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Autore: Leila 95    02/02/2018    3 recensioni
Il regalo più bello che possiamo fare a chi amiamo non si può comprare, non vale tutti i crediti dell'universo...siamo noi stessi.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Han Solo, Jyn Erso, Owen e Beru Lars, Principessa Leia Organa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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V
Leia si svegliò al suono di una sveglia che non riconobbe come propria. A dirla tutta, da quando suo fratello era andato in accademia lei neanche l’aveva una sveglia in camera – si svegliava sempre allo stesso orario in modo automatico. Lentamente aprì gli occhi, battendo più volte le palpebre nel tentativo di capire dove fosse, quando qualcuno steso accanto a lei non spense quel fastidioso trillo con un grugnito e si stiracchiò.
“Buongiorno, dolcezza” disse Han alle sue spalle.
Leia si voltò a guardarlo e istintivamente ricambiò il suo smagliante sorriso. Improvvisamente si ricordò di essere nuda fra le lenzuola e subito le salì un moto di imbarazzo, anche se era stupido avere vergogna dopo ciò che era successo quella notte: non c’era un centimetro della sua pelle che lui non avesse toccato, non un suo capello che lui non avesse accarezzato con infinito amore.
Han parve percepire quell’attimo di incertezza nei suoi occhi. “Qualcosa che non va?” chiese.
Leia scosse la testa e sorrise nuovamente, accogliendo il suo languido bacio. Decisamente uno splendido modo di iniziare la giornata, si disse.
Dopo qualche momento il giovane si alzò, sbuffando contrariato. Sarebbe rimasto volentieri a letto con Leia per un’eternità ma, se non avesse aperto l’officina in orario, sarebbe stata la volta buona che Jabba lo ammazzava. “Io devo andare a lavoro” si giustificò. “Ma tu puoi restare qui tutto il tempo che vuoi, anche tutta la giornata…puoi lasciare le chiavi di casa alla padrona giù quando te ne vai.”
La prospettiva per Leia era allettante, ma purtroppo non realizzabile. “Non posso, Han. Devo seguire all’università.”
Han annuì. “Resta a letto un altro po’ – almeno finché non ti libero il bagno.” Racimolò quindi i suoi vestiti dal pavimento e andò a chiudersi in bagno, lasciando la ragazza sola fra le coperte.
Meccanicamente si buttò sotto il debole getto della doccia e iniziò a frizionare la pelle con la spugna, mentre la sua mente vagava altrove: era abituato a svegliarsi con qualcuna nel letto accanto a sé (c’era da dire però che negli ultimi mesi, da quando stava con Leia, non era più accaduto), eppure era stranamente turbato, come se sentisse di aver fatto qualcosa di sbagliato. Svegliarsi accanto a Leia era stato un regalo meraviglioso, quasi migliore della notte che avevano passato insieme. Voleva che quella diventasse un’abitudine: all’improvviso si sentiva come smarrito al pensiero che stanotte avrebbe di nuovo dormito da solo, che non ci sarebbe stata Leia a scaldarlo con il suo corpo e a inebriarlo del suo profumo.
 
Attraverso la parete sottile la sentì parlare a telefono – con buona probabilità stava telefonando ai suoi zii e li stava rassicurando sul fatto che lui non l’avesse mangiata né uccisa durante la notte.
Quando uscì dal bagno, la trovò seduta a terra con Chewie appollaiato sul suo grembo, intento a ricevere coccole e a fare le fusa. Aveva indossato una sua vecchia felpa (acquistata rigorosamente usata a un mercatino delle pulci anni prima) e la cascata corvina dei suoi capelli ricadeva tutta da un lato.
Non appena lo vide si alzò, lasciando il gatto a terra, e in punta di piedi andò a baciarlo. La notte appena trascorsa aveva cambiato in modo inequivocabile il loro rapporto, il loro modo di stare insieme – dal punto di vista emotivo ma anche da quello fisico: non c’era più alcun tipo di imbarazzo o di remora, nessuna censura a frenare i loro gesti e la loro passione. Tutto era nuovo, e in ogni carezza, in ogni bacio c’era la voglia di scoprire e di assaporare l’altro. Si lasciò andare completamente tenendolo stretto per il colletto della camicia ancora aperta, mentre le mani di lui la tenevano per i fianchi. Un bacio fece seguito ad un altro, e poi ad un altro ancora, in un crescendo di sensazioni meravigliose che sembravano non avere fine.
Con un atto di forza immenso Han si staccò dalle sue labbra, le prese le mani e le allontanò dalla sua camicia. “Devo prepararmi, piccola. È tardi” disse.
Leia inarcò un sopracciglio, sorpresa. “Non credevo che avessi questo senso del dovere così spigliato.”
“È istinto di sopravvivenza, dolcezza. Se Jabba non mi vede arrivare alle otto, mi licenzia di sicuro…e questo è l’unico lavoro che ho.” Si abbottonò la camicia, poi recuperò la cintura dalla sedia e la indossò.
“Posso farti una domanda?” chiese la ragazza.
“Certo.”
“Perché porti sempre questa collanina?” disse, indicando con l’indice il ciondolo a forma di ancora che aveva al collo. Han era una persona per nulla attenta all’aspetto fisico: non portava nessun tipo di gioiello, né bracciali, né anelli – fatta eccezione per il piccolo brillantino appuntato al lobo sinistro. Aveva solo quel ciondolo, che teneva da così tanto tempo che ormai era diventato come una parte di lui. “Deve per forza avere un certo valore…affettivo.”
Han le rivolse uno sguardo interrogativo. “Per forza?”
“Sì, altrimenti non si spiega perché la porti sempre.”
“Non ti si può nascondere niente, eh?” ridacchiò il ragazzo. “D’accordo principessa. Mi ricorda di una persona.”
“Tuo fratello?”
Il giovane scosse la testa. “Una donna, se ci tieni a saperlo.”
A Leia si gelò il sangue nelle vene. Ovviamente sapeva di non essere la prima donna nella sua vita, ma soltanto l’ultima di una infinita serie, eppure il fatto che Han conservasse il ricordo di un'altra appeso al collo mentre erano insieme le riempiva il cuore di gelosia.
“Non vuoi sapere chi è?”
Leia non voleva saperlo in quel momento, non appena dopo che avevano…insomma, non le era piacevole parlare di un’altra mentre erano in un momento di intimità.
“Credevo che noi due dovessimo dirci tutto, che non dovessero esserci segreti” disse Han.
Anche se lo aveva detto con un tono lieve, era palpabile una sincerità nella sua voce che colpì Leia al cuore: Han credeva davvero nella loro storia, e voleva che fosse basata sul rispetto e l’onestà reciproci. “D’accordo, dimmelo allora.”
Si sedette sul letto e prese ad allacciarsi le scarpe. “Era una donna davvero speciale, non una delle tante. Una donna che non credevo sarei mai riuscito ad avere.” Fece una piccola pausa prima di continuare: era evidente che ciò che stava dicendo gli stava costando fatica, ma era deciso ad andare fino in fondo. “Visto che non potevo averla, decisi di sottrarle un oggetto, qualcosa che avrei portato sempre con me in suo ricordo, e che mi avrebbe legato indissolubilmente a lei. Le rubai un braccialetto d’argento che le avevo visto indosso, vi staccai questo ciondolo, poi lo rimisi a posto fra le sue cose. Sapevo di essere una persona al di sopra di ogni sospetto, infatti non seppe mai che ero stato io a prendere quel ciondolo dal suo bracciale.” Ormai aveva finito di farsi i lacci, e si voltò a guardarla.
Leia non riusciva a credere alle sue orecchie: quella storia poteva benissimo adattarsi a lei: lei aveva avuto un braccialetto – un regalo della sua madrina – con alcuni ciondoli, fra cui un’ancora poi misteriosamente scomparsa, ma aveva sempre pensato che il ciondolo le si fosse staccato mentre teneva il bracciale al polso e che sarebbe stato impossibile recuperarlo. Se ne era dispiaciuta, anche perché quello era l’unico ciondolo del bracciale dove c’era inciso il suo nome, ma non avrebbe mai creduto che era stato Han Solo a frugare fra le sue cose e a rubarlo. Ma no, non era possibile…non poteva essere lei quella donna: per quanto ricordava, aveva perso quel ciondolo quasi tre anni prima, la prima estate che aveva trascorso a Tatooine – non era possibile che già a quell’epoca Han fosse stato attratto da lei. C’era solo un modo per scoprire la verità: vedere se sul fusto di quell’ancora c’era inciso il suo nome come ricordava. Con le dita che tremavano sfiorò il metallo e girò il ciondolo, trovando una risposta che in effetti già conosceva.
“Tutto questo tempo, Han…” disse con la voce rotta per l’emozione.
“Non avevo chance con te principessa” ammise il ragazzo, poggiando la mano su quella di lei. “Ero sicuro che non saremmo mai diventati una coppia, ma io volevo farti mia a tutti i costi.”
“Avresti potuto semplicemente chiedermelo tanto tempo fa…forse ti avrei detto di sì.”
“Forse” le concesse. “Ma ammetti che non ci saremmo divertiti tanto quanto abbiamo fatto.”
“Credi davvero che io mi sia divertita?!” lo rimbrottò. “Mi hai fatto soffrire tantissimo, prendendoti così gioco di me.” Batté il pugno chiuso sulla sua spalla.
“Anche tu sei stata odiosa, principessa. Davvero insopportabile, certe volte.”
Doveva ammettere che aveva ragione: da quando si erano conosciuti era stato un susseguirsi di litigi e battibecchi, in cui anche lei come lui aveva mostrato il suo lato peggiore, rendendosi detestabile e antipatica.
“Però hai colpito nel segno, nonostante tutti i tuoi tentativi di farti detestare” aggiunse. “Da subito ho sentito qualcosa per te, che non riuscivo a soffocare, a sopprimere.”
“E che cos’era?”
“Non lo so…dimmelo tu che cos’era.”
Amore?” chiese, con la voce che le tremava. Poteva parlare per sé, e tentare di dare voce al sentimento che stava provando, ma improvvisamente non era così sicura che quel sentimento era ricambiato: aveva bisogno che glielo dicesse, che la rassicurasse che sul suo amore per lei.
Han la guardò negli occhi: quella era l’unica parola che potesse spiegare quel subbuglio di emozioni che si agitavano nel suo cuore, l’unica soluzione di quell’equazione altrimenti impossibile da risolvere. “Credo proprio di sì.”
*****
Non avendo in casa nulla da offrirle, Han l’aveva accompagnata alla pasticceria: lì lui aveva preso solo un caffè al volo – era già tardissimo purtroppo – ma aveva lasciato che Leia prendesse il latte macchiato e la sua brioche preferita e che si sedesse al tavolo per mangiare con calma.
Quella mattina Han era così felice che nell’andare via aveva trasgredito la loro regola di non baciarsi in pubblico e l’aveva salutata con un bacio a fior di labbra che odorava di caffè. Era stato un bacio leggero, e a Leia aveva fatto venire in mente baci del genere che i suoi genitori si scambiavano al mattino prima di iniziare ognuno le proprie attività: era come rassicurante, come se fossero una coppia da sempre e non solo da una manciata di mesi. Gli aveva sorriso, e lui le aveva sorriso a sua volta, poi aveva rubato un morso alla sua colazione ed era corso via, lasciandola sola.
Accomodandosi sul pouf color crema, Leia aveva fatto in tempo a scorgere con la coda dell’occhio Tendra che entrava abbassandosi il cappuccio e togliendosi la voluminosa sciarpa. Lei e Han si conoscevano da anni, da prima che Leia arrivasse a Tatooine, visto che erano corelliani entrambi. Una sera di bisbocce senza freni erano finiti a letto insieme, ma era stata solo la fugace avventura di una notte che non si era mai più ripetuta. Negli anni erano diventati buoni amici e anche confidenti – era a lei che Han si era rivolto in cerca di qualche suggerimento per un regalo da fare a Leia.
Leia li vide scambiarsi qualche parola prima che Han uscisse, e vide Tendra salutare il suo ragazzo con un bacio su una guancia e una carezza sull’altra. Nonostante quella scena non era gelosa: sapeva che Han l’amava, anche se non glielo aveva detto a parole, e non temeva il confronto con nessuna; dall’altra parte, sapeva anche che era legato a Tendra da una lunga amicizia, e in questo non ci vedeva niente di male.
Attese che Tendra rivolgesse lo sguardo verso di lei, poi agitò la mano e la invitò a sedersi al suo tavolo.
“Oggi tu e Han avete fatto colazione insieme?” chiese la ragazza quando si fu avvicinata con una tazza di caffe fumante e una fetta di crostata ai mirtilli.
“Veramente ho dormito a casa sua” disse Leia non senza un certo imbarazzo: non aveva alcuna intenzione di parlare con lei di quello che era successo a casa di Han solo poche ore prima. Notò che la ragazza portava al polso un bracciale che non le aveva mai visto addosso. “Questo bracciale è nuovo…vero?” chiese, per cambiare argomento.
Tendra annuì. “È un regalo” ammise.
“Un regalo di San Valentino?”
“Diciamo che è un regalo.”
Non voleva sbottonarsi troppo, ma Leia non era intenzionata a dargliela vinta così facilmente. “È molto carino” disse. “E sembra parecchio costoso.”
Tendra fece spallucce.
“Vuol dire che è una cosa seria fra te e Lando?” la incalzò la ragazza.
“Non lo so ancora. Siamo in prova.”
Leia sorrise sorniona. “E da quanto siete in prova?”
“Da un po’.” Non era trascorso neanche un mese da quella notte in cui Lando si era offerto di accompagnarla a casa dopo la chiusura, visto che la sua macchina era dal meccanico. Una volta arrivati, Tendra lo aveva fatto salire nel proprio appartamento, dove erano finiti a letto senza troppi preamboli e senza troppa sorpresa. Quando il mattino seguente si erano svegliati a letto insieme, abbracciati stretti l’uno all’altra, pelle contro pelle, avevano capito finalmente che fra di loro era qualcosa di più di una semplice storia di sesso. E da allora stavano provando a stare insieme, vincendo ognuno le proprie paure nei confronti dell’amore, che troppe volte li aveva scottati e lasciati con l’amaro in bocca, e li aveva reso i loro cuori impermeabili alla tenerezza.
Il giorno prima, poi, Lando l’aveva sorpresa regalandole quel bracciale: perché voleva farle un regalo – le aveva detto – e perché era San Valentino. Non si aspettava un regalo da lui, non per quella festa così idiota e non a quello stadio della loro relazione, e per questo non aveva comprato niente da regalargli in cambio.
Le aveva detto che l’amava, e già un paio di volte in realtà: dolci parole bisbigliate all’orecchio, come se sussurrarle piano desse loro più valore. Ma Tendra non ci credeva – non voleva crederci. Era così disillusa che non voleva fidarsi di ciò che le sue orecchie sentivano e che il suo cuore le suggeriva, quindi non gli rispondeva nulla per non commettere quel passo falso di cui – ne era certa – si sarebbe pentita, arrendendosi ad un sentimento che si stava facendo strada dentro di lei e che la scaldava come il sole d’estate. Aveva così paura di farsi male, di restare delusa, che preferiva soffrire trattenendosi piuttosto che lasciandosi andare.
“Ma non credo che sia qualcosa di serio” disse, tentando di convincere più se stessa che Leia. “È solo per divertirci.”
“D’accordo” concesse Leia. Non si conoscevano bene, lei e Tendra, e non erano in quel grado di confidenza da permetterle di andare più a fondo alla questione e di darle consigli, per questo preferì stare zitta – non importava quanto grave apparisse ai suoi occhi l’errore che la ragazza stava commettendo non lasciandosi andare all’amore che le avrebbe cambiato la vita. “Io devo andare” si congedò. “Devo passare un attimo da casa a cambiarmi, poi devo andare all’università.”
Tendra annuì. “Fra poco vado via anche io. Mi ha fatto piacere incontrarti.”
“Anche a me. In bocca al lupo per la tua storia.”
Tendra rimase a fissare la tazza vuota del suo caffè per un tempo indefinito, pensando a ciò che le aveva detto Leia, o meglio, a ciò che non le aveva detto ma che le aveva fatto intendere: e se davvero stava commettendo un errore madornale a non lasciarsi trascinare da un sentimento tanto forte?
Prese il cellulare dalla tasca, decisa a dare una svolta alla sua vita, mandando al diavolo tutte le convinzioni che le avevano dato forza fino a quel momento. Aveva deciso di fidarsi di quello che le diceva il cuore.
Forse non era il modo più adatto o più romantico per dirglielo, ma improvvisamente non poteva aspettare un minuto di più. Aprì la chat con Lando e, con le dita che le tremavano, digitò due semplici parole:
Ti Amo.
 
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NOTE DELL’AUTRICE
Salve!
Innanzitutto grazie a tutti quelli che hanno avuto la pazienza di leggere questa storia fino all’ultimo capitolo. Anche stavolta, come è successo per la storia precedente, non si tratta di un addio ma solo di un arrivederci: presto pubblicherò una nuova storia ambientata in questo universo alternativo, in cui parlerò ancora di quest’adorabile coppia di innamorati.
In questa storia mi sono divertita ad analizzare varie forme dell'amore e vari modi di intendere una relazione - da ultimo, la storia (per molti aspetti opposta alla principale) di Lando e Tendra.
So che Han Solo non porta orecchini, ma Harrison Ford sì, e ho voluto sovrapporre al personaggio questo vezzo dell’attore che gli presta il corpo.
Detto questo un abbraccio e buon San Valentino a tutti, sia che lo trascorriate da soli o con la vostra dolce metà!
Sabrina♥

 
   
 
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