By
nightfall
“Once
upon a time I was
falling in love
But now I’m only falling
apart
There’s nothing I can do
A total eclipse of the heart.”
Stringeva il
corpo fra le mani.
Quel corpo
ormai inanimato. Il suo re. A testa china calde lacrime calde lacrime
inondavano il suo volto. Poi sentì la violenza di un altro
corpo che cadeva e
allora si alzò. Non poteva rimanere lì. Non con
il suo re in quelle condizioni.
Lo prese sulle spalle. Per fortuna il re delle fate era mingherlino e
pesava
poco, e lui era forte e grosso, come si era sentito chiamare da molte
lune dal
popolo fatato.
‘Elliot il
grosso.’ Così lo chiamavano sbeffeggiandolo molto
spesso, e quello era uno
degli insulti meno gravi. Elliot aveva sentito anche appellativi come
‘Puttana
del Re’, ‘Mezzo demone’,
‘demone rosso’; ma in ogni caso ciò non
lo scalfiva
più di tanto finché faceva quello che il suo re
voleva.
Elliot corse
via con quanta forza aveva dal campo di battaglia e arrivò
presso una tenda
decorata. Non c’erano le guardie, notò subito, e
con orrore guardò dietro di
sé: la battaglia stava continuando. Molti giacevano a terra.
Scheletri di
nemici e amici. Elliot voleva urlare ma non ci riuscì,
preferendo entrare nella
tenda.
Dentro vi era
odore di erbe e un baldacchino faceva bella mostra di sé.
Elliot posò il corpo
di Tiberius e lo stette a guardare.
Era magro e
nervoso, aveva un viso spigoloso e due occhi verdi ora chiusi e
immobili. I
capelli lunghi e neri erano decorati da foglie e fiori, e le ali,
quelle
magnifiche ali lucenti, erano cadute quando la lancia
dell’avversario l’aveva
trafitto.
Mentre stava
pensando a cosa fare entrò una donna. Indossava
l’armatura del popolo fatato e
anche i suoi lunghi capelli color del sole erano intrecciati con foglie
e
fiori; le sue ali verdi splendevano nella foschia. Era la sorella del
re ed era
una combattente, proprio come Tiberius.
La ragazza
guardò la scena e la sua bocca si aprì in un urlo
muto. Si inginocchiò davanti
al corpo del fratello. “Dove andremo?”
domandò “Cosa faremo? Chi ci
guiderà?”
Elliot guardò
la figura della fata giovane e spezzata. “Guiderete voi il
vostro popolo, principessa
Octavia. Io lascerò queste terre. Amavo il vostro signore,
ma se mi permettete
mi libererò dalla schiavitù che mi aveva fatto
incontrare il re delle fate.”
L'uomo parlò piano e rocamente, come se non avesse parlato
da tanto tempo. La
giovane lo guardò sbattendo le palpebre.
Gli andò vicino
e prese il braccio di Elliot: un bracciale sottile decorava il braccio
forzuto
dell’uomo. All’interno vi era una magia che gli
impediva di allontanarsi dal re
delle fate, pena la morte.
Era stato il venditore
del mercato a creare quel bracciale, e Tiberius aveva detto a Octavia
che, se
non lo avesse preso lui, quel giovane uomo dai capelli rossi e gli
occhi
altrettanto rossi avrebbe fatto una brutta fine.
Octavia ben lo
credeva: non c’erano molti mezzi demoni - Elliot poi era
particolare in quanto
era più un umano che un demone - e sapeva che erano prede
molto ambite dai
cacciatori.
“Non farmi
questo. Tu vuoi morire e mio fratello non vorrebbe
ciò” pigolò la giovane fata
fissando il volto di Elliot, che si aprì in una smorfia:
“Morire? Oh no, mia
giovane amica. Voglio sopravvivere. Prima che mi imprigionassero ero un
ottimo
combattente e vorrei tornare a fare la cosa che so fare meglio:
impugnare la
lancia e mozzare teste. Poi, se la morte mi vorrà a
sé, ben venga. Mi unirò a
vostro fratello.”
“Vorrei anche
io il vostro destino, ma non mi è possibile. Devo regnare.
Ebbene, vi darò la
libertà.” La principessa pronunciò
sottovoce parole oscure a Elliot, e il
bracciale si spezzò facendogli male e lasciandogli un segno
sul braccio
forzuto.
“Grazie.” Più
che una parola, quello fu un ringhio che uscì dalle labbra
del mezzo demone e,
per una volta, la principessa ebbe paura.
Poi Elliot uscì
dalla tenda, tentato dall’odore del sangue e della morte che
accompagnava ogni
battaglia.
Incominciò a
mozzare teste con le mani e con i denti.
Octavia lo
seguì, impugnando la lancia del fratello oltre alle sue
armi, e anche lei
incominciò a muoversi con grazia nella polvere. Octavia vide
i nemici arrivare
da ogni lato, ma non si spaventò e, ferma, caricò
la lancia verso le creature.
Erano creature da incubo: demoni, streghe e stregoni oscuri, troll e
nani
oscuri che combattevano per il loro Signore. Lo scontro fu cruento, ma
Octavia
uccise quante più bestie poteva controllando il suo
esercito, e Elliot
attaccava a destra e a manca. Erano fianco a fianco quando dal nulla
sbucò il
re del nemico del popolo fatato. Era un mostro,
un troll che si stagliava alto ruggendo e massacrando.
Il mezzo demone
e la fata partirono all’attacco, verso il Troll.
Alla fine la
fata trovò il punto debole del troll e lì
conficcò la lancia del fratello,
facendolo crollare al suolo.
Si guardò
intorno e notò che gli altri nemici erano periti o scappati
quando il Troll aveva
urlato prossimo alla morte. Rimaneva solo la calma e la rovina di quel
luogo un
tempo pieno di pace. Si guardò intorno, volando sopra al
campo di battaglia,
quando notò dei capelli rossi sul terreno.
Subito planò e
strinse il corpo muscoloso del mezzo demone che rabbrividì
prima di alzare lo
sguardo sulla fata.
“È
finita” rantolò Elliot.
“Raggiungerò vostro
fratello. Addio, Octavia, principessa e regina delle fate, che i tempi
che
verranno siano migliori di quelli che sono stati.”
Il mezzo demone
chiuse gli occhi e la donna pianse sul corpo ormai esanime del giovane.
A lei si
avvicinò un altro guerriero, una fata, che la
guardò con occhi azzurri ardenti.
“Perché piangi, Octavia figlia di Noah? Questo
regno avrà la pace ora che ci
sarà una regina.”
Octavia si
asciugò gli occhi e guardò verso la fata dai
capelli candidi.
“Andiamo
Balinor, lasciamo che mio fratello e il demone riposino in pace. E che
la loro
memoria non sia scordata.”
Balinor annuì
prendendo la mano della principessa nella sua, e se ne andarono via
portandosi
dietro non solo il lutto della guerra, ma anche la pace.
Non avrebbe dimenticato,
e come lui nessun altro perché la guerra avrebbe raccontato.
THE END.
Tu che sei arrivato fin qui, benvenuto. Ci sono un paio di cosette da
dire: questa fanfic è ispirata, in larga parte all'universo
Shadowhunters per mischiare fate e demoni, e altre creature. Non so che
tipo di rapporto ci sia stato fra Elliot e Tiberius: mi spiego!
Inizalmente l'avevo previsto come rapporto d'amore, ma poi andnando
avanti nella stesura mi sono resa conto che ampliarlo, adesso, rendeva
tutto più pesante, quindi è un qualcosa di detto
e non detto. Può essere che se la continuo
amplierò anche il loro rapporto. Per la betatura
ringrazio la bravissima Evelyn80,
senza la quale tutto ciò risulterebbe
incomprensibile.