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Autore: Deliquium    12/02/2018    0 recensioni
Chi è Saori Kido?
Una dea? Una bambina viziata? La nipote di un magnate nipponico?
Forse nessuna di loro. Forse tutte loro e anche altre.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Saori Kido
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
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- Questa storia fa parte della serie 'Rovine'
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Una civetta si dondolava sopra un ramo d'ulivo

L'eterno addio

Osservi gli alberi che scorrono oltre il finestrino dell'auto. Macchie indistinte inframezzate d'azzurro, là dove il cielo è visibile.
Milo, lo Scorpione, siede accanto a te. Gli occhi chiusi, le braccia conserte. Indossa un abito dal taglio elegante, la giacca abbottonata, la cravatta scura. Ha i capelli stretti in un elastico morbido. Aggrotti la fronte mentre osservi il profilo ellenico del suo volto giovanile, poi torni a fissare lo scorrere del paesaggio.
Sono trascorsi pochi giorni dalla battaglia al Santuario, eppure hai l'impressione di aver passato mesi nella stanza che un tempo fu di Andreas. Non hai voluto che spostassero niente di ciò che era suo. I suoi abiti sono ancora nell'armadio. Il suo odore aleggia tra le lenzuola lavate.
Sei Athena. Su questo non si discute. Eppure hai l'impressione che il Santuario non ti appartenga. Ti senti ospite in casa tua ed è per questo che sei qui, ora, nella città di Atene a inseguire l'umanità che lui, suo malgrado, ti ha imposto.
Osservi le mani appoggiate sul grembo. Le unghie rosa. Un ramo di ulivo in oro bianco che cinge il tuo anulare sinistro: precisione millimetrica di uno dei migliori orafi di Corinto.
Alzi la testa.
Lo sguardo che Tatsumi ti riserva dallo specchietto retrovisore è carico di preoccupazione. Vorresti che non ti guardasse in quel modo. Che nessuno ti guardasse in quel modo. Ma la ferita ti fa ancora male, anche se non ti è rimasta nessuna cicatrice.
«Io so chi sono. Non lo nego.» Avevi detto a Shaka della Vergine, nelle stanze del Tredicesimo Tempio. « Ma questa non è casa mia.»
Lui aveva lasciato che il silenzio si ergesse brevemente tra di voi, poi ti aveva contraddetta con voce pacata.
«Da quando Athena ha fondato il Santuario, la sua casa è stata il Tredicesimo Tempio.»
Avevi stretto i pugni attorno all'elegante abito principesco, facendo forza su te stessa per non urlare, per non comportarti come la ragazzina viziata che eri. Che sei, nonostante il nettare che ti scorre nelle vene.
«Casa mia è Tokyo.» hai replicato.
Il mento alzato, gli occhi fissi sulle palpebre chiuse della Vergine, quasi a sfidarlo a opporsi, a dissentire dalla tua volontà di vivere in Giappone. Ma chi può sapere se Shaka aveva visto dal tono perentorio della tua voce, il fare aristocratico dal quale non ti saresti liberata facilmente.
Avevi atteso.
Lui è un Gold Saint. Un tuo sottoposto. Sapevi che ti aveva giurato eterna fedeltà e se tu gli avessi chiesto di portarti la luna, lui non ci avrebbe pensato due volte e, saresti pronta a giurare, che Shaka, la luna, sarebbe riuscito a portartela davvero.
Quando aveva aperto gli occhi, l'azzurro delle iridi ti aveva ferito e ammaliato. Il passato è una rapida esplosione di immagini. I ricordi di Athena, i tuoi ricordi ti mostrano il futuro.
«Se questa è la vostra volontà.»
«Lo è, Shaka. Ho ritenuto sia giusto informarvi. Questo...». Il tuo sguardo era scivolato sullo scrittoio, aveva seguito i dorsi delle copertine dei libri che furono di Andreas. «Questo posto non riesco a sentirlo mio. Mi dispiace, ma sono successe troppe cose.»
Lasci fuori il mondo dalle palpebre serrate per un po', mentre l'auto continua a scorrere al fianco del mondo.
Richiami alla memoria i ricordi. Rivivi quei momenti, per comprenderli in quanto Athena.
Forse se non fossi stata così sicura di me?
È un pensiero che ti sfiora e ti fa vergognare. Forse se tu avessi agito in modo diverso, loro sarebbero vivi.
Il cielo che vedi è denso di porpora. Un cielo irreale come lo sfondo di un palcoscenico apocalittico. Stringi il bastone di Nike con forza ad ogni gradino che sali. Il vento ti porta gli odori delle battaglie, del sangue, delle lacrime.
Come siamo arrivati a questo?
Ti chiedi con animo furioso. La dea della guerra che è in te trova indicibile una simile carneficina che ti ha privata di oltre metà del tuo esercito.
La casa del Toro è vuota. Il suo custode ha vegliato su di te, mentre il cielo si scioglieva in pioggia.
Oltrepassare Gemini è un tormento che ti affretti a lasciarti alle spalle. Devi riaverlo. In qualche modo devi ricondurlo a te. Lui è forte. Con il tuo esercito dimezzato hai bisogno di quell'uomo.
T'inginocchi accanto al cadavere del Cancro. Vorresti toccarlo, ma la tua mano resta sospesa a mezz'aria. Sai che lui non vorrebbe. Non ora.
Il Leone è spezzato. Veglia il corpo di un uomo che non hai mai visto.
«Athena?» soffia via.
Sai cosa vorrebbe chiederti. Sei una dea. Una dispensatrice di miracoli.
«Mi dispiace.» tendi una mano. La pelle del suo volto scotta. «Io non ho potere alcuno sui morti. Se avesse avuto anche solo un barlume di vita, avrei potuto ...»
Lui distoglie lo sguardo.
Sospiri.
«Vieni.» gli dici, senza guardarlo, mentre ti avvii verso l'uscita.
Le Case si susseguono le une dopo le altre. E più sali, più il tuo cuore precipita. Il tuo animo tenta di fuggire. Hai vinto ormai. Ma a quale prezzo?
Seiya è ancora in piedi. Persino tu ti chiedi come sia possibile. Dov'è situata la fonte della sua resistenza? Cosa scorre nelle sue vene?
L'uomo contro cui combatte ha occhi selvaggi di follia, mentre ti guarda. Per un'istante la sua immagine si sovrappone a quella di un altro uomo. È la stessa persona. Eppure non lo è. Una stanza illuminata da lampadari di cristallo. Gli eleganti abiti da sera si riflettono sul pavimento di marmo.
Lui è lì. Gli abiti eleganti, il volto bellissimo. Ha i capelli neri.
«Siete stanca mia signora? Desiderate andare via?»
Apri gli occhi di scatto. Le strade che ti sfrecciano accanto brillano di desolazione. Athene è così. Piena di bellezza e bruttura. Una città che cova in sé una malattia silenziosa. Il suo nutrimento è corruzione, scelte sbagliate, indifferenza. Ma questi sono i problemi degli uomini e come tali non sono competenza degli dei.
Ti volti.
Milo, lo Scorpione, guarda fisso davanti a sé.
«Ho fatto un sogno.» gli dici.
L'auto rallenta, fino a fermarsi. La portiera si apre.
Il pavimento della hall è così lucido da riflettere le persone che vi camminano.
I lampadari di cristallo risplendono della luce del solo.
«Era un posto simile a questo. Ho visto un uomo identico ad Arles ma allo stesso tempo non lo era. Era più simile a ...»
«Saga di Gemini.»
Annuisci. Sì, era più simile a Saga, all'uomo che era morto tra le sue braccia dopo aver fatto a pezzi il suo mondo.
Perché lo aveva fatto? Per paura? Per vergogna?
Le voci che giravano al Santuario era che Saga di Gemini si era ucciso perché incapace di sopportare il senso di colpa. Altri dicevano che aveva giudicato sé stesso colpevole e si era inflitto la massima pena.
Chiudi gli occhi. Una piega amara compare sulle sue labbra.
I tuoi passi, resi sordi dalla moquette, si arrestano di fronte alla porta della suite. Ti limiti ad annuire quando Milo si congeda. È nella camera a fianco. Basterebbe una lieve increspatura del tuo cosmo divino perché lui intervenga.
Siedi accanto alla finestra. Le stelle sono oscurate dalle luci elettriche della città e in lontananza scorgi il profilo cremisi delle automobili in corsa.
La stessa luce dei suoi occhi vessati dalla follia. Del suo sangue quando ha preferito morire piuttosto che levare ancora una volta la mano contro di te.

Note dell'Autrice - Piano piano aggiorno anche questa raccolta. Mi spiace non essere presente come prima, e chiedo scusa anche a chi commenta. Leggo tutti i commenti, ma non riesco a rispondere con rapidità. Prima a poi arriverò …
C'è un breve richiamo a una scena di Sincretismo in questa one-shot. Da qualche parte devo aver scritto che Rovine e Sincretismo pur seguendo due diverse linee temporali, presentano richiami l'uno all'altra. Sto cascando dal sonno, quindi … smetto di scrivere perché mi conosco: Comincio a straparlare!

E.

Questa è opera di fantasia.
Saint Seiya, i suoi personaggi e ogni richiamo alla serie citata appartengono a Masami Kuramada. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma solo come omaggio da parte di un fan. Tutti i personaggi, gli episodi e le battute di dialogo sono immaginari, e non vanno riferiti ad alcuna persona vivente né intesi come denigratori. In particolare, i personaggi, le ambientazioni e le situazioni da me create, mi appartengono; per poterli utilizzare altrove, o per riprodurre questa storia o parti di essa è necessario il mio consenso.

   
 
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