Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Hiddlesthug    01/02/2018    3 recensioni
[AU!Ereri | Parent!Levi] [+20.5k words]
Il piccolo supermercato in cui Eren lavora si trova di fronte ad una scuola materna, ed in un noioso pomeriggio autunnale osserva i genitori attendere il suono della campana per poter abbracciare i propri figli.
La sua attenzione viene attirata da un uomo rimasto fin'ora in disparte dagli altri genitori, e dalla bambina che corre fra le sue braccia.
`
Dal secondo capitolo:
“Quante volte ti ho detto che non devi allontanarti da me quando siamo fuori casa? Se lo fai un'altra volta ti verrò a prendere a scuola col passeggino.” la rimprovera il padre, indifferente all’espressione terrorizzata comparsa sul viso della piccola.
“Ormai sono grande per il passeggino, ho quasi cinque anni!”
“Ne hai fatto quattro lo scorso mese.” precisa il padre ed Eren scoppia a ridere, non riuscendo più a trattenersi.
“Cosa trovi di così divertente, moccioso?” domanda Levi e se uno sguardo potesse fulminare qualcuno, Eren sarebbe già polvere.»
Genere: Angst, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Eren Jaeger, Hanji Zoe, Levi Ackerman, Mikasa Ackerman, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note Autrice:
Scusate se non l'ho pubblicato domenica, ma non sono stata molto bene ( t w t)
Grazie a chi ha recensito l'ultimo capitolo, e grazie a chi è tornato per leggere questo quarto capitolo, enjoy it ☆



 
Little Titan Market



 


“Non dimenticare l’ombrello, per questo pomeriggio sono previsti diversi temporali.” lo avvisa Mikasa, mentre sparecchia la tavola.

“Sì lo so, tranquilla.” la rassicura Eren alzandosi, andando nella propria stanza per prepararsi per il turno pomeridiano.

La sera precedente Petra lo ha chiamato chiedendogli se potesse sostituire Jean il pomeriggio successivo, dicendogli che aveva chiamato tutti gli altri dipendenti e che nessuno era disponibile, ed Eren aveva accettato nonostante fosse il suo giorno libero: Petra è sempre stata molto gentile con lui, e si sentiva in obbligo di aiutarla.
Ma soprattutto voleva avere qualcosa da rinfacciare a quella faccia di cavallo la prossima volta che avrebbero litigato.

E’ per questo che sorride mentre indossa il giubbotto impermeabile, e osserva dubbioso il cielo fuori dalla finestra, sperando che non inizi a piovere mentre è ancora fuori.

‘Chissà se lo vedrò…’ pensa, e si ritrova a fissare il disegno che gli ha dato Armin tre settimane fa.



“Questo per te.” sorride Armin, porgendogli il foglio. “E’ da parte di una bambina, ha i capelli rossi legati sempre in due codine. Credo che il padre l’abbia chiamata A… A…” spiega il ragazzo, cercando di ricordare il nome.

“Akiko.” conclude per lui Eren, osservando il disegno.

“Sì lei!” esclama l’amico. “E’ passata tutti i pomeriggi, questa settimana, cercandoti. C’era con lei anche il padre, un tipo non tanto alto, e sempre serio…” continua ma Eren non lo ascolta più, fissando il disegno con gli occhi lucidi: lui e Akiko, mano nella mano, che sorridono felici.




‘E’ passata tutti i giorni..’ ripete Eren. ‘Chissà se mi odia adesso.’ pensa mentre esce di casa, sentendosi in colpa per essere uscito dalla sua vita senza averle dato una spiegazione o averla salutata.

‘E’ per il suo bene. Per il loro bene.’ si ripete da più di un mese, ogni volta che è tentato di chiamare Petra e farsi dare il turno di pomeriggio, quando avverte più del solito la loro mancanza. Se lo ripete anche la sera, prima di addormentarsi, quando vede quei due occhi che lo fissano, quando rivede quel viso dall’espressione inizialmente sempre annoiata, ma che col tempo è stata sostituita da un’espressione più rilassata, e a volte pure divertita.
 
~

 
Pochi minuti dopo essere arrivato al supermercato ha iniziato a piovere sempre più forte, ed Eren è grato di aver ascoltato la sorella portando l’ombrello e indossando un giubbotto impermeabile.

Dopo aver riordinato i diversi scaffali, spazzato i diversi corridoi e pulito il rullo della cassa in cui si posano i prodotti, Eren si ritrova a fissare la scuola non molto distante. Chissà se oggi Levi passerà al supermercato. Dovrebbe salutarlo? Comportarsi come se non fosse improvvisamente sparito?

Quando però la campanella suona e i bambini escono da scuola non vede nessuna automobile simile a quella di Levi, e sospira deluso e sollevato allo stesso tempo - voleva vederlo, ma allo stesso tempo non voleva… è difficile da spiegare -, e pensa che Akiko non dev’essere andata a scuola, o che dev’essere uscita prima.

 
Dopo dieci minuti, però, nota una donna e una bambina ancora sotto il portico della scuola. Si avvicina all'ampia vetrata di fronte alla cassa, riconoscendo Akiko e quella che dev'essere la maestra.

Una strana sensazione, uno strano sentimento travolge Eren: Levi non lascerebbe mai Akiko sola all’uscita della scuola. Non è mai arrivato in ritardo, mai.

Senza neanche pensarci due volte indossa il giubbotto e prende l’ombrello, uscendo dal negozio senza neanche dare importanza al fatto che chiunque potrebbe entrare e rubare la merce o i soldi dalla cassa.

L’unica cosa a cui adesso pensa è Akiko e al fatto che Levi non vorrebbe mai che si preoccupasse, e non lo vuole neanche lui.

 
Saliti i gradini e coperto dalla tettoia, chiude l’ombrello e raggiunge l’insegnante e la bambina.

“Eren!” urla la piccola vedendolo. Gli corre incontro abbracciandolo, sollevata nel rivederlo.

“Akiko! La prossima volta non correre, saresti potuta scivolare facendoti male.” la riprende, mentre la prende in braccio.

“Lei è un parente della bambina?” domanda la donna, con in mano lo zaino dell’alunna.

“Sì.” mente Eren. “Mi ha chiamato il padre, dicendomi che avrebbe fatto tardi, chiedendomi quindi di passare a prenderla.” continua a mentire all’insegnante, che annuisce e gli passa lo zainetto.

“Ci vediamo domani Akiko.” la saluta la donna, aprendo l'ombrello e scendendo velocemente le scale.

“Ti ha davvero chiamato il mio papà?” domanda la bambina.

“No.” le sussurra Eren. “Ma lo chiameremo noi adesso, hai il suo numero?”

“Lo so a memoria.” sorride fiera la bambina.

“Brava.” sorride il ragazzo, immaginando Levi che cerca di farle imparare a memoria il proprio numero. “Prima però andiamo al calduccio, che dici?”

“Okay!” esclama la bambina, felice di essere di nuovo con il suo amico.

 
Per fortuna di Eren non è entrato nessun ladro, nota rientrando. Mette giù la piccola e richiude l’ombrello, che lascia all'ingresso.

“La giacca puoi metterla qui.” le dice, posando lo zainetto dietro il bancone della cassa. “Adesso chiamiamo il tuo papà.” le sorride, rassicurandola.
 

~

  Dopo aver composto il numero sul cellulare ha deciso che la cosa migliore da fare sarebbe stata quella di far parlare la bambina col padre, e quindi le ha dato il telefono mentre lui puliva l’ingresso, sporco per via delle impronte lasciate dalle scarpe bagnate.

“Papà!” esclama all’improvviso la bambina. “Sì sto bene, non ti preoccupare.” annuisce, anche se l’uomo non può vederla. “Sono al supermercato con Eren.” risponde. “Sì.” annuisce poi. “Okay.” dice dopo un po’, scendendo dalla sedia e raggiungendo il ragazzo. “Vuole parlare con te.”

“Pronto?” risponde Eren, colto alla sprovvista, sentendo poi un sospiro provenire dall’altra parte del telefono.

“Eren.” sussurra Levi, sollevato nel sentire la voce a lui familiare. “Purtroppo c’è stato un incidente e per via della pioggia sono rimasto bloccato nel traffico. Grazie per aver preso Akiko.” sospira. “Come sta?”

“Bene, adesso sta giocando con un peluche.” risponde il ragazzo, osservando la bambina.

“E prima? Prima che la prendessi?” domanda preoccupato il padre.

“Era un po’ giù, ma adesso sembra non pensarci più.” lo rassicura Eren. E’ proprio un padre apprensivo, pensa. Ma forse lo sarebbe stato anche lui, se fosse rimasto bloccato nel traffico mentre sua figlia di quattro anni lo sta aspettando fuori la scuola.

“Altri cinque minuti e sono lì.” dice Levi. “Ed Eren?”

“Sì?” risponde Eren, il cuore che batte forte per il modo in cui l’uomo pronuncia il suo nome.

“Grazie.”

  
~

 
Eren ha chiuso la chiamata da qualche minuto, quando ricorda di non aver chiesto una cosa importante alla bambina.

“Akiko?” la chiama. “Vuoi telefonare alla mamma?” le domanda, pensando che alla sua età in una situazione del genere la prima persona con cui lui avrebbe voluto parlare sarebbe stata sua madre. “O non so se hai due papà.” aggiunge subito dopo.

La bambina lo guarda confusa, prima di rispondergli “Io non ho la mamma.”

“Io… Io non lo sapevo, scusa.” balbetta Eren, imbarazzato.

“Non fa niente.” sorride la bambina. “Non l’ho mai conosciuta, ero troppo piccola quando lei e il papà sono morti.” spiega, stupendo Eren per il suo tono di voce tranquillo e rilassato, simile a quello di Levi.

 
~


E’ passata mezz’ora quando Levi parcheggia di fronte il negozio.

E’ ansioso di abbracciare la figlia, ma si ferma quando la vede seduta sulle spalle di Eren, con i capelli del ragazzo fra le mani - come se fossero delle redini-, nonostante il ragazzo la tiene ferma dalle cosce. Nonostante la porta sia chiusa, riesce a sentire le risate e i gridolini della bambina e le risate del ragazzo che la porta in giro.
Prova un’improvvisa sensazione, un sentimento mai provato prima ma che gli scalda il cuore e allevia il nodo allo stomaco che ha avuto fin’ora.

 
“Papà!” urla la bambina vedendolo entrare, ed Eren perde un battito quando rivede l’uomo che ha tanto desiderato, e per cui ormai è sicuro di provare qualcosa. “Andiamo da papà!” esclama la bambina colpendo il petto del ragazzo con il piede, cercando di spingerlo verso il padre.

“Eh? Sì sì, andiamo.” balbetta Eren avvicinandosi all'uomo, trattenendo il fiato quando questo gli si avvicina alzandosi sulle punte dei piedi, per afferrare la piccola sulle sue spalle.
Decide di allontanarsi e lasciare così ai due un po' di privacy.

“La maestra ti ha fatto problemi?" gli domanda Levi dopo qualche minuto, con la bambina ancora in braccio.

“No. Le ho detto che mi avevi chiesto di prenderla, e non mi ha chiesto nient'altro.” ammette Eren, notando come lo sguardo dell'uomo si indurisce.

"“Quella-” mormora l'uomo adirato, non finendo però la frase a causa delle caste orecchie della bambina fra le sue braccia.
'Quella stupida donna incapace di fare il proprio lavoro avrebbe dato mia figlia a chiunque! Chiunque avrebbe potuto mentire. Questa volta si trattava di Eren, ma-' pensa Levi, ma la sua attenzione viene attivata da Eren, che passa una mano fra i capelli della piccola.

“Sì è addormentata.” sussurra il ragazzo, e Levi sente il cuore battere più forte per la poca distanza che li separa, ma anche per quel gesto così semplice ma così intimo.

“Grazie per averla presa, e grazie per esserti preso cura di lei.” dice a bassa voce. “Non so cosa avrei fatto se le fosse successo qualcosa. Akiko non è solo mia figlia, ma è tutto quello che rimane dei miei...” sussurra guardandola, non finendo però la frase. Ha promesso loro che si sarebbe preso cura di lei, e ha intenzione di mantenere quella promessa a qualunque costo. “Non so come potrei sdebitarmi con te.” dice dopo qualche secondo, cambiando discorso.

“Io sì.” sorride Eren, sorridendo ancora di più vedendo lo sguardo sorpreso dell'uomo.

“In che modo?” gli domanda incuriosito.

“Con un appuntamento.” sussurra Eren che, nonostante la sua apparente audacia, sente il cuore battere sempre più forte. Ma l'ansia e l'imbarazzo vengono ripagati dall'espressione unica
che compare sul volto di Levi: occhi spalancati e un leggero rossore sulle guance.
Balbetta qualcosa che non riesce a capire, e decide che questo Levi, sorpreso e imbarazzato, è il Levi più bello che ci sia.

 
  
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