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Autore: k_Gio_    05/02/2018    5 recensioni
In mezzo all'oceano succedono cose strane, si impartiscono lezioni di vita e si fanno incontri inaspettati.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ecco cosa vuole Capitan Uncino



Aveva aperto gli occhi senza volerlo. Il freddo pungente che le risaliva lungo le gambe percorrendola per tutto il corpo le aveva fatto passare il sonno.
Si rannicchiò sul lato per raccogliere il calore ma non servì a molto. Sollevò il capo, il camino era spento, poche braci erano tutto ciò che rimanevano di quel bel fuoco di qualche ora prima. Si rimise sotto la coperta tirata fino a sotto il naso.
Nel buio cercò il pirata, dormiva come un sasso. Ebbe la fugace e malsana idea di avvicinarglisi un po' ma la scartò così come le era venuta. Si rigirò sull'altro fianco. Sperò di riaddormentarsi, non voleva rimanere sveglia da sola e al buio. Si impose di chiudere gli occhi e dormire.
Il materasso cigolò e lei trattenne il respiro. Se si fosse avvicinato gli avrebbe fatto male, molto male.
Un braccio si fece strada lugo il suo fianco fino ad appoggiarsi completamente. La sua schiena poggiava interamente contro il petto del pirata e si ritrovò più calda di quanto non volesse. Sentiva il respiro dell'uomo sulla sua spalla mentre il suo temeva di fuoriuscire. Era in apnea con il cuore che le martellava nelle orecchie. Quel calore che aveva agognato ora le creava più turbamento che altro. Si abituò alla presenza di lui nonostante il cuore fosse di altro avviso. Se avesse alzato le mani su di lei non si sarebbe risparmiata , a costo di rimetterci la coda, che in quel momento neanche aveva, lo avrebbe rimesso in riga .
Ammise che ora addormentarsi non le sembrava poi così difficile, non aveva più freddo. Chiuse gli occhi redarguendo il suo cervello di rimanere vigile in caso di pericolo.
No, non fu affato difficile riprender sonno.




Aprì gli occhi mentre il sole albeggiava, i primi timidi raggi di quel nuovo giorno preannunciavano una giornata promettente. Si stiracchiò andando a cozzare contro quel cuscino tra le sue braccia.
Spalancò gli occhi.
Lui non si era addormentato con nessun cuscino tra le braccia. Una chioma bionda lo accecò.
Sbagliato. Sbagliato. Sbagliato.
Sollevò il braccio che la teneva per la vita. Almeno era il braccio senza mano...temeva un suo comportamento inopportuno, chiuse gli occhi per mandar via quei pensieri inadeguati.
Tolse il braccio e la sentì ispirare ed espirare profondamente. Ancora accanto a lei si concesse qualche attimo per ossevarla meglio, lei dormiva e non avrebbe fatto obiezioni. La sua pelle nonostante il bagno della sera precedente, odorava ancora di salsedine. Più che comprensibile d'altronde.
Probabilmente anche il suo odore ormai era quello...ma il suo era mischiato a quello del rum. Lei invece era mare allo stato puro.
Non sapeva cosa lo frenasse con lei in realtà. Sapeva che la sua missione era la cosa principale a cui pensare ma concedersi qualche svago non sarebbe stata la fine del mondo.
Decise che era il momento di prepararsi, non avrebbe aspettato che l'intero regno si risvegliasse. Fece cigolare quel maledetto letto fino a che non fu definitivamente sceso. Si stiracchiò a dovere e guardò fuori, sarebbe stato il giorno della svolta. Gli occhi gli brillarono di una luce perfida e al contempo colmi di una disperazione senza eguali.
Si riappropriò di tutto ciò che aveva lasciato la sera prima, mancava solo svegliare Emma.
«Sirenetta è ora di sveglairsi» . Non aveva urlato ma neanche parlato eccessivamente piano. Lei non lo aveva minimamente udito. Andò dalla sua parte del letto.
«Dobbiamo andare. Alzati e vestiti». Lei mugugnò qualcosa. Lui non era in vena di perder tempo, per quanto quella sirena le facesse tenerezza doveva alzarsi.
«Se non ti alzi ti butto per terra»
«Ho sonno» biascicò con la voce impastata di chi è lontano dallo svegliarsi.
«Dormirai dopo, ora alzati». Niente.
«D'accordo» le tolse la coperta di dosso e lei per tutta risposta si rannicchiò di più.
«Emma alzati non sto giocando. Vestiti o ti ammalerai»
«Ridammi la coperta e non mi ammalerò»
Si stava riaddormentando! Era peggio di una bambina e tra lui e i bambini non correva buon sangue.
Poggiò entrambe le mani sul materasso e iniziò a fare pressione ad un ritmo incostante, il letto cigolò sinistramente.
«Sono sveglia, sono sveglia! Lasciami in pace!» esclamò rassegnata dopo tutto quello scombussolamento mattutino.
«Avanti allora» Killian la lasciò stare e mentre lei si vestiva lui scrutò fuori dalla finestra sorridendo tra sé e sé.
Emma si vestì con un occhio mezzo aperto e l'altro chiuso, sbadigliando la maggior parte del tempo.
«Infilati il mantello e andiamo».
Scesero le scale, pagarono quel che dovevano pagare ed uscirono senza guardarsi indietro.
Il passo del capitano era sostenuto, quello della sirena non lo era altrettano.
«Possiamo rallentare un po'?»
«Chiudi la bocca e pensa a camminare tesoro».

«Non chiuderò un bel niente e non chiamarmi così» camminava tirandosi su la gonna per non farla sporcare e tra un insulto mormorato e l'altro sbuffava.
Ma non riusciva a tenere il passo. Lui era avanti di qualche passo e lei arrancava dietro. Aveva notato un cambio di tono in lui, non appena ebbero imboccato la strada e poi il sentiero, era diventato taciturno e pensieroso. Lei ignorava del tutto la meta a cui erano diretti e cosa li aspettasse.
Entrarono nella vegetazione, alti alberi nascondevano il sentiero più o meno battuto. Lo seguiva cercando di non mettere troppa distanza tra di loro.
Poi Hook tornò ad essere normale, quanto quel termine gli si potesse confacere.
«Ci sei ancora biondina?» Emma sbuffò sonoramete. Lui non si volse a controllare.
«Posso sapere dove stiamo andando? È lontano?» sembrava che stessero camminando da una vita. Per una sirena quei pochi metri erano parecchi.
«Non ti serve saperlo. E no, non dovremmo essere lontani. Smettila di lamentarti, sembri una bambina»
«Io mi lamento quanto voglio. E non mi sto lamentando, vorrei sapere solo cosa stiamo facendo» disse esasperata cercando di non inciampare nell'ennesima radice che fuoriusciva dal suolo.
Lui tacque. Come risposta ebbe soltanto i suoni del bosco che si stava svegliando.
Cambiò discorso «Come vi riproducete ? È chiaro che non lo fate come gli esseri umani» se lo era chiesto la sera precedente ma non aveva voluto intavolare quel discorso dopo tutta quella giornata.
La faccia di Emma si corrucciò. Perchè voleva saperlo? «Le nostre uova vengono fecondate dai tritoni» disse ovvia. «Perchè vuoi saperlo?» si arrestò e lo guardò male «Che intenzioni hai?».
Lui sentì che si era fermata e si voltò «Non ho nessuna ''intenzione''. Cammina o non arriveremo più» .
Nel cervello di Emma iniziarono a nascere idee bizzarre. Lo fissò attentamente per scorgere in lui qualche sorta di indizio.
«Non ti aspetto se rimani indietro» le urlò canzonatorio. Emma corse e lo raggiunse. Gli occhi che lo spiavano per captare qualcosa, ma tutto quello che vi scorsero era quel ghigno che ora sfoggiava sul volto.
Killian scosse la testa divertito, chissà cosa stava pensando quella biondina. «Se pensi troppo ti si fonderà il cervello»
«Perchè a te è già successo vero?»
Lasciò correre e continuò a camminare. Voleva avere le sue risposte e finalmente arrivarono.

«Ma che posto è?» Emma lo aveva raggiunto e scorse da dietro di lui la piccola radura che si apriva di fronte a loro. Killian non si perse in spiegazioni ed avanzò. Lei lo seguì titubante, era uno spazio per lo più roccioso, grandi pietre tondeggianti ricoprivano l'area. Non le suscitava molta sicurezza...ma era dovuto maggiormente al non sapere niente.
Il pirata si era fermato in mezzo a diverse rocce, sembrava...imbarazzato, possibile?
«C'è qualcuno?!» provò a chiamare a gran voce. Ma nessuno si fece avanti. Fece una smorfia. «Gran...Papà...? C'è qualcuno?»
Le sopracciglia di Emma si erano levate verso l'alto non appena aveva udito quelle parole così buffe. «Chiami tuo padre...così?» faticava a non sorridere.
«Sta zitta» l'ammonì lui ben sapendo che sembrava un pazzo. «Non sto chiamando mio padre»
Emma annuì. Era stata rapita da un pazzo. Davvero una sirena fortunata. Si guardò intorno mentre il pirata continuava a chiamare quel Gran Papà. Forse poteva scappare mentre lui era distratto...non sapeva dove sarebbe potuta andare ma era spacciata lo stesso.
E mentre quei pensieri prendevano forma la terra iniziò a tremare. Le rocce cominciarono a muoversi e una di loro rotolò fino a Killian. La roccia roteò su se stessa per poi aprirsi e dare forma ad un piccolo troll.
«Mi avete chiamato?» chiese la strana creatura dopo aver sbadigliato. Indossava una collana fatta di pendenti verdognoli ed abiti di foglie e muschio.
Emma lo trovò buffo, ma non per questo si sentì più tranquilla. Sentì Hook tirare un sospiro liberatorio e parlare al nuovo venuto.
«Mi hanno detto che tu puoi aiutarmi» disse bruscamente e senza preamboli.
Il troll, abituato a quel fervore che caratterizzava gli umani, non perse la sua rocciosa calma. «Capitano Uncino, mi dispiace ma ciò che tu vuoi chiedermi non è ciò di cui hai bisogno».
Lo sguardo del capitano si incupì, non voleva perdere tempo e un troll non lo avrebbe ostacolato. « Non so cosa sai ma io ho bisogno di sapere come uccidere il Coccodrillo»
Emma in disparte alternava il suo sguardo dal troll a Killian a quelle rocce che piano piano rotolavano verso di lei, d'un tratto si ritrovò circondata. Mentre tra i due continuavano, lei si era trovata accerchiata da tanti troll che la guardavano incuriosita.
«Mi dispiace ma non posso aiutarti in questo.» continuò calmo la creatura.
«E allora in cosa puoi aiutarmi?! A me serve sapere questo!»
« Ti dirò cosa fare, ma non sarà quello che vuoi sentire nè quello che vuoi in questo momento»
«Maledizione! Io non voglio quello che mi serve! Io voglio la mia vendetta» a differenza del troll, Killian era davvero furioso, si aspettava di trovare soluzioni non altri muri su cui sbattere la testa.
«Aiuta la ragazza e aiuterai te stesso. Non sempre ciò che vogliamo è ciò che ci serve»
Silenzio. Killian lo fissava in assoluto silenzio. Si voltò verso Emma senza vederla davvero tanta era la sua rabbia. Tornò a Gran Papà. «Mi stai dicendo che devo mettere da parte ciò che voglio per aiutare quella sirena? Sirena che ho incontrato solo qualche giorno fa?! È assurdo» levò le braccia al cielo. Il sangue gli ribolliva nelle vene. Aveva fatto tanta strada con la sua ciurma e ora si ritrovava ad un punto morto.
«Figliolo, non sempre vediamo le cose dalla giusta prospettiva. Devi cambiare il modo in cui guardi le cose. Il tuo cuore è pieno di rancore, la vendetta non ti aiuterà ad espiare i tuoi demoni» lo sguardo di Gran Papà era pieno di compassionevole comprensione.
Il fervore che lo aveva animato si spense a quelle parole. Solo durezza nei suoi occhi azzurri «Tu non sai niente. Avrò la mia vendetta» diese le spalle al troll e fece per andarsene.
«Hook!» Emma salutò i troll che l'avevano accerchiata e li scavalcò «Aspettami!»
Killian si voltò «Io non aspetto nessuno, muoviti!» tornò sui suoi passi ma si arrestò nuovamente «Anzi, non ti voglio tra i piedi,sei solo un peso.»
Era sorpesa da quelle parole ma il suo carattere sapeva tenerla su con lo spirito anche in quelle situazioni. Erano poche le cose che la facevano crollare.
«Allora tanto vale che io me ne resti qui lontana da te!»
« Da quando sei salita sulla mia nave mi hai causato solo problemi!»
«Potevi ributtarmi in mare invece di tenermi prigioniera!» urlò di rimando lei. I troll che osservavano la scena da bravi spettatori alternavano lo sguardo dal pirata alla sirena.
«Maledico il momento in cui ho avuto questa pessima idea!»
«Sei solo un pirata senza spina dorsale!»
«Parla la sirena senza coda!»
«Per colpa tua!»
«Sarà bene che me ne vada allora!»
«Bene!»
«Bene!» le diede le spalle e si inflitrò nel bosco.
Emma respirava a fatica. Ora la colpa era la sua?! Che razza di sciocco.
Lì, in piedi,mentre fissava il punto in cui lo aveva visto sparire tra la vegetazione si accorse che se non fosse tornato sarebbe stata sola. E con i troll. Li guardò e loro guardarono lei. I loro volti esprimevano rammarico per la piega che aveva preso la vita di quella sirena. L'avrebbero tenuta con loro. Lo avevano già fatto in passato.
Emma chiuse gli occhi reprimendo quella sensazione di abbandono, si sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e prese un respiro.
Non ci volle molto prima che il fruscio delle foglie avvertì che qualcuno stava arrivando.
«Forza muoviti» disse Killian senza guardarla in volto e attendendola sul limitare della radura. Emma sollevò di poco gli angoli della bocca. Fece un cenno di saluto ai troll e lo raggiunse.
Ovviamente le scuse non erano nell'aria. Camminarono un po' ma i sassolini nelle scarpe danno fastidio se non si tolgono.
«Se pensi davvero che io sia un peso puoi ridarmi le mie squame e lasciarmi da qualche parte» lo sentì mormorare qualcosa di non comprensibile.
«Mi hai sentita?!»
Killian si voltò e tanto era arrabbiato che Emma stentò a riconoscerlo. Le si fece incontro con passo di marcia e lei, spaventata, indietreggiò fino a sbattere contro un albero.
«Certo che ti ho sentita. E sì potrei lasciarti da qualche parte, in balia di questa tua maledizione» le si era fatto così vicino che Emma non riusciva a respirare. La sua voce si era abbassata di qualche tono risultandone più profonda del solito. Emma sentiva il suo fiato vicino all'orecchio e nonostante quello che si era prefissata di fare in caso di pericolo ogni suo arto era come bloccato. Ebbe paura quando la mano del pirata le scostò il mantello per prenderle il fianco.
Non sapeva come comportarsi ma quello, si rimproverò, non era il comportamento giusto.
«Potrei divertirmi con te e poi lasciarti anche in mezzo al mare se è quello che vuoi. Ma non prima di avere avuto quello che mi spetta dopo averti scorrazzato ovunque e dopo questi abiti che ti ho comprato.» e mentre parlava con quel tono che celava una profonda sofferenza ma mascherato abilmente in odio verso quella bellissima creatura che aveva intrappolato tra sè e l'albero, faceva risalire e scendere la mano in modo lascivo e possessivo, contro quella stoffa che la fasciava.
Emma percepiva dentro di sè sensazioni che prima d'allora non aveva mai provato con il suo corpo. Ma sentiva che era sbagliato, che seppur la intrigassero quelle sensazioni non erano giuste in quel momento. Quel sano orgoglio che era parte di lei, che la indirizzava verso quello che lei chiamava amore per se stessa, la sveglairono da quel torpore. E lei non si sarebbe arresa contro la prima debolezza.
Alzò gli occhi verdi, che brillavano come non mai, verso quelli di lui che la osservava dall'alto verso il basso, il respiro corto di entrambi. La mano che risaliva verso l'alto, stringendo il seno coperto dal corsetto.
«Lasciami» era un ordine. La voce le uscì ferma.
Con tutta la sua imponente figura la sovrastò «Se vuoi avere il mio aiuto mi darai il tuo corpo, alla fine sei una sirena piuttosto carina, scommetto che non te laveresti male ». Emma non ci vide più.
Gli assestò, senza preavviso, un pugno sul quel bel volto. Killian arretrò per quell'attacco a sorpresa, tenendosi la parte dolente con la mano. Del sangue gli colò lungo la mascella.
L'aveva preso alla sprovvista.
«Se pensi che io starò alle tue richieste meschine ti sbagli di grosso!» gli urlò avanzando verso di lui. Gli assestò un altro pugno nello stomaco.
«Se pensi che non me la sappia cavare anche senza di te non hai capito nulla!» lo spinse e facendolo lui inciampò su una radice rovinando a terra. Fece una smorfia per trattenere il dolore.
«Se pensi che la tua vendetta sia più importante del mantere la promessa che mi hai fatto nell'aiutarmi a risolvere il mio problema, bene, ti libero da questo accordo!» gli si era gettata sopra continuando a percuoterlo a suon di pugni e schiaffi. Dove coglieva coglieva, non le interessava. Lui che cercava di parare il più possibile quei colpi perchè di colpire una donna non se ne parlava.
Lei era una furia, i capelli scarmigliati che le andavano davanti alla faccia non erano in grado di arrestare quell'assedio di colpi.
«Come se questo cambiasse le cose!» Killian era fuori di sè, quella lite stava facendo uscire il peggio di loro ma a nessuno dei due interessava particolarmente.
Lui ribaltò le posizioni cercando di fermarle le mani ma avendo un uncino doveva limitare le sue mosse per non far uscire altro sangue.
«Almeno avresti un peso in meno e non dovresti spendere il tuo denaro inutilmente!» cercare di mantenerla ferma era un'impresa più che impossibile. Aveva talmente tanta rabbia repressa che quello era l'unico modo, fino a quel momento, che aveva per scaricarla. Gli assestò un altro pugno in faccia avendo così l'occasione per ritornare a sovrastarlo.
«Se vuoi qualcuna con cui divertirti dovrai trovarti qualcun'altra!» gli urlò ancora «E non è colpa mia se non puoi avere la tua vendetta». Ora era davvero esausta. Seduta su di lui lasciò la presa sui lembi di stoffa su cui aveva fatto presa. «Basta così...» .Le spalle libere da tutta quell'oppresione poterono rilassarsi.
Sotto di lei Killian potè respirare a pieni polmoni senza la foga di doversi parare da altri colpi.
Gli uccelli cinguettavano allegri sui loro rami. Il vento portava una sinfonia dolce tra quegli alberi, tutto intorno a loro era in pace e in armonia con il mondo.
Emma si appoggiò alle ginocchia di Killian che le aveva piegate. Chiuse gli occhi per riprendere fiato e un po' di autocontrollo.
Killian si massaggiò dietro la testa, aveva sangue un po' ovunque e non sapeva da dove uscisse di preciso. La guardò dal basso, il petto che si abbassava e alzava velocemente. Era stato cattivo come non lo era stato da diverso tempo. E lei non c'entrava niente con quella rabbia. Con la mano buona le sciolse il nodo del corsetto e le allentò i lacci. Emma senza nemmeno degnarlo di uno sguardo gli allontanò la mano e continuò da sola. Poteva respirare normalmente ora.
Stettero in silenzio come due imbecilli per un po', difficile sapere cosa dire in certe occasioni. La mano di Killian le si posò sulla coscia dopo che lei aveva scostato la mano«Non sei un peso»
Emma guardava altrove. Non gliene importava nulla di quello che avrebbe detto.
Ma lui continuò «E non approfitterò di te, in nessun modo.» . Lei era un muro di indifferenza.
«Ero arrabbiato, non le penso davvero quelle cose. Lo so che ce la faresti anche senza di me, sei una sirenetta coraggiosa» lei non rise per niente. Se voleva fare il buffone aveva sbagliato occasione.
«Emma» fece pressione sulla sua coscia affinchè lo guardasse, lei cedette, ricambiandolo con uno sguardo altrettanto stanco e deluso e spaventato di chi non sa cosa gli riserva il futuro «Emma, perdonami per averti spaventata e umiliata. Non ricapiterà mai più. Non ti avrei fatto nulla di riprovevole, senza il tuo permesso non mi sarei spinto oltre. Anche se non mi perdonerai voglio che tu questo lo sappia. E se vuoi che ad aiutarti sia qualcun altro mi farò da parte, ma sappi che sono ancora disposto a mantere la promessa.» tossì e sputò del sangue «E comunque» alzò il dito inanellato con fare teatrale «se volessi divertirmi cercherei sicuramente qualcuna più divertente di te» e sorrise maliziosamente con il volto imbrattato di sangue.
Emma scrollò le spalle guardandolo ancora negli occhi «Dubito che conciato così qualcuna ti vorrebbe. Ti lascerebbe vivere anche una sirena per quanto sei messo male»
Si portò l'uncino al petto facendo una smorfia di dolore «Come mi hai ridotto strega?»
«Non abbastanza male» prese un brandello della camicia che nella colluttazione lui gli aveva strappato con l'uncino e glielo tamponò sullo zigomo e poi sul labbro. In effetti ci era andata giù pesante.
«Forse è meglio se ci diamo una sistemata prima di tornare in città» erano sporchi di terra e muschio ovunque. Per non parlare del sangue un po' dappertutto.
Emma si alzò e notò a malincuore che la gonna si era rovinata. Ci rimase davvero male.
Killian tornò in posizione eretta dandosi delle pacche sul pastrano per far cadere terra e polvere «La faremo rammendare».
Si ripulirono come meglio poterono e, dopo aver appurato che il capitano non avrebbe perso nessun dente, si rimisero in cammino verso il centro abitato.







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Holaaaaaa !
Non so quando ho pubblicato la scorsa volta ma il capitolo si è scritto e toh, ecco a voi questo capitoletto dal titolo discutibile :')
Ovviamente dove si poteva andare a parare con Capitan Uncino se non con il Coccodrillo, evviva l'originalità!!!! Così come il titolo di grande spessore! yeeeeeeee Ad ogni modo beh le parole di Gran Papà non sono state proprio accettate dal bel pirata...malandrino che si è lasciato andare in modi davvero poco nobili per un gentiluomo. Ma Emma  è una badass anche da sirena quindi tranquilli, lo tiene in riga.
Coooomunque io continuerò a dirlo fino a che il mio pc non vomiterà per la nausea : le recensioni sono sempre ben accette! Anche se di tre parole vanno bene! Però mi piacerebbe tanto sapere cosa ne pensate! E' vero che ho detto che la finisco la storia ma se ogni tanto mi fate sapere se l'andazzo è di vostro gradimento o meno mi farebbe piacere. Così come fa piacere a ogni scrittore/scrittrice di ff xD
Va be basta che sennò mi mandate a quel paese u.u lo so che già lo avete fatto.
Scusate per eventuali errori di ortografia >.< spero non ce ne siano troppi.
Un mega grazie a chi legge e recensisce, grazie grazie grazie.
Ooook basta così, il monologo è terminato anche questo lunedì sera xD Buona settimana :*
Gio 


 

 

  
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