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Autore: _thelionking_    13/02/2018    0 recensioni
[Il Re Leone]
E se nel "Re Leone II", che noi tutti conosciamo, Kiara avesse un fratellino? Probabilmente la maggior parte della trama originale cambierebbe.
In questa storia, Kiara e Kopa sono fratelli gemelli, figli dei due sovrani della savana, Simba e Nala. Nonostante abbiano un aspetto simili, i loro caratteri sono completamente differenti l'uno dall'altro: Kopa, attento e responsabili, Kiara, istintiva e giocherellona, intraprenderanno due strade tra loro molto diverse, ma equamente difficili e tortuose. Riusciranno a cambiare i lor destini?
N.B: la storia non è altro che un "ampliamento" della trama originale del film, per quanto possa esserlo. Spero di averlo scritto, almeno, decentemente, ma, soprattutto, spero che possa piacere un po' a tutti.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Movieverse, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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​Vitani e le "Terre di Nessuno"

 
Nelle "Terre di Nessuno" le giornate avevano inizio molto prima, quando il sole non era ancora alto in cielo; lì, le condizioni di vita pessime, la numerosa presenza di leonesse e cuccioli e la mancanza di cibo, non favorivano una vita semplice, perciò, se si voleva sopravvivere in quelle terre tanto ostili quanto familiari, per tutti coloro che ci abitavano, bisognava lavorare.
Tutte le mattine, le leonesse si svegliavano, sistemavano i loro cuccioli, assicurandosi che stessero al sicuro e andavano a caccia in gruppi, a cui venivano assegnati determinati orari.
La regina indiscussa di quelle terre, era, senza ombra di dubbio, Zira, una leonessa tanto subdola ma talmente affascinante e potente da far cadere al suo cospetto un intero regno e che, dalla morte di Scar, aveva giurato vendetta per colui che, un tempo, l'aveva amata e che lei, tutt'ora amava, volendo impossessarsi del regno di Simba.
Zira ricordava alla perfezione il giorno in cui conobbe Taka, un piccolo leoncino indifeso e insicuro di se, spaventato all'idea di poter passare come "il secondo", quello mai all'altezza.
Zira era l'unica a conoscere davvero bene la storia di Taka e, altrettanto bene quella di Scar e poteva sicuramente affermare che, nonostante fossero nello stesso corpo, fossero due leoni completamente diversi; il primo  pacato e tranquillo, il secondo rancoroso e vendicativo. Ma Zira conosceva anche i motivi per cui quel leocino, tanto dolce e affettuoso con tutti, soprattutto con il fratello Mufasa, fosse radicalmente cambiato, ed era per questo che, forse, si era innamorata di lui.
Scar non era altro che il risultato di anni difficili per il piccolo Taka, di anni in cui si sentiva costantemente messo in secondo piano, quasi mai considerato da suo padre, Ahadi, troppo occupato ad insegnare a Mufasa tutto ciò che, un giorno, gli sarebbe stato utile per governare quelle terre; e ciò che Taka, come anche Scar, non riusciva a capire era come il padre non riuscisse  a comprendere il dolore che, il suo secondogenito potesse provare in quel periodo. Ma erano tutte paure infondate.
Zira aveva conosciuto quel leoncino dall'accennata criniera nera, quando ancora non serbava rancore nei confronti del fratello e quando si divertiva a passare i pomeriggi in loro compagnia, insieme anche a Sarabi e Sarafina. Tutti insieme si divertivano e, tra lei e Taka sembrava esserci anche qualcosa in più di una semplice amicizia, almeno fin quando non arrivò quel fatidico cambiamento che non era avvenuto in un giorno, ma in un arco di tempo nel quale nessuno si era mai reso conto del suo stato d'animo, tranne la leonessa tanto innamorata di lui.
L'avvento di Scar non aveva fatto altro che portare odio e tristezza nei cuori di tutti, anche in quello di Zira che, da un momento all'altro si era ritorvata ad esser trattata come un oggetto inutile da colui che, qualche tempo prima, le aveva confessato di amarla; la scomparsa di Taka si era trascinata dietro anche una parte di tutti coloro a cui era legato, si era portata con se un pezzo di cuore della leonessa delusa e rassegnata, che era stato stracciato e poi buttato via, come se non servisse più a niente. Scar si era divorato tutta l'allegria e la gioia di vivere di Taka ed era riuscito a corrompere anche Zira che, innamorata com'era, non era riuscita a ribellarsi, cadendo nella sua trappola eterna.
Passò anni interi al fianco del leone che, ogni giorno la trattava sempre peggio: prima come  schiava, poi come amante, come un oggetto personale e non ci pensava su due volte prima di urlarle contro e, a volte, ferirla fisicamente. Ma nonostante tutto, Zira aveva continuato ad amarlo, sottostando a tutto ciò che lui aveva in serbo per lei e per il suo destino. Nonostante tutto non riusciva ad opporsi; quegli occhi verdi, colmi d'odio e di astio, ma che prima erano spensierati e liberi, l'avevano ipnotizzata a vita, come un incantesimo d'amore che, spesso, finisce male e, dopo mesi si ritrovava lì, ancora innamorata di lui, che cercava vendetta, come se da lassù potesse essere ancora notata dal suo amato che, solo un tempo poteva definirsi tale, rendendolo orgoglioso di lei e, magari, facendolo pentire per tutto ciò che le aveva fatto.
Zira ricordava ancora il momento della morte di Scar. Si vide passare davanti agli occhi una vita intera; le giornate passate a giocare con i due fratelli, le risate, i giochi e i sorrisi, ma anche il cambiamento, l'odio e la vendetta provata in quegli anni e quasi si sentì mancare la terra sotto le zampe. Non riusciva a capire cosa stesse succedendo, se stesse facendo la cosa giusta o sbagliata, non sapeva se Scar, o Taka, o forse entrambi, fossero fieri di ciò che lei stava facendo in quel momento. Nella sua mente, Scar doveva essere ancora vendicato e la leonessa, determinata com'era, non si sarebbe, per nessun motivo, tirata indietro.
Aveva intenzione di sfruttare Kovu, il suo ultimo figlio adottivo, scelto da Scar come suo futuro erede, addestrandolo e insegnandogli a cacciare, a sopravvivere, ma, soprattutto, ad uccidere e avrebbe dato inizio al suo piano quella stessa mattina.
 
-Buongiorno, piccolo mio...- sorrise malignamente Zira, avvicinandosi al figlio che, lentamente aprì gli occhi, guardandosi intorno stralunato.
-Buongiorno, mamma- accennò un piccolo sorriso il cucciolo.
-Su, è ora di alzarsi!- continuò lei, con lo stesso tono di prima, ma con un sorriso ancora più tirato. Kovu la guardò stranito.
-Ma è presto!- si lamentò, ricevendo un'occhiataccia dalla madre.
-Kovu...- Zira s'interruppe. -Piccolo mio...- iniziò, girando intorno al leoncino. -Non ricordi? Oggi iniziamo il tuo addestramento- un sorriso colmo di cattiveria si venne a formare sul volto di Zira, mentre il piccolo Kovu la guardava con sguardo quasi assente, ignaro di ciò che la madre stava programmando.
-Addestramento?- chiese, infatti, subito dopo e Zira, di tutta risposta, si fece scappare una piccola risatina, quasi in tono di sfida.
-Oh, tesoro della mamma...- ammiccò Zira. -Ricordi chi ha ucciso Scar, non è così?-
-Simba...- rispose Kovu, già conoscendo l'intera storia.
-E chi è stato ad esiliarci in queste terre?- si imbronciò, Zira.
-S-Simba...- balbettò, ancora, Kovu.
-Proprio per questo dovrai ucciderlo...- rise, sempre più forte, Zira, mentre Kovu iniziava davvero a spaventarsi. -Le "Terre del Branco" spettavano a Scar, non a Simba; lui gliele ha strappate dalle zampe e, come se non bastasse, lo ha ucciso, esiliandoci tutti in questo postaccio. Deve pagarla e l'unico che può rivendicare Scar sei tu, mio dolce Kovu. Quelle terre spettano a te, ora. Sei tu il vero Re!- spiegò la leonessa, detrminata più che mai a far valere il potere del suo amato. Kovu annuì con la testa; lui non era d'accordo, ma non voleva discutere con sua madre, sapendo perfettamente che non fosse proprio il caso.
-Nuka!- urlò, subito dopo, Zira, richiamando a se l'attenzione del figlio più grande.
-Si, mamma?- sorrise Nuka, con un pizzico di speranza nella voce.
-Prendi Vitani e andate a cercare qualcosa da mangiare. Io ho da fare con Kovu- disse secca, afferrando il piccolo per la collottola e sparendo dalla visuale di Nuka che, sbuffando silenziosamente, uscì fuori, in cerca della sorellina.
-Vitani, vieni con me!- urlò Nuka, non appena la vide. -Dobbiamo andare a caccia- aggiunse, avvicinandosi a lei.
-Dobbiamo proprio?- sbuffò, controvoglia, Vitani. -Non posso rimanere con Kovu?-
-Ha da fare con la mamma, il prescelto...- Nuka alzò gli occhi al cielo, calcando l'ultima parola con disprezzo, mentre Vitani si lasciò sfuggire l'ennesimo sbuffo, seguendo il fratello maggiore.
-Almeno posso sapere dove andiamo?- aggiunse la cucciola, poco dopo.
-Prometti di non dirlo alla mamma, però, altrimenti ci uccide davvero- la avvertì. Nuka, strappando quella piccola promessa alla sorellina
-Andiamo al confine-.
 
Il silenzio regnava sovrano sulle "Terre del Branco", vegliando sui suoi abitanti, ancora addormentati. Solo uno di loro era sveglio; un piccolo leoncino dal ciuffo castano e dal manto dorato, tendente al marroncino, che non aveva chiuso occhio per l'intera nottata.
Le parole della sorella gli erano rimaste impresse nella mente, tanto che se le ripeteva costantemente tra se e se, come se volesse trovare una soluzione ad un arduo problema.
"Non c'erano alberi, solo tronchi caduti e senza foglie..." E Kopa si chiedeva come potesse esistere un luogo senza un minimo di verde, assente di flora; pensò a quanto kui si divertisse a rotolare sul prato inisieme alla sorella, mentre giocavano alla lotta e un piccolo sorriso gli si dipinse sul volto.
"Non si sentivano i cinguettii degli uccelli, solo il rumore dei coccodrilli che si muovevano nell'acqua..." E Kopa immaginò come sarebbe stato se anche le "Terre del Branco" fossero dominate da predatori come quelli e rabbrividì, indietreggiando al solo pensiero, come se fosse in pericolo. Era abituato a svegliarsi accolto da quegli stessi cinguettii dei piccoli volatili che, ogni mattina davano il buongiorno a tutto il regno e, quasi, gli sembrò di sentire la solita melodia rimbombargli nelle orecchie mentre, lentamente, socchiudeva gli occhi.
"La terra era rossa e secca e solo a toccarla con le zampe emanava calore..." E Kopa sentì le zampe contorcersi tra di loro, come se il calore di quelle zone si stesse espandendo anche sotto di lui; poi scosse la testa, come a volersi svegliare da un brutto incubo.
Ripensava costantemente a quelle parole, con preoccupazione, ma anche con curiosità, la quale, probabilmente, lo aveva portato a prendere la decisione di andare ad esplorare, anche lui come Kiara, il confine tra le due terre e quelle di Nessuno.
Il sole non era ancora sorto quando Kopa scese dalla Rupe dei Re, correndo in direzione  del confine, al quale arrivò mentre alcuni raggi iniziavano a farsi spazio nel cielo, illuminando piccole zone di terra.
Subito Kopa si soffermò ad osservare la differenza tra le sue terre e quelle in cui si trovava e ripensò, per l'ennesima volta, alle parole della sorella. Kiara aveva ragione; il distacco tra i due territori si poteva notare perfettamente. Erano talmente diversi, contrapposti che a Kopa salì un brivido lungo la colonna vertebrale, tremando leggermente, al solo scoprire che potesse esistere una cosa del genere.
Appoggiò una zampa tremante proprio sulla linea di confine tra le due terre e, stavolta, furono tanti i brividi a percuoterlo. Si guardò intorno, non notando nessuno, solo un grosso albero che, nonostante le precarie condizioni vitali era alto e rigoglioso. Kopa scosse la testa, per assicurarsi di non star avendo un'allucinazione, ma poi decise di avvicinarsi e sorrise, pensando che, un po' di vita c'era anche lì e che  forse, il padre esagerava con tutti quei racconti quasi macabri su quei luoghi oscuri. Forse da quando c'era stato lui erano cambiate molte cose... forse.
Restò per un po' ad osservare quell'albero, probabilmente un Baobab che, con il paesaggio intorno non si abbinava per niente e si stese ai suoi piedi. Bastarono pochi minuti prima che Kopa si addormentasse, recuperando il sonno di quella notte in bianco.
 
-Vitani, rimani qui!- urlò Nuka, guardandola severo, per poi scattare verso sinistra, in cerca di quache branco da poter cacciare. -Non ti muovere!- aggiunse, prima di sparire dalla visuale della sorellina.
Vitani annuì, ma non appena vide il fratello sparire davanti a se, iniziò a guardarsi intorno, soffermandosi particolarmente sul panorama di fronte a lei; le "Terre del Branco" risplendevano in tutta la loro prosperità e la malinconia, in un attimo, le avvolse il cuore. Non era nata nelle "Terre di Nessuno", Zira non era sua madre e Scar non era suo padre.
Lei era nata nelle "Terre del Branco", da altri due genitori, dai quali era stata portata via poco dooi la nascita. Poteva ancora ricordare la sensazione di vuoto che provò quel giorno, in cui Zira le rovinò completamente la vita. Non ricordava perfettamente i suoi genitori, ma era sicura, anzi, sicurissima, che se li avesse rivisti, li avrebbe riconosciuti in un batter d'occhio.
Sapeva che quella davanti a lei era la sua vera casa, che quella leonessa con cui aveva imparato a convivere non era sua madre e che quel leone per cui Zira aveva fatto e, ancora faceva, tutte quelle follie, per il quale aveva rovinato un futuro a lei e a Kovu, portandoli via da casa loro e dai loro rispettivi genitori, non era suo padre.
Vitani guardava le "Terre del Branco" con quasi le lacrime agli occhi; probabilmente tutti lì credevano che lei fosse la figlia legittima di Scar, quella da cui stare lontani, ma lei non lo era e si chiedeva perchè fosse stata cacciata via insieme a Zira, anche se conosceva perfettamente la risposta.
Era stato Simba, questo le aveva sempre insegnato la leonessa, ma lei sapeva che non era colpa sua; erano le leggi. Zira se l'era cercata e Simba l'aveva punita come avrebbe fatto con chiunque altro; e non era nemmeno colpa sua se ora lei si trovava nella stessa situazione di Zira e di tutte le leonesse che  vivevano con loro. In fondo Simba non sapeva che lei non era la figlia di Scar, non poteva saperlo... Ma avrebbe tanto voluto che lui ne fosse a conoscenza.
Vitani guardava quelle terre, sognando, un giorno, di poterci tornare e poterci vivere; sognava di rivedere i suoi genitori, di cui ricordava solo i nomi. Tojo e Tama erano i suoi genitori, quelli veri, quelli che l'avrebbero trattata come una vera figlia.
Guardò ancora per qualhe istante le "Terre del Branco", così irraggiungibili per lei, poi scosse la testa, riprendendosi e continuando il suo cammino senza meta, lungo il confine; senza meta fino a quando vide qualcosa di davvero strano.
Un grande Baobab sorgeva poco distante da lei, in corrispondenza della linea di confine sulla quale si trovava. Un Baobab, come non ne aveva mei visti, si stanziava dinanzi a lei in tutta la sua imponenza e a Vitani le si illuminarono gli occhi nel vederlo. Lo osservò, come incantata ancora per qualche istante, per poi avvicinarsi, sempre più curiosa.
Più andava avanti, più quell'albero le sembrava un'allucinazione, ma sorrise spontaneamente nel vedere che non lo era affatto e iniziò a correre; quel Baobab era, per lei, come uno spiraglio di luce nel buio più totale. Un po' di casa sua in quel luogo che, nemmeno lei sapeva come definire.
Era a pochi passi dall'arbusto quando, con sua grande sorpesa, scorse una sagoma indefinita che, dopo essersi avvicinata maggiormente, scoprì essere un cucciolo di leone, proprio come lei. Un po' titubante gli si avvicinò, distinguendo un ciuffo castano sulla sua testa e il manto dorato, quasi di un marroncino accennato. Sembrava innocuo.
Vitani era poco distante dal leoncino sconosciuto, mentre lo osservava attentamente, non sapendo cosa  fare. Poi non seppe nemmeno lei perchè lo fece, ma iniziò a scuoterlo, prima con le zampe e poi con il muso, sentendo dei mugolii di disapprovazione arrivare dall'altro.
 
-C-chi sei?- Kopa si mise in allerta, appena notò la leoncina sconosciuta dinanzi a se, scattando in posizione d'attacco. Vitani sobbalzò e, leggermente spaventata, continuò ad osservarlo. -Mi puoi dire chi sei?- aggiunse, spazientito, Kopa, sotto lo sguardo indagatore e beffardo dell'altra che, a quelle parole alzò lo sguardo, guardandolo negli occhi.
-Vitani...- disse, semplicemente, lei. -Mi chiamo Vitani- aggiunse, notando l'espressione confusa sul viso del leoncino di fronte a lei. -Tu?- domandò, subito dopo.
-Kopa...- iniziò. -Mi chiamo Kopa- la imitò, sostenendo lo sguardo di Vitani.
-Non ti ho mai visto qui, di dove sei?- chiese, sorridente, lei.
-Io vengo dalle "Terre del Branco"- rispose, fiero, Kopa. -Dalla Rupe dei Re- aggiunse, suscitando stupore nell'altra.
-Dalla R-Rupe dei R-Re?- balbettò, attonita, Vitani. -Sei il figlio di... di Simba?- domandò, ancora, curiosa.
-Beh...si...- balbettò Kopa, avendo paura di aver sbagliato a fornire quell'informazione, spaventato all'idea di poter essere giudicato troppo, solamente da quel fattore.
-W...Wow- sussurrò, a stento, Vitani, sorridendo e pensando a quanto fosse fortunato a vivere lì. Magari conosceva anche i suoi genitori.
-Tu?- Kopa interruppe i suoi pensieri. -Tu da dove vieni?- aggiunse lui, notando la sua espressione.
Vitani sbiancò e non proferì parola.
-N-Non vuoi dirlo?- azzardò Kopa e Vitani annuì con il capo. -Ma perchè?- si lasciò sfuggire lui.
-Non capiresti...- Vitani abbassò lo sguardo. -Scapperesti da me... Come farebbero tutti...- sussurrò.
-Invece io non me ne andrò... Perchè dovrei farlo?- rispose, determinato, Kopa.
Vitani alzò lo sguardo, incrociando i suoi occhi e percependo sincerità da parte dell'altro.
-Te lo prometto. Non andrò via da te- parlò Kopa, come se le stesse leggendo nella mente.
-Io...- balbettò Vitani. -Io vengo dalle "Terre di Nessuno"...- si fece forza. -Io... Io sono un'esiliata...-
Kopa la guardò, meravigliandosi di quella risposta. Suo padre aveva sempre descritto gli "esiliati" come  quelli cattivi, capaci di tutto, ma Vitani pareva l'opposto.
-Se...Se vuoi andartene, sei libero di farlo...- Vitani lo risvegliò dalla sua trance momentanea. -Lo capirò...- aggiunse.
-No, non me ne vado, te l'ho già detto- sorrise Kopa e Vitani gli saltò letteralmente addosso, abbracciandolo forte.
-Grazie, grazie, grazie- sorrise lei, rialzandosi e sistemandosi e Kopa la guardò felice.
Vitani stava per aggiungere qualcosa quando una lontana voce a lei tremendamente familiare, la interruppe.
-Kopa... Io devo andare- balbettò, allarmata, Vitani.
-Di già?- si dispiacque lui.
-C'è mio fratello che mi cerca e fidati, è meglio se non ti vede...- si giustificò lei, voltandosi di spalle, pronta a scattare via.
-Vitani...- la chiamò Kopa. -Domani possiamo rivederci?- propose.
Lei annuì, sorridendo sinceramente. -Domani, come oggi, qui- disse, poi, sparendo dalla sua visuale.
 
 
 
 
   
 
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