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Autore: Cosmopolita    08/02/2018    0 recensioni
"Non avrebbe mai saputo che Namjoon aveva adorato Donnie Darko e che il suo obiettivo della settimana era quello di far capire il finale a più persone possibili. Non avrebbe mai conosciuto Taehyung e il suo particolare modo di vedere le cose, Hobi e il suo dono di far sentire a proprio agio gli altri. Oppure Yoongi, che si era finalmente appisolato con la testa che sporgeva dal bracciolo del sedile, Jungkook che al contrario era più sveglio che mai o Jimin che in quel momento era tutto preso a canticchiare una canzone che non era ben sicuro di aver riconosciuto.
Si soffermò a guardare ognuno di loro. E sorrise"
[dal primo capitolo]
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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I ragazzi scoppiarono a ridere e nonostante non conoscesse il reale motivo di tutta quella improvvisa ilarità, sorrise anche lui. Mosse un passo verso di loro, la pianta del suo piede poggiò sul suolo senza emettere alcun suono. Vide avvicinarsi dal bancone del bar Taehyung con una ciotola di patatine; non aveva neanche fatto in tempo a fare il passo successivo che subito i loro sguardi si erano incontrati.
Un sorriso increspò il volto del suo amico– Sei arrivato finalmente! – Alzò un braccio in aria in segno di saluto, la sua voce era talmente alta che parecchie teste di estranei si voltarono verso di lui.
Non era cambiato affatto. Nonostante fossero passati cinque anni, agli occhi di Seokjin era rimasto lo stesso ragazzino con il sorriso sghembo e gli occhi divertiti. La cosa non gli dispiaceva affatto.
Altre cinque teste si voltarono verso la sua direzione.
-Jin! Temevo che non arrivassi più- risentire dopo anni la voce di Namjoon gli fece uno strano effetto. Fu come ritornare indietro in una realtà lontana.
Un’altra volta.
Seokjin aumentò la velocità dei passi. Ora era talmente vicino da poter poggiare una mano sulla spalla di Namjoon.
Scese il silenzio. Era come se in quel bar colmo di ricordi ci fossero solo loro.
Hoseok aveva un sorriso talmente largo che gli si intravedevano i denti, Namjoon lo stava squadrando, Jungkook stava passando in rassegna a tutti loro con il solo movimento degli occhi, Yoongi li guardava accigliato, come se avesse voluto dire qualcosa ma non sapeva esattamente cosa e Taehyung continuava a rosicchiare le patatine posate al centro del tavolino.
 Fu Jimin a spezzare la quiete.
-Mi siete mancati, ragazzi.


 

Capitolo 1: Boy meets evil

 

La luce del sole che filtrava dal finestrino era talmente forte che dovette richiudere subito gli occhi. Con una mano si stropicciò il volto, mentre a poco a poco cominciava a distinguere con nitidezza i suoni che lo circondavano.
-Capite cosa significa?- la voce di Namjoon, così vicina al suo orecchio, lo fece appena sobbalzare -Tutta la storia dei viaggi del tempo non è poi così importante, perchè non è di quello che il film parla. Fateci caso, la prossima volta che vi capita di rivederlo.
Non aveva la più pallida idea di che cosa stesse parlando, ma aveva tutta l'aria di essere una conversazione di vitale importanza, a giudicare dal suo tono solenne.
Seguì un attimo di silenzio: era come se il resto dei ragazzi stesse meditando su ciò che era appena stato rivelato.
-Ma quindi alla fine Donnie Darko muore o no?- intervenne Taehyung. Jin non riusciva a vederlo, ma la sua voce fu abbastanza per fargli capire che fosse completamente smarrito.
Namjoon sbuffò -Ma allora non mi stavi ascoltando proprio! Vedi...-
Fu interrotto da una specie di lamento rauco; Yoongi, seduto sul sedile davanti a loro, era voltato verso i posti di Namjoon e Seokjin – Non capirò mai queste inutili teorie fantascientifiche, perciò è inutile che continui a parlarne. O finirò per addormentarmi come Principessina.
-Io almeno il finale di Donnie Darko l’ho capito!- Jin fece uno sbadiglio e sollevò le palpebre in modo da mettere a fuoco la fronte corrugata di Yoongi e le sue mani arpionate allo schienale del suo sedile.
Quest’ultimo, non appena constatò che la “Principessina” in questione era sveglia da un bel pezzo, si limitò a inarcare ulteriormente un sopracciglio -Punto primo: da quanto tempo stavi origliando? E, cosa più importante, se il finale di Donnie Darko comprende teorie non meglio esplicate, non è certo un problema mio.
-E comunque,- intervenne Hoseok, la testa faceva capolino dalla spalla di Suga –rimango dell’idea che i viaggi nel tempo c’entrino qualcosa. Altrimenti perché menzionarli?
Namjoon fece appena in tempo ad aprire la bocca per ribattere qualcosa, quando da dietro un’altra voce emerse con prepotenza – Ma si può sapere quanto manca ancora?-
Seokjin si voltò verso il lato opposto dell'autobus. Teahyung aveva un’espressione insofferente impressa nel volto – Saranno secoli che stiamo seduti. Io ho fame!-
Scosse la testa leggermente divertito, senza badare alla risposta che diede il suo vicino di posto. Non si sarebbe affatto sorpreso se si fosse semplicemente limitato ad osservare che non era la prima volta che facevano viaggi così lunghi. In effetti, faceva parte del loro lavoro.
Guardò fuori dal finestrino; dall’altra parte della corsia scie di macchine gli scorrevano davanti agli occhi come tante macchie confuse, mentre la natura diventava sempre più rada per lasciare spazio alle prime abitazioni.
V poteva anche cominciare a gioire: erano quasi arrivati.
Ennesima città. Ennesimo viaggio. Ennesimo concerto.
-Neanche io vedo l’ora di arrivare.- sebbene si trovasse appena dietro di lui, Jungkook sembrava più lontano che mai – Ho decisamente bisogno di sgranchire le gambe, il mio sedere ha preso la forma di questo sedile.
-Sarebbe davvero un peccato se succedesse qualcosa al sedere di Jungkook!- diede manforte Taehyung
-Non appena arriviamo in albergo prenoto il servizio in camera e ordino tutto il menù.
-Giuro, non riesco a capire come sia possibile che tu abbia sempre fame…
Poggiò un dito sul vetro freddo e una gocciolina d’acqua attraversò tutta la superficie. D’improvviso osservare la condensa sembrava essere diventato molto più interessante di qualsiasi cosa. Più del viaggio, più del tour, più di qualsiasi altra conversazione.
-Ehi Jin, va tutto bene? – la mano di Namjoon poggiata sulla sua spalla lo riportò bruscamente alla realtà.
Per un attimo, nessuno dei suoi amici parlò più. Gli sguardi dì tutti convergevano verso di lui, in attesa di una sua risposta.
Si sforzò di sorridere -Qualcosa dovrebbe andare storto? –
-Beh…- l’altro assottigliò la bocca e si morse un labbro, come se si stesse sforzando di trovare le parole giuste -sai, questo tour è quasi finito e… Come dire…- sospirò e chiuse gli occhi – anche questa volta ti hanno fatto cantare poco.- buttò giù tutto d’un fiato, quasi a volersi liberare di un fardello troppo pesante.
D’altro canto, il macigno immaginario che portava sulle spalle Seokjin in quell’ultimo periodo divenne ancora più grave, così come il silenzio che aleggiava in tutto il veicolo.
Hoseok fece per aprire la bocca, ma Jin fu più veloce di lui -Ma no, figurati!- scoppiò a ridere sotto agli occhi ancora circospetti del suo amico – Siamo un gruppo noi. Funzioniamo perché ognuno di noi fa la propria parte e perciò siamo tutti importanti. E noi funzioniamo alla grande, giusto?
Rise di nuovo, ma quest’ultima risata fu, se possibile, ancora più nervosa e posticcia della precedente.
-Ben detto!- si voltò sull’altro fianco dell’autobus: il sorriso raggiante di Jimin avrebbe dovuto farlo sentire meglio, ma non era affatto così.
La verità era che a volte si chiedeva fino a che punto tutto quello lo gratificasse. Perché, era vero, stava facendo quello che gli piaceva fare, cantava in un gruppo, era famoso in tutta la Korea se non addirittura in tutto il Mondo e i ragazzi erano fantastici, però…
Per il resto? Valeva davvero la pena lavorare così tanto? E per cosa, poi, due secondi e mezzo di assolo in cui a malapena diceva “non mi arrenderò perché ti amo”?
A volte non avrebbe voluto essere considerato solamente un bel faccino. Perché, non era un mistero, ad essere bello Jin lo era davvero ed era consapevole di esserlo. Ma sapeva anche che non voleva essere ricordato solo per quello.
Namjoon gli diede un’ulteriore pacca sulla spalla – Giusto. – sembrava un bisbiglio più che un’affermazione convinta. Poi si voltò di nuovo verso Hoseok e Yoongi – Rivedetevelo appena potete e pensate a ciò che vi ho detto: vi saranno chiare un sacco di cose.-
Lentamente ognuno di loro sembrò dimenticarsi di quello scambio di battute. Un nuovo argomento, nuove risate, nuove battute.
Ma Seokjin non stava ascoltando. Ormai era concentrato su altro, perso in una conversazione che gli altri non avevano avuto il coraggio di continuare, tranne lui.
Si guardò intorno: se lui, Kim Seokjin, avesse scelto un altro destino per lui, se non avesse mai accettato di firmare un contratto discografico, quei ragazzi non li avrebbe mai conosciuti.
Non avrebbe mai saputo che Namjoon aveva adorato Donnie Darko e che il suo obiettivo della settimana era quello di far capire il finale a più persone possibili. Non avrebbe mai conosciuto Taehyung e il suo particolare modo di vedere le cose, Hobi e il suo dono di far sentire a proprio agio gli altri. Oppure Yoongi, che si era finalmente appisolato con la testa che sporgeva dal bracciolo del sedile, Jungkook che al contrario era più sveglio che mai o Jimin che in quel momento era tutto preso a canticchiare una canzone che non era ben sicuro di aver riconosciuto.
Si soffermò a guardare ognuno di loro. E sorrise
-Ragazzi...
Non fece in tempo a formulare più nient’altro. Udì solo lo stridio di un veicolo che tentava di frenare. Un’occhiata di sfuggita a Namjoon e poi il rumore, l’impatto, il muso di un camion che sfondava la fiancata del loro autobus. Una pioggia di schegge di vetro gli cadde addosso, istintivamente si portò le mani sul viso, ma non sapeva neanche cosa coprire. Sentiva bruciare dappertutto.
Era sicuro di essergli sfuggito un urlo. Tutti lo avevano fatto.
È infine si sentì sballottare, prima verso il tetto, poi direttamennte contro la superficie leggermente ruvida del pavimento. Qualcosa premette contro il suo braccio. Forse era il metallo del veicolo che si stava accartocciando su se stesso
Ma non c’era più tempo di pensare. Non c’era più nulla. Non riusciva a percepire più nulla.
A parte il buio.





NOTE AUTORE
Ehm, salve!
Non sapete quante cose ho da dirvi! Prima di tutto, spero che questo capitolo vi sia piaciuto e vi abbia incuriosito. Come andrà avanti la storia? Avete teorie a tal proposito? Fatemi sapere ;)
Poi... dovete sapere che non scrivo su EFP da tanto tempo. Non sapete che emozione è ritornare a scrivere dopo tanti anni di "aridità" da un punto di vista dell'ispirazione. Va da sè che è la prima storia sui BTS che scrivo, perciò se avete critiche da muovermi fate pure :)
Dunque, spero infine che sarete disposti a seguirmi in questo mio nuovo esperimento.
A presto,
Cosmopolita
PS: So che questo primo capitolo può sembrare... poco incoraggiante, ecco. Vi basti sapere che in questa storia nulla è come sembra (o almeno ci prova ad essere così)
 

   
 
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