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Autore: Scaramouch_e    01/02/2018    1 recensioni
Un mezzo demone, il Re delle Fate e una guerra terribile e brutale.
Genere: Sovrannaturale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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By nightfall

 

 

“Once upon a time I was falling in love
But now I’m only falling apart
There’s nothing I can do
A total eclipse of the heart.”

 

 

 

Stringeva il corpo fra le mani.
Quel corpo ormai inanimato. Il suo re. A testa china calde lacrime calde lacrime inondavano il suo volto. Poi sentì la violenza di un altro corpo che cadeva e allora si alzò. Non poteva rimanere lì. Non con il suo re in quelle condizioni. Lo prese sulle spalle. Per fortuna il re delle fate era mingherlino e pesava poco, e lui era forte e grosso, come si era sentito chiamare da molte lune dal popolo fatato.
‘Elliot il grosso.’ Così lo chiamavano sbeffeggiandolo molto spesso, e quello era uno degli insulti meno gravi. Elliot aveva sentito anche appellativi come ‘Puttana del Re’, ‘Mezzo demone’, ‘demone rosso’; ma in ogni caso ciò non lo scalfiva più di tanto finché faceva quello che il suo re voleva.
Elliot corse via con quanta forza aveva dal campo di battaglia e arrivò presso una tenda decorata. Non c’erano le guardie, notò subito, e con orrore guardò dietro di sé: la battaglia stava continuando. Molti giacevano a terra. Scheletri di nemici e amici. Elliot voleva urlare ma non ci riuscì, preferendo entrare nella tenda.
Dentro vi era odore di erbe e un baldacchino faceva bella mostra di sé. Elliot posò il corpo di Tiberius e lo stette a guardare.
Era magro e nervoso, aveva un viso spigoloso e due occhi verdi ora chiusi e immobili. I capelli lunghi e neri erano decorati da foglie e fiori, e le ali, quelle magnifiche ali lucenti, erano cadute quando la lancia dell’avversario l’aveva trafitto.
Mentre stava pensando a cosa fare entrò una donna. Indossava l’armatura del popolo fatato e anche i suoi lunghi capelli color del sole erano intrecciati con foglie e fiori; le sue ali verdi splendevano nella foschia. Era la sorella del re ed era una combattente, proprio come Tiberius.
La ragazza guardò la scena e la sua bocca si aprì in un urlo muto. Si inginocchiò davanti al corpo del fratello. “Dove andremo?” domandò “Cosa faremo? Chi ci guiderà?”
Elliot guardò la figura della fata giovane e spezzata. “Guiderete voi il vostro popolo, principessa Octavia. Io lascerò queste terre. Amavo il vostro signore, ma se mi permettete mi libererò dalla schiavitù che mi aveva fatto incontrare il re delle fate.” L'uomo parlò piano e rocamente, come se non avesse parlato da tanto tempo. La giovane lo guardò sbattendo le palpebre.
Gli andò vicino e prese il braccio di Elliot: un bracciale sottile decorava il braccio forzuto dell’uomo. All’interno vi era una magia che gli impediva di allontanarsi dal re delle fate, pena la morte.
Era stato il venditore del mercato a creare quel bracciale, e Tiberius aveva detto a Octavia che, se non lo avesse preso lui, quel giovane uomo dai capelli rossi e gli occhi altrettanto rossi avrebbe fatto una brutta fine.
Octavia ben lo credeva: non c’erano molti mezzi demoni - Elliot poi era particolare in quanto era più un umano che un demone - e sapeva che erano prede molto ambite dai cacciatori.
“Non farmi questo. Tu vuoi morire e mio fratello non vorrebbe ciò” pigolò la giovane fata fissando il volto di Elliot, che si aprì in una smorfia: “Morire? Oh no, mia giovane amica. Voglio sopravvivere. Prima che mi imprigionassero ero un ottimo combattente e vorrei tornare a fare la cosa che so fare meglio: impugnare la lancia e mozzare teste. Poi, se la morte mi vorrà a sé, ben venga. Mi unirò a vostro fratello.”  
“Vorrei anche io il vostro destino, ma non mi è possibile. Devo regnare. Ebbene, vi darò la libertà.” La principessa pronunciò sottovoce parole oscure a Elliot, e il bracciale si spezzò facendogli male e lasciandogli un segno sul braccio forzuto.
“Grazie.” Più che una parola, quello fu un ringhio che uscì dalle labbra del mezzo demone e, per una volta, la principessa ebbe paura.
Poi Elliot uscì dalla tenda, tentato dall’odore del sangue e della morte che accompagnava ogni battaglia.
Incominciò a mozzare teste con le mani e con i denti.
Octavia lo seguì, impugnando la lancia del fratello oltre alle sue armi, e anche lei incominciò a muoversi con grazia nella polvere. Octavia vide i nemici arrivare da ogni lato, ma non si spaventò e, ferma, caricò la lancia verso le creature. Erano creature da incubo: demoni, streghe e stregoni oscuri, troll e nani oscuri che combattevano per il loro Signore. Lo scontro fu cruento, ma Octavia uccise quante più bestie poteva controllando il suo esercito, e Elliot attaccava a destra e a manca. Erano fianco a fianco quando dal nulla sbucò il re del nemico del popolo fatato. Era un mostro, un troll che si stagliava alto ruggendo e massacrando.
Il mezzo demone e la fata partirono all’attacco, verso il Troll.
Alla fine la fata trovò il punto debole del troll e lì conficcò la lancia del fratello, facendolo crollare al suolo.
Si guardò intorno e notò che gli altri nemici erano periti o scappati quando il Troll aveva urlato prossimo alla morte. Rimaneva solo la calma e la rovina di quel luogo un tempo pieno di pace. Si guardò intorno, volando sopra al campo di battaglia, quando notò dei capelli rossi sul terreno.
Subito planò e strinse il corpo muscoloso del mezzo demone che rabbrividì prima di alzare lo sguardo sulla fata.
 “È finita” rantolò Elliot. “Raggiungerò vostro fratello. Addio, Octavia, principessa e regina delle fate, che i tempi che verranno siano migliori di quelli che sono stati.”
Il mezzo demone chiuse gli occhi e la donna pianse sul corpo ormai esanime del giovane.
A lei si avvicinò un altro guerriero, una fata, che la guardò con occhi azzurri ardenti. “Perché piangi, Octavia figlia di Noah? Questo regno avrà la pace ora che ci sarà una regina.”
Octavia si asciugò gli occhi e guardò verso la fata dai capelli candidi.
“Andiamo Balinor, lasciamo che mio fratello e il demone riposino in pace. E che la loro memoria non sia scordata.”
Balinor annuì prendendo la mano della principessa nella sua, e se ne andarono via portandosi dietro non solo il lutto della guerra, ma anche la pace. 
Non avrebbe dimenticato, e come lui nessun altro perché la guerra avrebbe raccontato.

 

THE END.

 NOTE.
Tu che sei arrivato fin qui, benvenuto. Ci sono un paio di cosette da dire: questa fanfic è ispirata, in larga parte all'universo Shadowhunters per mischiare fate e demoni, e altre creature. Non so che tipo di rapporto ci sia stato fra Elliot e Tiberius: mi spiego! Inizalmente l'avevo previsto come rapporto d'amore, ma poi andnando avanti nella stesura mi sono resa conto che ampliarlo, adesso, rendeva tutto più pesante, quindi è un qualcosa di detto e non detto. Può essere che se la continuo amplierò anche il loro rapporto.  Per la betatura ringrazio la bravissima Evelyn80, senza la quale tutto ciò risulterebbe incomprensibile. 

 

   
 
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