Passò un
altro giorno ed Edoardo rimase confinato nella sua stanza, venne un servitore
che non conosceva, che l’aiutò a lavarsi e gli portò i pasti, ma non gli
rivolse nemmeno una parola né uno sguardo. Edoardo dopo un ulteriore giorno di
riposo si sentiva meglio, aveva ancora alcune ferite bendate, ma ormai erano in
via di guarigione.
Si stava giusto esaminando le ferite quando senza
bussare entrò dentro la su stanza la ragazzina dai capelli rossicci.
I due ragazzi si fissarono un momento senza dire
nulla, poi Isabella con un sorriso quasi imbarazzato si lasciò cadere sul letto
di Edoardo.
“Principe Edoardo, io pensavo che potremmo
conoscerci meglio…come ti senti? Sai ho visto che ti stavi guardando le ferite
e io…” esordì la ragazza, ma il principe la interruppe bruscamente:”
Principessa Isabella, ti ringrazio per il tuo interessamento, ma tu per me hai
già fatto abbastanza dopo avermi sterminato il padre, occupato il castello e
tenuto qui prigioniero ricordandomi che appena non avrai più bisogno di me mi
ucciderai. Quindi se non è di troppo disturbo ti chiederei di lasciarmi solo.”
Poi Edoardo si allontanò dal letto, e mise dalla
finestra di spalle, sperando che la ragazzina se ne andasse. Ma Isabella non
era un tipo che si scoraggiava così facilmente, quindi ordinò a gran voce del
vino e del cibo e dopo un paio di minuti entrò un servitore che lascò quanto
richiesto sul tavolo e se ne andò inchinandosi. Il principe notò le pessime
maniere con cui la ragazza aveva chiamato il servitore, ma d’altronde lei non
era altro che una piccola selvaggia, anche in quel momento i suoi capelli erano
sciolti e spettinati, indossava una tunica verde chiaro di ottimo tessuto, ma
di taglio semplicissimo, adatto più ad una servetta e inoltre non indossava
nemmeno le scarpe, ma delle cavigliere dorate.
La principessa con un gesto lo invitò a sedere di
fronte a lei e lui, anche se titubante lo fece, notando subito che così facendo
la ragazza sorrise e gli versò un bicchiere di vino rosso scuro, e fu lì che non
riuscì più a trattenersi: “Ma scusa tu hai l’età per bere vino?”
Isabella ne bevve un sorso con aria di sfida e poi
rispose:” Ma certo, quanti anni credi che abbia?”
“Al massimo 14” rispose il giovane bevendo il suo
bicchiere, non era il suo vino, doveva provenire dalla riserva della lega dei
nomadi, era molto dolce e speziato, diverso da ciò che era abituato a bere.
“Mi dispiace deluderti, ma ho 16 anni appena compiuti,
sono nata nel mese delle piogge. Ho appena raggiunto l’età adatta per bere
vino, per allontanarmi da sola dalla tenda di mio padre e perché qualcuno si
batta per avere la mia mano.” Spiegò la ragazza.
“E quel qualcuno sarei io no? Cosa ci guadagno io a battermi
per la tua mano? Ho una spada sulla testa pronta a colpirmi appena non servirò
più!” esclamò Edoardo.
Isabella gli mise una mano sul braccio e cercò di
rassicurarlo che non aveva alcuna intenzione di farlo fuori, che anzi era lì
per cercare di fare amicizia, avrebbero potuto collaborare, cercare di andare
d’accordo. Ma fu proprio mentre la ragazza cercava di blandirlo che ad Edoardo
venne un’idea, vide sul tavolo un coltello da burro e quindi lo prese e lo
puntò direttamente alla gola della ragazza.
“Non ho alcuna intenzione di collaborare con
un’assassina vestita da sguattera più che da principessa. Ora se non ti
dispiace, Isabella cara, potresti accompagnarmi alle scuderie e aiutarmi a
fuggire? Prima che ti tagli la gola?” chiese il principe con voce malefica.
Edoardo ritenne di averla spaventata a sufficienza e
che a breve sarebbe scoppiata a piagnucolare dalla paura, se era stata così
sciocca da presentarsi da lui da sola, senza guardia e di dargli pure un
coltello, forse avrebbe potuto abboccare e aiutarlo davvero a fuggire. Se fosse
riuscito a sfuggire, avrebbe trovato un esercito e si sarebbe ripreso quello
che era suo. E forse avrebbe anche potuto pensare di risparmiare quella
ragazzina, si sarebbe accontentato di esiliarla.
Ma mentre il principe aveva questi pensieri, notò
che la ragazza non stava piagnucolando affatto, anzi che lo stava osservando
con curiosità. E dopo fu tutto molto veloce, con un colpo allontanò il coltello
dalla sua gola e con un altro diede al principe un pugno sul naso così forte,
da essere quasi certo di esserselo rotto.
E mentre lui era a terra che si teneva il naso
sanguinante, Isabella si era alzata in piedi e torreggiava sopra di lui
ridendo:” Davvero credevi che fossi una, come hai chiamato? Ah sì, servetta,
una piccola servetta sprovveduta. La mia guardia del corpo è fuori da quella
porta, ma non ne ho poi così tanto bisogno per difendermi da te. Devi sapere
che a noi principesse nomadi, insegnano l’arte della lotta al posto
dell’etichetta. Come invece insegneranno a voi principini delicati e raffinati.
Peccato credevo che avremmo potuto essere amici e invece mi sbagliavo. Non
importa! Domani mattina verrai prelevato e portato in armeria per testare le
tue doti da guerriero, ma da quello che posso vedere non mi sembri molto
dotato. Ah mi dispiace per il tuo naso, ma credo che capirai se non ti manderò
un guaritore questa volta. A presto principe Edoardo!”
E così dicendo lasciò la stanza lasciando Edoardo
solo ad imprecare contro gli dei.
Appena fu fuori dalla stanza, Tom la sgridò per non
avergli acconsentito di presenziare al loro incontro, ma Isabella rispose che
quel ragazzo era solo uno smidollato e che non aveva nulla da temere, sarebbe
stato un perfetto re fantoccio, una volta addomesticato.
In realtà Isabella desiderava scappare il più
lontano possibile da tutto e tutti. In quel palazzo non aveva nessun amico,
solo la sua guardia del corpo, che più che un amico stava facendo le veci di
suo padre e quindi continuava a rimproverarla. Lei non desiderava affatto essere
una regina, soprattutto non di un regno che non era il suo, e poi quel ragazzo
la guardava come se volesse ucciderla, la disprezzava e lei poteva benissimo
comprenderlo. Aveva cercato di dimostrarsi amichevole, forse non sarebbe stato
così male sposarsi con quel ragazzo, non era poi così brutto una volta
ripulito. Aveva i capelli color nero corvino piuttosto folti, che si
arricciavano leggermente e occhi azzurri, un bel viso insomma, anche se il
corpo era magro, forse troppo magro, se paragonato a suo fratello, ma d’altra
parte lui si allenava ogni giorno con la spada per moltissime ore, quel ragazzo
probabilmente avrà preso lezione di spada due volte a settimana a dire tanto.
Se lui fosse stato un nomade e l’avesse corteggiata lei l’avrebbe preso in considerazione.
La situazione in cui si trovavano era assurda, se solo lui avesse capito che
anche lei era una vittima, forse avrebbero potuto collaborare. Ma ovviamente
lui la odiava, aveva preso in giro il suo modo di essere e anche se goffamente
aveva cercato di ucciderla con quel ridicolo coltello. Come poteva spiegargli
che lei era abituata sin da bambina a difendersi e a sopportare ben di peggio,
ma fino a quel momento aveva avuto vicino a lei la sua famiglia a dirle cosa
fare, ora invece era da sola e se qualcosa fosse andato storto suo fratello le
avrebbe fatto del male. Lei aveva paura di Valentino, sapeva perfettamente cosa
era in grado di farle.
Edoardo si pulì il sangue dal naso come meglio
riuscì, provò ad uscire dalla stanza, ma due soldati lo ricacciarono dentro in
malo modo. Tentò quindi di chiamare a gran voce un servitore, come aveva fatto
Isabella, ma non venne nessuno, quindi comprese che sarebbe stato tutto inutile
e si rassegnò.
Era stato davvero uno sciocco, se avesse giocato
meglio le sue carte avrebbe potuto ingannare la ragazza fingendo che erano
amici e invece lui si era fatto prendere dalla rabbia e aveva rovinato tutto.
Alla fine gli stava bene quel pugno in faccia, avrebbe dovuto provare a
recuperare, ma al solo pensiero di lei la rabbia gli ribolliva il sangue, era
uno scricciolo, ma sapeva il fatto suo. Se solo avesse trovato il modo di non
pensare a suo padre morto ogni volta che la guardava.
Il giorno dopo sarebbe stato testato all’armeria,
non sapeva davvero cosa aspettarsi, forse era meglio non mostrare la sua reale
forza, avrebbe potuto tenerla in serbo per un’occasione di fuga. Ma chi sarebbe
stato il suo maestro d’arme? Sicuramente non maestro Caleb, chissà se era stato
ucciso o se era riuscito a fuggire. E se l’avesse addestrato quella ragazzina?
Oh no, sarebbe stato troppo imbarazzante. Sperava che non sarebbe stato
l’energumeno perché allora l’avrebbe ucciso.
I timori di Edoardo erano più che fondati, il giorno
seguente due guardie lo scortarono nell’armeria e ad aspettarlo c’erano la
ragazzina e l’energumeno.
Il principe fece per voltarsi per uscire dalla stanza,
ma la trovò chiusa a chiave, preso dalla frustrazione iniziò a prendere a pugni
la porta.
“Sei impulsivo ragazzo, devi imparare a
controllarti! Ora voltati e lascia in pace quella porta!” lo riprese
l’energumeno. Per un momento Edoardo valutò di non dare retta a quell’uomo, ma
sarebbe stato assolutamente inutile continuare a prendere a pugni la porta fino
a spellarsi le mani, quindi si voltò e scossò ad entrambi una gelida occhiata e
per un momento nella sala sembrava che il tempo si fosse congelato.
“Come va il naso? Sarà meglio mandare un guaritore
principessa, altrimenti potrebbe rimanere storto.” Disse Tom rivolto ad
Isabella che annuì pensierosamente.
“Il naso va benissimo, il ridicolo pugno della
principessa servetta non mi ha fatto nulla!” esclamò il ragazzo con il chiaro
intento di provocare la principessa; che però non replicò, rimase a fissarlo
con le braccia incrociate.
“Beh ora potrete regolare i conti. Voglio vedere
come ti muovi, quindi la principessa Isabella si batterà con te. E tu mi
raccomando non esagerare, intesi?” chiese l’energumeno rivolto verso la
principessa, la quale scrollò le spalle senza rispondere.
Era decisamente una situazione spinosa per Edoardo,
avrebbe disperatamente voluto uccidere entrambi, e forse avrebbe anche potuto
avere la meglio su Isabella, o almeno lo sperava, perché se lei l’avesse
battuto, sarebbe stato terribilmente umiliante. D’altra parte se avesse fatto
del male alla ragazza, sicuramente l’energumeno l’avrebbe fatto a pezzi. Tanto
l’unica cosa che poteva fare era combattere, non poteva ribellarsi a loro, era
in totale svantaggio.
Mentre il giovane faceva queste considerazioni, l’energumeno
gli aveva messo in mano una spada da allenamento e la nomade si era piazzata di
fronte a lui e gli stava facendo un mezzo inchino piuttosto ingiurioso:” Mio
signore quando volete!” lo richiamò la ragazza.
Edoardo si lanciò verso di lei, ma la ragazza parò
il suo colpo e contrattaccò molto velocemente. Fecero un paio di giravolte e di
parate e stoccate, sicuramente la nomade sapeva usare la spada, non era
bravissima, ma si difendeva piuttosto bene e lui ci stava mettendo abbastanza
impegno per tenere il suo ritmo.
“Ragazzi fate sul serio, mi sto annoiando! Edoardo
non voglio nemmeno pensare che tu combatta come una fanciulla!” lo richiamò l’energumeno,
con il chiaro intento di provocarlo.
Il principe quindi caricò con forza verso la ragazza
che però riuscì nuovamente a deviare il colpo, ricambiando con un sorriso
sardonico.
Ripresero a colpire e parare, finchè Edoardo non
vide la sua occasione, aveva trovato un punto scoperto, quindi mirò a quello e
la ragazza non fu abbastanza veloce a difendersi e quindi cadde a terra
rovinosamente e lui le puntò la lama alla gola.
“Peccato che sia una lama da allenamento mia signora!”
esclamò lui gettando via la spada.
“Chi ti ha detto di gettare la spada? Aiuta la tua
futura sposa a rialzarsi e poi vai a prendere la spada!” gli ordinò l’energumeno
alzando la voce.
“E se mi rifiutassi?” chiese il ragazzo, che dopo
aver vinto il combattimento era pieno di rabbia e non voleva ubbidire all’uomo
che aveva ucciso suo padre. Nel frattempo Isabella si era rialzata da sola e fu
lei a rispondere al posto dell’energumeno: “Tom insegnagli ad essere più umile.
E hai il permesso di non andarci leggero!”
“Ti brucia aver perso servetta? Nel tuo accampamento
hai imparato a batterti, ma si vede che non c’è ne tecnica ne grazia. Una
servetta che ha imparato da sola ad usare una spada, forse per combattere
contro le altre servette e…!” esclamò Edoardo per provocare la ragazza, ma non
riuscì a finire la frase perché Tom, l’energumeno, l’aveva appena colpito in
viso con il rovescio della mano, sentì il sapore del sangue in bocca e lo sputò
in viso all’energumeno, che nemmeno si pulì, ma anzi lo prese per la camicia e
gli sibilò:” Tu non pronuncerai più queste ingiurie verso la mia signora,
altrimenti lei ti farà tagliare la lingua. Quella non ci serve per metterla sul
tuo trono. E ora va a riprendere la tua spada, non abbiamo finito, ragazzo. Ora
ti batterai con me e non ci andrò molto per il sottile. Devi imparare a
controllarti e lo imparerai!”
Isabella decise di uscire, sapeva che Tom avrebbe
fatto male al ragazzo, lo meritava eccome, ma lei non voleva assistere. Sentì
Edoardo che gridare, scappa scappa principessa, ma non rientrò. Le provocazioni
del ragazzo non l’avevano ferita, aveva sopportato ben di peggio. Ma davvero
non sapeva come fare a controllarlo. Già non sapeva come fare a trasformarsi in
una regina degna di tale regno, così diverso da dove veniva lei, si sentiva
profondamente inadeguata. Sarebbe stato più semplice avere di fianco un re dalla
sua parte che l’avrebbe aiutata e anche magari istruita su ciò che non aveva
imparato tra la sua gente. Ma non poteva e non doveva mostrare nessuna
debolezza a quella gente, lei era la regina, o meglio, sarebbe stata incoronata
ufficialmente durante il matrimonio con Edoardo e davvero sarebbe stata un’impresa
portarlo all’altare, forse avrebbero dovuto trascinarlo.
Per non parlare poi del duello che avrebbe dovuto
affrontare per chiedere la sua mano, è chiaro che non avrebbe dovuto vincere
per nessun motivo, ma nemmeno farsi massacrare da suo padre e suo fratello. E
se si fosse rivolto a loro con quelle frasi offensive? Loro lo avrebbero
ucciso, non ci teneva davvero alla sua vita?
Tom diede una sonora lezione ad Edoardo, non dosò
per nulla la sua forza, durante il combattimento oltre alle pesanti stoccate
con la spade che si andarono ad abbattere sulle sue costole, braccia e gambe,
lo colpì anche in viso diverse volte. Il giovane fece del suo meglio per
resistere, ma quell’uomo era una forza della natura, oltre alla potenza dei
suoi colpi, aveva anche una tecnica a dir poco perfetta. Improvvisamente il
ragazzo cadde a terra, ma l’energumeno gli diede alcuni colpi alle costole e
questo lo spinse a rotolare via per riprendere la sua spada, ma l’uomo non
glielo permise, lo bloccò a terra con un piede e con la punta della spada gli
scostò i capelli che gli erano finiti sugli occhi.
“Direi che ne hai prese abbastanza. Ti sei difeso
piuttosto bene, per quanto ti è stato possibile. Da domani ci alleneremo
seriamente. Ma devi imparare a controllarti e a tenere a freno la lingua.” Disse
l’uomo porgendo la mano al ragazzo per aiutarlo a rialzarsi, ma questo non
accettò l’aiuto, si rimise in piedi da solo, non senza una smorfia di dolore,
forse aveva alcune costole rotte.
“L’allenamento sarà tu che mi prendi a botte fino ad
uccidermi? No grazie, lascerò che sia il fratello della tua giovane signora a
finirmi. Prima avverrà e meglio sarà!” rispose il giovane.
“Edoardo ora devi ascoltarmi molto attentamente: io
ho ucciso tuo padre e comprendo la tua rabbia, ma io mi sono limitato ad
eseguire l’ordine del mio signore. Ora il suo ordine è allenarti per il duello
ed è quello che farò. E ti dirò di più, io ti devo una vita e quindi la mia
missione personale sarà salvare la tua. Non dimenticartelo ragazzo.” Spiegò Tom
al giovane, che gli rispose però in maniera piuttosto piccata:” Intendi
salvarmi la vita picchiandomi fino a rompermi le ossa? E quando il tuo nobile
signore ti ordinerà di uccidermi perché non vi servirò più cosa farai?”
“Mi sembra di averti appena detto che ti devo una
vita e che quindi farò del mio meglio per proteggerti. E oggi ti ho ridotto
così perché te lo sei decisamente meritato, hai avuto un atteggiamento davvero
sciocco. Quando inizierai ad essere ragionevole e a capire che ti voglio
aiutare, faremo grandi cose insieme. E ora ti riaccompagno nella tua stanza.”
Rispose Tom e prendendo il ragazzo per un braccio lo scortò per i corridoio del
palazzo.
Durante il tragitto non si dissero nemmeno una
parola, solo una volta nella stanza Tom ricordò al ragazzo di collaborare e di
non rischiare la vita inutilmente, ma il ragazzo rispose che se mai ne avesse
avuto l’occasione si sarebbe vendicato di tutti quanti loro e sbatte la porta
per rimanere solo.