Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Ellery    08/02/2018    1 recensioni
Raccolta di One-Shot sui veterani (o su quelli che sarebbero diventati veterani, se fossero sopravvissuti), riguardo a spaccati della loro vita (sempre siano ancora vivi) passata o futura che sia. La raccolta è divisa in capitoli, a seconda del personaggio.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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7. Rientro a Trost



* Cowt8 - Week 4
* Fazione: Langley - Prompt: una vittoria nella sconfitta

* Parole: 782
* Personaggi coinvolti: Hanji, Moblit



Hanji chinò il capo, osservando la criniera del proprio cavallo. Non era altro che un ammasso di fili marroni, tutti ingarbugliati e coperti di fango e foglie. Avrebbe dovuto spazzolarlo, una volta rientrata in caserma. Non osò sollevare lo sguardo: sapeva che avrebbe incontrato soltanto delusione e disprezzo, da parte degli abitanti di Trost.
Era così ogni volta; faticava ad abituarsi. Quando partivano per le spedizioni, la gente accorreva per salutarli: uomini, donne, bambini… si accalcavano tutti ai margini delle vie, sventolando fazzoletti e lanciando grida di incoraggiamento.

“Questa volta ce la farete!” dicevano.

“Riuscirete a spazzare via i giganti.” esclamavano.

Attendevano con trepidazione il loro ritorno. Ogni volta che la porta del Wall Rose si apriva, quelle stesse persone scendevano nuovamente in strada. Sui loro volti, tuttavia, non vi era mai sollievo o sostegno; al contrario, le labbra erano sempre atteggiate in smorfie sdegnate, mentre le voci tradivano moti di ripicca e malafede.
Era stanca di ricevere soltanto quello: scherno, disgusto, cenni increduli e scontenti. Ce la mettevano tutta, loro! Non era facile sopravvivere nel mondo esterno, ma… qualcuno doveva pur provarci! Che senso aveva rimanere chiusi nel Wall Rose, aspettando inerti lo scorrere del tempo? Il Wall Maria non si sarebbe riconquistato da solo. Né i titani si sarebbero spontaneamente ritirati. Possibile che nessuno fosse disposto a capirlo? I sacrifici, le perdite… erano parte di un doloroso, ma inevitabile cammino! Abbandonare un compagno morente, vedere la propria squadra massacrata non era semplice da metabolizzare, né da accettare e ricordare. Quante amici aveva perso? Quanti camerati erano stati divorati da quei maledetti mostri? Eppure non si era arresa! Né si era limitata a sputare veleno sui sopravvissuti. Perché la gente delle mura non comprendeva? Non era facile per nessuno dire addio ai propri compagni! Non c’era alcun bisogno di vomitare odio  sulle loro spalle, ogni volta che rimettevano piede a Trost.

Quelle persone erano assurde! Pronte ad osannare la Legione Esplorativa al mattino ed a disprezzarla al tramonto. Erano troppo volubili, né possedevano alcun ideale: fingevano soltanto di bramare la libertà, ma… in realtà, a nessuno importava poi troppo. Perché rischiare, quando si poteva comodamente sopravvivere, continuare a respirare e credere in una salvezza che non era nient’altro che una mera illusione?

Gettò una occhiata attorno a sé. I compagni procedevano a capo chino, sforzandosi a loro volta di fissare soltanto i lunghi colli dei destrieri. Erano partiti in settanta ed erano tornati soltanto in ventidue, di cui la metà feriti o privi di sensi ed adagiati sui carri delle retrovie. 

«State bene, caposquadra?» una voce familiare la costrinse a voltarsi. Moblit l’aveva raggiunta, modulando l’andatura del proprio cavallo «Non siete soddisfatta?»

Aggrottò la fronte, impiegando qualche attimo per comprendere quelle parole. Soddisfatta? Avrebbe dovuto esserlo, sì. Avevano catturato due giganti, in fondo. Un esemplare di sette metri e uno di quattro. Li avrebbero trasportati al più presto in un campo separato, appositamente adibito allo studio ed alla ricerca.

«Lo sono.» sussurrò, il tono spento e distratto.

«Non mi sembra…»

«Mi sto soltanto chiedendo se ne sia valsa la pena.» sussurrò, infine «Abbiamo subito ingenti perdite e… mi domando se il prezzo pagato sia congruo a quanto potremo scoprire da loro. Se… i nostri compagni si siano davvero sacrificati per qualcosa di utile… o se per un mio capriccio. Forse non avrei dovuto insistere tanto…»

«Non credo sia stato un vostro… “capriccio”, caposquadra. Al contrario, penso sarebbe stato assurdo sprecare un’opportunità simili. Non siamo mai riusciti a catturare nemmeno un esemplare, fino ad ora. Sono certo che ricaveremo nozioni interessanti, da questi due giganti.»

«Levi non è del tuo stesso avviso. Secondo lui, è stata una enorme cazzata ed abbiamo decisamente rischiato troppo.» sbuffò piano «Probabilmente, ha ragione. Dovrei smetterla con le ricerche, gli esperimenti, le mie ossessioni… Non mi aspetto che altri capiscano, ma… trovo affascinanti i giganti! Vorrei soltanto poterli studiare, approfondire le conoscenze che abbiamo su di loro. Sono convinta che saperne di più ci aiuterebbe anche a trovare un modo per sconfiggerli, però…» fece una pausa, squadrando attentamente il bordo del vicino marciapiede. Una donna si teneva il capo, gridando il nome del figlio «… non sono sicura che sia la strada giusta. Le mie ricerche non restituiranno Claud a sua madre. O Jin a sua moglie.»

«è stato un passo avanti, Caposquadra.» Moblit non la stava più fissando. Al contrario, le sue iridi scrutavano il resto della Legione. I soldati erano stremati: stanchi di ricevere solo fischi e insulti; stufi di cavalcare e di non potersi concedere un po’ di riposo meritato. C’erano ancora feriti da soccorrere e cadaveri da seppellire «è stata una piccola vittoria.»

«Una piccola vittoria.» ripeté lei «Con l’amaro sapore dell’ennesima sconfitta.»

 
  
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