I’m
Not A Fan Of Anything/Anyone. It’s Everyone/Everything
That Should Be My Fan.
1.
Amanda
era sdraiata sul piano del furgone. Tra lei ed il fondo del furgone giusto un
sacco a pelo – o forse due – spiegazzato confusamente, il suo zaino che
conteneva buona parte di quelli che considerava i suoi attuali possedimenti
sistemato sotto la testa, la schiena inclinata in un modo che non avrebbe
dovuto essere dopotutto così comodo per via delle gambe di Gripps,
seduto con la schiena appoggiata al lato interno del
quattroruote, allungate sotto di lei.
E
una mano alzata, appoggiata su una di quelle di Gripps
che gliela teneva con estrema delicatezza, mentre le stendeva uno smalto color
arancione praticamente fluo sulle unghie con grandissima cura, l’espressione
completamente concentrata sul suo compito rassomigliante a quella di un artista
all’opera.
Non
sembrava rappresentare un problema per lui il fatto che lo stesse passando
direttamente sopra al precedente smalto color azzurro elettrico. Di sicuro non
era un problema per Amanda.
A
volte il colore della nuova passata era sufficiente a coprire quello
sottostante, a volte non lo era e il risultato finale era un colore che non
corrispondeva a nessuno dei due iniziali e che nessuno di loro sarebbe riuscito
a indovinare prima; talvolta Vogel e Cross facevano comunque delle scommesse. A
lei piaceva molto, il non poter riuscire a indovinare prima che colore sarebbe
venuto fuori invece; non ci provava nemmeno, a immaginarselo prima. Era molto
rilassante, non preoccuparsene affatto. Stava valutando se provare ad applicare
lo stesso procedimento anche ai capelli, naturalmente non con lo smalto ma con
delle tinte apposite.
L’altra
mano distrattamente abbandonata su una spalla di Vogel, il quale, sdraiato
perpendicolarmente a lei, usava la sua pancia come cuscino, guardando dritto
all’insù con la faccia proprio sotto la mano che Gripps
stava smaltando, fissando il suo lavoro con sguardo spalancato e come
affascinato. Una posizione relativamente pericolosa, dal momento che se uno
degli scossoni che agitavano il vecchio furgone in movimento fosse arrivato al
punto di far cadere una goccia di smalto a Gripps,
essa sarebbe sicuramente atterrata sulla faccia di Vogel.
Ma
fino a quel momento non ne era caduta nemmeno una singola goccia. Amanda era
sicura che non ne sarebbe caduta nemmeno una. Aveva assoluta fiducia su di
questo, così come sembrava averla Vogel, o forse la loro era semplice, totale e
spensierata noncuranza. A volte lei non era sicura di riuscire più a definire
l’esatta differenza tra queste due, di poter tracciare con nettezza una linea
di confine per separarle.
Cross
sedeva al posto del passeggero, frugando tra l’enorme quantità di musicassette
che il furgone conteneva in ogni angolo (anche i più impensati), spargendole
ulteriormente dappertutto; non esattamente come se stesse cercando qualcosa in
particolare, anzi, più che altro come se non stesse cercando proprio niente in
particolare.
Di
tanto in tanto ne sceglieva una, apparentemente senza nessun motivo preciso, e
la infilava nel mangianastri del furgone dopo aver estratto quella che ci aveva
cacciato dentro precedentemente; con una mano si lanciava quest’ultima dietro
le spalle senza nemmeno guardare dove andava a finire, con l’altra pigiava sul
bottone del ‘play’ con la grazia di un uomo delle caverne. E la musica partiva.
Ma
non c’era preavviso di in che punto partisse, dal momento che quasi nessuna
delle audiocassette era interamente riavvolta, e si poteva intuire facilmente
come mai, dal momento che Cross la sfilava per sostituirla con un’altra
altrettanto senza preavviso, apparentemente semplicemente quando ne sceglieva
un’altra da inserire al suo posto, fregandosene se
aveva messo su la precedente da due o dieci secondi, da due o venti minuti.
Amanda
pensò per un istante che Todd avrebbe potuto ammirare e approvare quella ricca
e concentrata collezione musicale, così come sarebbe inorridito vedendo come
veniva trattata.
Martin
sedeva al posto di guida, circondato da un’aura di composta e minacciosa calma
pacifica, come una specie di tigre che, se solo volesse, potrebbe diventare in
un istante il peggiore incubo di chiunque la abbia infastidita, ma per tutto il
resto del tempo è assai abituata dal suo non aver bisogno di temere niente o
nessuno a starsene beatamente in uno stato di placida e reale grazia cosmica.
Ed era circondato soprattutto da un alone di fumo di sigaretta.
Un
braccio piegato e appoggiato al finestrino completamente abbassato, l’altra
mano che impugnava con placida solidità il volante, lo sguardo fisso sulla
strada, distolto solo appena e di tanto in tanto per gettare un sommario
sguardo dietro all’interno del furgone tramite lo specchietto retrovisore
piegato, per poter guardare lì piuttosto che per controllare eventuali auto
dietro di loro.
Raramente
subivano un incidente, tutt’al’più e più spesso lo
provocavano, e non proprio appositamente, quanto perché semplicemente Martin
decideva di passare da una parte o dall’altra senza aspettare i comodi di
guidatori particolarmente lenti o particolarmente ligi alle regole della
segnaletica stradale. Ma quando accadeva, di solito l’altro guidatore coinvolto
tendeva a lanciare appena uno sguardo all’impassibilità minacciosa di Martin, e
quindi faceva finta di niente. Negli ancora più rarissimi casi in cui tuttavia
il/la malcapitato/a trovava misteriosamente il coraggio di provare a
rivolgerglisi anche solo per decidersi sul da farsi post-incidente, Martin
tendeva a mostrargli/le semplicemente un accenno di tirato e candido sogghigno
amichevole (e comunque ancora e sempre pacificamente inquietante), prima di
proseguire oltre; il messaggio implicito sembrava una sorta di cortese e non
detto ‘per stavolta farò finta di non averti nemmeno sentito’.
Gripps
soffiò delicatamente e attentamente sull’unghia che aveva appena finito di
ripitturare, per fare asciugare lo smalto.
Vogel
si mosse appena per mettersi più comodo con la testa sulla sua pancia.
Cross
cacciò fuori dal mangianastri un’altra musicassetta e la sostituì alla velocità
della luce con un’altra, come in un’antidiluviana versione di dj.
Martin
girò la rotellina dell’accendino accendendosi la sigaretta senza staccare lo
sguardo dalla strada, ed esalò un'altra boccata di fumo che si unì
immediatamente e indistinguibilmente al resto dell’alone fumoso che già lo
circondava.
Amanda
tornò a chiudere gli occhi lentamente. Espirò un lungo respiro senza alcuna
fretta al mondo.
Non
aveva bisogno di tenere gli occhi aperti per essere certa che Gripps non avrebbe fatto cadere una sola goccia di smalto
sulla faccia di Vogel, che Cross non avrebbe loro tirato addosso una
musicassetta nemmeno per sbaglio, che Martin non avrebbe mai sbagliato una sola
singola curva.
Il
motore del decrepito furgone del Trio Chiassoso rombava quietamente in
sottofondo, come un vecchio drago che le intonasse una ninnananna gutturale.
Tutto
era semplicemente perfetto.