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Autore: PrincessintheNorth    06/02/2018    1 recensioni
Prequel di "Family"!
Nel regno del Nord, una principessa e Cavaliere dei Draghi, Katherine, farà conoscenza di Murtagh, il Cavaliere Rosso che si è autoimposto l'esilio ...
In Family abbiamo visto il compimento della loro storia e il loro lieto fine: ma cos'è successo prima?
"-Principessa, per l’amor del cielo … - prese a implorarmi Grasvard. – Spostatevi da lì … non vi rendete conto di chi è?
-È Murtagh figlio di Morzan, ex Cavaliere del Re Nero, erede del ducato di Dras-Leona. – ringhiai. – So benissimo chi è. So anche che è un essere umano come me e come te, a meno che tu non sia un elfo sotto mentite spoglie. È un essere umano ed è vivo per miracolo. Quindi, dato che come me e come te è carne e sangue, gli presteremo le cure che necessita. Sono stata chiara abbastanza?"
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castigo, Eragon, Murtagh, Nuovo Personaggio, Un po' tutti | Coppie: Selena/Morzan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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KATHERINE
 
 
Non fu esattamente la cosa più semplice del mondo riadattarsi a Winterhaal e a tutti quei pancioni ambulanti.
Però risolvevo la cosa restandomene in camera e uscendo il meno possibile.
- Stasera intendi deliziarci della tua presenza? – fece papà, entrando.
- Lo sto già facendo, no?
- Vieni a cena o no?
- Ma qui ho tutto ciò che mi serve. Il cibo arriva, c’è il bagno, e i servi che mi portano i libri.
Sospirò, sedendosi accanto a me. – Stai cercando di evitare ogni donna esistente su questa terra.
- Non è vero.
- Katherine. Tua madre è venuta a proporti le castagne e hai detto che non potevi aprire perché c’era una vipera in bagno.
- C’era davvero.
- Certo. E io sono il re del Nord.
- Vedi che ho ragione?!
Strofinò le mani, cercando di convincermi. – Tu stai evitando tutte le persone in grado di rimanere incinte. Ma la cosa non ti aiuterà a stare meglio.
- Ma io mi sento già molto meglio.
- Il punto è, Katie, che io non credo dovresti.
Oh.
- E perché, scusa?
- Ho fatto alcune ricerche. Sai cos’ho scoperto? I signori di Beirland non sapevano nemmeno che quel medico continuasse a lavorare in casa loro. Lo avevano sostituito, infatti, con uno molto competente, ma non si sono accorti che quell’altro era rimasto lì. Gli era stato proibito di visitare altra gente perché, puntualmente, sbagliava le diagnosi. Quindi dico che non dovresti sentirti molto meglio perché non saresti dovuta stare male in partenza.
- Mica lo sapevo che quell’idiota era un incapace!
- Non lo metto in dubbio. Però … un salto da Jasper potrebbe far bene, no? E anche una cena in compagnia … sappi che c’è sempre un posto per te a tavola. Io ti dico questo: sei su di giri, ultimamente.
Fece un sorriso strano, e uscì.
- Tutto chiaro. – commentai, anche se non mi era chiaro ben molto. Il dottore era un idiota, dovevo farmi visitare da Jasper. No problem.
Avrebbe solamente confermato che, in confronto a me, il deserto di Hadarac era un’oasi traboccante di vita, gioia e palme da cocco.
Oltre che avocado.
Solo a ripensare a quei deliziosi frutti, mi venne l’acquolina in bocca.
Quei buonissimi avocado … avevo persino piantato un seme, all’isola. così, avevo pensato, quando io e Murtagh saremmo tornati lì con i nostri bambini, tutti avrebbero scoperto quanto fossero buoni gli avocado.
E le noci di cocco.
Anche quelle erano deliziose … e il latte, poi …
Dovevo averne.
Il prima possibile.
Perciò, mi misi subito alla scrivania, controllando i registri del porto più sud che controllassi, il Dente di Squalo.
L’avevo ottenuto un paio d’anni prima ad un’asta, tenutasi tra Nord, Surda e Impero: nessuno lo voleva, ma io avevo ritenuto che potesse diventare, malgrado le sue piccole dimensioni, un ottimo punto di snodo per i traffici marini.
In meno di un anno, il tempo che c’era voluto perché iniziasse a funzionare e a dare i suoi frutti, e avevo potuto non solo rendere i vari prestiti che mi ero trovata costretta a stipulare, ma ero persino diventata in grado di diventare creditrice io stessa.
C’era, in effetti, un mercante che commerciava, tra le altre cose, frutti tropicali, tale Jeod Gambelunghe.
Guarda caso, spulciando i registri mercantili di Winterhaal, scoprii che si trovava in città.
Già pregustando il sapore dei miei avocado, mi vestii in fretta, presi il cesto che usavo quelle rare volte che mi era concesso da papà andare al mercato, e uscii.
Per un attimo, l’idea della sterilità non mi toccò. Non sapevo nemmeno perché mi sentissi così maledettamente felice all’idea di comprare della frutta. Ma avevo intenzione di godermi quella felicità.
Fu così che, quando Audrey mi vide così e io la salutai, oltre che farle delle congratulazioni vere, prima mi guardò con la mascella a terra, e poi il vaso pieno di fiori che teneva tra le mani le cadde per terra.
Ma il disastro del vaso non lo vidi: andavo talmente di fretta che le avevo solo rivolto un “ciao, congratulazioni davvero!” ed ero scappata.
Persino Murtagh rimase parecchio sorpreso, ma almeno non ruppe niente.
Quando arrivai al mercato, mi venne da impazzire. Quelle rare volte che ci ero stata mi era piaciuto, certo, ma quel giorno, non so perché, era bellissimo.
Era un tripudio di odori, colori e sapori, provenienti da ogni parte del mondo e del Nord: riconobbi parecchi dei mercanti che lavoravano per me, o che attraccavano nei miei porti, ma molti non li conoscevo.
In effetti … quel mercato era diverso da quelli che avevo visto precedentemente.
Così, fermai una passante, che mi spiegò che non era un semplice mercato.
C’erano i famosi venditori erranti, che provenivano da ogni dove.
All’idea, quella strana felicità che il pensiero degli avocado mi avevo portato si allargò ancora di più.
Katherine, ti senti bene?, fece Antares.
Stranamente, sì. Non so perché, ma … davvero, non lo so.
Gli avocado fanno male, l’ho sempre detto.
Insulta ancora gli avocado e ti ci trasformo.
In effetti, sarebbe stato piuttosto divertente sentire un avocado parlare come Antares.
No, non lo sarebbe.
Sarebbe meraviglioso!
Katherine, per esperienza di Murtagh ti avviso che non è mai un bene paragonare un drago ad un frutto, mi avvisò Castigo, divertito.
Raggiunsi in fretta la bancarella di Jeod, che stranamente non aveva molti avventori. Beh, stranamente mica tanto: spesso al Nord non vedevano di buon occhio le cose nuove.
Ad ogni modo, finì con un cliente, che comprò quattro manghi, e poi raggiunse me.
- Posso fare qualcosa per lei, signorina? – chiese, per poi scuotere la testa. – Chiedo scusa, Altezza.
- Signorina andava bene, eh. Mi chiami pure Katherine, ad ogni modo. E come ha fatto a riconoscermi?
- Conosco suo padre, e credo che sia una risposta che hai già sentito parecchie volte.
- Non immagina quante. – ridacchiai.
- Desideri qualcosa?
- Quanto vengono gli avocado e le noci di cocco?
- Dunque … gli avocado mezzo scellino ciascuno, e le noci uno. 
- Perfetto. Prendo tutto. – dissi contenta, facendogli strabuzzare gli occhi.
- Si … signorina?
- Vorrei acquistare tutti gli avocado e le noci di cocco che ha. Ah, no, aspetti. Anche le angurie e i meloni. – aggiunsi. Mi ero ricordata solo in quel momento di quanto quei frutti fossero maledettamente dolci e buoni. Ma le angurie le avrei dovute nascondere da Murtagh, perché all’isola piacevano ad entrambi, e lui tendeva a nasconderle per mangiarne di più lui.
- Oh … - fece Jeod. – In tal caso, signorina, se desiderate inizierò a darvi i frutti meno pesanti, e gli altri glieli farò recapitare …
- Va bene. – tanto in quel momento avevo voglia di avocado.
E di tè, mi resi conto … tè ai frutti di bosco.
Iniziai a pagare Jeod, riempiendo a metà il cestino di avocado e un paio di noci, per poi iniziare a girovagare per il resto del mercato, cercando il venditore di tè. Anche lì, lasciai ben poco agli altri avventori, facendo razzia della maggior parte dei prodotti.
Poi, però, vidi una bancarella di gioielli.
No. No, Katherine, hai speso abbastanza, e in ogni caso hai tantissimi gioielli. No.
Questo era ciò che diceva la mia coscienza.
Ma il diavoletto sulla spalla mi consigliò diversamente. Andiamo. Solo un’occhiata … non c’è niente di male a guardare e non comprare. In fondo lo fai spesso. sono così belli e luccicanti ... 
È vero, commentai tra me e me.​ Sarebbe un peccato non degnarli di attenzione, in fondo ... 
Perciò mi avvicinai alla bancarella.
- Posso guardare?
Il mercante, un orientale con un turbante pieno di gemme in testa e gli occhi circondati da del trucco nero, annuì, facendo una riverenza tanto strana quanto elegante ed aggraziata, e iniziai a guardare.
C’erano ori, argenti, pietre preziose.
Oggetti splendidi, lavorati a mano.
Strane collane strette ed alte, piene di gemme, ma che a me non sarebbero mai state bene, e bellissimi fili decorati per capelli, coroncine con fili e perline che scendevano …
- Mi scusi, può provare che la sua merce non è illegale?
Lo zio Jasper mi comparve improvvisamente al fianco.
Nel vederlo, il mercante prima ridacchiò.
Poi scappò a gambe levate.
- Ma … - feci, sconvolta. Proprio mentre stavo scegliendo il braccialetto …
Senza dire una parola, tirò fuori una boccetta dalla tasca e versò sui gioielli, che il mercante aveva lasciato lì, il contenuto.
Dalla merce iniziò a levarsi un odore putrido e un fumo violaceo.
- Come credevo. Veleno della principessa. – commentò.
- Che diavolo è?
- Tocca uno di quegli oggetti, e bruci viva per avvelenamento.
Per fortuna, non avevo toccato niente.
- Ah …
- Guarda un po’, abbiamo fatto spese …
Raggiungemmo la piazza della città, sedendoci a bordo della fontana, liberandoci uno spazietto nella neve alta venti centimetri.
Per fortuna c’erano addetti che prendevano la maggior parte della neve e la mettevano nei granai per mantenere fresche le scorte, altrimenti a Winterhaal tutto il commercio (e anche la circolazione dei passanti nelle strade) si sarebbe bloccato.
Prese il mio cestino, iniziando a guardare.
- Salame, frutta tropicale, formaggi, tè … sicura di sentirti bene?
- Guarda che è strano. Fino a poco fa ero disperata. Poi mi è venuto in mente l’avocado e basta, quello era il mio unico pensiero. Sono matta?
Mi guardò un attimo, sospettoso.
- Non credo sia il tuo caso, ma è meglio fare una visitina.
Attraversammo la strada, dato che il suo studio era lì di fronte, e già che c’ero mi sbucciai un avocado e lo tagliai a cubetti, iniziando a mangiarlo.
Gliene offrii un po’, e anche lui scoprì il frutto delizioso che era l’avocado.
Comunque, tutto ciò che fece lo zio Jasper fu ascoltarmi il cuore, il respiro, controllarmi gli occhi e la pancia.
- Noi dobbiamo fare un discorso, però. – disse, serissimo, sedendosi. – Tuo padre mi ha chiesto di controllarti. Katherine, tu non puoi bere tre bicchieri di vino al giorno al secondo mese di gravidanza.
- È questo il punto, non sono incinta, né lo sarò mai. Sono sterile. L’aborto mi ha resa sterile. – risposi.
- Katie, quell’idiota era un ciarlatano, al punto che ha scambiato la tua assenza di mestruazioni non come una gravidanza, ma come una sterilità, e le nausee mattutine non come sintomo di gestazione, ma come stress … aspetti un bambino, cucciola.

Per almeno cinque minuti, il mondo intorno a me sparì.
Fu una sensazione stranissima: mi rendevo conto di essere nello studio di Jasper, seduta sul lettino, e che lui era lì che mi parlava, ma al contempo non sentivo alcun suono e mi sentivo come galleggiare.
L’unica cosa che percepivo era la sensazione che dentro di me c’era, effettivamente, un piccolo esserino.
E per almeno cinque minuti, non potei, non volli, sentire altro, completamente incredula.
Quando tornai alla realtà, quella sensazione non era svanita, ma era come se si fosse radicata in me.
- Non … non sono sterile? – fu tutto ciò che riuscii a sussurrare.
- Assolutamente no. – sorrise lo zio Jasper, abbracciandomi. – Sei perfettamente in salute, e in grado di avere dei bambini perfetti, sani e forti. Forse potrebbe essere un po’ … scomoda la gravidanza e il parto, date le tue … non esattamente grandi dimensioni, ma non avrai il minimo problema a concepire. Guarda con George … guarda con questo bambino. Tu e Murtagh vi siete sposati due mesi fa esatti, neanche l’aveste concepito la notte di nozze …
Che non era mai avvenuta … ma avevamo recuperato, e parecchio, una volta arrivati all’isola.
Avevamo concepito il nostro bimbo la prima notte che eravamo arrivati all’isola … in quella splendida stanza con il soffitto di vetro, che mostrava il cielo in tutta la sua bellezza, in quella bellissima notte piena di stelle cadenti.
Era stata la notte più bella che avessi passato con lui in assoluto, forse anche meglio della prima.
- … non ho, sinceramente, mai visto una donna così fertile.
-  Ma … sono incinta?
-  Assolutamente, senz’ombra di dubbio. Sette mesi e sarai mamma, piccola.
- Aspetto un bambino?!
Ridacchiò, per poi sollevare il mio cestino.
- Certe voglie non ti dicono niente?
- Quando nascerà?
- Dipende. Se fa come te, in ritardo. Non so se Murtagh sia nato o meno in orario.
- Ma quando dovrebbe nascere?
- A settembre, piccola. Farete il compleanno lo stesso mese.
- Sono incinta davvero?!
A quel punto rise davvero. – Guardati allo specchio.
Incredula, ma anche ormai certa che fosse vero, corsi verso lo specchio, mettendomi di profilo.
Dato che non mi sentivo di mangiare, durante il viaggio di ritorno, ero dimagrita, e il mio piccolo rotolino si era notevolmente assottigliato.
Ma ora … era tornato delle sue dimensioni originarie, e di certo non era grazie al mezzo avocado mangiato.
Era il …
Il mio bambino.
Mio figlio.
Ero davvero incinta, quando avevo creduto di non poterlo mai essere.
Aspettavo davvero un bambino, quando credevo che ormai la vita da mamma che sognavo fosse un percorso ormai impraticabile.
- Bene. Ti sei goduta il momento, adesso ti becchi la lavata di capo. – fece lo zio, tirandomi leggermente per un orecchio.
Mi sedetti su una delle poltrone accanto al fuoco, mangiando il mio avocado.
Allora non ero io a volerlo, ma il piccoletto … bravo. Hai gli stessi gusti della mamma, complimenti. Andremo d’accordo, noi due.
- Dunque. – iniziò. – Dato che evidentemente hai trangugiato liquori a tutta birra durante questo mese, a Lionsgate, tu non vedrai mezza goccia di liquido che non sia acqua o succo di frutta per i prossimi tredici mesi.
- Credevo me ne mancassero sette …
- Perché, credi che poi il bambino non dovrai allattarlo? Bevi, e l’alcol passerà nel latte, e avrai un bel pupetto ubriaco fin dalla  prima poppata. Dicevo, niente più alcol. Secondo, il viaggio di ritorno non è stato una passeggiata, e ha un po’ indebolito il bambino, complice anche la tua scarsa nutrizione …
Mandai giù l’avocado e ne presi un altro.
- Quindi dovrai star buona per un po’.
- Cosa intendi con “buona”? – sapevo di firmare la mia condanna con quella domanda.
- Niente più voli fino al parto.
In un angolino della mia mente, Antares si lamentò.
Cucciola, mi dispiace … cercai di consolarla.
Anche a me, ma devi occuparti del cucciolo-d’uomo-che-cresce-in-te. Lui è più importante di qualsiasi voletto.
Già.
- Secondo, niente cavalcate finché non deciderò che il piccolo è fuori pericolo. Inoltre, ah, Murtagh mi ammazzerà … niente rapporti sessuali.
- Potrei ammazzarti io. – sbuffai.
- Tranquilla, non dirò a Derek ed Alec che la loro piccola, dolce, casta e purissima BabyKatherine dice certe cose. – ridacchiò.
- La piccola, dolce, casta e purissima BabyKatherine ha preso della gente e l’ha …
- Sì, sì, sì. Niente situazioni stressanti, sia in positivo che in negativo, devi stare il più tranquilla possibile. Riguardo al cibo … soddisfa pure le voglie che hai, ma niente pesce, carne cruda o non cotta, come alcuni salumi, formaggi molli e liquori.
-- Mangia quello che vuoi, ma non lo fare. – commentai.
- Che ti posso dire … ah, ecco. Dovrai stare tranquilla, ma è importante che tu faccia un po’ di movimento. Farò venire a palazzo un’istruttrice di ginnastica lenta, in fondo serve anche ad Audrey. È una ginnastica apposta per le donne in gravidanza, ad ogni stadio, e la possono fare anche i bambini, quindi potrai pure andarci con April.
-  Questa è la mamma.
- Che ti posso dire, pensa che passare un po’ di tempo con una bimbetta scatenata e dal linguaggio di uno scaricatore di porto possa giovarti. – ridacchiò.
- Oh, dei, smettila di tediarla, poverina.
Entrò la zia Alienor, che mi stritolò in un abbraccio. Forte, ma non come i suoi soliti: tipicamente, mi soffocava.
- Congratulazioni, cara, ho sentito tutto. Per la verità, ho capito che eri incinta dal momento in cui ti ho vista tornare a casa, ma questo qua non ci ha creduto. Figurarsi, BabyKatherine incinta. – rise. – Non ascoltare tutte queste fesserie. Sì, sta attenta a ciò che fai e che mangi, ma c’è una sola cosa che devi fare: devi godertela. Goditi ogni singolo attimo di questi mesi, perché anche se poi avrai altre gravidanze, non ce n’è una uguale all’altra. I calcetti di questo bambino non saranno mai come quelli del prossimo che avrai. Quindi rilassati e goditi il tuo bimbo, Katie, perché sette mesi sembrano un’eternità, ma una volta che lo avrai tra le braccia, una volta che vedrai il suo viso, ti renderai conto di quanto il tempo scorra in fretta. Goditi ogni istante, pienamente.
- E adesso torna a casa, che si staranno chiedendo dove sei finita. – rise Jasper. – Con il tuo comportamento di due ore fa hai sconvolto il castello.
- Che comportamento?
- Beh, sei rimasta rinchiusa per una settimana, e d’improvviso esci tutta contenta con il cestino in mano? Chi sei, Cappuccetto Rosso? Va, ora. E va a dare la notizia a quel poveretto che non farà sesso per un po’. – detto questo, se la rise di gusto.
Povero Murtagh, e povera me.
Ma per il mio piccolino, questo ed altro.
Quando uscii dallo studio, notai che era sia uscito un po’ di sole, sia che aveva iniziato a nevicare.
Un’ottima giornata.




 
   
 
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