Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: PeNnImaN_Mercury92    05/02/2018    2 recensioni
Anno 846. Claire Hares si unisce all'Armata Ricognitiva in compagnia della sua migliore amica Petra Ral. Un fato atroce che la attende a casa influenza la sua scelta, ma il suo animo audace, generoso e un po' istintivo la renderanno una magnifica combattente sul fronte. Claire ci racconta la sua vita dopo essersi unita al Corpo di Ricerca, le sue emozioni, le sue soddisfazioni, i suoi timori e il suo rapporto con i suoi cari amici e con un soldato in particolar maniera. Armatevi di lame e di movimento tridimensionale e seguitela nelle sue avventure!
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erwin Smith, Hanji Zoe, Levi Ackerman, Nuovo personaggio, Petra Ral
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Wings of Freedom Series '
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3. Margherita

L’esperienza dei cavalli fu del tutto nuova e speciale per me: non mi sarei aspettata di andare così tanto d’accordo con un animale, e avevo superato ormai la paura di cadere da cavallo nel bel mezzo di una spedizione prima di essere afferrata da uno di quei mostri che attendevano l’arrivo di un pugno di aspiranti suicida fuori dal loro nido.

In ogni caso, la prima parte della giornata fu stancante, e non nascondo di esser stata una delle prime a raggiungere la mensa per recuperare energie.

Riempii il vassoio in legno di un paio di minestre e tanto pane. Forse la mia voracità nell’afferrare più pietanze possibili doveva aver spaventato qualche veterano, ma il mio stomaco mi invitava a non curarmene molto, perciò girai i tacchi intenta a dirigermi da Petra. Sfortunatamente non mi fu semplice raggiungere la mia amica, perché il vassoio aveva colpito una figura molto, molto alta che mi bloccava il passaggio.

Non ho idea di quale forza fisica avesse agito per far sì che le minestre non andassero a finire addosso al Caposquadra Mike, ma, ragazzi, credetemi se vi dico che, dopo essermi accorta dell’incidente, avrei preferito svignarmela scavando un passaggio nel pavimento.

-Caposquadra Mike, mi scusi tanto! – esclamai, più arrossita che mai.

L’altro mi guardò inizialmente interdetto. Qualcuno, giorni prima, mi aveva rivelato che l’uomo, seppur “secondo solo al capitano Levi” sul campo di battaglia, aveva la mania di annusare ogni essere, umano o titanico che fosse, che gli si parasse davanti. Fortunatamente non fu il mio caso, perché accennò un sorriso, rispondendo: -Non preoccuparti, succede.

Eppure cantai vittoria troppo velocemente, perché avvicinò il muso al mio vassoio, odorando gli aromi prodotti dalle pietanze.

-Sembrano appetitose – giudicò. –Forse è il caso che le provi anche io.

Mi sorrise di nuovo e si allontanò da me, sbirciando il contenuto del vassoio della signorina Nanaba e strizzando l’occhio a quest’ultima.

Ancora rossa in volto, mi diressi verso il tavolo al quale avevano preso posto i miei amici, e Petra non poté contenersi dal ridere nel vedermi fare ritorno.

-Claire, smettila di combinare guai con i capisquadra – mi intimò.

-A quanto pare è più forte di me – constatai io, cercando l’approvazione di Gunther.

-Non posso darti torto, - rispose quest’ultimo, -ma ti voglio bene anche per le tue disattenzioni, Claire.

Il colore delle sue guance divenne simile a quello della mia zuppa al pomodoro, perciò decisi di non metterlo ulteriormente a disagio e consumai in silenzio il mio pasto.

Nel frattempo, un ragazzo alto dai capelli castano chiaro venne a sedersi accanto a noi.

Io e Petra ci rivolgemmo sguardi attoniti: era Oruo, un ragazzo proveniente dal nostro stesso corpo cadetti assieme a Gunther e Erd.

La sua immodestia mi irritava un po’, tuttavia non potevo certamente negare le sue doti. Forse erano state proprio la sua presuntuosità e la sua eccessiva sicurezza di sé che gli avevano valso il merito di secondo classificato nella top ten del centotreesimo.

 Io e i due ragazzi lo salutammo rispettosamente, ma non si poté dire lo stesso di Petra, dato che non si era nemmeno degnata di guardarlo negli occhi. Da lì a poco sarebbe scoppiato l’ennesimo litigio tra la mia migliore amica e il ragazzo, spettacolo al quale io, Erd e Gunther avremmo allegramente assistito.

I continui battibecchi con Petra rendevano Oruo estremamente buffo ai miei occhi, e ciò era dato anche dal fatto che a causa della sua sfacciataggine lo avrei visto benissimo in mezzo a tutti gli inetti della Gendarmeria, più che nell’elitaria Legione Esplorativa.

-Petra, ma come ti comporti? Non salutare un vecchio amico non è da te, tesoro – la burlò lui.

La ragazza dai capelli ambrati era rossa di rabbia. –Per favore, adesso non cominciare. Per me è già difficile dover realizzare che tu mi abbia seguito fin qui per infastidirmi, e faresti meglio a prenderti gioco di un’altra recluta femminile se non vuoi mettere fine alla tua vita prima che lo faccia un gigante!

Oruo poggiò il mento su una mano, e distolse lo sguardo dalla mia amica per cercare me. –Claire, adesso possiamo finalmente scommettere su chi, tra noi due, ucciderà più titani.

Ricambiai con malizia il suo sorriso, sfregandomi le mani. –Non aspettavo altro, mio caro Oruo.

-Per me una scommessa del genere non ha senso. Sarà ovviamente Claire a vincere, senza ombra di dubbio – disse Gunther.

-Non potrei essere più che d’accordo – aggiunse Erd.

I miei due amici risero, l’altro era visibilmente mortificato, ma cercò in tutti i modi di fingersi indifferente. –Si vede che non avete proprio talento nel riconoscere chi è dotato e chi no.

Diedi affettuosamente un pizzicotto sulla guancia a Petra, intenta a decidere se piazzare o meno un soddisfacente pugno sul viso di Oruo, poi tornai a mangiare la mia zuppa, chiacchierando con i miei quattro compagni.

Chi legga queste memorie perdoni la mia dimenticanza, perché mi è difficile riportare il motivo per il quale feci accidentalmente cadere le mie posate al suolo, pressappoco all’altezza della punta dei piedi del caporale Levi.

-Oh, accidenti! Capitano, mi perdoni! – bofonchiai.

-Tsk, non riesci proprio a combinarne una giusta, a quanto vedo! Che buona a nulla! – commentò infastidito lui; nel frattempo, la compagna al suo fianco, di nuovo la caposquadra Hanji, se la rideva di gusto.

-Te la prendi sempre per così poco, Levi? Forse dovresti avere un po’ di compassione per i nuovi arrivati, che dici? – domandò la donna, mentre raccattavo le mie cose a pochi centimetri dagli stivali del capitano.

-Capitano Levi… - intervenni io, alzandomi – mi scusi per averle rivolto un tono del tutto sgarbato, stamani. Io non avevo idea che lei fosse…

Non seppi continuare, e il caporale sembrava guardarmi inizialmente comprensivo, ma in seguito rispose solo: -Non abbiamo tempo per le scuse. Ti conviene risparmiare il fiato in occasioni più importanti.

 Non seppi cosa rispondere, ma la caposquadra pensò ad ammorbidire la situazione. –Comunque, per voi reclute ora inizierà finalmente l’addestramento con l’armatura.

Non badai più al rossore sul mio volto, ma guardai spensierata i miei compagni. Era giunto il momento da me tanto desiderato! A distanza di neanche un giorno dal mio arruolamento, finalmente avrei dimostrato agli ufficiali di valere almeno il minimo nel momento in cui si trattava di armeggiare il movimento tridimensionale.

-Vedo che l’idea vi garba, non è così? – ridacchiò Hanji. –Perfetto, sono contenta. Il caporale vi supervisionerà, non deludetelo.

Il mio sguardo si incupì. Possibile che, tra tutti i capisquadra, dovesse controllarci proprio il capitano? Levi mi osservò per qualche istante, momento in cui avrei voluto intimarlo a dimenticare qualsiasi brutta idea si fosse fatto sul mio conto, ma si allontanò con la caposquadra dandomi l’opportunità di autocommiserarmi e di fustigarmi.

-Accidenti, non ho mai visto il capitano Levi guardare così tanto male qualcuno – intervenne Oruo.

-Forse perché, prima d’ora, non l’avevi mai visto! – le rispose Petra.

Se quello era stato un tentativo di rallegrarmi, era miseramente fallito. Quasi non trovavo più il senso di esercitarmi se già sapevo che ogni mio errore sarebbe stato usato dal caporale per rendermi ancora più insignificante.

Spinsi il piatto e mi toccai il ventre. La tensione avrebbe finito col farmi rimettere da un momento all’altro.

-Hey, Claire! – urlò preoccupato Gunther. –Tutto bene?

-Sì… in realtà no – mormorai, per poi rimanere in silenzio e attendere che almeno i miei compagni si gustassero il pranzo.

Più tardi, dopo aver approfittato del tempo a nostra disposizione per sistemare i dispositivi di manovra al meglio, eravamo tutti schierati di fronte a un bosco, allestito esclusivamente per il nostro addestramento.

Un collega del caporale spiegò alle reclute lo svolgimento dell’esercitazione e le posizioni dei vari fantocci, sistemati in ordine di dimensione.

Mano a mano, le reclute si avventuravano nella selva, mentre io aspettavo il mio turno mangiucchiandomi le unghie e camminando a passo svelto avanti e indietro.

No, adesso calmati, mi intimai. In ogni caso era tutto inutile, perché l’ansia aveva già preso il sopravvento su di me.

La gioia di essermi finalmente unita al Corpo di Ricerca si sarebbe dissipata nel giro di qualche attimo, e il desiderio di dimostrare ai miei superiori la mia forza di volontà sul fronte non si sarebbe mai avverato. Il titolo del capitano Levi non permetteva a quest’ultimo di allontanare le reclute dalla Legione, che rappresentava addirittura l’ala dell’esercito in cui le perdite erano infinite e quello scelto da pochissimi cadetti dei corpi d’addestramento; queste erano le ragioni per le quali avrei continuato a rimanere al fianco di Petra, ma in posizioni disagevoli, al contrario suo.

Davanti a me, trovai una graziosa margherita bianca cresciuta nell’erba. L’attrezzatura non mi permetteva di fare grandi spostamenti, ma riuscii in ogni caso a raccoglierla e a studiarmela sul palmo della mano.

Il sole, spoglio di qualsiasi nuvola, le garantiva sfumature del tutto particolari.

 

“Mamma, ne ho trovata un’altra! Quella

dell’altro giorno si è già seccata”

“Fammi indovinare. Adesso vorresti

infilarmela nei capelli, non è così?”

Annuii, lasciando che si abbassasse per ricevere

il fiore in mezzo ai suoi capelli corvini.

 

-Hares, è il tuo turno.

-Sissignore – risposi decisa, infilandomi la margherita nel taschino della giacca e lasciando che il soldato di poco prima mi scortasse verso l’entrata del bosco.

 

“Ora ti sei calmata, non è così?” mi

sorrise, accarezzandomi la schiena e porgendomi

un morbido panino bianco.

“Non mi lasciano giocare con loro, dicono

che sono piccola e non capisco le regole”

“E allora tu coglili di sorpresa. Anche se

avessero ragione, sei tu a decidere

 quello che puoi essere. Sii ogni cosa che vuoi,

sii libera, Claire”

Mi osservò con i suoi amorevoli occhi castani e mi

scroccò un morso della pagnotta.

 

Il peso dell’armatura iniziò a mescolarsi con quello che avvertivo nella pancia, causato dall’eccessiva dose di stress, carico dal quale il mio corpo doveva assolutamente liberarsi, se non volevo finire schiacciata addosso a qualche albero.

Autocontrollo. Questo è il primo requisito per usare il movimento 3D. Si consideri spacciato chiunque si faccia facilmente prendere da ogni tipo di ansia.

Osservai i manici prima di caricarli nel vano delle lame. Le spade erano sempre stati gli elementi da me prediletti di tutto il modulo, forse perché così sorprendentemente sottili.

Forza. Una dose eccessiva per qualsiasi persona desiderosa di scendere sul campo in tanto di armatura e sterminare il nemico. La determinazione è sicuramente uno degli elementi chiave per ottenerla, oltre che a una grande abbondanza di allenamento.

Mi toccai il petto per sistemare meglio il fiore nella tasca, dopodiché premei il grilletto di fuoriuscita del gas e mi sollevai in aria ad una portentosa velocità.

Accortezza. Non bisogna mai sottovalutare i pericoli che quest’arma comporta. Una piccola distrazione e potreste trovarvi con gli arpioni, da voi stessi azionati, nel ventre.

Mi misi immediatamente alla ricerca dei fantocci, nonostante i fastidiosissimi rami di quegli alberi giganteschi mi bloccassero fortemente la visuale. Dovevo assolutamente deviarli nel modo più veloce possibile.

Agilità. È inoltre assolutamente necessario un corpo minuto e leggero per permettervi di cambiare velocemente bersaglio ed evitare ostacoli importanti.

Dato che non avevo ancora incontrato nessun bersaglio, iniziai a preoccuparmi, e per poco stavo per dimenticare l’importanza del primo requisito.

No, Claire. Calmati, mi ripetei. E il mio ottimismo mi portò ad avvistare il primo fantoccio, che simulava circa un esemplare di classe quattro o cinque metri. Con grande destrezza, deviai entrambi gli arpioni ad un’altezza ridotta, permettendo a me stessa di avvicinarmi alla sagoma in legno per sminuzzargli la nuca in gommapiuma.

Con altrettanta rapidità, mi diressi alla ricerca di un bersaglio più complicato, e mi imbattei in altri tre fantocci, uno dei quali pareva venire proprio nella mia direzione. Fu una sfida maggiore, quella di cambiare inizialmente direzione, per poi tornare indietro e tranciare la seconda collottola in gommapiuma, infine pensai ai restanti due. Mi slanciai nuovamente verso l’alto, continuando la mia strada, e solo in quel momento notai un’ombra appollaiata su un ramo non poco distante intenta a scrutarmi.

Incontrai i freddi occhi del caporale Levi; eppure, del tutto indifferente, lo ignorai, proseguendo determinata l’esercitazione.

Non potevo permettermi alcuna distrazione: quelli erano attimi di pura concentrazione, e nemmeno il pensiero di star facendo bella figura davanti ad un ufficiale poteva penetrare la mia mente. Tutto ciò che dovevo fare era concentrarmi solo ed esclusivamente sul mio compito. Avvertii, tuttavia, che qualcuno volava col dispositivo alle mie spalle; dopo alcuni istanti, infatti, riconobbi il taglio militare del capitano, che si trovava già più avanti di una decina di metri.

Ora che sapevo che qualcuno stesse controllando ogni mia mossa, dovevo assolutamente badare al prodotto finale: fino ad allora, la mia forza fisica non mi aveva mai permesso di eccellere nei tagli, per cui mi promisi che quelli che sarei andata a inferire da quel momento in avanti sarebbero stati il doppio più profondi.

Come avevo previsto, la preoccupazione del taglio mi distolsero dall’obiettivo: avevo superato un gruppo di altri giganti in legno senza rendermene conto.

-Hey, Hares! – urlò una voce, del tutto somigliante a quella di Levi. –Smettila di distrarti e concentrati sui bersagli!

Obbedii, affrettandomi a tornare indietro per mettermi alla prova con altri due paia di fantocci: per ciascuno di loro rivolsi la mia attenzione sul taglio e, se dapprima l’amputazione risultava ancora troppo superflua, man mano che proseguivo essa diveniva sempre più profonda.

La gratificazione che provavo in quel momento mi fece terminare con grande soddisfazione l’addestramento, inoltre trovavo assai divertente l’uso del dispositivo di manovra per sopprimere le sagome di legno, benché fossi pienamente cosciente che l’addestramento non consisteva in una gara a chi abbattesse più manichini, ma in una falsissima simulazione di ciò che mi aspettava fuori le mura. Dopo che il caporale mi ebbe ordinato di fare ritorno al campo, affannata ma entusiasta, andai alla ricerca dei miei amici.

 

“Mamma! Io e Petra abbiamo vinto! Ho fatto cinque

punti da sola!”

Lei mi prese in braccio e mi fece

girare più volte. “Brava, piccola mia!

Sapevo che ce l’avresti fatta, sono fiera di te”

-Claire, eccoti! – mi venne incontro Petra, assalendomi insieme a Gunther e a Erd.

Mi domandarono l’esito dell’addestramento, e io, molto modestamente, risposi solo che era stato utile perché mi allenassi meglio col movimento 3D.

-Ho fatto fuori tutti i fantocci nel giro di venti minuti. Praticamente ho fatto il giro del bosco due volte – commentò Oruo. –Chissà se anche la nostra talentuosa Claire se l’è cavata così egregiamente.

Petra era pronta a ribattere, ma venne fermata dai miei pensieri, che magicamente tramutarono in parole vere e proprie. –Dunque… A dire il vero non credo di essere rimasta così tanto tempo lì dentro, oltretutto il capitano Levi mi ha inseguita per dirmi di fare ritorno.

Oruo sgranò gli occhi, contenendosi per non rimangiarsi quanto detto: il caporale Levi si era improvvisamente materializzato dietro Petra e Gunther, e osservava tutti i nuovi soldati. –Mi aspettavo di meglio, da voi reclute.

Alcuni ragazzi abbassarono il capo, mortificati. Non li biasimavo, dato che anche io avevo temuto di non soddisfare le aspettative dei superiori.

-Erwin e gli altri sono alle prese con l’organizzazione di una nuova spedizione, che non tarderà a realizzarsi, perciò smettetela con questa falsa autocommiserazione e datevi da fare con l’addestramento. Se fossi in voi, non esiterei a farmi aiutare dalla signorina Hares.

Arrossii di colpo, sentendomi tremare le gambe. La signorina Hares? Intendeva proprio…me?

Levi non rimase a guardarmi troppo a lungo. Si dileguò, lasciandomi nel pieno dell’imbarazzo, con gli occhi di tutti i compagni rivolti verso di me.

 

 

  
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