I’m Not A Fan Of Anything/Anyone.
It’s Everyone/Everything That Should Be My Fan.
2.
Quando
erano tutti e cinque all’interno del furgone, il portellone laterale era chiuso
ed erano in movimento, che cosa ne fosse del resto del mondo al di fuori di
quel furgone ad Amanda non importava troppo sapere. Come se non la potesse
riguardare più di tanto, in ogni caso.
La
soglia del portellone laterale attraverso il quale saliva e scendeva dal
furgone era come il suo personale stargate per uscire
e rientrare nel resto del mondo, eventualmente.
E
sì, sapeva che teoricamente il furgone intero era contenuto nel resto del
mondo, strettamente parlando. Ma quando entrava nel furgone attraversava il suo
stargate in uscita dal mondo, e quando il portellone
veniva richiuso, e gli altri erano lì dentro con lei e il furgone era in
movimento… era come essere in un luogo a parte dal resto del mondo. O in una
specie di navicella spaziale che galleggia senza direzione precisa nel vuoto
rilassante dell’universo. O in una sorta di grembo cosmico. O in una lavatrice
che lavasse via ogni pensiero, problema o preoccupazione, fin’anche
la sola idea di poter concepire che potessero esistere cose come problemi o
preoccupazioni.
Pur
tuttavia, a volte il portellone laterale del furgone veniva aperto e Amanda
balzava fuori da esso al seguito degli altri, o davanti a loro, o in mezzo a
loro. E quasi sempre non si preoccupava affatto del fatto che non avesse la
minima idea di dove diavolo si stessero auto-vomitando fuori dal furgone.
D’altro
canto, Martin sapeva scegliere sempre ottimamente.
A
volte era un’auto della polizia con uno o due agenti che finivano per scappare
terrorizzati chiamando i rinforzi nelle loro radio mentre loro si occupavano
dell’auto, giusto per fare un po’ di movimento terapeuticamente sfogante e
divertente.
A
volte era un semplice muro, ma uno bello, di quelli che valevano la pena, sul
quale Gripps dipingeva straordinari murales; tutti
loro li potevano ammirare per qualche ora al massimo, prima che Gripps stesso quasi sempre poi li coprisse cancellandoli
con altra vernice di bombolette spray. Cross e Martin non erano grandi fan
della bomboletta spray, ma Vogel sì, anche se tracciava solo scritte
insensatamente accattivanti o faceva disegnini da undicenne, e le aveva insegnato
ad usare la vernice spray.
A
volte era una discarica in cui andare alla ricerca di qualcosa di interessante
o affascinante o stupido o incuriosente tra montagne di cose scartate dal resto
del mondo. Ogni reperto interessante veniva portato a bordo del furgone e
diventava parte integrante dell’interno d’esso: come cibare il vecchio drago.
Ed ogni momento era buono perché il vecchio drago sputasse fuori qualcosa che
si erano stancati di portarsi appresso. Le interiora del furgone funzionavano in
base ad una entropia tutta loro.
A
volte era una pompa di benzina, per cibare il vecchio drago (sì, ormai Amanda
lo chiamava con affetto così qui o là), e per permettere loro di prendere ciò
che volevano dal negozietto annesso, naturalmente senza pagare, naturalmente
terrorizzando i proprietari dell’esercizio commerciale al punto che spesso non
osavano reagire. Se anche osavano farlo, comunque, la cosa non finiva bene per
loro, perché Amanda e gli altri finivano per devastare il resto della merce. Ma
c’era una filosofia solida a proposito di quello: purché i proprietari non
minacciassero di aggredirli fisicamente, loro prendevano solo alcune cose, mai
troppe, giusto per non mandare in rovina il posto. Sia mai che ci sarebbero
ricapitati per caso un’altra volta, durante il loro continuo peregrinare senza
meta.
A
volte era Seattle: più precisamente l’esatto punto dove Amanda si era data
appuntamento con Dirk e/o Farah.
Più raramente il Ridgley in mattoni rossi,
all’interno o all’esterno del quale c’era quasi sempre anche Todd che attendeva
il suo arrivo in un misto di timorosa, imbarazzata e appena speranzosa
aspettativa. A volte nessuno di loro li stava aspettando e semplicemente
arrivavano e basta; e in queste occasioni di solito Dirk
scattava in una maratona di fuga dai “vampiri di energia” non appena sentiva da
lontano il rumore del furgone in avvicinamento, giusto per sicurezza.
E
a volte era una tappa della loro perenne tournee selvaggia: ovvero una tappa
improvvisata, non annunciata né tantomeno organizzata, e sempre dall’esito
imprevisto ma di sicuro successo per quanto riguardava la loro soddisfazione a
proposito delle loro esibizioni musicali.