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Autore: Marauder Juggernaut    17/02/2018    2 recensioni
[Dal Testo]
Sentì il sangue sgorgare ancora dalla ferita all’addome. Serrò le fauci mentre appoggiava la testa alla parete della casa dietro di lui. Tagli ed ematomi deturpavano l’intero petto, il dolore squassava i muscoli fino dentro alle ossa. Lentamente, portò una mano fino allo squarcio che si era procurato lui stesso con il proprio tridente.
Il suo orgoglio di uomo non era vacillato nemmeno per un momento, nonostante ciò gli fosse costato lo scontro. Gli venne quasi da ridere con quella bocca smisurata.
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[ What if? sulla fine della saga di Whole Cake Island; probabili spoiler. Personaggi: Perospero, Katakuri e Pudding ]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Charlotte Katakuri, Charlotte Pudding
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Flawless Defeat


Si dice che il sangue sia più denso dell’acqua.
Ci definisce. Ci lega. Ci maledice.
 
 
 
Katakuri gemette di dolore mentre si appoggiava al muro di una casa. Il suo petto si alzava e si abbassava piano, il respiro appesantito dal combattimento appena sostenuto. Dal combattimento appena perso.
Mai, mai gli era capitato di trovare qualcuno che lo superasse e che lo mettesse schiena a terra. Sconfitto.
Era un groppo amaro da ingoiare, ma non così pesante come aveva immaginato. Lo era solo in parte.
Monkey D. Luffy. Il pirata dal cappello di paglia. Quel ragazzino lo aveva messo a nudo. Letteralmente.
Forse sarebbe diventato davvero il re dei pirati.
Sentì il sangue sgorgare ancora dalla ferita all’addome. Serrò le fauci mentre appoggiava la testa alla parete della casa dietro di lui. Tagli ed ematomi deturpavano l’intero petto, il dolore squassava i muscoli fino dentro alle ossa. Lentamente, portò una mano fino allo squarcio che si era procurato lui stesso con il proprio tridente.
Il suo orgoglio di uomo non era vacillato nemmeno per un momento, nonostante ciò gli fosse costato lo scontro. Gli venne quasi da ridere con quella bocca smisurata.
« Questa è la più grande disfatta della famiglia Charlotte … non trovi, fratello Peros? ». Il maggiore si sedette su una delle macerie poco distanti. Scoccò un’occhiata infastidita alla bocca deforme di Katakuri, prima di concentrarsi sul mare di fronte a loro, così colmo di fumo e relitti.
« Non sembri nemmeno troppo triste per tutta la vicenda… » commentò con acredine, sciogliendo il braccio artificiale di caramello. Conosceva da sempre il segreto del secondo – e perfetto – figlio maschio della famiglia Charlotte, ma ciò non toglieva il fatto che non gli piacesse vederlo senza la sua sciarpa; ma non disse nulla, si limitò a continuare a guardare l’oceano. Non c’era bisogno di infierire ancora sull’onore di Katakuri, tutta la famiglia lo aveva già fatto quando tutti avevano visto cosa celasse davvero oltre la morbida stoffa sul volto. Avevano riso di lui, lo avevano biasimato, si erano voltati dall’altra parte schifati dal vero aspetto del migliore dei figli. Ma il suo orgoglio era rimasto integro, era restato in piedi nonostante gli sputi e gli insulti di tutti. Nonostante i rimproveri per quella sua prima sconfitta, così importante, così fatale.
« Lo sono. Sono solo troppo stanco per dimostrarlo ». Il secondogenito socchiuse gli occhi, cercando di scacciare dalla mente le immagini di vergogna che si riaffacciavano ai suoi ricordi. Non importava più ormai che tutti lo deridessero per quell’aspetto mostruoso, in quel momento l’unica cosa che la famiglia Charlotte poteva fare era piangere per la disfatta causata da un gruppo di poco più di dieci pirati con molta fortuna. La dea cieca aveva davvero dato un bacio a labbra piene alla nascita di Luffy Cappello di Paglia.
« Sarà dura risollevarsi dopo tutto questo … e non è nemmeno detto che ci riusciremo. Dovremo dare più di quanto abbiamo già dato per rimetterci in piedi, Katakuri… ».
« Non contare su di me. »
« Eh? »
« Hai sentito. »
« Katakuri, non vorrai mica… »
« Sì, è così, Perospero… »
 Il silenzio cadde su di loro come una nebbia fitta. Il maggiore guardava il secondogenito con gli occhi e la bocca spalancati, non credendo a nessuna delle sue parole. Tentò di articolare alcune frasi di senso compiuto, ma la sorpresa era tale che nessun suono usciva dalla sua gola.
« Non puoi … Mama te la farà pagare con la vita… » riuscì solo a dire, ancora sconvolto da quella decisione del minore. Katakuri riuscì unicamente a pensare al corpo di nuovo nutrito della propria madre, lasciato privo di sensi su Chocolate Island. Quanto lo avrebbe denigrato se avesse osato presentarsi al suo cospetto senza la sciarpa…
« Prima l’esecuzione, poi il verdetto. Così sia ». Non temeva il giudizio della genitrice. Una nuova fitta lo fece tremare dal dolore. Perospero non smise di fissare il fratello per lunghi minuti in silenzio, prima di dare voce a quella domanda che premeva insistentemente contro le labbra.
« Cosa hai trovato nel Mondo Specchio, Katakuri? ». Cosa. Cosa era successo in quell’ambiente parallelo attraverso lo specchio che aveva portato l’irraggiungibile secondogenito a scoprirsi e mostrarsi più umano?
Il Dolce Comandante chiuse gli occhi per ricordare.
Quella bocca digrignata per lo sforzo. Quegli occhi neri colmi di testardaggine. Quella tenacia che avrebbe potuto spaccare il mondo in due come un arancio.
Quell’assoluta indifferenza nei riguardi del suo aspetto mostruoso. Non aveva sprecato nemmeno un fiato sull’argomento, come se non fosse stato minimamente spaventato, disgustato o confuso da qualcosa di così diverso.
« Alice… » rispose solo, sperando che il fratello cogliesse il significato.
Il primogenito scattò in piedi, indignato da quella risposta senza senso. « È impossibile! ». Katakuri sbuffò: allora se la ricordava, la storia…
Al Dolce comandante venne quasi da ridere quando Perospero alzò gli occhi al cielo, probabilmente dando del pazzo al fratello.
Entrambi i fratelli si voltarono quando videro Pudding avvicinarsi nella loro direzione, malferma sulle gambe per la stanchezza dopo aver sfamato il proprio capitano.
« Torno da Mama… » disse solamente Perospero, lasciando soli i due. La sorellina non disse nulla, si limitò a guardare con apprensione le ferite di Katakuri. Il suo sguardo salì dal ventre del fratello, fino ai pettorali, alle spalle e al suo viso scoperto. Pudding si morse le labbra, facendo un passo in avanti verso il maggiore. E poi un altro; e un altro ancora finché non si ritrovò tra le doloranti braccia che il fratello aveva teso verso di lei. Pudding non disse nulla riguardo il suo aspetto, sebbene la sorpresa lo avesse presa in pieno quando aveva scorto il volto del secondogenito. Si era sentita male per lui quando gli altri lo avevano deriso, un grumo nero le aveva invaso lo stomaco quando aveva visto Flambé – che venerava Katakuri come essere perfetto – ridere e schernirlo davanti a tutti. Aveva voglia di urlare, di difenderlo da quegli insulti, ma la sua voce non si sarebbe udita al di sopra di quelle maligne prese in giro. Ricordi di un’infanzia passata nella vergogna si affacciarono alla sua mente mentre si stringeva di più in quell’abbraccio che aveva il sapore della sconfitta. Mai avrebbe pensato che l’irraggiungibile Katakuri avesse sofferto tanto quanto lei.
Il fratello ignorò il dolore, tenendo più vicino l’esile corpo della sorellina che ancora tremava.
« Se ne sono andati facendo un gran rumore, proprio come sono arrivati… » affermò Katakuri, scrutando il mare di fronte a sé, anche se era ormai impossibile distinguere la sagoma della nave di Cappello di Paglia allontanarsi.
« Forse è un bene che il piano non abbia funzionato… » ammise Pudding con un pigolio. Katakuri la fissò sorpreso, prima di annuire con un cenno del capo. Col senno di poi, forse aveva ragione, anche se era stata proprio lei a mandarlo all’aria.
« Cosa ti ha fermato la mano, Pudding? ». Era lecito saperlo. La sorellina sorrise mesta, la linea delle labbra assunse una curva dolce e tiepida. « Ha detto che il mio terzo occhio era bellissimo… » gli confessò la ragazza, sentendo il cuore scaldarsi a quel ricordo. Un ricordo che, con i propri poteri, avrebbe voluto togliersi dalla testa solo per riguardarlo di fronte a sé, all’infinito.
Katakuri annuì. In fondo, era facile perdere la testa per una persona che aveva fatto un sincero complimento a ciò che tutti avevano sempre considerato un difetto. E, da quello che aveva potuto scorgere dalla Ciurma di Cappello di Paglia e dal suo capitano, era certo che Sanji non avesse mentito in cima all’altare. Non riuscì a biasimare troppo la sorella.
« Credo di essermi… » l’ultima parola di Pudding andò dispersa nello sciabordio delle onde. « Ma lui ha scelto di partire con la sua ciurma… ». Dopotutto erano pirati: il mare sarebbe sempre stata un’attrattiva più grande di una vita sedentaria.
« Potevi seguirlo. Sono certo che te l’abbia proposto… » disse Katakuri, senza guardare la sorella. La ragazza abbassò lo sguardo: « Non mi sentivo degna di appartenere a quella ciurma… » ammise, sentendo la pesantezza di quella realtà gravargli addosso ancora più insistentemente ora che l’aveva detto ad alta voce.
« E quella in cui hai deciso di rimanere ti impedirà la felicità. » commentò serio e cupo il Dolce Comandante. Pudding lo fissò un po’ infastidita: « C’è la felicità in questa famiglia, fratello Katakuri! ».
« Solo se nascondi bene ciò che gli altri considerano un difetto… » ribatté severo, ma scostando con dolcezza la frangia della sorella minore, scoprendo il suo terzo occhio. Pudding era bellissima, lo ha sempre pensato. Le baciò dolcemente la testa.
« Per questo non ha più senso per me rimanere, Pudding… ».
« Cosa? » 
« È così. Lascio la ciurma… ».
Pudding lo guardò esterrefatta. Boccheggiò per alcuni secondi, con le lacrime che minacciavano di scendere dai suoi occhi. « Katakuri, se è per il tuo aspetto, sai perfettamente che posso cancellare i ricordi e fare in modo che nessuno- ». Il secondogenito alzò la mano per fermare quel fiume di parole: « Per vivere costantemente con una maschera sul volto e fingere una perfezione che non rappresento? ».
La sorella rimase in silenzio, senza sapere cosa dire. Immaginava la stanchezza di Katakuri, che per quasi cinquant’anni aveva dovuto nascondere la propria vera essenza anche agli occhi di chi non avrebbe mai dovuto giudicarlo e invece lo aveva deriso alla prima occasione. Eppure il secondogenito di Big Mom, all’interno del Mondo Specchio, si era tolto la sciarpa e la giacca su cui portava impresso il nome dei Charlotte. Lo aveva fatto davanti a Luffy Cappello di Paglia, e senza alcun timore. Aveva voluto combattere con tutta la forza che aveva, ma solo per se stesso, non per la sua famiglia. Per la prima volta Charlotte Katakuri aveva messo da parte i legami di sangue e smesso di combattere per dei parenti che mai lo avrebbero accettato per quello che era realmente.
« Cosa è successo nel Mondo Specchio, fratello? ». Il maggiore sbuffò: sembravano davvero tutti così ansiosi di chiedere la sua versione dei fatti di quanto accaduto nell’universo di Brulée, ma il Dolce Comandante non aveva davvero voglia di spiegare. Non per la sconfitta, per quella non c’era molto da spiegare: aveva trovato qualcuno, in quell’oceano, che era più forte di lui. Non voleva dire nulla di ciò che aveva realizzato dentro di sé, combattendo contro un avversario come Cappello di Paglia, di come il proprio onore e il proprio orgoglio fossero più importanti e solidi dei pensieri malevoli del resto del mondo, anche se “il resto del mondo” comprendeva anche la sua famiglia.
Pudding mal interpretò il silenzio del maggiore. Le sue guance si fecero rosso fuoco e il suo viso cominciò a scottare, mentre abbassava la testa. « Ti … ti sei … innamorato di Cappello di Paglia..? ».
Katakuri quasi si soffocò col proprio stesso fiato e si voltò di scatto verso la sorella, ma senza perdere del tutto la propria compostezza. In realtà, nessuno dei Dolci Comandanti era sposato – o stato obbligato da Mama a sposarsi – ma questo derivava unicamente dal fatto che dovessero concentrarsi solo sul migliorare la propria forza e abilità. Forse, però, quel dubbio sulle preferenze del secondogenito era sorto in testa a molti della famiglia, dato che a differenza di Cracker, non aveva mai dimostrato particolare interesse nella ricerca di una compagnia sentimentale.
« Non dire fesserie, Pudding, potrebbe essere mio figlio… ». Il fratello scacciò quello strano pensiero dalle menti di entrambi, facendosi però di nuovo serio. Non poteva negare però che per quel ragazzino provasse qualcosa. Di certo non affetto e nemmeno lontanamente amore, quanto più una stima e un’ammirazione che andavano al di là di quanto lui ne avesse mai provate per qualcuno. Quell’ostinazione racchiusa nelle iridi scure di Cappello di Paglia che lo aveva tenuto in piedi nonostante tutte le ferite subite, aveva scosso Katakuri dall’interno. Quel ragazzino aveva gli occhi di chi sarebbe arrivato lontano.
Il sangue continuò a fluire dalle sue ferite, ma non importava. Non sarebbe morto. Non prima di aver visto quel moccioso irriverente sedersi sul trono più agognato del mondo.
Un futuro forse non troppo lontano, ma che il Dolce Comandante ancora non poteva prevedere. Aveva quasi dimenticato quella sensazione sospesa di non sapere cosa sarebbe accaduto dopo. Il futuro come un salto ad occhi chiusi, senza sapere se di fronte a te continua la terra o inizia il baratro.
Un’impressione claustrofobica e insieme eccitante. Mai aveva avuto tanta voglia di conoscere cosa avrebbe riservato l’avvenire; magari essere in prima linea ad osservare – a portare – il cambiamento che sarebbe giunto.
Una violenta tempesta era in arrivo.
« Quando te ne andrai, fratello Katakuri? ».
« Presto. » ma non era ancora il momento. Strinse di più il braccio attorno alle spalle della sorellina. Era così bello starsene lì seduti, con tutte le difese abbassate; un dolce far niente, senza alcuna responsabilità. Era un sapore nuovo per lui; voleva goderselo, anche solo per poco.
Diede un altro bacio tra i capelli di Pudding.
« Ma per ora resto qui ».










Angolo autrice: 
Ohilà! Tranquilli, non sono morta, semplicemente non avevo messo in conto che la sessione invernare sarebbe stata così dura. Detto ciò, con l'inizio delle lezioni riprendo anche le pubblicazioni. Parlando invece della storia, diciamo che ho voluto mettere per iscritto una mia teoria che mi ronza in testa e cioè che, una volta che la famiglia Charlotte verrà a sapere il vero aspetto di Katakuri, questi lascerà la ciurma per diventare una specie di "alleato" di Luffy. In fondo, chi è in pari col manga sa che Luffy non ha speso neanche una parola sull'aspetto di Katakuri e invece Flambé, la sorella che diceva di adorarlo di più in assoluto, quando ha visto le sue zanne, gli ha addirittura sputato addosso. Non è un dettaglio da sottovalutare, soprattutto perché quando Katakuri combatte lo fa unicamente per la propria famiglia, nonostante sappia quali sarebbero le loro reazioni se si mostrasse per come è realmente. 
Il riferimento ad Alice nel paese delle Meraviglie è assurdo di per sé, ma mi sembra abbastanza chiaro che tutta la saga di WCI è basata su quel libro e sul suo seguito, Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò. Volevo perciò fare un mescolamento tra le due opere, come mi è già capitato con altre storie. Praticamente Katakuri paragona Luffy ad Alice perché entrambi, nonostante si trovino davanti a qualcosa di assurdo, non hanno avuto le reazioni che ci si sarebbe aspettati da tutti. Tutto qui.
Detto questo, vorrei spendere le ultime parole sul titolo che ho scelto, perché ci tengo. Per chi conosce i videogiochi, sa che la dicitura "Flawless Victory" (Vittoria perfetta) è quella storica di Mortal Kombat. Ma Flawless, tradotto con una sola parola con "perfetto", vorrebbe in realtà dire "senza difetti". Ci tenevo a sottolinearlo per questa storia dove presento Katakuri messo a nudo e sconfitto da Luffy nello scontro (anche se una parte di me, dopo lo scorso capitolo, crede che in realtà il Dolce Comandante abbia vinto, ma vabbè u.u)
Ora chiudo, altrimenti questo angolo diventa più lungo della storia. Ci rivediamo già mercoledì con una nuova storia!
Marauder Juggernaut.

 
   
 
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