Serie TV > I Cesaroni
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Autore: Felpato__    03/02/2018    0 recensioni
Marco a Roma, Eva e Marta a Parigi. In questo modo era iniziata la quinta stagione de I Cesaroni, con il ritorno di Eva sul finire di stagione che avrebbe poi dato fine a una delle storie d'amore televisivo più amate dagli italiani negli ultimi anni. Ho dunque deciso di ripartire proprio dal ritorno di Eva per tentare di dare un finale differente a questa coppia che tanto ci ha appassionato e fatto sognare. Spero vi piaccia. Grazie e buona lettura. Ogni recensione è benaccetta.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carlotta Alberti, Eva Cudicini, Marco Cesaroni, Maya, Maya Smith, Quasi tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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1.Abbracci
 Lucia sarebbe rimasta a parlare con sua figlia per ore, ma aveva promesso a Stefania di accompagnarla in un posto, e così dovette, a malincuore, andar via. “Sarà uno dei loro soliti casini” pensò Eva, abbozzando qualcosa tendente ad un sorriso. Era stanca, e non soltanto per il viaggio. L’ultimo periodo era stato molto travagliato, e tenersi tutto dentro non aveva fatto altro che appesantire una situazione che pesante lo era già di suo. “Supererò anche questa” si continuava a ripetere, ma ogni volta era sempre meno sicura. “Stavo pensando di uscire un po' con Marta, se per te non è un problema” le aveva detto Marco poco prima, “così magari ti riposi anche un po'”. “Certo che mi va bene, figurati”, aveva risposto lei, “dove la porti di bello?” “Pensavo al parco, così Maya ne approfitta per fare qualche foto” ‘Ah viene anche lei, ovviamente’, avrebbe voluto rispondere, ma riuscì, non senza difficoltà, a tenerlo per sé. “Il parco certo, bellissimo. A Marta piacerà sicuramente” si sforzò di dire. “Beh, tale madre…” le disse Marco salutandola. Non seppe rispondere. Non si sarebbe mai aspettata un’uscita del genere dal fratellastro, considerando soprattutto che ad aspettarlo davanti la porta c’era la sua fidanzata. ‘Mi ha sorpreso un’altra volta, come al solito’, pensò; però aveva ragione, lei amava i parchi. Amava i colori degli alberi quando si avvicinava la primavera, con i primi fiori e le foglie che cominciavano a darsi alla luce e a farsi ammirare in tutta la loro bellezza. Amava il profumo dell’erba, specialmente dopo che aveva piovuto. Amava sdraiarsi sotto un albero, con un libro in mano, e perdersi nelle trame dei romanzi. Amava stare all’aperto, e questo Marco lo sapeva bene.
Per fortuna ci pensarono Rudi ed Alice a svegliarla da quel torpore in cui si era adagiata. “Ma allora è vero” urlò Alice aprendo la porta e trovando sua sorella in cucina, “quanto mi sei mancata!!” le disse andandole incontro e abbracciandola. Questa volta, dopo i primi mezzi sorrisi abbozzati, quello che si stampò sul viso di Eva era un sorriso vero, forte, di quelli che nemmeno ricordava più. Abbracciò sua sorella con tutta la forza che aveva dentro, “anche tu mi sei mancata Alice”, deglutì, “anche tu”. Sarebbero rimaste avvinghiate per ore e probabilmente avrebbero cominciato anche a piangere dalla gioia, se non fosse stato per Rudi. “Ciao Eva, sono contento di rivederti” esordì con fare scherzoso, “vedo che anche tu sei molto felice di rivedermi, mi fa davvero piacere” continuò ironicamente. “Ah ah ah” ghignò Eva “il solito simpaticone” le disse ridendo, “Ciao Rudi, sono contenta di rivederti, davvero” e corse ad abbracciare anche il fratellastro più piccolo. “Dai sedetevi, raccontatemi tutto di voi” disse Eva “Ehm, ve…veramente…” balbettò Alice, “dai, diglielo te” si rivolse a Rudi, colpendolo sul fianco “si ecco, vedi Eva, siamo tornati soltanto per salutarti” disse dispiaciuto, ma sempre con il suo tono scherzoso, “sai, dobbiamo andare a casa di Jole e Budino a studiare, domani abbiamo il compito di matematica” “Si Eva scusaci davvero, ma quest’anno abbiamo la maturità, non possiamo sbagliare nulla” disse Alice, ma con un tono molto più dispiaciuto, “però se tu non vuoi io resto qui eh” aggiunse. “Ragazzi ma tranquilli, cos’è questo tono?” rispose una sorridente Eva, “io per qualche tempo starò qui, mica vado via, avremo tutto il tempo. Vorrà dire che mi racconterete domani; anzi correte, che la matematica vi aspetta”. Salutò così i ragazzi, e per la seconda volta nel giro di pochissimo tempo rimase da sola. Del resto non aveva detto a nessuno del suo ritorno, e non poteva di certo pretendere che tutti annullassero i loro impegni per lei; e poi un po' di silenzio e di solitudine non poteva farle che bene, pensò. Silenzio e solitudine che durarono poco, perché sentì di nuovo aprire la porta, e così si avvicinò all’entrata. Davanti si trovò un ragazzino di una quindicina di anni, alto e magro, e per un attimo rimaste esterrefatta, non potendo credere a quello che vedeva: davanti ai suoi occhi c’era Mimmo, ma non di certo il Mimmo che ricordava lei. Ricordava un poco più che bambino, piccolo e paffutello, mentre ora c’era un adolescente nel pieno della sua età. “Ben tornata sorellona” le disse, andando verso di lei abbracciandola. “Grazie Mimmo, ma come sei cresciuto. Per un attimo quasi non ti riconoscevo” rispose Eva. Anche questo abbraccio fu però interrotto presto. Alla porta infatti si affacciò un sudato e affannato Cesare, che evidentemente aveva corso per andare a salutare quella nipote con cui aveva sempre avuto un bellissimo rapporto. “Cesare!!!” esclamò Eva, felicissima di vederlo. “Nipotina bella, ma come stai?! Ben tornata” rispose l’oste, che ancora stava riprendendo fiato. Ancora un abbraccio dunque, e ancora molto affettuoso. Rimase però nuovamente sola. Cesare le spiegò infatti che era venuto a prendere Mimmo perché doveva accompagnarlo agli allenamenti, e così scapparono di corsa. Pensando che con i saluti ormai aveva finito – Gabriella l’aveva sentita per telefono, mentre Pamela e Matilde le avrebbe viste l’indomani, così come detto da Cesare – decise di fare un giro della casa. Era così strano il silenzio in quella casa, dove la confusione e il caos la facevano da padrona. Fece un breve giro di tutte le stanze, e ognuna di esse rievocava in lei quantità inimmaginabili di ricordi, tutti scanditi perfettamente nella sua mente. Si fermò davanti la mansarda, che fu la stanza che più la colpì.  In quella stanza aveva coltivato i sogni di una vita felice, di una famiglia vera, di un matrimonio con Marco; e in quella stanza aveva versato le lacrime più amare, si era sentita sporca e umiliata per via di un tradimento che le aveva spezzato il cuore e l’aveva portata via, lontana dai suoi cari e da tutto ciò che in quei pochi anni romani aveva costruito. Si sentiva così stupida a pensare che, dopo che il destino si era messo in moto per farle rincontrare Marco e per dare ad entrambi una seconda possibilità, lei aveva rovinato tutto, tradendo a sua volta l’uomo che amava e tutta la sua famiglia. Come se avesse fatto cadere la prima tessera di un domino, un vortice di pensieri si attivò nella sua testa, ripensando a Jean, al periodo parigino e a tutto quello che aveva vissuto negli ultimi mesi. Un altro pensiero però le fece spuntare un sorriso. Quel giorno era stato caratterizzato da molti abbracci, qualcosa che le era profondamente mancato in Francia, e fu proprio in quel momento che capì: adesso sarebbe stato tutto diverso, adesso con lei c’era la sua famiglia.
Una foto appesa sulla parete ruppe quel vortice: Marco e Maya sorridenti guardano verso l’obiettivo. Come le aveva spiegato Lucia, dal suo arrivo quella era stata la stanza della principessa; ma adesso sarebbe tornata ad essere sua e di Marta, perché, per una strana coincidenza, proprio quel giorno Maya aveva fatto rientro a castello per degli impegni istituzionali improrogabili. Varcò la soglia della mansarda e guardò la foto, per un istante pensò di farla a pezzi, ma il rumore della porta la fece desistere. Stavano tornado tutti, e non vedeva l’ora di cenare nuovamente insieme alla sua famiglia.
Per il resto, tutto il resto, ci sarebbe stato tempo. 
   
 
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