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Autore: lagertha95    15/02/2018    2 recensioni
Sono passati 10 anni dalla fine della Seconda Guerra Magica.
Hermione e Draco hanno vissuto felici, in una Londra ormai in pace, ma adesso qualcosa è cambiato.
Cos'è successo di così grave da portare Draco ad allontanarsi?
Hermione riuscirà a mettere da parte tutto l'orgoglio grifondoro che la contraddistingue?
In un viaggio che la porterà a ripercorrere luoghi del passato, Hermione riscoprirà se stessa e in mezzo ai ricordi prenderà coscienza di cose che fino ad ora le erano risultate invisibili.
Dal testo:
“Dove andrai?” mi chiede.
Non lo so, non ancora. Forse dovrei iniziare da dove tutto è cominciato…
“Hogwarts”.
Genere: Erotico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Salve a tutti/e!
E...SORPRESA!
Aggiornamento in anticipo di un paio di settimane :)
Alla fine, il capitolo era pronto, io sono tornata a casa, la connessione c'era e anche la tranquillità emotiva: perchè farvi aspettare ancora?
Come sempre, spero che il capitolo vi piaccia, che lo leggiate con piacere, che vi spianga a lasciare un commentino e a continuare a seguire la mia storia.
Vi avverto, non è un capitolo molto importante, è più un capitolo di passaggio, di ritorno alla realtà.
La caccia al tesoro è finita, la proposta è stata fatta, la risposta la leggerete in questo capitolo.
Non vi anticipo nulla, ma spero davvero che vi piaccia!
Ringrazio, come sempre, chi legge, commenta, preferisce, ricorda e segue questa storia: Grazie, Grazie Mille! (cit. Brenda Leigh Johnson, The Closer)
E quindi nulla, adesso smetto di scocciarvi e vi lascio alla lettura.

A presto, 
Baci Lagherta :*


 

Capitolo 21



 
Hermione, vuoi sposarmi?”

Lo stavo fissando, in silenzio, da almeno un quarto d'ora.
L'unico suono che si sente nella stanza, in questo momento, sono i nostri respiri, entrambi accelerati, e lo sciacquio dell'acqua.

“Draco…”

“Dico sul serio.”

“Ma…”

“È un po' di tempo che ci penso. Stavo impazzendo, perché avrei voluto chiedertelo con stile, stavo organizzando tutto, con l'aiuto di Daphne…”

“Daphne? Quindi non eri da lei per lavoro…”

“Ero da lei per lavoro, ma non solo. Comunque, non è che te lo chiedo così, perché abbiamo scoperto che sei incinta, che presto avremo un bambino. Voglio che tu sappia che te lo chiedo perché lo voglio. Te lo avrei chiesto anche senza il bambino in arrivo.”

“Ma Draco…”

“Sì o no. È facile Granger.”

Questa frase…ogni volta che nella nostra relazione sono stata messa davanti ad una scelta, questa frase ha rappresentato il punto di svolta.
Che cosa voglio, io?
Voglio davvero sposarmi?
Non che cambi molto, in fondo conviviamo, adesso aspettiamo un bambino…l'anello al dito ce l'ho già. Che cosa cambierebbe?
La risposta è lampante: non cambierebbe proprio niente.

“Sì”

Vengo stretta in un abbraccio che mi mozza il fiato e subito dopo le sue labbra sono sulle mie, morbide come sempre. Il suo profumo mi invade le narici e io mi sento a casa.

“Ti amo, Granger.”

“Ti amo anche io, Draco.”

* * *

Abbiamo fatto l'amore, per la prima volta dopo un mese. Per la prima volta dopo il litigio.

Draco non è mai stato così dolce, lento e rispettoso. Il sesso tra noi è sempre stato pieno di amore e di passione, mai delicato.
Mi tiene stretta tra le braccia come se fossi di vetro, si spinge in me lentamente e non solo per farmi assaporare il piacere, ma perché teme di potermi in qualche modo ferire o di ferire la piccola e giovane vita che sta crescendo dentro di me.
È diverso. E strano, anche se non meno bello.

Le sue mani e le sue labbra percorrono il mio corpo con carezze e baci, soffermandosi sui seni (ora dannatamente sensibili) e sul ventre, carezzandolo e venerandolo, sussurrando parole che non riesco a cogliere, ma che mi ispirano un'enorme tenerezza.
Mi sfiora, provocandomi brividi incontrollabili, poi risale con le labbra, posando baci sui capezzoli scuri, sulle clavicole sporgenti, lungo il collo, per raggiungere infine le labbra.
Quando si spinge in me è come se il mio corpo riconoscesse quell'intrusione, lasciandolo entrare e abbracciandolo. Ritroviamo immediatamente il ritmo così familiare che ci ha guidati per 9 anni, alternando spinte più e meno profonde, muovendoci più o meno veloce.
Eppure sento che il mio corpo è cambiato. Non so spiegare come, eppure lo sento: tutto sembra amplificato.
Quando raggiungiamo il culmine, stranamente insieme, Draco mi libera dal suo peso, ma io mi accoccolo su di lui, che mi stringe a sé come se dovessi scomparire da un momento all'altro.

“Non andrò via mai più” sussurra.

“Non ti lascerò andar via mai più” rispondo, bisbigliando.

Le sue mani vagano sulla mia schiena nuda, tracciando strade invisibili e sconosciute, io osservo il suo petto alzarsi ed abbassarsi, seguendo il ritmo del suo respiro e ascolto il battito del suo cuore, così potente e rassicurante.
La sera scende sulla città, che improvvisamente si anima. Dalle finestre della mia stanza entra una brezza leggera che smuove le tende, accompagnata dai suoni dell'umanità e dagli odori della cucina portoghese.
Il rumore del tram, della musica che si sparge nell'aria, le voci della gente, le risate, la loro lingua così morbida, ci accompagnano in un sonno senza sogni né incubi.

Dal davanzale della finestra, Spica veglia i nostri sogni.

* * *

Mi sveglio molte, molte ore dopo, riposata e rilassata.
Nel sonno ci siamo mossi. Io sono girata sul fianco sinistro, Draco è disteso dietro di me, il braccio sinistro che mi abbraccia, la mano sul mio ventre, il resto del corpo accostato al mio.
Che sensazione fantastica sentire il suo respiro lieve sul collo, il calore del suo corpo, il suo braccio che mi avvolge: con nessuno ho mai sperimentato un tale senso di pace.

Cercando di essere il più delicata possibile, sciolgo l'abbraccio dell'uomo che mai avrei immaginato al mio fianco e contemporaneamente l'unico uomo che adesso voglio, per tutto il resto della mia vita.

Mi fermo, per l'ennesima volta in questi quasi dieci anni di vita insieme, a guardarlo.
Ne sfioro il profilo affilato, che negli anni ha preso il posto di quello paffutello dell'infanzia: gli zigomi alti, che ogni donna invidierebbe; le labbra carnose, ma non meno maschili; la pelle candida e perfetta, nemmeno fosse marmo; il naso dritto e appuntito, infallibile segno del suo retaggio aristocratico.
Da bambino era molto carino, ma crescendo è diventato un uomo bello e affascinante.

Lo vedo aggrottare le sopracciglia e ritiro velocemente la mano, ma lui mi blocca e apre lentamente gli occhi, quei meravigliosi occhi grigi che mi hanno fatto capitolare fin dalla prima volta che si sono posati su di me senza veli che nascondessero l'essere reale del loro possessore.

“Buongiorno…” sussurra, sbattendo le palpebre.

“Vuoi dire buonasera…” sussurro in risposta, baciandolo leggera sulle labbra.

“Che ore sono?” chiede, alzandosi su un braccio e guardandosi intorno, cercando di orientarsi dalla luce che entra, soffusa, dalla finestra.

“Ora di cena, presumo…” rispondo, annusando l'aria.

Dalle finestre socchiuse entra un buon odore di sardina asada e verdure arrosto.
Mi viene improvvisamente fame: da quanto non mangio? Senza contare che ogni cosa che ho ingerito nelle ultime ventiquattr'ore, l'ho vomitata subito dopo.

“Ti va di uscire a cena?” chiedo, voltandomi verso Draco, ancora steso sul fianco con gli occhi assonnati.

“Dove hai intenzione di portarmi?” risponde.

“C'è un ristorantino di cui ho sentito parlare bene…”

“Ah sì? E da chi, se posso chiedere?”

“Dai vicini, idiota. Sono qui da quasi due settimane, pensavi che non avessi parlato con nessuno? Sarei impazzita, lo sai. Sono una coppia anziana, molto gentile e che per fortuna parla inglese. Mi ha detto che nella città vecchia c'è questo ristorante, piccolo, ma carino e poco pretenzioso…”

La smorfia di Draco alle parole “poco pretenzioso” dice tutto quello che pensa e a me viene spontaneo imbronciarmi.

“Oh, e va bene. Andiamo in questo ristorante carino e poco pretenzioso.” sbuffa lui nel vedere la mia faccia. “Ma smettila di fare il broncio: sembri una bambina.” aggiunge poi, uscendo dal groviglio di lenzuola.

Lo osservo, non riuscendo a farne a meno e mi torna in mente il sogno che ho fatto.
Rivedo gli occhi pieni di amore con cui il Draco del sogno guardava me e il bambino, il suo profumo, la stretta allo stomaco che mi ha colto nell'accogliere quel bambino dai capelli dorati tra le braccia…Percepisco l'enormità di quello che sta succedendo: il matrimonio, il bambino…saremo una famiglia.
È tutto quello che ho sempre desiderato, fin da bambina, ma che con la guerra avevo accantonato, troppo impaurita e occupata a sopravvivere per dare spago a sogni che avevo catalogato come infantili.
Eppure adesso è tutto qui, ad un passo da me. Mi sembra quasi di afferrarlo, quel futuro, se solo allungassi la mano…

* * *

Sorprendentemente ci mettiamo pochissimo a prepararci.
Nemmeno una mezz'ora dopo siamo seduti ad un tavolino di alluminio all'esterno di un ristorantino dall'atmosfera familiare nell'Alfama.

La sera di aprile è mite, a Lisbona, molto più mite di quella di Londra. Intorno a noi girano gatti che miagolano e che si strusciano, ruffiani, alle gambe mie e di Draco, che sbuffa infastidito.

Io ridacchio. È buffo vederlo in un elemento così tanto lontano dal suo, nonostante siano anni che stiamo insieme non riesce ancora ad essere a proprio agio in un posto così plebeo.
Lo guardo, vestito con jeans e camicia, i capelli biondi che luccicano sotto la luce calda delle lampade da esterno, il viso così estremamente attraente.
Mi sento improvvisamente accaldata e non è il clima, che anche se mite è comunque freschino, né le lampade che ci illuminano.


La proprietaria, una donna anziana e rotondetta, si avvicina e, in un inglese un po' stentato e con un forte accento, ci chiede che cosa desideriamo ordinare.
È sorpresa quando Draco le risponde in portoghese e si apre in un sorriso a 44 denti.

Merlino, riesce a far colpo proprio su chiunque” penso, alzando gli occhi al cielo e sorridendo.

Ordiniamo una grigliata di carne con contorno di verdure alla griglia e dell'acqua. Adesso che so, meglio evitare alcol.
Devo anche prendere un appuntamento con il ginecologo, visto che fino ad adesso non ho fatto neanche una visita. Spero solo che il bambino, o la bambina, non abbia riportato danni.

Ceniamo in tranquillità, senza parlare. Non ce n'è bisogno. Nonostante il mese passato lontani è come se nulla fosse accaduto.
Una volta finito, paghiamo e facciamo una passeggiata per la città fino a tornare nel mio appartamento.
Spica deve essere uscita a caccia, perché non è in casa.

In un silenzio quasi religioso, entriamo, accendo le luci e ci dirigiamo in camera.
Entriamo in bagno, insieme, come abbiamo sempre fatto. Ci laviamo e poi ci cambiamo per la notte.

Non ho mai indossato pigiami e neanche lingerie. Mi piace dormire comoda e da sempre, soprattutto da quando dormo con Draco (che è uno scaldaletto umano), preferisco le larghe e maschili maglie in cotone. Quella che ho indossato in questi giorni è bianca ed enorme. È una maglia di Draco, l'ho presa a casa quando sono partita, per avere con me il suo odore anche se lui non c'era.
Draco lo nota e sorride. Poi si avvicina e mi abbraccia.
Quando mi lascia andare, lo guardo e mi sembra che non sia mai stato così bello.

È così naturale pensare di dividere di nuovo il letto con Draco.
Non c'è neanche da pensare da quale lato del letto coricarsi. Io sul lato sinistro, più vicina alla porta, lui sul destro, vicino alla finestra. Sono anni che dormiamo così, che ci addormentiamo accoccolati sul fianco sinistro, lui che mi abbraccia e sprofonda il viso nei miei ricci.
Mi ha rivelato, ormai tanti anni fa, che adora l'odore dei miei capelli, lo trova molto rilassante e lo fa dormire come un bambino.

Ci addormentiamo così, abbracciati, cullati dal suono dei nostri respiri sincronizzati.

   
 
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