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Autore: Geani    31/01/2018    6 recensioni
"-Se a noi mancherà essere bambini vuol dire che a voi manca già ora. Venite con noi, ad augurare buon Natale con i canti di Natale a tutte le case con le luci accese. Tornate bambini anche voi. Le tradizioni non sono fatte anche per questo? Rivivere, anche da grandi, la magia delle feste?-"
Storia scritta per la "Sfida natalizia" del gruppo Facebook " EFP famiglia: recensioni, consigli e discussioni".
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una tradizione per tornare bambini


Katarina si alzò dal letto quasi all’alba, correndo poi in camera del fratello. Nella fretta inciampò nel tappeto sistemato nel corridoio ma non ci fece caso, si rialzò velocemente per poi bussare alla porta di un verde pallido. Aspettò pazientemente un po’ di tempo, sedendosi davanti alla porta e cercando di spiare dalla serratura. Sbuffò delusa dal vedere solo nero. Di quel passo non sarebbero riusciti a fare il giro di tutta la città nemmeno quel giorno ed era la loro tradizione, prima di Natale dovevano fare gli auguri al maggior numero di persone. Non le importava che come loro ci fossero moltissimi bambini, era speciale comunque. Solo lei e suo fratello.
Aspettava tutto l’anno quel periodo. Adorava le feste. Poteva stare a casa e giocare tutto il giorno ma soprattutto amava uscire la mattina presto, prima di Natale, per cantare alle porte dei vicini tutte le filastrocche e le melodie che le erano state insegnate sul Natale. Era sempre emozionante bussare alle case delle persone e cantare loro qualcosa di speciale. Ogni volta che poi veniva ricompensata con un dolcetto sorrideva trionfante. Sentiva di fare qualcosa di buono, portando gioia a tutti, e di meritare i biscotti e i frutti che riceveva in seguito.
Dopo circa due ore, rassegnata, si alzò da terra e andò in bagno a lavarsi il viso e i denti. Con qualche difficoltà riuscì anche a spazzolarsi i capelli lunghi e ondulati di un nero corvino. Portò poi la spazzola con sé, in camera, per pettinare anche la bambola con cui dormiva. La mamma le aveva spiegato che era importante prendersi cura di lei come se fosse una bambina vera. Katarina le raccontava sempre tutto quello che le succedeva e la portava con sé ovunque fosse possibile.
-Mi dispiace Nicoleta, ma non posso portarti fuori con me, lo sai.- Spiegò mentre le toglieva il pigiama. -Fa freddo e poi ho paura di perderti. Tornerò presto, lo sai, e giocheremo di nuovo.- Concluse poi, vestendo la bambola e abbracciandola.
-Tesoro, viene a fare colazione?-
Katarina annuì correndo verso la madre che si era affacciata alla sua cameretta, la prese poi per mano e la seguì in cucina dove si arrampicò sulla sedia in attesa della solita ciotola di latte e cereali. Guardò con il sorriso sulle labbra la bambola che aveva sistemato sulla sedia accanto alla propria. Forse non poteva mangiare però era bello averla accanto. Una specie di sorella silenziosa.
-Valentin non si è ancora svegliato.- Si lamentò prendendo un biscotto al cioccolato, inzuppandolo insieme ai cereali. -Perché non si sveglia mai quando io voglio andare fuori?- Piagnucolò.
-Perché vai sempre da lui quando è troppo presto, e poi perché dovrebbe svegliarsi, Kat? È in vacanza, lascialo dormire.-
-Ma allora quando andiamo a cantare alle case?- Chiese incrociando le braccia. -Lo facciamo sempre per Natale, alle persone piace!-
-Certo che alle persone piace, tesoro, ma mancano ancora un paio di giorni a Natale, lo sai che si fa solo allora.-
-Ma se lo facciamo quando lo fanno tutti non è più speciale! Dobbiamo essere i primi.- Spiegò convinta, iniziando a mangiare. La mamma aveva ragione, lo avevano sempre fatto il giorno prima di Natale ma perché non giocare d’anticipo e migliorare la giornata alle persone anche prima della Vigilia?
La donna, intenerita, lasciò cadere la questione per non doverne discutere ancora. Non intendeva certo deludere una bambina di sette anni. Si limitò a sedersi a tavola per fare colazione a sua volta. Poco dopo un ragazzino entrò nella stanza stropicciandosi gli occhi. Si accasciò su una delle sedie libere e appoggiò il viso al tavolo, fingendo di dormire.
-Non fare il melodrammatico adesso, hai dormito più del solito.- Lo rimproverò la mamma, alzando un sopracciglio.
-No, mamma, non è vero! Katarina mi ha svegliato all’alba.-
-Quindi mi hai ignorata!- La bambina gli puntò un dito contro, infastidita. -Non si fa così!-
-Hey! Smettetela entrambi. Voglio fare colazione tranquilla senza i vostri bisticci.- A quelle parole entrambi i bambini si zittirono, concentrandosi sulla propria colazione. Non era mai bene far arrabbiare la mamma, soprattutto la mattina.
<***>

Valentin, il pomeriggio, non volendo ridursi all’ultimo iniziò a fare i compiti che gli erano stati lasciati per le vacanze ma si stufò quasi subito ripromettendosi di riprendere qualche ora dopo o, il giorno seguente. Non appena posò sulla scrivania sentì la porta scricchiolare. Si voltò senza però alzarsi dalla sedia e sorrise al padre che dopo esser entrato nella stanza si sedette sul letto.
-Ho sentito dire che non hai molta voglia di passare del tempo con tua sorella.- Iniziò facendolo arrossire per l’imbarazzo. Stava usando il tono dei rimproveri.
-È piccola, non voglio più fare le cose dei piccoli.- Provò a giustificarsi, alzandosi dalla sedia per poter guardare meglio il padre.
-Essere grandi non vuol dire abbandonare la parte infantile, sai? Vuol dire solo che la fai uscire quando è il momento. Passare del tempo con tua sorella è importante, è il momento in cui puoi essere ancora un bambino e credimi… fra qualche anno ti mancherà esserlo.-
-E se invece non mi mancasse?-
-Chiedi a tutti i grandi che conosci e vedrai che risponderanno sempre allo stesso modo, a tutti manca essere bambini.- Continuò facendogli segno di avvicinarsi. -Non ferire Katarina, non ne guadagnerai nulla di buono. Toglierai la gioia degli auguri di Natale sia a lei che a te. Ti sembra una cosa carina da fare?- Valentin scosse la testa. -Hai solo undici anni, ti mancherà fare queste cose. È una delle tradizioni che tutti rimpiangiamo.-
Il ragazzino ascoltò attentamente quelle parole poi annuì con un mezzo sorriso. Non era del tutto convinto ma di certo un piccolo dubbio si era fatto spazio fra i suoi pensieri. Non poteva certo essere una menzogna, papà non avrebbe avuto motivo di mentigli su una cosa del genere. Lo abbracciò velocemente poi tornò alla scrivania, iniziando a disegnare quello che gli passava per la testa. Man mano che i colori prendevano vita sul foglio bianco un’idea di delineò nella sua mente. Se a loro mancava così tanto quella tradizione c’era sicuramente un modo per renderli partecipi.

<***>

-Non ci parlo con te!- Esclamò la bambina quando il fratello si intrufolò nella sua camera. -Tu mi ignori!-
-Fai piano! Devo proporti una cosa.- Le si avvicinò con aria cospiratrice e con un largo sorriso. -È per mamma e papà, penso che anche loro vogliano fare gli auguri alle persone.- Spiegò. -Possiamo portarli con noi quest’anno, ti va? Glielo chiediamo insieme.-
-E se dicono di no?- Chiese poco convinta, aggrottando la fronte.
-Almeno ci abbiamo provato.-
Katarina annuì piano, stringendo la propria bambola fra le braccia. Se venivano mamma e papà allora sarebbe potuta venire anche Nicoleta. Ne era sicura. Sarebbe stato sicuramente molto più bello uscire tutti insieme.
-E come glielo diciamo?- Chiese dondolandosi piano sul posto, curiosa di ricevere una risposta dal fratello. Ormai aveva completamente catturato tutta la sua attenzione.
-Non penso che importi come lo facciamo, basta che lo facciamo.- Rispose convinto, alzando appena le spalle. -E che insistiamo anche se dicono di no la prima volta.- Aggiunse poi.
Valenti non aspettò una risposta da parte della sorella, corse fuori dalla stanza e di sedette alla propria scrivania, deciso a rendere quella vigilia speciale anche per i genitori. Di certo molte persone, una volta aperta la porta, sarebbero rimaste sorprese dal vederli. Lui e sua sorella non erano poi più dei bambini piccoli, da anni andavano a cantare gli auguri di Natale alle porte delle case da soli.
Pensando alla montagna di biscotti e arance che avrebbero ricevuto in dono sorrise beatamente. Spesso nella borsa finivano anche caramelle e cioccolata per non parlare di quando ricevevano dei soldi. Ricordava ancora quando, l’anno precedente, si era potuto comprare da solo una macchina che aveva tanto desiderato.

<***>

La mattina della Vigilia di Natale Katarina, come tutti i giorni prima, si svegliò all’alba e andò a bussare alla porta del fratello. Appoggiò l’orecchio contro il legno per cercare di capire se almeno fosse sveglio. In quel momento però la porta si aprì e la bambina perse l’equilibrio, finendo stesa per terra. Nel silenzio del mattino la sua caduta rimbombò nella casa.
-Certo che ti fai sempre notare.- Borbottò il ragazzino, stringendo un foglietto e un pezzo si nastro adesivo fra le mani.
-Che fai con quelli?- Chiese Kat, rialzandosi e stringendo la bambola fra le braccia.
-Ovvio, no? Sono le ragioni per le quali mamma e papà devono venire con noi oggi.- Rispose fiero di sé, andando verso la camera dei genitori. Aveva cercato le parole giuste per giorni ma era certo di averle finalmente trovate. Controllò che ci fosse silenzio poi si intrufolò della stanza e attaccò il foglietto sulla parte interna della porta. Uscì poi con la stessa velocità con la quale era entrato.
-Cosa ci hai scritto?- Domandò Katarina, a voce bassa.
-Quello che mi ha detto papà qualche giorno fa.- Scrollò le spalle. -È una tradizione dei bambini, no?- La sorella annuì convinta. -Beh, facciamola diventare anche dei grandi.- Continuò senza però aggiungere altri dettagli.
-Ma se lo fanno i grandi poi chi sta a casa a dare i dolcetti e a sentire i nostri canti e auguri di Natale?- La bambina, per quanto entusiasta, non poteva non pensare che poi non ci sarebbe stato nessuno a cui cantare. Sarebbe stato peggio.
-Tutti gli altri saranno a casa, sarà una tradizione solo nostra. Per questo sarà speciale, no?-
La bambina annuì piano e seguì poi il fratello in cucina per fare colazione. Poco dopo i genitori, con espressioni differenti, li raggiunsero. Posarono un foglio sul tavolo poi baciarono le guance di entrambi, sedendosi a loro volta.
-Quindi vogliamo creare una nuova tradizione di famiglia?- Chiese la mamma, accavallando le gambe e prendendo una tazza di tè fumante fra le mani.
-Tutte le famiglie hanno una loro tradizione, no? Questa sarà la nostra, dai… non dite di no!- Esclamò Katarina sotto lo sguardo soddisfatto del fratello. Le aveva fatto notare che a lei non dicevano mai di no perché era ancora piccola e li inteneriva più di quanto potesse fare lui.
-Oh, va bene, va bene.- Accennò una risata papà. -Però allora dobbiamo andare a vestirci, è già tardi.- Fece poi notare, finendo di mangiare un cornetto e alzandosi da tavola. Una volta nel corridoio si stiracchiò. -Chi è pronto pe ultimo divide il bottino!-
A quelle parole Katarina vide la mamma e il fratello correre via. Ridacchiò a quella scena poi, vinta dalla curiosità, scese dalla sedia e con Nicoleta in braccio prese il foglietto che il fratello non le aveva fatto leggere prima.
-Se a noi mancherà essere bambini vuol dire che a voi manca già ora. Venite con noi, ad augurare buon Natale con i canti di Natale a tutte le case con le luci accese. Tornate bambini anche voi. Le tradizioni non sono fatte anche per questo? Rivivere, anche da grandi, la magia delle feste?- Lesse in sussurrò, sussultando poi nel sentirsi chiamare per nome. Lasciò il foglietto sul tavolo, correndo a vestirsi per uscire.

<***>

-Non è stato molto difficile convincerli.- Fece notare al fratello, la bambina, una volta fuori di casa.
-Poco importa.- Valentin scrollò le spalle. -Le tradizioni sono belle, ma quelle di famiglia sono molto meglio, no?- Senza però aspettare una risposta andò a bussare alla porta della prima casa con il cancello del cortile aperto.
Tutti e quattro sorrisero quasi con occhi lucidi quando la vecchia signora porse loro quattro arance, una a testa, con mano tremante e le labbra ricurve ed emozionate. Forse vedeva in loro la felicità di una famiglia unità per le feste, una famiglia che nonostante fosse sempre stata bella era ancora più amorevole e comprensiva in quella mattina di festa e neve.  

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Questa storia partecipa alla "Sfida natalizia" del gruppo Facebook  EFP famiglia: recensioni, cosnigli e discussioni. Il racconto è stato scritto usando l'idea iniziale di Laura Labate. Il suo prompt era "Questo è il periodo più festoso": cercatemi la tradizione di famiglia più bella e scriveteci una storia". 

P.S. Mi rendo conto che molto probabilmente sono fuori tema ma non me la sentivo di cambiare la storia. Oltre alla tradizione in sè
, ho voluto che la storia (e la tradizione) avessero un significato un po' piu' profondo. Spero di non aver completamente "distrutto" il prompt. 
 
   
 
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