita dal materasso, "Penso di avertelo già provato quando eri incinto di Aidan, e stavi iniziando a sembrare davvero come una montagna verso la fine."

 

"Raccontare cose del genere non mi aiuterà a farmi accettare di avere un altro bambino, sai," dissi, colpendo la sua nuca.

 

"Eri una montagna molto attraente, se questo ti aiuta," disse con un debole sorriso.

 

"Oh si, così tanto."

 

"Sono contento." Sospirò e sbatté le palpebre. "Seriamente, però, ci hai pensato?"

 

"Riguardo all'avere un bambino?" chiesi. Lui annuì e io sorrisi. "Certo. È difficile non farlo."

 

"E?"

 

"E... non lo so."

 

Sembrò riprendersi mentre si poggiava sui gomiti, guardandomi con occhi illuminati. "Questo non è un no," disse.

 

"Certo che non è un no," dissi con una certa riluttanza, "Non ho mai detto di no, ho solo detto che dovremmo aspettare."

 

"E lo pensi ancora?"

 

Abbassai gli occhi, fissando le lenzuola beige che coprivano il materasso, e mi mordicchiai il labbro lentamente.

 

Non era tanto il timore che mi tratteneva, non almeno quanto l'ultima volta che era stato portato fuori l'argomento, ma piuttosto la preoccupazione generale del tipo di cambiamenti importanti che la vita portava sempre con sé. C'era, ovviamente, la paura di avere un altro aborto, ma dopo essermi ripetuto che camminando avendo paura non mi avrebbe portato da nessuna parte, ero quasi riuscito a scacciarlo. O almeno a seppellirlo al sicuro sotto strati di fiducia, speranza e amore.

 

"Non penso che dovremmo provare in questo momento," dissi alla fine, distogliendo lo sguardo dal materasso per incontrare il suo, "Ma forse... a breve?"

 

Non avevo mai visto un sorriso così brillante come quello che si diffuse sul viso di Harry in quel momento. Aveva colpito tutta la sua faccia; i suoi occhi brillavano, le sue sopracciglia si sollevarono, il suo naso si increspò e le fossette sulle guance divennero così profonde che pensai, per un momento, che sarebbe rimaste incise sulla sua pelle per l'eternità. Non ebbi molto tempo per pensarci, però, prima che improvvisamente si gettasse su di me e mi spingesse sul materasso, facendomi rilasciare un grugnito.

 

"Come ho detto, non penso che dovremmo provare in questo momento," dissi con una smorfia di disapprovazione.

 

Lui sorrise. "Si, ti ho sentito."

 

"Allora cosa stai facendo esattamente sopra di me?"

 

Mentre si appoggiava, mi diede un bacio delicato sulle labbra, prima di rispondere, "Sono semplicemente felice."

 

Alzai gli occhi al cielo, ma sollevai il mento e risposi comunque al bacio. "Credi di poterti sdraiate ed essere comunque felice?" Poi dissi, "Sei un po' pesante."

 

"Dovresti abituarti," dissi mentre si allontanava da me, "Prima di tutto perché ho intenzione di passare un sacco di tempo su di te non appena mi darai il via libera, e poi perché dopo che avrò passato il mio tempo su di te, avrai il mio bambino in grembo, e ti renderà grasso e pesante."

 

"Okay, regola numero uno," dissi, indicandolo mentre mi lanciava uno sguardo, "Se vuoi che porti il tuo bambino, non ti sarà permesso chiamarmi grasso o qualcosa del genere, perché ti farò del male. Intesi?"

 

"Intesi." Sogghignò e tese un braccio, un silenzioso invito per raggomitolarmi contro di lui, e beh, chi ero per rifiutarmi. "Ma sul serio," aggiunge quando posai la testa sul suo petto nudo e mi mise un braccio intorno alla vita, "Avremo un altro bambino? Tipo, presto?"

 

"Definisci presto," dissi lentamente.

 

"Non lo so, prima dell'estate?"

 

"Spero tu intenda provare a rimanere incinto prima dell'estate, perché avere un bambino prima dell'estate sarà un po' difficile."

 

"Si, Louis, volevo dire che dovremmo provare prima dell'estate."

 

"Mm. Bene, l'estate è tra sei mesi, quindi si, credo che possiamo provarci prima." Esitai per un momento. "Ma dovremmo chiedere a tua madre cosa ne pensa."

 

"Posso capire Aidan, dato che la sua vita ne sarà condizionata, ma perché mia madre?"

 

"Perché le ci conosce," dissi facilmente, "È stata con noi praticamente da sempre, e voglio sapere se pensa che siamo pronti."

 

"E... se lei pensa che non siamo pronti, non lo faremo?" chiese esitante, sembrando un po' nervoso.

 

"No, lo faremo, prendendo in considerazione le sue opinioni," dissi, "A meno che lei non abbia delle buone ragioni sul perché non dovremmo farlo, naturalmente."

 

"Ma- Louis!" Piagnucolò, "Sono un uomo adulto, non lascerò che ciò che pensa mia madre influenzi le mie decisioni."

 

"Voglio solo la sua opinione, Harry," dissi con una leggera risata, "Non ti preoccupare, avremo un bambino, qualunque cosa accada. Promesso."

 

"Bene," borbottò, "Ma se dice qualcosa che ti farà cambiare idea, la rinnegherò."

 

"Non pensi che se io cambio idea così facilmente, è perché non sono ancora pronto?" 

 

Sbatté le palpebre e poi disse, "Come ho già detto molte volte, hai scelto la professione sbagliata."

 

Sorrisi e gli colpii il petto. "Le parleremo prima di andare a casa, okay?"

 

"Si," disse tra i miei capelli, "Si, okay."

 

 

 

*

 

Il Natale, tuttavia, era una vacanza molto impegnativa e stressante, anche quando eravamo a casa e non ci occupavamo di nulla, quindi non trovammo l'occasione di parlare con Anne dei nostri 'piani'.

 

Il 24 fu, per me ed Harry, passato a fare shopping per i regali natalizi, e quando tornammo a casa era già ora di cena. La serata passò guardando la TV e sgranocchiando i dolci che Helen, Anne e Connor avevano passato il pomeriggio a preparare. Il 25 non era nient'altro che quantità immensa di cibo, regali, sonnellini occasionali e, dopo che tutti gli altri erano andati a letto, io ed Harry portammo gli avanzi dei liquori nel letto e continuammo ad ubriacarci. Il 26, sia io che Harry dormimmo fino alle 12 e probabilmente avremmo dormito più a lungo se Anne non fosse venuta a svegliarci. Io per primo passai l'intera giornata con il mal di testa, e sia Harry che Aidan mi avevano schernito per essere una mezza calzetta, al quale risposi con un dito medio. Tutti e dodici cenammo presto, e quando finimmo, erano quasi le 22, ed Harry, Aidan e io tornammo a casa.

 

Harry non disse nulla, ma vidi il piccolo sorriso sfacciato che stava giocando sulle sue labbra quando eravamo impegnati a disfare i nostri bagagli.

 

"Non pensare che non avremo quella conversazione con lei," dissi, lanciandogli una maglietta sulla testa.

 

"Oh, lo so, credimi," disse cupo, il suo sorriso vacillante.

 

Il resto di dicembre passò rapidamente, e il 3 Gennaio, Harry e io tornammo a lavoro mentre Aidan tornò a scuola tre giorni dopo, il 6. Dato che era impegnato per i suoi esami, Harry ed io eravamo un po' riluttanti sul dirgli che probabilmente avremmo provato ad avere un figlio in un futuro non troppo lontano, forse l'avrebbe mandato fuori di testa. Ad essere onesti non avevo solo paura di come avrebbe reagito al pensiero di avere un fratello, ma anche a quello di dover vedere suo padre andare in giro incinto. Il modo in cui era sempre stato riluttante a sentire qualunque cosa riguardasse i nove mesi in cui ero incinto di lui mi lasciò pensare  che forse non sarebbe stato troppo contento. Per non parlare del fatto che aveva amici e fidanzate che occasionalmente portava a casa, e non volevo metterlo in imbarazzo di fronte a loro.

 

E poi c'era anche il lavoro. Ero un uomo, quindi non potevo andare in maternità quando non sarei stato più in grado di lavorare, ma allo stesso tempo mi piaceva troppo il mio lavoro per essere disposto a lasciarlo. Il mio capo era una donna carina che si chiamava Morgan, ed era madre di tre bambini, se fossi stata una donna, non ci sarebbero stati problemi in merito. Ma io non ero una donna. Ero un uomo e non ero sicuro di come avrebbe reagito se le avessi detto che in pochi mesi avrei dovuto smettere di andare a lavoro perché ero incinto. Quando espressi i miei pensieri a Harry, mi disse che dovevo provare a dirle semplicemente la verità.

 

"Sei serio?" gli avevo chiesto.

 

"Si," aveva detto con un cenno del capo, "Morgan è grandiosa, non penso che ti giudicherà o andrà in giro a dirlo."

 

Ebbene, era possibile che avesse ragione, ma ciò non aiutava a diminuire la sensazione di disagio che si era insinuata nella mia mente.

 

Quando il mese di febbraio arrivò, ci rendemmo conto che era già passato un anno dal nostro viaggio in Messico. Era passato un intero anno dal momento in cui finalmente, una volta per tutte, avevamo parlato dei nostri problemi e avevamo iniziato a risolverli. Era piuttosto confortante sapere che le cose erano cambiate così tanto, ripensandoci, mi sembrava una quantità di tempo molto ridotta.

 

Si avvicinava il giorno di San Valentino quando l'argomento 'bambino' ("finalmente!" come disse Harry) fu riportato fuori, e noi cercavamo il momento per discuterne con Aidan.

 

Sabato, 12 Febbraio

 

Forse sollevare questioni potenzialmente sconvolgenti mentre eravamo seduti a tavola non era la migliore idea del mondo, e soprattutto non quando la persona a cui si parlava aveva la bocca piena di polpettone.

 

Guardai Harry per un momento, nervoso, e a giudicare dal suo sopracciglio alzato e dal modo in cui pronunciò, "Ora?" capì cosa volevo fare. Annuendo brevemente, solo una volta, voltai gli occhi verso Aidan. Stava felicemente masticando il suo pranzo, senza avere la minima idea che i suoi genitori stavano per lanciare la bomba.

 

"Ehi, Aidan?" dissi, posando lentamente le posate prima di schiarirmi la gola.

 

Alzò lo sguardo. "Cosa?" disse con la bocca piena di patate.

 

"C'è... qualcosa di cui vorremmo parlarti," dissi, prendendo un respiro profondo.

 

"Cosa ho fatto?" chiese immediatamente, "Non si tratta della scuola, vero? Perché i miei voti sono davvero buoni e non ho-"

 

"No, no, non si tratta della scuola," Harry lo interruppe con un cenno della mano, "Non ha niente a che fare con te, in modo diretto almeno."

 

La faccia di Aidan si rilassò con sollievo. "Cosa succede allora?" chiese mentre continuava a mangiare.

 

"Noi... beh, non iniziare ad urlare, okay?" dissi, "Stai calmo, e se hai un problema, ne parleremo senza alzare la voce. Intesi?"

 

Fece un gesto con la forchetta e disse, "Si, si, vai."

 

"Okay." Guardai il tavolo per un secondo, poi senza mezzi termini, dissi, "Stiamo pensando di avere un bambino."

 

Calò il silenzio. Troppo silenzio. Ogni suono nella casa poteva essere sentito; la lavastoviglie, la pompa di calore nel soggiorno, la TV a bassissimo volume, i battiti del cuore di tutti e tre. Qualunque cosa. O forse ero solo io. Osservando Aidan con ansia, in attesa di una reazione diversa dall'espressione sbalordita del suo viso, affondai le unghie nei palmi delle mie mani, pregandolo silenziosamente di non esplodere.

 

"Un- un bambino," fu ciò che disse alla fine, balbettando, "Come, tu- avrai- nello stesso modo-"

 

"Vogliamo avere un bambino nello stesso modo in cui abbiamo avuto te, si," lo interruppe Harry, la voce calma e gentile, gli occhi anche.

 

Gli occhi di Aidan si spostarono verso di me, così in fretta che se avrebbero potuto avere un colpo di frusta, lo avrebbero avuto in quel momento. "Quindi- tu stai per-" Balbettò, gesticolando tremante verso il mio stomaco.

 

"Per favore non dare di matto," dissi, quasi implorante.

 

"No, no, non sto andando fuori di testa," disse, apparentemente per convincere se stesso quanto noi. Espirò profondamente e si passò una mano tra i capelli, in maniera simile a quella di Harry quando si sentiva a disagio per qualcosa.

 

"Okay, quindi avrete un bambino," disse con un colpo di tosse, "E lo farete nel modo tradizionale, che, nel tuo caso, non è proprio tradizionale. Va bene. Tutto apposto. Io... si."

 

"Puoi dirci cosa stai davvero pensando?" dissi, piegando le mani di fronte a me, mordendomi l'interno della guancia.

 

I suoi occhi guizzarono avanti e indietro tra e me e Harry per venti secondi buoni, prima che prendesse un altro respiro profondo e si appoggiò allo schienale della sedia. 

 

"Quello che sto pensando," iniziò, grattandosi il collo distrattamente, "È che tra tre mesi compierò diciotto anni e che sarà un po' strano avere un fratello quando sono così grande."

 

Sbattei le palpebre, sentendomi piuttosto confuso. "Tutto qui?" Dissi senza fare una piega.

 

Aidan scrollò le spalle. "Dovrebbe esserci qualcos'altro?"

 

"Beh, noi... ci aspettavamo che non fossi entusiasta di dovermi vedere, sai, incinto," dissi titubante.

 

Scrollando di nuovo le spalle, disse, "Non è una mia decisione, comunque, no? Se volete avere un altro bambino, non spetta a me dirvi di no."

 

"Quindi non pensi che sia strano?"

 

"Certo che lo penso," sbuffò, "Sei un uomo, non dovresti poter rimanere incinto, sai, biologicamente parlando. Ma quando, sai, dovrai portarlo fuori, probabilmente non vivrò più qui, quindi... si. Se state  cercando il mio consenso o qualcosa del genere, lo avete."

 

"Si?" dissi, un sorriso che cresceva lentamente, "Ti va bene?"

 

"Certo," disse lui, "Fate bambini, va bene." Apparve una smorfia, e aggiunse, "Ma aspettate a quando non sono a casa per fare il vero e proprio lavoro, per favore."

 

Rivolgendomi a Harry, sogghignai ampiamente. Non esitò a ricambiare il gesto, e lo sentii prendermi la mano sotto al tavolo. Afferrandomi le dita, mi strinse forte e mi morsi il labbro per mantenere la mia troppo ovvia felicità.

 

 

 

 

"Suppongo che dovremmo parlare con mamma allora," mormorò Harry tra i miei capelli quella sera dopo che Aidan si era ritirato nella sua stanza, mentre entrambi eravamo seduti sul divano con un bicchiere di vino in mano e The Breakfast Club in TV.

 

"Mhm," mormorai, "Forse potremmo andare domani?"

 

"Domani? Perché così presto?"

 

"Perché lunedì è San Valentino."

 

"Si, lo so, me l'hai detto un paio di volte nelle ultime tre settimane," disse con una risata dolce.

 

"Solo perché non voglio ripetere il San Valentino dell'anno scorso," mormorai.

 

"Vuoi dire io che esco a bere birra con i miei colleghi e tu che piangi in quello che era il mio letto?" disse. Non c'era niente che assomigliasse a derisione nella sua voce, solo scuse e il pensiero di come fosse la nostra relazione un anno prima.

 

"Si, quello," confermai.

 

"Non succederà," disse immediatamente, scuotendo la testa, "Mai più. Ma cosa c'entra con l'avere un bambino?"

 

"Beh", dissi, deglutendo e guardando verso il basso, "Io... stavo pensando che sarebbe sai, bello se... se provassimo, sai, a San Valentino?"

 

Lo sentii spostarsi un po', e un attimo dopo due delle sue dita erano sotto al mio mento, sollevandolo, costringendomi a guardarlo negli occhi. "Vuoi provare a concepire a San Valentino?"

 

"Odio quella parola," mormorai mentre le mie guance si arrossavano, "Ma si. Credo."

 

"Mancano solo due giorni, quarantotto ore," mi ricordò, sorridendo debolmente, "Sei sicuro?"

 

"Si," dissi, annuendo con la testa dopo aver riflettuto per un attimo, "Si, penso di sì. Sicuro come non lo sarò mai."

 

"E non lo stai facendo solo perché sai che lo voglio io?"

 

Sorridendo, mi sedetti meglio, posai il bicchiere sul tavolo e poi presi il suo viso a coppa con entrambe le mani. "Harry, piccolo, ti amo, c'è solo una persona in questo mondo che amo più di te," dissi, "Ma ho passato una gravidanza, e non è stato divertente per la maggior parte del tempo, quindi lascia che te lo dica, non lo farei più se non lo volessi davvero."

 

 

Domenica, 13 Febbraio

 

"Okay, fatemi capire bene," disse Anne, mettendo la sua tazza di caffè sul tavolo della cucina, "Volete avere un bambino? Il primo è grande e sta per togliersi dai piedi, e ora volete cominciare tutto da capo anche se è passato un anno da quando non dormivate nemmeno nello stesso letto?"

 

"Come fai a sapere che non dormivamo nello stesso letto?" protestò Harry.

 

"Ho le mie fonti," disse, "Ma non è questo il punto."

 

Torturandomi il labbro, dissi, "Quindi pensi che sarebbe stupido da parte nostra avere un bambino?"

 

"Non ho detto questo," disse lei, "Ma ci avete pensato? Siete sicuri di non voler prendere almeno uno o due anni da passare solo voi ora che Aidan si trasferirà, invece di iniziare un altro progetto di responsabilità dalla durata di diciotto anni?"

 

"No, ci abbiamo pensato," disse Harry, "Vogliamo farlo. E siamo pronti." Fui grato che non avesse menzionato le sue preoccupazioni sul fatto che diventassi 'sterile' se avessimo aspettato ancora per molto.

 

Lei annuì lentamente e si appoggiò alla sedia. "Bene, allora perché siete seduti qui con me? Sembra che abbiate già preso una decisione."

 

"L'abbiamo presa, in un certo senso," dissi, "Ma volevamo sapere cosa ne pensavi." Feci una pausa. "Allora, cosa ne pensi?"

 

Si sporse in avanti, appoggiando le braccia sul tavolo, e sorrise. "Penso che sarebbe meravigliosa un'altra aggiunta in famiglia," disse, "E penso che voi abbiate fatto un ottimo lavoro con Aidan, nonostante la difficile situazione in cui vi trovavate allora, e dal momento che siete più grandi e più preparati questa volta, lo farete ancora meglio."

 

"Quindi approvi?" chiesi immediatamente, "Non pensi che siamo incoscienti?"

 

"Louis, tesoro, vi ho visto fare un sacco di cose incoscienti," disse, sorridendo dolcemente, "ho avuto un momento in cui ho pensato che foste stati incosciente a tenere Aidan, e l'ho anche pensato quando avete deciso di trasferirvi da qui quando Aidan aveva poco più di un anno. Ma guarda quanto mi sbagliavo. Ciò che penso non ha molta importanza. Avete costruito una vita da soli, avete fatto funzionare la vostra relazione e avete cresciuto un figlio meraviglioso, quindi se pensate che avere un bambino sia giusto per voi, fatelo."

 

 

*

 

 

"Ha detto di farlo se sentiamo che sia la cosa giusta da fare," disse Harry quella sera quando eravamo a letto. La stanza era completamente buia, silenziosa e calda, e io ero disteso sul mio fianco, con un braccio teso per disegnare linee immaginarie sulla sua schiena morbida. 

 

"Quindi... sentiamo che sia la cosa giusta da fare per noi?"

 

"Si," dissi, con voce stanca, "è la cosa giusta da fare per noi."

 

"Quindi proveremo ad avere un bambino?"

 

Sorridendo, anche se senza aprire gli occhi, annuii. "Si, Harry, proveremo ad aver un bambino."

 

 

 Note traduttrice:

Hello there. 

Quarto capitolo per voi, grazie infinite per la vostra pazienza, come sempre spero vi sia piaciuto. Io l'ho amato particolarmente.

Ora vi lascio, e vi ricordo che mancano 2 capitoli più l'epilogo alla fine.

All the love, Fra. ♥️

   
 
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