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Autore: sissir7    09/02/2018    0 recensioni
Questa storia è ambientata in un AU dove Jimin è tutt'altro che umano e Tae è un ragazzo che ama la vita e che non ha paura di andare incontro al suo destino, anche se significa rinunciare a tutto quello che ha. Dolore, spensieratezza, paura, amore, bellezza sono i cardini della loro storia che rovescerà ogni certezza e porterà alla consapevolezza che amor vincit omnia, anche attraverso la morte.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Park Jimin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il silenzio lo teneva sveglio.
Era nella sua piccola e buia camera per gli ospiti di Jungkook e non riusciva ad addormentarsi.
Il letto era comodo e anche se era gennaio stava bene a maniche corte sotto al pesante piumone in quella casa così confortevole e calda.
Non c’era nessun motivo per non dormire e voleva, lo voleva tantissimo, chiudere gli occhi per riposare la mente, il corpo, gli occhi rossi per tutti i pianti
che aveva fatto in quel periodo.
Perché quando perdi entrambi i genitori a 22 anni per uno stupido incidente d’ auto ti escono solo lacrime dal corpo improvvisamente stanco e svuotato di quella vita che volevi assolutamente vivere.
Quella vita che ora aveva preso una piega orrenda e Taehyung si sentiva in standby, altrove, in un incubo.
Si sedette sul letto e sospirò.
I capelli castani erano un casino e gli occhi erano gonfi ma era di una dolcezza e di una bellezza incredibile.
Il suo viso ovale, le labbra carnose, gli occhi dolci a mandorla che mostravano le sue fattezze orientali e il portamento elegante facevano di lui
un ragazzo affascinante, solare e quando lo guardi la prima cosa a cui penseresti è proprio “Non dovrebbe mai soffrire uno così. Non dovrebbe mai conoscere dolore.”
Perché ti scatena empatia e voglia di vivere mille avventure al suo fianco.
Ma Tae, così lo chiamava la madre e i suoi amici più stretti, ora sapeva esattamente cos’era il dolore e il cuore ne traboccava.
Uscì dalla camera in silenzio e andò in bagno.
Poggiò le mani al lavandino e la ceramica fredda lo fece rabbrividire.
Pensò per un tempo indefinito alla sua vita.
Al fatto che aveva deciso di abbandonare gli studi andando contro la volontà dei genitori e lavorare come barista in un bar abbastanza famoso in città,
dove lo pagavano anche bene.
Pensava a casa sua, dove viveva con i genitori, e alla sua cameretta ancora piena di tutte le sue cose.
L’odore di rosa che la madre portava.
Le foto di quando andava a pescare con il padre, sin  da piccolo.
Le tende panna in tutte le stanze, la cucina piccola ma che profumava sempre dei biscotti che gli faceva la mamma, il salone dove festeggiava ogni anno il suo compleanno.
Il suo posto nel mondo.
Quella casa ora era chiusa da un mese ormai.
Un corpo vuoto che non aveva più significato per lui.
Strinse gli occhi e si portò velocemente una mano al petto; il dolore era lancinante.
Non piango neanche più, si ripeteva.
Sono esausto, non riesco neanche a piangere.
Gli mancava il fiato.


“Tae?”
La voce dell’amico gli arrivò forte.
Jungkook aprì la porta del bagno e lo vide pallido reggersi al lavandino mentre aveva quello che era un attacco di panico.
“Oddio, Tae…”
“S-sto bene. Voglio solo…solo…”
La sua voce era flebile, stanca.
Jungkook lo prese per la vita e lo portò in camera sua, facendolo stendere nel suo letto matrimoniale.
Dal primo giorno aveva detto a Tea che poteva dormire con lui, erano come fratelli, anzi, senza come.
Ma Tae non poteva piangere ogni sera davanti a lui facendogli passare notti insonni come le sue perché già era stato gentile ad ospitarlo e
non poteva ripagarlo in quel modo, facendolo preoccupare ancora di più.
“Ti prendo un po' d’acqua.”
Quel ragazzo era davvero affezionato a Tae.
Si conoscevano da sempre e anche se caratterialmente molto diversi, si completavano in un modo incredibilmente perfetto.
Era un po' più basso di Tae, aveva capelli neri corvini così come gli occhi profondi e un fisico da far invidia ad ogni modello o campione di sport.
Ma era apprensivo, dolce, anche un po' timido a volte, responsabile e aveva la capacità di mettere sempre di buon umore tutti.
Tornò in camera sua con un bicchiere d’acqua e un tè caldo che Tae adorava, ma si era addormentato.
Si sedette sulla piccola poltrona che aveva vicino al letto e sorseggiò il tè mentre sentiva un dispiacere incolmabile.
Lui aveva i suoi genitori a chilometri di distanza e ci litigava così spesso…
Si sentì in colpa per tutte le volte che lo aveva fatto perché ora una delle persone più importanti della sua vita non li aveva più una madre e un padre
e  il solo pensiero di perdere i suoi gli faceva serrare gli occhi e pensare subito ad altro.
Si chinò sul volto di Tae e gli sussurrò che sarebbe andato tutto bene.
Gli accarezzò per un po' i capelli, poi si stese al suo fianco e si addormentò cullato dal respiro dolce e profondo del suo più caro amico.
   
 
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