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Autore: Dreamer In Love    14/02/2018    4 recensioni
Diciamocelo, San Valentino non è la festa più bella dell'anno ma ha comunque il suo perchè e riesce a tirare fuori un minimo di romanticismo anche al più impensabile dei personaggi.
Dal testo: "Nami dopo anni di palpitazioni di cuore e disperazione per essersi innamorata di un cretino simile, si era decisa a dichiararsi. E quale giorno era meglio di San Valentino?"
Genere: Demenziale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Boa Hancock, Monkey D. Rufy, Nami, Nico Robin, Trafalgar Law | Coppie: Rufy/Nami
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Super babbei e cioccolato
 
Nami aspettava paziente davanti al cancello di casa Monkey D. che Rufy si facesse vivo. Sapeva sarebbe stato in ritardo per le lezioni - adorava dormire, quello scemo - e che di conseguenza si sarebbe sorbita pure lei la ramanzina dal professor Smoker ma sperava ne valesse la pena: dopo anni di palpitazioni di cuore e disperazione per essersi innamorata di un cretino simile, si era decisa a dichiararsi. E quale giorno era meglio di San Valentino? Il consiglio di Robin le sembrava ancora stupido e infantile ma doveva ammettere che, seppur si considerasse allergica a certe frivolezze, la sua vena romantica aveva preso il sopravvento. Arricciò le labbra in un’espressione di disappunto pensando al sorriso sornione – stracolmo di io ho sempre ragione - dell’amica quando le avrebbe comunicato l’accaduto.
Il rumore della porta che si apriva sul vialetto ciottolato della casa catturò la sua attenzione e la rossa vide il ragazzo uscire fischiettando, con la borsa in spalla e la divisa scolastica bellamente sbottonata sul petto nonostante le basse temperature. Il cappello di paglia calato sugli occhi, poi, era sintomo che il babbuino pensava solo al basket: certo, aveva anche un forte valore affettivo, eredità di Shanks il Rosso, storico campione della squadra e mentore di Rufy, ma esibire l’accessorio caratteristico della mascotte della scuola era il suo modo di sbeffeggiare gli avversari e mostrare a tutti chi era il capitano.
Nami strinse il pacchetto, che teneva pronto alla consegna, tra le mani e fece un passo avanti. Una voce che conosceva fin troppo bene, però, riempì prepotente la via e la giovane fu veloce a nascondersi in un cespuglio vicino.
- Rufy-sama! Facciamo la strada insieme? Ho un regalo per te. -
Nami strinse i pugni iraconda mentre osservava Boa Hancock, studentessa dell'ultimo anno e, secondo il sondaggio scolastico, ragazza più bella e ambita della scuola, attaccarsi al braccio del beota per stringerlo volutamente tra i seni prosperosi.
- Oh! Ciao, che cosa ci fai qui? -, la salutò il troglodita con un sorriso ebete sulla faccia.
La ragazza dai capelli scuri si piazzò davanti a lui: il viso adombrato d’imbarazzo e gli occhi cobalto lucidi di amore. Nami, che spiava la scena tra le foglie, si chiese, furibonda, come facesse la senpai ad essere sexy quando chiunque altro sarebbe sembrato solo un pomodoro rotolante.
- Questi sono per te, Rufy. -, e porse leggiadra il pacchetto di cioccolatini avvolto in una carta rosa scintillante.
Lo stupido in questione produsse un suono sorpreso, rendendo la sua bocca perfettamente ovale, per poi aprirla in un sorriso a trentasei denti.
- Grazie mille! –
Ruppe senza esitazione l’involucro tanto curato per afferrare in una manciata i dolci e infilarli tutti in bocca. Hancock guardava la scena con le mani congiunte al petto, in piena adorazione, mentre Nami cercava di trattenersi dall’uscire allo scoperto per picchiare il suo capitano con violenza: per quanto la rossa non sopportasse quella che aveva soprannominato l’imperatrice serpente, per via del gruppetto di vipere con cui andava in giro, il macaco non aveva avuto il minimo rispetto per il dono ricevuto.
- Sono buoni? -
- Sono strepitosi. -, commentò lui leccandosi le labbra.
- Sarei proprio una splendida mogliettina. Quando ci sposiamo? -, chiese temeraria la ragazza arricciando affascinante le labbra.
Rufy era nelle mire di Hancock da inizio anno e non era la prima volta che questa si dichiarava. Lo stupido scoppiò a ridere divertito.
- Non mi interessa, grazie. -
- Sai, mi chiedevo se avevi voglia di uscire insieme. -, continuò coraggiosa la mora.
La rossa digrignò i denti. Secondo le leggi della persuasione è più facile ottenere una risposta affermativa dopo una richiesta impossibile e Nami annotò per il futuro che la compagna di scuola era proprio una viscida serpe.
- Certo, se mai ci mettiamo d'accordo anche con Zoro e gli altri. Però facciamo settimana prossima che oggi abbiamo la partita. Spero verrai a vederci. -
Boa Hancock strabuzzò gli occhi, sconcertata: anche stavolta il suo amato non aveva capito le sue vere intenzioni. Diede un sospiro deluso. Poi, tornò a sorridere al moro.
- Contaci! –
Intanto, tra le fronde di un’aiuola, si librò una risata di sollievo. Rufy era proprio un babbeo.
 
 
Nami sapeva, anche senza voltarsi per accertarsene, che Robin la stava fissando con insistenza. Sentiva una sorta di fastidioso calore sulla nuca mentre, seduta a terra, alternava le gambe per lo stretching. La ragazza alzò gli occhi al cielo, indovinando i pensieri dell’amica: il pre-partita era l’occasione giusta per dare i dannati cioccolatini al gorilla di cui era innamorata. Infatti, tutti i loro compagni di squadra erano in campo per il riscaldamento e il capitano si era allontanato verso le macchinette a caccia di cibo. Gli spalti si stavano pian piano riempiendo e la squadra avversaria stava dando il meglio di sè nei canestri per incutere timore.
- Ogni volta mi dimentico che nonostante la sua stazza Bepo è molto agile. -, stava commentando Sanji e un “tzk” di Zoro, poco più in là, gli fece strabuzzare gli occhi per il nervoso.
- Secondo me perdiamo. -, intervenne Usopp, riallacciandosi nuovamente le scarpe per paura di una storta.
- Gli Heart sono fantastici. -, rincarò la dose Chopper sull’umore dei Mugiwara.
La rossa roteò gli occhi al cielo ma concordò con le intuite proteste telepatiche di Robin che i suoi compagni erano decisamente distratti e, forse, era davvero l’occasione per dichiararsi. Si alzò di slancio e, con la scusa di dover andare a prendere l’acqua e dopo aver rifiutato le numerose proposte di servilismo di Sanji, si fiondò nel corridoio che portava agli spogliatoi. Acciuffò sbrigativa i dolci, riposti malamente nella sacca di ginnastica dopo la delusione della mattinata, e si avviò verso l’area ristoro. Quando svoltò l’angolo, vide il capitano, con il cappello di paglia penzoloni sulla schiena, che cercava di tenere tra le braccia la solita quantità industriale di stuzzichini.
- Ruf…-, cominciò a chiamarlo ma la voce gli morì in gola.
Trafalgar Law, primo della squadra degli Heart, porgeva, con un leggero rossore sulle gote magre, un sacchetto di cioccolata.
- Grazie mille Traffy! Sembrano davvero deliziosi. Non vedo l’ora di assaggiarli. -, apostrofò il suo ospite Rufy, con un gran sorriso sul viso.
Il maggiore studiò per qualche secondo l’avversario, per poi aprire con un colpo secco la plastica che conteneva il dolce. Con le lunghe dita tatuate, afferrò un cioccolatino e lo avvicinò al viso del Mugiwara.
- T’imbocco. Voglio vedere la tua espressione nel mangiarli. -, spiegò brevemente il maggiore con lo sguardo intenso e concentrato.
Nami stessa si trovò ad avvampare a quella proposta così intima ma l’imbecille, come sempre, sembrava a suo agio. Spalancò le labbra per permettere all’amico di saziarlo. Masticò rumorosamente commentando allo stesso tempo la bravura del cuoco.
- Li ho fatti in casa. -, confermò Trafalgar Law con un mezzo sorriso fiero.
Poi, insieme, si diressero verso la palestra e Nami, nascosta appena in tempo dietro una pianta, si accasciò a terra, sconfortata. Rufy era decisamente un babbeo.
 
 
- Pure Trafalgar Law, Robin! Trafalgar Law! –
- Era tomo-choko, Nami, non disperare. –
La ragazza in questione si arruffò i lunghi capelli, ancora umidi dalla doccia del post partita, e lanciò un verso di stizza che riempì il cortile deserto della scuola.
- Non credo che per Traffy sia solo amicizia ma, in ogni caso, la cosa che mi manda fuori di testa è di non aver avuto nemmeno un’occasione. –
La senpai diede una leggera pacca sulla schiena della rossa.
- Non pensavo t’importasse tanto. Dicevi che non era fondamentale farlo a San Valentino, no? Puoi sempre tentarci domani. –
Nami si voltò verso la sorella maggiore – o almeno così la considerava – e la abbracciò di slancio.
- Oh! Robin, se non ci fossi tu, sarei già impazzita. Quello là è una causa persa. –
- Non totalmente. –
L’affermazione dell’amica obbligò Nami ad allontanarsi dalle sue braccia per guardarla in malo modo.
- Che cosa intendi? –
La mora fece un cenno alle spalle della rossa e sorrise. Al che, Nami si voltò e incrociò le iridi scure del suo capitano. Questo salutò con un gesto della mano le due, invitandole ad avvicinarsi.
- Che cosa ci fai ancora qui? –, domandò a bruciapelo la minore delle ragazze.
Infatti, solitamente gli altri le aspettavano direttamente al bar di Shakky per festeggiare. Zoro riteneva le due donne troppo lente a lavarsi - come se il risciacquo di sola acqua del marimo fosse stato "lavarsi" -; comunque, Nami doveva ammettere che ultimamente l'odore di “virilità”, come piaceva definirlo a Zoro, era stato sostituito da un leggero sentore di acqua di colonia fin troppo simile a quella di Sanji.
- Ero preoccupato per te. -
A quelle parole, Nami guardò stralunata lo scemo che non smetteva di sorridere ebete.
- Robin non vieni con noi? -
Alla frase del ragazzo, la rossa si accorse della figura della senpai che si allontanava.
- Ho una commissione da fare. Vi raggiungo dopo con Franky. -
Pacata, affettuosa e intelligente: ecco come Nami avrebbe definito la sua migliore amica e la ringraziò di tutto cuore di averli lasciati soli.
- Preoccupato per cosa? -, riprese il discorso la giovane, portando, dubbiosa, le mani ai fianchi.
Il moro si grattò la testa, noncurante.
- Non mi sembravi molto in forma durante la partita. Insomma, ciondolavi in campo come uno zombie e guardavi tutti male. Traffy pensa tu gli abbia fatto il malocchio. Comunque, ti ho aspettato per darti questo. -
L'imbecille aprì una mano per mostrare a Nami un cioccolatino mezzo sciolto. La rossa strabuzzò gli occhi, boccheggiò, sbuffò, preparò un dito accusatore ma poi lo abbassò. Era atterrita: aveva impiegato tutta la giornata a rincorrerlo e, alla fine, era stato lui a farsi avanti con tanto di dolce annesso. Ogni donna sarebbe stata felice ma lei no, la sua testa era strabordante di una sola e lampante parola: babbeo.  
- Forza! Mangia! Ti sentirai meglio. –
Ancora frastornata, la rossa afferrò il cibo appiccicaticcio e con una leggera espressione di disgusto lo mise in bocca. Era buono, speziato ma saporito. Effettivamente, dopo le continue delusioni, Nami si sentì un po’ meglio. Rilassò le spalle e inarcò leggermente le labbra verso l'alto. Il compagno, accortosi del cambiamento della ragazza, si aprì in un ghigno sghembo.
- Sei bellissima quando sorridi. -
La saliva le finì di traverso e Nami cominciò a tossire rumorosamente, mentre il suo viso diventava di un vivido rosso porpora. La risata di lui, che la prendeva teneramente in giro, le diede il tempo di riprendersi. Era giunto il momento di buttarsi, osare, come Rufy le aveva insegnato a fare in quegli anni di conoscenza. Le aleggiò nella mente l'immagine del ragazzino delle medie che, caparbio nel voler essere suo amico, aveva sfidato il capo della banda del liceo di cui lei faceva parte.
- Rufy, ascolta. -, cominciò e il ragazzo assunse un'espressione seria, rara per i suoi muscoli facciali.
- Lo sai che giorno è oggi? -
- Il quattordici febbraio. C'è stata la partita. -
Era tipico di lui ricordare una data solo perché associata al basket.
Con pazienza, Nami continuò.
- È anche San Valentino, la festa degli innamorati. -
Rufy con uno schioccare di mani dimostrò la sua sorpresa.
- Oh, certo! Ieri sera Sanji stava preparando il cioccolato e mi ha fatto provare. Si è messo a dire qualcosa sulla Francia e l'amore ma non l'ho ascoltato molto. -
Sanji aveva fatto del cioccolato e né a lei né a Robin era arrivato nulla. Stranita da quella scoperta, Nami decise che avrebbe investigato in un altro momento. Se Rufy aveva fatto del cioccolato, quello che aveva appena mangiato era forse una sua creazione?
- Si dona del cioccolato a chi si vuole bene, si ama. -, spiegò coincisa. - Ho qualcosa per te. -
Prese dalla borsa il suo sacchetto e glielo porse, le guance in fiamme e uno sguardo rivolto al capitano carico di aspettativa, nella speranza che capisse il messaggio ma le iridi scure di lui erano stracolme di idiozia.
- So già che mi vuoi bene Nami. -
- Il mio è un volerti bene molto diverso da quello delle scuole medie, Rufy. Sono innamorata di te da molto tempo. -
Il moro arricciò le labbra, confuso, e sul viso della giovane nacque una smorfia triste.
- Ti amo Rufy. Volevo solo tu lo sapessi. -
Si strinse nelle spalle e fece qualche passo indietro. Le lacrime stavano per fare capolino tra le ciglia per la frustrazione e abbassò il capo, fissando l’asfalto. Attendeva un segnale, un gesto, una parola che smentisse il gigantesco rifiuto che, sapeva, sarebbe arrivato nel solito modo ingenuo e irritante che lei adorava. Da Rufy non si era mai aspettata altro ma la voglia di togliersi dal cuore il peso di quei sentimenti per troppo tempo taciuti l’aveva spinta a osare.
Poi, sentì un peso leggero sulla testa e alzando le iridi castane incontrò la paglia del cappello di Rufy e gli occhi del capitano che la guardavano dolcemente.
- Ti sta bene, sai? Te lo presto. -, disse semplice.
Solo chi lo conosceva bene poteva capire il vero significato di quelle parole e Nami non potè fare a meno di sorridere. Mai aveva creduto davvero di riuscire nel suo intento e ora era diventata ufficialmente uno dei tesori più preziosi di Rufy. Il suo cuore stava palpitando all’impazzata e le sue labbra non smettevano un secondo di esprimere la sua felicità.
- Andiamo? -, continuò il giovane prodigandosi in uno dei suoi sorrisi sghembi.
La rossa si portò una ciocca dietro l’orecchio e annuì.
Lui incrociò le sue dita calde e grandi con quelle di Nami e l’uno accanto all’altro iniziarono a camminare per la via illuminata solo dai lampioni.
 
 
Robin guardava da dietro un angolo i due giovani ragazzi che si allontanavano insieme. Ridacchiò sommessamente e si voltò verso il suo compagno.
- Non poteva che finire così. Sono proprio due babbei. -, commentò divertita.
Franky produsse una risata metallica e chiassosa.
- No, sono dei super babbei. –
Salirono entrambi sulla moto parcheggiata lì vicino e scomparirono tra le vie della città.
 



Angolo dell'autrice:
questa storia è una sciocchezza romantica e sdolcinata ma mi sono divertita un sacco a scriverla. Spero di allietarvi la giornata e, per quanto io odi questa festa, vi auguro un buon San Valentino. Attendo i vostri commenti.
Adios e un besos,
Dreamer In Love
  
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