Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: PeNnImaN_Mercury92    12/02/2018    1 recensioni
Anno 846. Claire Hares si unisce all'Armata Ricognitiva in compagnia della sua migliore amica Petra Ral. Un fato atroce che la attende a casa influenza la sua scelta, ma il suo animo audace, generoso e un po' istintivo la renderanno una magnifica combattente sul fronte. Claire ci racconta la sua vita dopo essersi unita al Corpo di Ricerca, le sue emozioni, le sue soddisfazioni, i suoi timori e il suo rapporto con i suoi cari amici e con un soldato in particolar maniera. Armatevi di lame e di movimento tridimensionale e seguitela nelle sue avventure!
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erwin Smith, Hanji Zoe, Levi Ackerman, Nuovo personaggio, Petra Ral
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Wings of Freedom Series '
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4. Per il bene dell'umanità

Caro Lex,

Non ci crederai, ma ho trovato il tempo di scriverti a distanza di nemmeno un giorno intero dal mio arruolamento!

Ebbene sì, ci sono! Ormai faccio parte dell’Armata Ricognitiva, e nemmeno immagini la mia fierezza. Ricordi quando vedevamo i soldati rientrare a Karanes, dopo una faticosa spedizione nelle mura? Magari, da piccoli, abbiamo addirittura intravisto il Comandante Erwin tra i superstiti che facevano ritorno, senza sapere chi fosse. È assurdo, non credi? Adesso sarai tu a vedermi rientrare dal portone principale, dopo una sanguinosa battaglia contro i giganti.

Che tu condivida o meno il mio parere, mi sto accorgendo di quanto combattere contro quei mostri sia affascinante: nemmeno sappiamo da dove siano comparsi, quale sia il loro intento, eppure sono divenuti involontariamente i nostri nemici naturali. Vederli soppressi deve essere alquanto soddisfacenti.

Parlo in questo modo, ma tengo a ricordarti che, tre anni fa, ero abbastanza scettica all’idea di arruolarmi. Segui Petra, mi suggeristi, e io lo feci per stare vicino alla mia amica, ma mi domandai perché tu non potessi seguirmi. Solo dopo mi sono resa conto di essere, a differenza tua, di gran lunga più al sicuro qui che non in città, attesa da quei carnefici, con un padre troppo impegnato per badare al bene dei propri figli, nascosto in chissà quale sobborgo. Ma a te, mio caro Lex, cosa costava seguirmi, invece di rimanere in quel lurido distretto?

Hai Petra, dirai; ora il mio compito è proprio proteggerla, una volta là fuori, benché questo corpo dell’esercito disponga dei soldati più forti dell’intera umanità. Li ho conosciuti, sai? Presto troverò un modo per farti incontrare la signorina Hanji, la caposquadra più dolce e simpatica che si possa incontrare, il burbero capitano Levi e l’altissimo caposquadra Mike.

Oggi ho di nuovo fatto uso del mio amato movimento tridimensionale. Da quanto ho capito, devo aver stupito tutti, e il merito va a mamma. Chissà perché, prima di iniziare l’addestramento mi è ritornata in mente la storia della margherita.

I dettagli te li racconterò durante il nostro prossimo incontro, Spero che tu possa reperire questa lettera il prima possibile.

Tua, Claire
 

-Scrivi a tuo fratello? – sbirciò la mia migliore amica.

-Già. Spero che si stia spezzando bene la schiena a fare il falegname con tuo padre. Alla fine, è un lavoro onorevole – piegai il foglio e lo inserii in una busta da lettere di fortuna.

-Vedrai che non sarà dura. Papà non stressa mai i suoi apprendisti – mi sorrise Petra, ed entrambe immaginammo il signor Ral e Lex a realizzare insieme oggetti in legno di ogni tipo e misura.

Sentimmo bussare alla nostra porta; una ragazza chiese di me da parte del caposquadra Hanji.

-Sissignore – annunciai, ma iniziai a domandarmi il motivo per il quale fossi stata improvvisamente convocata dalla signorina.

Ero elettrizzata all’idea di dovermi dirigere dalla caposquadra, eppure mi rammaricava dover separarmi dalla ragazza dai capelli ramati: dovevo ancora raccontarle per filo e per segno lo svolgimento di quel fatidico addestramento di qualche ora prima, e solo lei sarebbe stata in grado di sorbirsi un discorso tanto lungo e disordinato, che io sentivo il bisogno di recitare a qualcuno.

Petra, nonostante tutto, mi osservava confusa. –Ma cosa vorrà la signorina Hanji da una buona a nulla come te? – mi canzonò, prima che potessi lanciarle la matita utilizzata in precedenza per scrivere, che lei scansò con non molta difficoltà a causa del mio lancio debole e precario: le energie le avevo consumate già tutte nel bosco.

-La buona a nulla in questione ha ricevuto i complimenti del capitano Levi, cara – le dissi, dirigendomi verso l’uscita del dormitorio adocchiando il suo viso notevolmente arrossito.

Mentre camminavo pensierosa per i corridoi del Quartier Generale, torturandomi la coda tra le dita, constatai che sarebbe stato opportuno approfondire con Petra l’argomento “caporale” al mio ritorno. Nel frattempo avevo chiesto indicazioni ed ero approdata davanti alla porta dell’ufficio della caposquadra.

Bussai più volte, ma dopo un po’ mi accorsi che la mia mano non stava battendo più il legno, bensì il cranio di qualcuno.

-Ehi, Hares! – tuonò ancora una volta il capitano Levi. Sarebbe alquanto inutile dire che ancora una volta avrei voluto munirmi di dispositivo di manovra e volare via, ben oltre persino il Wall Maria.

-Capitano, mi scusi tant…

-Hai per caso intenzione di trasformarmi nel tuo antistress fino a che non verrai divorata da un gigante? – chiese retorico, con un tono alquanto irritato. –Se la risposta è sì, non aspetto altro che la prossima spedizione.

Il capitano Levi era più basso di me e di almeno tre quarti dei camerati dell’Armata Ricognitiva; ciò che intimoriva qualunque essere umano lo incontrasse era quello sguardo freddo, quasi truce e la sua voce malinconicamente ironica. Nonostante mi fossi aggregata al suo stesso corpo da pochissimo, avevo sperimentato così eccessivamente quel disagio al punto che avevo l’impressione di averci già fatto l’abitudine.

Serrai le labbra; difatti anche io, al posto suo, sarei rimasta infastidita da tutti i disastri che in un giorno solo ero stata capace di combinare, ma il tempismo non era sicuramente dalla mia parte, e cercava in tutti i modi di farmi odiare dal soldato più forte del genere umano.

-Levi, non essere così rude, alla fine sei stato tu ad aprire la porta mentre bussava – fece capolino Hanji alle spalle, guardandomi comprensiva.

Iniziai a detestarmi per tutti i problemi che quel giorno stavo causando alla persona a cui, al contrario, avrei dovuto dimostrare più rispetto di qualunque altro, eccetto nel caso del Comandante Erwin. Mi domandai il motivo per il quale mi risultava impossibile disporre anche in quei casi di quell’accurata attenzione che impiegavo nelle faccende più delicate, tra cui anche l’utilizzo del dispositivo tridimensionale.

-No, Caposquadra. La colpa è solo mia e delle mie disattenzioni. Scusi, caporale, per tutti i fastidi che le sto procurando da stamattina. Mi creda, non mi azzarderei mai a importunarla di proposito – mormorai a testa bassa.

-Ti scuso, - rispose inaspettatamente il capitano, -ma ci sono faccende più importanti a cui pensare. Io e Hanji parlavamo proprio della spedizione a venire. Voi reclute dovreste mettervi in testa che tutto questo non è un gioco, e che avete più probabilità di venire digeriti da un maleolente gigante che di ritornare qui – detto ciò, uscì dalla stanza della caposquadra e si avviò per i corridoi.

-Ovviamente sta scherzando – intervenne allegra Hanji. –Non verrete digeriti dai giganti. Loro non hanno un apparato digerente.

Mi strappò un sorriso, invitandomi ad entrare. L’ufficio della signorina Hanji era costellato di librerie e tomi un po’ malandati e polverosi. In fondo, posto di fronte a una finestra, vi era uno scrittoio disordinato, dove risiedevano altrettanti libri e fogli pieni di abbozzi.

-Sono contenta che tu sia venuta così in fretta, Claire – si procurò una seconda sedia perché anch’io potessi sedermi. -Posso chiamarti Claire, vero? Mi risulta difficile chiamare per nome le reclute, alla fine anche loro, come me, combattono per un obiettivo in comune.

Un po’ confusa risposi di sì, ma avevo una marea di domande da porle, ed ero combattuta tra il doverle presentarle i miei dubbi e ascoltarla in silenzio, ma inizialmente osservai i miei doveri di semplice soldato, e non proferii parola.

-Io e Levi siamo rimasti alquanto sorpresi dalla scelta di Erwin di partire per la prossima spedizione tra dieci giorni, soprattutto perché si sono aggregate nuove reclute…

La nuova spedizione tra… Dieci giorni?! Conoscevo abbastanza i tempi brevi che intercorrevano tra una spedizione e l’altra, eppure l’idea di dover affrontare i giganti in meno di due settimane mi intimoriva, ma al tempo stesso mi elettrizzava.

-Ma, detto molto francamente, per te non dovrebbe essere un problema. Stando alle parole di Levi, sei stata ‘decente’ oggi, all’addestramento, e tradotto nella nostra lingua significa che te la sei cavata davvero egregiamente.

Rimasi di sasso, non appena scoprii che il capitano Levi aveva parlato della mia esercitazione anche con la caposquadra. Tuttavia, ero consapevole che non avevo bisogno di considerare quest’ultimo addestramento un mezzo sicuro che mi avrebbe permesso di uscirmene viva da uno scontro con i nostri nemici naturali: le qualità di un soldato non potevano essere misurate dal solo allenamento.

-Grazie, signorina Hanji, ma sono pienamente conscia che tutto ciò non è una gara, e che potrei cavarmela benissimo ad un’esercitazione, ma mancare di alcuna dote sul campo di battaglia – risposi umilmente.

Ella ridacchiò. –Sei alquanto sorprendente, Claire. Hai assolutamente ragione, ma se c’è una cosa che apprezzo di quel nanetto è che si può sempre contare sulla sua parola. Vedrai che le tue opere ci daranno molti contributi.

Le sorrisi, e pensai che in quel momento sarebbe stato bene chiederle il motivo per cui mi trovavo lì.

-Be’, è semplice, mia cara: mi fido molto di te, e sono rimasta molto colpita da ciò che mi hai detto stamattina. –Trattenne il fiato, rimase in silenzio per qualche istante, poi, avvicinando di scatto la sua sedia alla mia, urlò:-Davvero saresti disposta a catturare quei piccolini oltre le mura??

Il suo gesto istintivo mi fece sobbalzare. Quel veterano era probabilmente uno degli essere più geniali che risiedessero tra le mura, ma anche un tipo alquanto eccentrico. –Be’, sì. Mi piacerebbe, e so benissimo che la cattura di un esemplare titanico ci aiuterebbe tantissimo a conoscere più nello specifico la loro natura, e il futuro dell’umanità e…

-ECCELLENTE! – gridò ancora. –Sai, Claire, a quanto pare tu sei la prima che comprende la mia esigenza di dover intrappolare uno di quei bimbi e portarli proprio qui! Il mio sogno più grande è quello di poterli sottoporre a tutti quegli esperimenti che non posso svolgere nel mezzo di un combattimento, e nessuno, nemmeno io, ha la minima idea di quanto ciò ci possa permettere di scoprire meglio la loro natura.

La sua voce era divenuta assordante, ma non le avrei dato torto per nessuna ragione al mondo: per il bene dell’umanità, anche di tutti coloro che vivevano all’interno di quegli altissimi lastri di roccia, perdere la vita a costo di conoscere la chiave della vittoria del genere umano era lo scopo primario dei soldati della Legione.

-Sono pienamente d’accordo con lei, caposquadra – approvai. –Eppure, a quanto ho capito, dovrebbe essere il Comandante a decidere se intraprendere una spedizione con l’obiettivo di catturare un gigante.

Lei si fece subito seria, toccandosi il mento. –Esatto. Ecco perché entri in gioco tu: è una richiesta che tu sei libera di accettare o rifiutare, ma sarei contenta se tu mi aiutassi a, come dire, imbrogliare i membri della logistica e a portare con noi qualche strumento di cattura per quei piccolini.

Deglutii, incapace di credere che un mio superiore mi avesse chiesto di disobbedire agli ordini primari. Mi maledissi per essermi cacciata in quell’ennesimo guaio, e allo stesso tempo mi risultava impossibile dare una risposta ad Hanji.

-Caposquadra, io non saprei cosa…

-Hai ragione – mi interruppe, -la mia richiesta è stata alquanto azzardata, forse la mia irrequietezza sta superando ogni limite – osservò pensierosa, oscurando il volto tra i capelli.

-Io non ho detto nulla, ma penso di aver bisogno di tempo per decidermi. A quanto pare non farei bella figura con il Comandante – riflettei a voce alta.

-Non devi temere gli ufficiali, le colpe ricadrebbero su di me, e tu c’entreresti poco. Piuttosto, ti invito a pensare se tu sia disposta o meno a sacrificare la tua vita per le scoperte scientifiche. Sfortunatamente non mi è stato permesso di brevettare un sistema efficace per catturare giganti senza correre il rischio di sacrificare la vita di qualche soldato.

Ero più indecisa che mai: avrei passato comunque problemi di ogni tipo se il Comandante avesse scoperto il piano della signorina Hanji, ma mi fidavo di quest’ultima, ed ero più che mai consapevole di quanto fosse importante la scoperta per essere più vicini alla libertà che tutti gli abitanti delle Mura bramavano.

-Caposquadra, penso sia una domanda abbastanza scontata: è ovvio che sono disposta.

Hanji mi guardò stupita, e iniziò a ridacchiare eccitata. –Sapevo che avrei potuto contare su di te, Claire. Haha, stai sicura che sarà alquanto divertente vedere la reazione di Erwin non appena vedrà cosa saremo state capaci di combinare.

Le dimostrai il mio appoggio, ma ero certa che l’atteggiamento un po’ fanciullesco e ribelle della caposquadra sarebbe stata la causa di ulteriori problemi con gli ufficiali; eppure, al tempo stesso, ero smossa da un sentimento irrequieto, che ero incapace di soffocare, e dalla convinzione di dover assolutamente aiutarla in un’impresa così ardua, sottovalutata e ulteriormente importante.

-Sono ancora un po’ titubante all’idea di dover trasgredire qualche regola del Comandante Erwin, in realtà, - sospirai, -ma mi rendo conto di quanto sia importante il mio contributo in quest’impresa.

-Non fraintendermi, capisco la tua preoccupazione. Ma vedrai che anche Erwin capirà l’importanza di questo progetto, una volta che l’avrà visto con i propri occhi – il suo sguardo era divenuto improvvisamente amorevole, e mi pervase l’idea che non avrei dovuto dubitare nemmeno un secondo di lei. D’altronde, non a caso era stata promossa a caposquadra dallo stesso capitano di divisione.

-Lo penso anche io, Caposquadra – le sorrisi ancora una volta, prima di avere il permesso dalla diretta interessata di fare ritorno dalla mia amica.

Accompagnai la porta dell’ufficio di Hanji alle mie spalle, e, fuori, ripensai alla missione a cui ero stata ingaggiata. Una parte di me mi spingeva a fare ritorno dalla caposquadra per riferirle che avrei rinunciato a quanto richiesto, ma l’altra addirittura mi supplicava di lasciar perdere e di ritornare da Petra come se nulla fosse.

In preda ai pensieri, durante la mia passeggiata per i corridoi nemmeno mi ero accorta che una cordicella marrone si era intrecciata tra i miei stivali. Quando mi fui piegata per liberarmi il piede, non appena afferrai l’oggetto, mi accorsi che non era un semplice cordoncino: una piccola pietra rossa era incollata alla funicella, chiusa come se fosse una collana. Sarebbe stato certamente il caso di informare qualcuno del mio ritrovamento, ma la stanchezza mi aveva già posseduta, e constatai che non sarei riuscita nemmeno ad avvisare Hanji. Infine, intrecciai la collana tra le dita di una mano e mi ripresentai da Petra.

-Eccoti! – esordì lei. –Allora, di cosa avete discusso tu e la caposquadra?

Camminai a passo lento verso di lei, anticipando: -Ho combinato un bel guaio – prima di iniziare a raccontare, con sua enorme quanto prevista sorpresa, ciò riferitomi da Hanji, ripensando, al tempo stesso, cosa farmene di quella semplice collana con la pietra rossa.

 

 

 

 

  
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