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Autore: Mahlerlucia    12/02/2018    10 recensioni
Mitsuru era sempre accanto a lui, pronto a soddisfare ogni suo capriccio pur di non perdere la sua fiducia.
Shun aveva dato tutto per scontato fino al giorno in cui non si sentì messo all'angolo.
Il Falco aveva da sempre bisogno della sua metà mancante, la più importante.
Genere: Fluff, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Mitsuru Sano/Sandy Winter, Shingo Aoi, Shun Nitta/Patrick Everett
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Growing up beside you'
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Falco a metà

 

 

 

Sono seduto su un grattacielo
vedo gli aerei passare...

 

Tokyo, settembre 2011

 

Shingo Aoi era in procinto di aggregarsi ai suoi compagni di nazionale con qualche giorno di ritardo, come capitava spesso da quando era stato ingaggiato nella formazione primavera dell'Internazionale di Milano. Era abituato a trascorrere quel lunghissimo viaggio in aereo in compagnia di uno Hyuga taciturno ed usualmente nervoso. Di conseguenza si annoiava da morire. Ma il pensiero di rivedere presto tutti i suoi amici gli permetteva comunque di affrontare quelle tredici interminabili ore di volo con la giusta carica ed il sorriso sulle labbra.
Chissà com'erano andati gli esami di maturità di Mitsuru e di Shun. Da un certo punto di vista invidiava il fatto che loro avessero terminato la scuola superiore con quel tanto agognato pezzo di carta in mano. Avevano finalmente la mente libera per potersi dedicare totalmente al calcio. Mitsuru, addirittura, pensava di iscriversi all'Università, per la precisione alla facoltà di biologia. Lui, invece, aveva dovuto rimandare tutto di un anno proprio a causa degli impegni calcistici in Italia. Il campionato giovanile italiano assorbiva il suo tempo e le sue energie in maniera più pressante rispetto a quanto non facesse in passato quello nipponico.
Sia Gino che Salvatore gli avevano consigliato di iscriversi ad una scuola secondaria italiana. Milano è piena di licei ed istituti tecnici o professionali sia pubblici che privati. Aveva solo l'imbarazzo della scelta. Ma era una sua decisione quella di non volersi adeguare al sistema scolastico italiano. Voleva continuare a studiare nella sua patria, usando la sua lingua dall'inizio al termine della sua formazione.

Il taxi che il signor Katagiri aveva fatto trovare loro all'uscita dall'aeroporto li portò direttamente di fronte all'ingresso principale del consueto hotel in cui pernottavano durante i ritiri della nazionale.
Shingo scese rapidamente dalla vettura e con l'aiuto dell'autista recuperò i suoi bagagli. Non aspettò che Hyuga facesse altrettanto, si precipitò a rotta di collo all'interno del dormitorio, si presentò velocemente alla receptionist per poi fiondarsi verso l'ascensore e salire al primo piano, dove sapeva che i suoi compagni si erano riuniti con l'allenatore, come gli aveva scritto Mitsuru in un continuo scambio di messaggi.
Quando arrivò nel salone, sbatté il suo borsone e il suo trolley a terra e richiamò l'attenzione dei presenti con voce squillante e fiera, facendosi riconoscere come d'abitudine.

“Buonasera compagni! Sono arrivato! Anche Hyuga è arrivato... o meglio... sta arrivando... ehm... arriverà!”

Un gran numero di teste si girarono contemporaneamente nella sua direzione. Shingo riconobbe mister Kira, il signor Katagiri, Tsubasa e Misugi in piedi in fondo alla sala. Nelle ultime file, quelle a lui più vicine, si erano seduti Jito e Wakashimazu, più per una questione di altezza che per altro, e gli immancabili Soda e Izawa che oramai erano diventati inseparabili e alla continua ricerca della loro giusta privacy.
Mitsuru si trovava in seconda fila; lo riconobbe all'istante quando lo vide salire in piedi sulla sua sedia appositamente per salutarlo. Di fianco a lui, come sempre, c'era Shun Nitta.

“Ciao Shingo! Come sono contento di vederti!”

“Ciao Mitsuru! Anch'io sono felicissimo di essere qui!”

“Bene. Ora che siete arrivati anche voi due, potete accomodarvi e seguire con i vostri compagni il resto della preparazione teorica. Mi rendo conto che sarete abbastanza stanchi, ma non staremo qui ancora per molto. Pensate di farcela?”

“Certo che sì!”

La possente voce di Hyuga arrivò dalle retrovie. Shingo notò all'istante il sorriso che si era aperto sul volto di Matsuyama. Quell'espressione di eccessiva gioia malcelata compariva ogniqualvolta il difensore del Consadole Sapporo si trovava faccia a faccia con l'ex attaccante della Toho, soprattutto dopo un lungo periodo di lontananza.
I due nuovi arrivati presero posto tra le sedie rimaste libere. Hyuga non andò oltre l'ultima fila, fermandosi accanto al suo amico portiere. Shingo, invece, andò a posizionarsi tra un accogliente Sano e un Sorimachi di pochissime parole. Immaginava bene cosa potesse passare per la testa dell'attaccante dei Vissel Kobe in quel momento. Ecco, è arrivato l'altro nano dall'Italia insieme a Hyuga. Ora il posto da titolare non lo vedrò nemmeno col binocolo.

Una volta terminato il confronto con l'allenatore, i ragazzi si sparpagliarono per il corridoio ognuno alla ricerca della propria stanza. Ma si fermarono tutti a salutare gli ultimi europei arrivati, almeno per un attimo.

“Ehi Shingo! Soliti posti in camera?”

“Se per Shun non è un problema...”

“Non ti preoccupare, starò in stanza con Hanji.”

“Ok allora. Notizie di Sawada-kun?”

“È in ritiro con l'under-19 di Mikami.”

“Peccato. Mi sarebbe piaciuto vederlo qui con noi.”

“Beh, nell'under-19 è il giocatore di punta, il più anziano, il capitano. Qui invece sarebbe stato costretto alla panchina, come me, uff...

“Dai che mister Kira non è come Gamo. Non è fissato con i soliti nomi e i soliti ruoli. Pensa solo all'idea di portare Wakashimazu in attacco pur di farlo giocare mantenendo Wakabayashi come titolare tra i pali. Ed Izawa in difesa al posto di Jito? Solo una mente brillante come la sua può fare esperimenti meravigliosi di questo genere!”

“Questo è vero.”

“Va beh, io vi saluto, vado a dormire. Buonanotte.”

“Shun! Aspetta! Domani mattina ti conservo la solita brioche?”

“Certo! Mica mi vorrai far discutere con Soda appena sveglio, vero?!”

“Dai che da quando sta con Izawa è diventato più simpatico...”

“Più rammollito vorrai dire! Usiamo i termini giusti.”

“Sei poco romantico Shun.”

“Essere romantici è noioso e inutile. Vi saluto... Bye bye!”

Shingo entrò nella stanza numero ottanta, quella che fino alla sera precedente Mitsuru condivideva con Shun. Appena fu dentro notò che il giovane attaccante aveva già fatto sparire ogni singola traccia della sua permanenza. Sollevò la piccola valigia e la posò sulla cassettiera in legno d'acero. Tirò fuori il pigiama con gli orsetti blu che gli aveva regalato Salvatore per il suo ultimo compleanno. Poi si girò e scimmiottò un tuffo di testa per lanciarsi sul letto. Quando risollevò la testa sentì il suono della risata di Mitsuru.

“Certo che sei scemo forte! Spacca tutto così ci tocca risarcire l'albergo!”

“Sono molto stanco... moltissimo. E no tengo dinero.”

“Ma come?! Giochi in Serie A.”

“Hyuga gioca in Serie A. Io gioco nel campionato primavera e guadagno la metà della metà di quello che percepisce lui. E la maggior parte del compenso la invio alla mia famiglia.”

Shingo si sentì lo sguardo dell'amico puntato addosso. Sapeva del fatto che era a conoscenza della sua situazione familiare, ma detestava essere guardato in quel modo. Non sopportava l'idea di fare pena alla gente. Era sempre stato abituato a cavarsela da solo nella vita e così avrebbe continuato a fare.

 

***

 

Mitsuru aveva tentato di svegliare il nuovo compagno di stanza per poi correre giù al buffet della colazione. Doveva riuscire a salvare almeno una brioche alla crema dalle grinfie di Soda. Doveva farlo per Shun.
Quando arrivò nella sala da pranzo vi trovò solo Tsubasa, Misaki, Ishizaki e Wakabayashi. Di tutti gli altri non c'era nemmeno l'ombra. Sospirò pensando che poteva evitarsi tranquillamente quella sfacchinata di prima mattina, ma ormai poco contava. Perché mi sono messo a correre come un pirla? Tanto Soda è “impegnato” con Izawa a quest'ora... o tutta la notte... o forse non hanno ancora finito... chissà!

“Buongiorno Sano! Tutto bene?”

“Eh!? Ciao Misaki! Sì, sto bene. Perché?”

“Perché sei rosso come un peperone e hai l'espressione tipica dell'Urlo di Munch. Sai, io di arte un po' me ne intendo.”

Mitsuru realizzò solo in quel momento di avere le mani appiccicate alle guance che a loro volta avevano una temperatura più alta e un colorito più acceso del solito. Il pensiero dei suoi due compagni di nazionale chiusi insieme in camera a fare determinate cose lo aveva messo in forte imbarazzo.

“Sto benissimo! Solo che ho corso come un matto per accaparrarmi una brioche alla crema per Shun.”

“Prendine una anche per te.”

“No, io prenderò un po' di tamago kake gohan. Ma grazie per il pensiero.”

“Anch'io voglio il tamago! È una vita che non ne mangio!”

In quel momento quel tornado di Shingo si era palesato alle loro spalle in cerca delle cose migliori offerte dal buffet. S'inchinò frettolosamente dinnanzi a Misaki in segno di rispetto, corse a salutare Tsubasa e gli altri per poi impossessarsi al volo di un piatto e riempirlo con tutto quello che più gli aggradava. Tra una scelta e l'altra saltellava in tondo per la sala da pranzo. Voltandosi all'improvviso non si accorse dell'arrivo di Taki e gli ruzzolò addosso. Il piatto che aveva tra le mani andò in frantumi e gran parte del cibo si disperse sul pavimento. Si salvò solo quello ancora confezionato.
Mitsuru di fronte a quella scena esilarante scoppiò a ridere tanto da sbattere i piedi a terra come un forsennato. L'incazzatura imminente di Taki rincarò la dose. Un discreto numero di compagni si avvicinò a loro per gustarsi meglio quel siparietto; molti di loro si unirono al coro degli sghignazzi generali.

“Che impiastro che sei Shingo!”

“Ehi Nitta, lascialo dire a me visto che sono stato io la vittima della sua sbadataggine.”

“Taki, veramente la povera vittima innocente è stato il piatto. Che riposi in pace.”

Partirono altre risate che pian piano andarono scemando con l'arrivo repentino di Kira e Katagiri.
Shingo e Taki si fermarono a raccoglie i cocci delle stoviglie e a ripulire i rimasugli di cibo e bevande che avevano sparso sul pavimento.

“Sano, scusa... la mia brioche?”

“Ah sì! Eccola!”

“Non mi vorrete far credere che quella è l'ultima brioche alla crema rimasta! Potrei arrabbiarmi sul serio!”

La voce perentoria di Makoto Soda aveva interrotto il loro tranquillo scambio di viveri. Mitsuru guardò sul ripiano che conteneva i cesti suddivisi in base al ripieno dei croissant. In effetti quello delle brioche alla crema pasticcera era vuoto. Però ce n'erano ancora parecchie con ripieni di altro tipo. Ne prelevò un paio e gliele porse.

“Cioccolata e marmellata di ciliegie. Meglio di così si muore.”

Soda si mise a braccia conserte e socchiuse gli occhi fino a renderli due piccole fessure. Fissò intensamente quelli da lui stesso ribattezzati come lo gnomo e il vampiro per far intendere che non ci stava a scendere a patti con loro. Voleva la sua colazione prediletta punto e fine del discorso.

“Allora... io mi prendo quella con il ripieno alla marmellata e Makoto si prende quella al cioccolato, senza fare storie. Vero?!”

Questa volta fu Izawa ad intervenire con la sua voce cadenzata. Restò per un po' ad osservare lo sguardo del compagno. I tratti del difensore si distesero nel giro di pochi secondi. Le sue braccia si sciolsero e, nonostante la smorfia di disappunto ben leggibile sulle sue labbra, allungò una mano per afferrare il dolce che il ragazzo a cui teneva di più al mondo gli stava porgendo con gentilezza.

“Prima e ultima volta, chiaro vampirello?”

“Certo, come no. Tanto poi basta una parola...”

“Ok, ok. Basta Shun! Andiamo a sederci altrimenti non troviamo più posto. Grazie Mamoru!”

“Ah, figurati! Questi due bisogna tenerli a bada in qualche modo. E magari bastasse sempre e solo una parola con questo qui... magari!

Izawa fece un occhiolino complice a Mitsuru che ricambiò con un pollice alzato. Soda stava per replicare con una battuta delle sue ma fu distratto ancora una volta dal suo compagno che gli chiese qualcosa sul buffet indicando la macchinetta del caffè espresso.
Shun si era già seduto al tavolo, di fianco a Wakashimazu e a Sorimachi. Mitsuru non amava particolarmente la compagnia del portiere, sapeva che a Shun faceva uno strano effetto, come ormai aveva imparato a definirlo. Aveva una sorta di ammirazione nei suoi confronti da quella volta in cui mister Kira decise di mandarli insieme in ritiro sul monte Fuji. E questa cosa gli dava parecchio fastidio.
Poco dopo anche Shingo si unì a loro. Ma prima di sedersi esitò per qualche istante.

“Posso?”

“Certo che puoi Shingo!”

Il fantasista dell'Avispa Fukuoka aveva risposto a quella domanda istintivamente, senza pensare che gli altri potessero non essere d'accordo. Capì di aver pensato bene quando vide l'espressione scocciata di Sorimachi. L'attaccante inizialmente non disse nulla ma poi si limitò ad annuire.

“Ehi Ken! Stasera facciamo qualche tiro-extra alla fine dell'allenamento?”

“Me lo ha già chiesto Hyuga. Chiedi a Morisaki.”

A Mitsuru non piacque quella risposta dal tono un po' strafottente. Tutti sapevano che nella scala di amicizie del karate-keeper Hyuga sarebbe sempre risultato in pole position, ma non era necessario accantonare la richiesta di Shun in quel modo, addirittura scaricandolo al collega di reparto. Adocchiò in un lampo l'espressione mortificata che si era fatta largo sul viso del compagno. Non riusciva a tollerarla.

“Shun, se vuoi puoi allenarti con me e Shingo. Ti va?”

L'attaccante fissò un punto indefinito dinnanzi a sé, deglutì per poi girarsi verso il piccolo fantasista e sorridergli a fatica. Mitsuru avrebbe voluto abbracciarlo nel tentativo di tirarlo su di morale, almeno un po'. Era lampante il fatto che ci fosse rimasto male per la risposta ricevuta dal portiere dei Nagoya Grampus. Ma doveva capire che non esisteva solo lui. Loro erano i suoi amici e lui sapeva bene che poteva farci affidamento in qualsiasi momento.
Ma non rispose. Si limitò ad alzarsi dalla sedia pur avendo mangiato meno della metà del cibo che aveva sul vassoio della colazione. Decise di uscire in giardino seguito da sguardi dubbiosi.

“Dovremmo andare da lui.”

Shingo aveva ragione. I due piccoli centrocampisti finirono in fretta di mangiare e si diressero verso l'uscita del dormitorio alla ricerca del loro amico.

 

***

 

E allora volo via
siamo in viaggio io e la mente mia...

 

Shun non sopportava proprio il fatto di essere trattato in quel modo. Più cercava di ritagliarsi il suo spazio tra i giocatori più importanti della nazionale e più si sentiva messo in disparte. Pensava che i ritiri forzati, voluti prima da Gamo e poi da Kira, lo avessero avvicinato in qualche modo a Hyuga, suo compagno di reparto, e a Wakashimazu, verso il quale provava un'immensa stima. Ed invece per loro non era mai stato così. Anche Tsubasa, Misugi e Matsuyama non ricercavano più di tanto la sua compagnia nei momenti di svago. La sensazione era sempre quella di appartenere alla fetta meno importante della nazionale, quelle delle riserve. Anche se lui in realtà veniva schierato spesso in campo sin dal primo minuto.
In cuor suo apprezzava davvero gli sforzi con cui Sano cercava di tirargli su il morale, ma non gli bastavano. Voleva un bene dell'anima a Mitsuru, ma c'erano dei momenti in cui lo trovava esageratamente appiccicoso ed infantile. Forse uno come Shingo Aoi era più adatto a passare del tempo con lui. Ma cosa vado a pensare?

Seduto su una vecchia panchina di marmo del giardino, vide entrare un gruppo di giornalisti in albergo. Alcuni li aveva riconosciuti, li aveva già visti partecipare alle conferenze stampa di mister Kira o di Tsubasa. Gli passarono tutti davanti senza degnarlo di uno sguardo. Non si sono nemmeno accorti della mia presenza. Eppure sono uno dei giocatori di punta dei Kashiwa Reysol. Esisto anch'io, cazzo!

“Ehi Shun! Tutto bene?”

Di nuovo la stridente vocetta di Mitsuru. Shun si limitò ad alzare gli occhi nella sua direzione e ad annuire con poca convinzione. Lo spegnimento rapido del sorriso dell'amico gli fece intuire che il grado di falsità della sua risposta era stato smascherato. Non che ci volesse molto.

“Avete visto? C'è Shingo Aoi!”

Un giornalista si accorse della presenza del giovane trequartista della primavera dell'Inter e si avvicinò a lui per fargli qualche domanda sulla vita calcistica in Italia e sulle prospettive per il futuro. Shun guardò quella scena con una certa invidia e nuovamente non resistette all'impulso di alzarsi ed andarsene. Ma avvertì all'istante l'ombra di qualcuno che aveva iniziato a seguirlo. Sbuffò seccato e si fermò di colpo incrociando le braccia, senza girarsi.

“...Quel giornalista non vuole fare domande nemmeno a me.”

L'attaccante sbarrò gli occhi e fece ricadere le braccia lungo i fianchi stringendo i pugni. Colpito e affondato.

“...Però se dovesse scegliere tra me e te sono sicuro che sceglierebbe te. Non interessa a nessuno intervistare un panchinaro...”

“Smettila di dire cazzate!”

La sua pazienza era arrivata davvero al limite massimo della sopportazione. Reggeva a fatica la propria autocommiserazione, non aveva perciò bisogno di scoprire quella degli altri, soprattutto dei suoi amici più cari.
Mitsuru lo stava osservando tenendo la testa bassa e le mani chiuse a pugno, pronto a sferrare il suo attacco, se fosse stato necessario. La risposta dell'amico lo aveva urtato e non poco.

“Non sto dicendo cazzate. È la verità.”

“Sei ridicolo. Lasciami in pace una buona volta!”

Mitsuru sgranò gli occhi e fece un passo verso di lui vinto dall'impulso di tirargli un pugno sul naso. Ma riuscì a controllarsi e si fermò poco prima di raggiungerlo. Lo lasciò rientrare in albergo, questa volta senza seguirlo. Non sono mica il tuo cane, sempre a tua disposizione.
Si girò col viso rivolto verso la parete esterna del dormitorio. Voleva che nessuno si accorgesse delle lacrime che avevano irrimediabilmente cominciato a solcargli le guance paffute.

 

***

 

Il falco va
senza catene
fugge gli sguardi
sa che conviene...

 

Nel corso delle giornate successive Shun e Mitsuru rimasero distanti. Se n'erano accorti un po' tutti, ma le uniche due persone che avevano provato a chiedere cosa fosse successo tra i due erano state Shingo e Jito.
Mancavano solo pochi giorni alla partita di qualificazione ai mondiali giovanili contro l'Irlanda e l'allenamento proposto da Kozo Kira stava diventando ogni giorno sempre più intenso e specifico. L'allenatore, oltretutto, decise di annunciare con largo anticipo la formazione ufficiale che avrebbe schierato. Questa comprendeva Nitta in attacco, ma non Sano a centrocampo. I due sul momento si guardarono per pochi secondi prima di continuare a fingere di ignorarsi a vicenda.

Non interessa a nessuno intervistare un panchinaro...
Le parole di Mitsuru risuonarono nella sua mente per diversi giorni. Si sentiva in colpa nei suoi confronti, ma allo stesso tempo non se la sentiva di andare a parlare con lui. L'aveva trattato a pesci in faccia, ma faceva fatica ad ammetterlo a se stesso in primis. E mi manchi. La tua presenza fastidiosa ma costante, la tua voce petulante ma dolce e i tuoi discorsi infantili ma sempre rincuoranti... la tua assenza fa troppo rumore.

“Ehi Nitta! Che hai combinato?”

Una voce forte, decisa e penetrante aveva interrotto il flusso dei suoi pensieri riportandolo alla realtà. Makoto Soda. Lo fissava col suo solito sorriso malizioso e l'espressione tipica di chi aveva capito tutto ma stava fingendo di non sapere per farsi bellamente i fatti degli altri. Tra tutti proprio tu dovevi venire a rompermi le palle?!

“Jito mi ha detto che hai fatto arrabbiare lo gnometto. Ma dai? Che ti salta in mente? Lui ti adora!”

Fu un attimo. L'attaccante scattò in piedi e si pose a pochi centimetri dal viso del difensore. Con una mano gli afferrò il bavero e mise in mostra i suoi famosi canini aguzzi, nel tentativo di spaventarlo. Era stato preso dall'istinto di dargli almeno una bella spinta, ma si fermò in tempo. Si accorse che alcuni compagni avevano assistito a quel suo scatto improvviso attirati anche del tonfo sordo della sedia caduta sul pavimento. Lasciò la presa ed evitò lo sguardo del difensore dei Gamba Osaka. Perché aveva ragione. Cazzo se aveva ragione!

Si girò e cercò Mitsuru con lo sguardo. Non era nella sala da pranzo e probabilmente aveva già finito di mangiare. Mancava all'appello anche Shingo Aoi.

“Mi sembra di averlo visto uscire in giardino poco fa insieme all'altro amico vostro...”

Questa volta non si voltò verso il difensore, non lo aggredì né fisicamente e né verbalmente. Anzi, annuì e lo cercò con la coda dell'occhio come a volerlo ringraziare e scusarsi dell'atteggiamento di poco prima. Ma non ebbe la forza di proferire parola alcuna. Ora il punto era capire dove fosse finito Mitsuru.
 

***


Shun corse verso l'uscita e arrivò in giardino. Finalmente lo vide sulla stessa panchina di marmo dove si era seduto lui soltanto qualche giorno prima. Esattamente il giorno in cui discussero. Stava parlando con il solito Aoi, ma da lontano non riusciva a capire se il tema della loro discussione fosse lui o altro. Mitsuru gli sembrava troppo sorridente, per cui dedusse che stavano sicuramente parlando di qualcosa di più interessante o divertente.

“... Sai, Milano è così immensa. Però da un lato appare anche molto antica rispetto a Tokyo... o a Yokohama... o a Kyoto. Dovresti vedere il Duomo... credo sia davvero la chiesa più strana che io abbia mai visto. Anzi no, non è una chiesa... è una cattedrale.”

“E che differenza c'è?”

“La cattedrale è una chiesa molto più grande. È la chiesa più importante di una metropoli o, come mi ha detto Gino, di una diocesi. Un po' come la Sagrada Familia a Barcellona. Sai, Tsubasa mi ha fatto vedere delle foto.”

“Che bello! Un giorno mi piacerebbe vederlo questo Duomo.”

“Quando finirà la J-League magari potresti venire a fare un giro insieme a Jito. Che ne dici?”

“Magari. Dai, provo a proporglielo.”

“Secondo me potreste tentare dei provini per qualche squadra importante di Serie A. Tu hai tutte le carte in regola per sfondare in Italia. Lì apprezzano molto gli attaccanti e i centrocampisti piccoli e molto agili come te. Pensa a Roberto Baggio, Alessandro Del Piero, Andrea Pirlo, ...”

“Caspita che nomi che hai fatto! Così mi fai venire una voglia incredibile!”

Shun si trovava a pochi passi da loro, seminascosto dall'ombra del tronco di una quercia. Aveva ascoltato quel discorso solo a tratti, ma su quell'ultima frase pronunciata da Mitsuru non riuscì più a tacere.

“Tu non vai da nessuna parte! In Italia si possono arrangiare, noi abbiamo bisogno del tuo talento e delle tue acrobazie qui in Giappone. Nient'altro da aggiungere.”

Mitsuru e Shingo si bloccarono di colpo, sopraffatti dall'arrivo di quella terza voce nel pieno della loro discussione. Il numero venti si girò e gli sorrise mentre Mitsuru lo scrutò per istanti che parvero infiniti per poi distogliere lo sguardo e fingere di nuovo di ignorarlo. Poggiò entrambe le mani sul bordo del freddo marmo della panchina e fece ondeggiare le gambe in maniera alternata. Pur di non guardare Shun negli occhi si concentrò su quel movimento volontario e nervoso. Ma in realtà stava aspettando che lui parlasse, che gli dicesse qualcosa a proposito di quello che purtroppo era accaduto tra loro. Prima mi butti giù come un birillo durante uno strike e poi salti fuori all'improvviso dicendo cose belle come questa. Ma da che parte stai Shun?

“Beh, potresti venire anche tu.”

“Sì, forse... chissà. Comunque non ora. Diciamo che non ho questa voglia incredibile...”

“Ci stavi ascoltando nascosto da qualche parte?”

Un'altra volta lo aveva colto in fallo. Colpito e affondato, atto secondo.

“Sì. Qualcosa ho sentito. Magari un giorno veniamo a visitare il Colosseo e il Vesuvio. Ti faremo sapere caro Shingo.”

“Sì ma... il Colosseo è a Roma e il Vesuvio a Napoli.”

“Sempre dell'Italia stiamo parlando. Faremo il tour completo. Ora ci puoi lasciare soli un attimo? Sì, grazie... ciao!”

Shingo si allontanò salutando con la mano. Aveva intuito che finalmente era arrivato il momento del chiarimento per i due e non voleva essere assolutamente d'intralcio.

Shun rimase in silenzio per qualche secondo. Attendeva con impazienza che il suo minuto amico dicesse qualcosa, qualsiasi cosa. Non aveva quasi più aperto bocca da quando aveva interrotto la sua spensierata discussione con Aoi. Quando comprese che semplicemente non voleva dargliela vinta decise di tirare fuori tutto il coraggio che aveva dentro e di prendere finalmente in mano la situazione.

“Mitsuru... io... ho sbagliato. Lo sai come sono fatto... sono un impulsivo, ho reagito male.”

“Ha ragione Izawa. Non basta mica una sola parola...”

“Eh, lo so! Ma cosa posso fare?!... più che dirti che mi dispiace, che ho sbagliato...”

“Intendo dire che ha ragione quando dice che non basta una sola parola per... per rompere un legame come il nostro.”

“Beh, non è stata solo una parola. Sono stato un po' pesante in generale.”

“Pensi davvero che io sia ridicolo?”

“Ho detto anche che sei un talento.”

“Quindi... sono un talento ridicolo?”

“Sei un talento permaloso!”

“Ma senti chi parla....”

“Hai qualcosa da dire?”

“Veramente... sì!”

Mitsuru si sollevò dalla panchina e si fermò di fronte all'attaccante, giusto ad un palmo dal suo naso. Alzò la mano verso di lui e sollevò il mignolo in segno di pace.
Il viso di Shun s'illuminò in un largo sorriso. Sollevò a sua volta il mignolo incastrandolo con quello del compagno.

“Pace, carote e patate! Così sia!”

Shun decise di siglare quella promessa con un tenero buffetto sulla testa del compagno. Mitsuru ricambiò con un mega-abbraccio stritolante. Qualcun altro nascosto dietro al tronco di un albero esultava per loro.
Il Falco aveva ritrovato la sua metà perduta... E pace fu.

 

And so my friends
libera le ali ogni anima le ha

rubale alla libertà!









 


 



Angolo dell'autrice


Ringrazio anticipatamente tutti coloro che avranno voglia di leggere e recensire questa mia ff.
Questa piccola shottina, totalmente senza pretese, è un regalino che vi faccio in attesa di capire cosa accadrà a chi sapete voi! **
I protagonisti qui sono Nitta e Sano, con la partecipazione straordinaria del buon Shingo Aoi. In vari siti non italiani dedicati alle fan-art di anime e manga vengono shippati come se non ci fosse un domani. Questo mi ha convinto a scrivere di loro facendomi scoprire quanto sia divertente muoverli. Ho già ribadito più volte che adoro il personaggio di Mitsuru, ma anche Shun ha il suo perché con quel caratterino! Welcome to Pucciolandia! <3
Eh no! Non potevano mancare loro: i MamoKoto! Anche se appaiono come figure secondarie in un paio di passaggi, hanno fatto comunque la loro buona parte tra “salvataggi”, consigli, sarcasmo e suggerimenti. Compaiono principalmente perché questa shot fa parte della stessa serie in cui ho incluso anche La scoperta dell'acqua calda e You found me e vuole essere una sorta di finestra temporale nel periodo che intercorre tra l'inizio della storia di Mamoru e Makoto (narrata in You found me) e la fase successiva (che sto trattando in Iron sky, il sequel, che inizierò a pubblicare a breve).

P.S. Il titolo della ff è ispirato alla canzone Falco a metà di Gianluca Grignani della quale ho riportato dei versi.
P.P.S. L'OOC vale prevalentemente per Nitta. Non sono convintissima del fatto che la sua caratterizzazione sia canon, ma adoro muoverlo in questo modo.
P.P.P.S. Il tamago kake gohan è una pietanza tipica della colazione tradizionale giapponese. Si prepara mescolando il tuorlo di un uovo con la salsa di soia aggiungendo poi il tutto al riso bianco, fino a quando non acquista un colore dorato.

A presto,

Mahlerlucia

 

 

   
 
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