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Autore: LightingThief    21/02/2018    3 recensioni
«Tutto qui—…?» chiese lei con un fil di voce stringendosi il polso che iniziava a farle male, prima di muovere in paio di passi verso di lui, in modo da porsi esattamente dinnanzi la sua figura.
Come poteva parlare davvero in quel modo?
«Davvero è tutto qui per te, Pell?»
Questa volta anche lui mosse un paio di passi in avanti, fermandosi davanti a lei e quasi con fare incurante dell’espressione della ragazza avvicinò la mano al suo polso dolorante, ma lei si ritrasse immediatamente.
«E perché non dovrebbe esserlo? Sono solamente un guerriero tornato per consegnare rapporti ed aggiornamenti.»
«Ed invece sei partito per seguire l’amore della tua vita, sbaglio o è così? Lei ti rende felice?»
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*Fan Fiction partecipante al Sfiga&CRack's Day indetto dal Forum Fairy Piece*
BibixPell Centric! ma anche con un accenno alla BibixKoza. Spero che possa piacervi.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kosa, Nefertari Bibi, Pell
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il bagliore chiaro del sole che illuminava la bella città di Alubarna era divenuto una rarità per gli occhi stanchi del Falco che ormai aveva abbandonato la propria terra natia. Era stata una scelta logica, la sua, quella di allontanarsi dalle calde lande di Alabasta per affrontare un nuovo capitolo della propria vita, lontano da ciò che lo faceva stare bene e male allo stesso tempo. Aveva cercato di prendere con assoluta serietà il proprio compito, quello che aveva caldamente suggerito a Re Kobra di affidargli, il tutto solo per stare lontano dall’unica persona che non avrebbe mai potuto avere e l’unica che aveva osato addirittura desiderare. Pell, il Falco di Alabasta, aveva rinunciato al proprio incarico di protettore, a favore di un altro dei migliori guerrieri, decidendo di diventare la guardia del corpo dell’ambasciatrice di Alabasta in un'isola invernale. Era giusto, secondo il Re, che la loro ambasciatrice avesse una “protezione”, o almeno così aveva commentato Kobra Nefertari, che non si sarebbe mai fidato a mandare una delle sue migliori risorse lontana da Alabasta senza adeguate protezioni. Eppure aveva esitato nel concedere un tale allontanamento di Pell, ma poi il guerriero aveva fatto leva su qualcosa di terribile per convincerlo ad accettare.

Aveva tirato in ballo i propri sentimenti, o almeno quelli che diceva di provare.
Come avrebbe mai potuto resistere il Re ad una simile richiesta? Proteggere la donna amata era stata l’unica scusa necessaria a convincere Kobra a farlo andare, rinunciando così a quel posto che per anni era stato la sua vita. Ma tutto ciò era servito a Pell soltanto come scusa per nascondere un problema decisamente più grande, qualcosa che si era ripetuto esser impossibile e che ogni giorno aveva iniziato a logorarlo lentamente, rendendolo più distratto e tormentato.
Poteva un simile sentimento costringere un guerriero in ginocchio?
A quanto pareva sì e lui, vinto dalla ragione piuttosto che dal sentimento, decise di allontanarsi spezzando il cuore dell’unica che non avrebbe mai dovuto toccare.

Ma non c’era altro modo, doveva per forza farlo altrimenti sarebbe andato tutto storto. Lui avrebbe perso il controllo della propria vita ed avrebbe sofferto per chi non sarebbe mai potuta davvero esser sua. Una principessa non poteva sposare una delle proprie guardie, men che mai amarla. Come era stato possibile che lui avesse iniziato a provar qualcosa per lei semplicemente guardandola da lontano? O forse erano stati gli sguardi che si scambiavano di nascosto. O ancora le passeggiate al chiaro di luna durante le calde sere d’estate. O forse quando si erano ritrovati così vicini nella camera di lei, ad un soffio dalle sue labbra, stretti in un abbraccio di cui entrambi ne sentivano la necessità. Fu allora capì di essere fregato. Che non importava che cosa avesse fatto perché lui voleva solamente lei e lei non sarebbe mai potuta essere davvero sua.
Quindi allontanarsi gli era sembrata la scelta migliore. Lontano dagli occhi lontano dal cuore, o almeno così aveva sperato.
Ma nonostante l'anno passato lontano da Alabasta questo non aveva cambiato nulla in Pell. Era rimasto sempre lo stesso, solo con mille preoccupazioni in più, anche perché tornando sull’isola non aveva idea di che cosa avrebbe trovato arrivando al palazzo, perché era ovvio che il palazzo reale fosse la sua prima meta. In fondo doveva consegnare gli ultimi rapporti dell’ambasciatrice. Si trattava di una cosa semplice.

Una risatina divertita uscì dalle labbra della Principessa Bibi, la futura sovrana di Alabasta, decisamente troppo impegnata nel cercare di divincolarsi dalla presa di Koza sulla propria vita. Le sue dita la tenevano saldamente ancorata a lui, mentre le mani della ragazza si erano interposte come scudo fra di loro, alla ricerca quasi disperata di una via di fuga dalle sue labbra. Era rimasta molto sorpresa nel momento in cui l’ex ribelle, un pomeriggio durante un’uscita per la capitale, aveva provato a baciarla, riuscendoci e lasciandola senza parole. Bibi, in fondo, non si era di certo aspettata una reazione del genere da parte del ragazzo che fino ad allora non aveva mai mostrato particolare interesse per lei, o almeno così le era sembrato. Da allora, fin troppo spesso, Koza continuava a cercare di replicare l’evento, riuscendoci di tanto in tanto, beccandosi però occhiatacce semi serie da parte di Bibi. Insomma lui era davvero carino per i suoi gusti, con quella cicatrice che gli donava particolarmente, i capelli scombinati, gli occhiali. Le piaceva, non c’era alcun dubbio, solo che non era sicura di volere tutto quello. O almeno una parte di lei lo voleva, mentre l'altra continuava ad esitare. Quindi respingerlo, o almeno provarci, era l’unica cosa che poteva fare.
E dire che perfino suo padre non faceva altro che ripeterle quanto sarebbe stato bello vedere lei e Koza insieme.

Sì, non era una brutta idea, di certo Koza non le avrebbe spezzato il cuore come aveva invece fatto lui. Il lui che si era allontanato dicendole semplicemente che amava un’altra donna e che l’avrebbe seguita in capo al mondo per stare insieme ad essa. Il lui che fino a poco tempo prima l’aveva quasi baciata per poi dirle che si era trattato di un immenso sbaglio e che non si sarebbe mai più ripetuto. Lui che l’aveva lasciata incurante di quello che la stessa Bibi stava provando.
No, Koza era diverso, o almeno così sperava la principessa di Alabasta.
«Fermo, andiamo, Igaram mi stava cercando.» sussurrò lei questa volta mettendoci più decisione nel liberarsi dalla presa di Koza, che in tutta risposta le rivolse un sorrisetto decisamente divertito.
«E tu vuoi davvero fare qualcuna delle cose noiose di Igaram?» le chiese il ragazzo sistemandosi i vestiti e passandosi una mano fra i capelli. «Insomma hai lavorato per tutta la mattina, adesso potresti anche prenderti una pausa.»
Ma la principessa scosse la lunga chioma turchese, facendo un chiaro segno di no con il viso.
«Ricordo quando ancora un tempo eri tu il primo a suggerirmi di essere una vera principessa ed adesso eccoti qua a cercare di—… farmi perdere ulteriore tempo.» ed a sua volta Bibi si passò una mano a stirare le pieghe del lungo vestito rosato che le fasciava perfettamente il bel corpo.
«Non mi sembrava che a te dispiacesse sul serio, Bibi.»
Una provocazione bella e buona giunse dalle labbra di Koza, che in aggiunta le sfoggiò il miglior sorriso da schiaffi di sempre, avvicinandosi ulteriormente a lei.
Fu quasi un miracolo che Igaram fosse intervenuto aprendo di scatto, e con un forte boato, il grande portone della biblioteca, in modo da poter eliminare la privacy che il ragazzo aveva deciso di instaurare. Ormai Bibi passava gran parte del proprio tempo in quella biblioteca, si era addirittura fatta sistemare una scrivania al centro della stanza in modo da usarla come studio personale, anche per ricevere qualcuno di importante. Insomma stava davvero cercando di migliorare come regnante, ci provava ogni singolo giorno per diventare migliore di tutti coloro che avevano sul proprio capo una corona.
Voleva essere differente dalla massa, questo senza ombra di dubbio, e la sua esperienza da pirata aveva contribuito a tutto ciò.
«Principessa, Principessa Bibi finalmente eccovi, vi stavo cercando per l’intero palazzo—…» ansimò Igaram appoggiandosi allo stipite di una delle porte in legno, per poi cercare di prendere fiato.
«Beh, ero qui Igaram—… che c’è di tanto importan—…»
Ma le parole di Bibi le morirono in gola nel momento stesso in cui una figura, alle spalle del proprio fidato consigliere, si fece avanti, rivelandosi. Ecco il motivo di tutta la preoccupazione di Igaram e forse anche l’urgenza nel cercarla, il che lasciò Bibi letteralmente senza parole.
Erano passati esattamente trecentocinquantatre giorni dall’ultima volta che l’aveva visto, il giorno in cui le aveva detto che sarebbe andato via, e da allora si era ripromessa di non pensare  a lui. Di andare avanti ed essere forte, perché una regina con un cuore fragile è facile preda di avvoltoi e lei non avrebbe mai voluto che una situazione simile a quella causata dal Coccodrillo.
Eppure adesso eccolo li davanti a sé, con il suo solito modo di fare perfetto, il portamento di un guerriero e gli occhi privi della dolcezza con cui erano soliti guardarla. Ma oltre tutto ciò ed il battito decisamente accelerato, Bibi cercò di mantenere la propria solita compostezza, nonostante avesse scelto decisamente il momento peggiore per tornare ad Alubarna.

A rompere quell’imbarazzante silenzio che si era creato fra i presenti, perché Bibi non sembrò prestare attenzione a cosa Igaram e Koza avessero potuto fare in quegli istanti, fu lo stesso ex ribelle, che con un sorrisetto divertito andò incontro al guerriero, che al contrario non sembrava trovare la cosa tanto divertente.
«Guarda un po’ chi si rivede a palazzo, il Falco di Alabasta, o forse dovrei dire l’ex Protettore.»
In risposta lo sguardo che Pell lanciò al biondino fu decisamente qualcosa di molto poco raccomandabile, perché rare volte Bibi l’aveva visto infastidito, e quello non era decisamente un buon segno.
«Sono sempre un protettore di Alabasta, anche se lontano dalla mia terra.» ci tenne a precisare lui prima di portare una mano sull’elsa della spada, rivolgendo un rapido sguardo in direzione di Bibi, che ancora troppo sconvolta si appoggiava al tavolo, incapace di parlare.
«Il nostro Pell non ci abbandonerà mai e quando vorrà tornare il Re Kobra sarà felice di riaverlo fra le sue fila, in fondo difficilmente cediamo i nostri migliori guerrieri.»
Così intervenne Igaram, con il suo solito tono pacato, a metter pace fra entrambi, poggiando le mani sulle loro spalle.
«A proposito, Koza, c’era il tuo secondo in comando che ti cerava anche lui disperatamente e gli ho detto che avrei riferito.»
In quel momento l’ex ribelle apparve immediatamente concentrato, perché quando si trattava dei suoi uomini prendeva parecchio seriamente la questione, trasformandosi ed infatti si voltò rapidamente in direzione della principessa.
«Perdonami, Bibi, ma adesso devo andare—… ci vediamo più tardi.»
Probabilmente lei annuì in maniera quasi automatica, provando a rivolgergli un sorriso decisamente convinto, cosa che forse non le riuscì parecchio bene, ed allora inaspettatamente Koza si avvicinò a lei e le afferrò con delicatezza la mano, lasciandole un bacio soffice sul dorso. Le gote della fanciulla divennero immediatamente rosse a causa dell’imbarazzo provocato da un gesto talmente inaspettato. Probabilmente si sarebbe voluta sotterrare, ma decise di minimizzare il tutto guardando altrove.
Igaram, altrettanto sorpreso, si fece vicino a Koza e gli poggiò una mano sulla spalla.
«Permettimi di ragguagliarti su quello che mi ha riferito il tuo vice—… così ti accompagno da lui. Terracotta ha insistito per fargli mangiare qualcosa, visto che lo considera decisamente troppo “smagrito”.»
E con quelle parole, fu chiara l’intenzione del consigliere di voler accompagnare il ragazzo dal proprio compagno, il che equivaleva a dire lasciar da soli i due in quell’enorme libreria, e l’idea non allettava neanche un poco Bibi. Insomma non era preparata psicologicamente ad un faccia a faccia con Pell, anzi, non lo aveva messo in conto fino—… alla propria incoronazione come regina, ed anche allora non avrebbe voluto guardarlo in viso, perché avrebbe sentito fin troppo e questo la distruggeva.
Un lieve sospiro uscì dalle sue labbra mentre con le dita andò a sfiorarsi il braccio in parte scoperto dalla manica svolazzante del vestito rosa, e solamente allora si appoggiò contro la superficie del tavolo, desiderosa di un qualcosa che la reggesse e non la lasciasse cadere.
Probabilmente passarono interi minuti pieni di parole non dette, e forse fu proprio questo a far decisamente male ad entrambi, perché in una spinta di puro coraggio fu la stessa turchina a sollevare gli occhi opale in direzione del guerriero, troppo impegnato a fissare un libro piuttosto che concentrare l’attenzione su di lei.
«Ti trovo bene—… sei in forma come sempre.» azzardò Bibi fissandosi con finta indifferenza le proprie unghie.
A quelle parole il ragazzo si immobilizzò e molto lentamente voltò gli occhi contornati di viola in direzione della ragazza.
«Lo sai che mi alleno ogni giorno per proteggere—…»
«Il tuo paese. Lo so, peccato che tu—… non stia più ad Alabasta.»
Ed ecco che non riuscì a trattenere la prima frecciatina nei suoi confronti, decisamente mirata e studiata, ma soprattutto con l’intento di dargli fastidio. Eppure la cosa non sembrò sorprendere più di tanto il guerriero che in risposta scrollò le spalle.
«In verità proteggo sempre Alabasta. Minacciare l’Ambasciatrice sarebbe come minacciare Alabasta, quindi non ho mai smesso di venir meno al mio compito.» replicò Pell in direzione di Bibi continuando a muoversi accanto agli alti scaffali pieni di libri.
«L’Ambasciatrice.» e la ragazza sentenziò quel nome come se fosse il male peggiore del mondo, ma senza volergli dare alcuna soddisfazione. «Per caso, è tornata anche lei?»
Ovviamente nella propria voce vi era un misto di curiosità mista a fastidio, neanche troppo indifferente.
«Principessa, ti interessa davvero saperlo?» e stranamente le sue labbra s’incurvarono in un sorriso che di divertito non aveva nulla, atto solamente a darle fastidio.
Bibi schiuse le labbra per parlare e poi sfarfallò le lunghe ciglia. Davvero erano già arrivato a questa parte di discorso che lei, effettivamente, non voleva neanche affrontare?
«Forse—… visto e considerato che l’avresti seguita fino in capo al mondo pur di stare al suo fianco.»
Ripeté esattamente le sue stesse parole, quelle con cui l’aveva liquidata lasciandola in mezzo ad un corridoio semi buio del palazzo, con le lacrime agli occhi ed il cuore a pezzi.
Forse addirittura Pell sembrò sorpreso da quello slancio di Bibi, tanto che si fermò dal suo deambulare fissando i propri occhi sulla figura della ragazza. 
«Ed infatti è stato così. L’ho seguita  ovunque lei andasse.» replicò con freddezza per poi interrompere quel contatto visivo limitandosi a scrollare le spalle. «E poi, da quel che ho visto, mi sembra che tu ti sia ripresa piuttosto bene dalla mia partenza.»
Questa volta fu lui a colpirla in pieno, senza però abbassare la guardia, perché il viso di Bibi divenne bianco e lei si ritrovò ad annaspare. Effettivamente era arrivato nel momento peggiore possibile, ma lei non si era consolata con Koza, era una cosa da stupidi. Magari forse un po’ sì, ma tanto a lui cosa sarebbe importato? Nulla.
«Lui è diverso. Mi fa stare bene.» replicò con fermezza, come se effettivamente lei e l’ex ribelle potessero costituire una coppia. Insomma magari lui avrebbe fatto i salti di gioia mentre Bibi un po’, meno, ma sbattergli in faccia la propria felicità era la migliore cosa potesse mai fare.
«Ti fa stare bene semplicemente perché vi—… siete chiusi in una stanza a fare chissà cosa? Potevate per lo meno avere il buon senso di limitarvi alla tua camera.» in quel preciso istante Pell si voltò per non guardarla più, come se quelle parole fossero un peso perfino per lui.
Ma se da un lato la tristezza immensa macchiava il cuor puro di Bibi dall’altro la rabbia più profonda si fece strada in lei, tanto da andare a sbattere con forza il pugno contro la superficie del tavolo. Probabilmente si era addirittura contusa il polso, ma se ne sarebbe fregata, perché il dolore fisico era minore di quello provato al momento.
«Appunto, quello che succede in una stanza a porte chiuse fra me e Koza, resta fra me e lui. Non ho di certo nessuna spiegazione da darti visto che comunque tu—… visto che a te non interessa.»

E calò nuovamente il silenzio fra loro due, mentre il guerriero, come se nulla fosse, riprese a guardare i libri che doveva conoscere a memoria.
«Hai ragione, ma non trovo che sia appropriato alla Principessa di Alabasta, tutto qui.» si limitò a rispondere con tutta la calma di questo modo.
«Tutto qui—…?» chiese lei con un fil di voce stringendosi il polso che iniziava a farle male, prima di muovere in paio di passi verso di lui, in modo da porsi esattamente dinnanzi la sua figura.
Come poteva parlare davvero in quel modo?
«Davvero è tutto qui per te, Pell?»
Questa volta anche lui mosse un paio di passi in avanti, fermandosi davanti a lei e quasi con fare incurante dell’espressione della ragazza  avvicinò la mano al suo polso dolorante, ma lei si ritrasse immediatamente.
«E perché non dovrebbe esserlo? Sono solamente un guerriero tornato per consegnare rapporti ed aggiornamenti.»
«Ed invece sei partito per seguire l’amore della tua vita, sbaglio o è così? Lei ti rende felice?» chiese in un sussurrò indietreggiando lentamente pentendosi all’istante della domanda fatta, mentre i grandi occhi pian piano le si riempivano un po’ di lacrime.
Forse fu allora che quelle domande tanto dirette lo spinsero ad esitare, perché guardandolo negli occhi Bibi vide il panico e la paura per ciò che gli era appena stato chiesto. Eppure era tanto facile.
Quella vita nuova lo rendeva davvero felice?
«Ed a te che cosa dovrebbe interessare, principessa Bibi? Io sono solamente un guerriero, io sono—… »
«Smettila. Smettila immediatamente—…» e senza neanche dargli il tempo di aggiungere altro si diresse speditamente in direzione della grande porta d’ingresso della biblioteca. «Sai che ti dico? Non mi importa che tu non voglia darmi una vera risposta—… anzi, è decisamente irrilevante, visto che a me non dovrebbe neanche interessare. Però voglio che almeno uno di noi sia felice da quando hai preso questa decisione e preferisco che sia tu ad esserlo, perché nonostante tu—… nonostante tu mi abbia spezzato il cuore io continuo ancora a sperare il meglio per te, Pell. Questa è l’ultima cosa che dirò riguardo l’argomento e per il resto goditi il tuo soggiorno ad Alabasta.»
Neanche si voltò a guardarlo in faccia mentre diceva quelle cose, lasciando che fosse l’istinto puro e solo a parlare, mentre le lacrime iniziarono a scenderle calde lungo il viso, cosa che ovviamente cercò di nascondere. Probabilmente lo sentì dire qualcosa come “Aspetta”, ma lei non ebbe più voglia di parlare, mentre provava a rimettere insieme i pezzi di quel che rimaneva di sé stessa.
Erano passati trecentocinquantatre giorni dal loro ultimo incontro e Bibi desiderò che tutto questo non fosse mai accaduto.
Forse non era forte abbastanza per amare.

La sera a cena era stato un vero strazio sotto ogni punto di vista per Pell, che non aveva smesso di pensare, neanche per un singolo istante, alle ultime parole della Principessa, quelle con cui si era congedata allontanandosi da lui per non guardarlo neanche in faccia una volta che si ritrovarono tutti al cospetto di Re Kobra. Il Re sembrava entusiasta della cosa, come se quell’incontro meritasse davvero una fantastica cena di riunione, ma questo non era ciò che voleva il guerriero. Aveva sperato di potersi defilare per andare nelle sue vecchie stanze, in modo tale da evitare tutto quello, ma era stato inevitabile. Come poteva dire di no al proprio Re?
E quindi in mezzo alle risate generali ed all’ambiente rilassato non aveva fatto altro che guardare di sbieco, senza esser visto, la principessa, che sembrava tutto meno che allegra. Poteva anche sorridere come solo lei sapeva fare, ma era innegabile la tristezza che albergava nei suoi occhi scuri, e tutto questo per colpa sua. Perché era stato così sciocco da scegliere di allontanare l’unica cosa che realmente lo faceva stare bene. Aveva preferito mentirle piuttosto che spiegarle il vero motivo del proprio allontanamento eppure ancora non riusciva a credere che Bibi avesse usato esattamente quelle parole “Mi hai spezzato il cuore”, perché lungi da lui poter immaginare che la principessa sentisse altrettanto. Era fuori discussione. Era tutto sbagliato. E faceva tutto così male.
Come poteva una spada provocare un dolore minimo rispetto a quello che attualmente i propri sentimenti gli stavano causando? E Bibi soffriva tanto quanto lui? O forse era davvero felice con Koza? No, a lui non doveva importare di tutta quella storia, doveva riuscire con muto stoicismo ad allontanare i propri sentimenti. Ed allora perché non riusciva a farlo del tutto? C’era qualcosa che non riusciva a farlo staccare del tutto, e questo lo preoccupava sempre di più.
Di tanto in tanto il proprio sguardo vagava in direzione dell’ambasciatrice seduta a poca distanza da lui. Lei invece era bella e sorridente, ma per davvero. Forse provava qualcosa per lui, qualcosa che non era davvero ricambiato, ma che fingeva ci fosse semplicemente per auto convincersi che quella fosse la scelta più giusta.
Il termine della serata fu quasi un sollievo per il guerriero, che fu uno dei primi a lasciare la sala piena di gente, deciso ad andare a coricarsi per non sentire ulteriormente il peso delle proprie scelte che facevano male come mai prima di allora.
«Per essere uno soddisfatto della tua vita non lo sembri proprio, Pell.»
Il tono pacato ed anche vagamente impertinente del suo ex compagno di avventure, Chaka, lo sciacallo, costrinse il falco a voltarsi nella sua direzione. Effettivamente lui gli era mancato sul serio, gli allenamenti, i combattimenti, le urla ogni volta che uno di loro sbagliava. Erano amici, forse anche migliori amici, ed ancora una volta sembrava riuscir a vedere più lontano di quanto ci si aspettasse da uno sciacallo.
«E’ solamente la stanchezza, non preoccuparti. Con una dormita mi sentirò molto meglio, il viaggio è stato lungo e—…» stava per dire qualcosa riguardo la discussione avuta con Bibi ma si fermò all’istante, inspirando profondamente.
«E? » domandò Chaka come a volerlo invogliare a parlare, mentre entrambi proseguivano lungo i corridoi del palazzo.
«Niente. Davvero, non devi preoccuparti.» tagliò corto il falco limitandosi a scrollare le spalle inspirando profondamente.

«Se lo dici tu ti credo, anche se non sembri eccessivamente convinto. In ogni caso, visto che non mi piace vederti così penso che il giusto modo per smettere di arrovellarti sia provare a risolvere il problema che ti tormenta. Non ti vedo da parecchio eppure non hai ancora imparato a nascondere del tutto i tuoi turbamenti, specialmente per occhi amici.» ed allora Chaka gli rivolse uno sguardo di sbieco.
Maledetto lui ed il suo essere così attento ad i dettagli, anche quando non doveva. Eppure aveva detto una cosa sensata, doveva provare a trovare una soluzione a quel problema. Non aveva idea di quale potesse essere, però doveva farlo. Ne andava della sua salute mentale.
«D’accordo, ci penserò su. Non preoccuparti.» rispose con aria risoluta Pell, prima di svoltare l’angolo in modo da proseguire verso le proprie stanze. Con un cenno del capo si limitò a salutare il proprio compagno prima di fermarsi dietro la porta della propria camera.
Trasse un profondo sospiro e poi l’aprì lentamente, cercando di mettere ordine nella propria testa, alla ricerca quasi disperata di che cosa avrebbe potuto fare.
Ma per quanto si sforzasse di non pensarci, per quanto provasse ad allontanare i propri problemi, essi tornavano con insistenza a farsi sentire, creando un ingombro sul cuore e sull’anima del guerriero, che difficilmente avrebbe retto ancora a lungo.
Richiuse le porte alle proprie spalle, osservando la stanza che un tempo gli apparteneva. Niente era stato toccato e tutto era al suo posto, ed allora, quasi con frustrazione, si lasciò scivolare contro la parete, sedendosi a terra, deciso a riflettere sulle proprie decisioni, giuste o sbagliate che fossero.

Aveva cercato con tutta sé stessa di sorridere e sembrare allegra durante la cena, cosa che suo padre avrebbe apprezzato molto, ma per quanto ci provasse non vi era l’ombra di allegria ad illuminare il dolce viso della Principessa. Anzi, in certi momenti sarebbe addirittura voluta scappar via in lacrime semplicemente perché non si sentiva forte abbastanza per reggere tutta quella situazione. Gli aveva augurato di essere felice con quella donna, bellissima che era a cena con loro, ma come poteva credere davvero in quel che aveva detto? Insomma, non ci sarebbe riuscita neanche volendo perché la sola idea la lacerava nel profondo.
Non appena suo padre le diede il permesso riuscì a congedarsi sia da lui che da Koza, in modo tale da poter stare da sola perché quel giorno non aveva avuto modo di farlo. E Bibi ne aveva un bisogno di sperato, perché ogni tanto la solitudine aiuta più della chiassosa compagnia.
Camera sua quella notte sembrava più vuota del previsto. Perfettamente ordinata, gli abiti per il giorno successivo appesi sul paravento colorato. Il letto pieno di cuscini soffici era stato sistemato, i fiori sulla scrivania erano freschi appena raccolti, come piacevano a lei.
Ma nessuno di quei dettagli sembrò farla sorridere almeno un poco. E dire che di solito quelle cose la facevano stare meglio.
Si limitò a slacciare il mantello rosso che le copriva le spalle e lo lasciò cadere a terra per poi sistemarlo sulla sedia dinnanzi la scrivania, in modo tale da tener tutto ordinato. Tolse le scarpette con un automatico gesto dei piedi, lasciando che la superficie fredda del pavimento, e poi mosse qualche passo verso il balcone che dava sul giardino del palazzo. Magari un po’ d’aria fresca le avrebbe fatto bene, anzi, sicuramente si sarebbe sentita meglio prima di mettersi a dormire per cancellare quell’orribile giornata che non sarebbe mai e poi mai dovuta accadere.
La brezza leggera le scombinava i capelli lunghi che ricadevano in ondulati boccoli sulle esili spalle. Nessun mutamento aveva subito il viso della principessa, anche una volta illuminato dalla luna. Non c’era l’ombra di un sorriso sulle sue labbra, ma semplicemente l’aria afflitta di chi difficilmente si voleva arrendere all’evidenza.
Che cosa stava facendo di sbagliato?

Lei con Koza era felice, se quella fra di loro poteva davvero definirsi una vera e propria relazione. Lo aveva creduto davvero, eppure quando Pell era tornato ad Alabasta le sue certezze, che si era costruita con il tempo, erano venute meno, crollando come un castello di carte, la cui fragilità era riconosciuta ovunque.

L’ennesimo sospiro flebile uscì dalle sue labbra incurvate verso il basso, fino a quando un leggero bussare contro la propria porta non la spinse a dover lasciare andare i suoi pensieri. Si voltò dirigendosi verso l’entrata della camera, certa che avrebbe dovuto dire a Koza che quella non era serata per una visita post cena, anche perché non era proprio dell’umore di stare insieme a lui e questo doveva averlo capito durante la cena. A passi lenti e stanchi i piedi nudi la condussero fino alla soglia della porta, che aprì abbassando la maniglia in un rapido gesto automatico.
Eppure gli occhi non videro la figura del ribelle dinnanzi a sé, bensì chi fra tutti quanti non era di certo gradito in quel momento perché causa di tutto il male che stava provando. Si ritrovò a trattenere il fiato per qualche istante, guardando Pell in viso, ad in maniera automatica andò per richiudere la porta della sua camera, ma il guerriero fu più veloce. L’apertura venne bloccata dalla mano che s’andò ad interporre fra i battenti, forse gli fece addirittura male, infatti si pentì immediatamente di quel gesto repentino, anche perché non gli aveva dato neanche il tempo di dire o fare qualcosa. Si limitò, allora, a tirar leggermente indietro la porta, inspirando profondamente.
«Che cosa vuoi?» domandò la principessa, senza però guardarlo in faccia.
«Potresti farmi entrare un attimo?»
Quella domanda suonò strana alle orecchie della ragazza che si limitò a sospirare profondamente ed a guardarlo.
«Perché dovrei farlo? Così possiamo continuare a discutere anche adesso?»
Probabilmente si rese conto di esser sembrata particolarmente infastidita, cosa che non mancò di mostrare, e si pentì subito della cosa.
«Non mi va di discutere, quindi se sei qui per questo puoi andartene altrimenti—…» ma Pell la fermò sollevando una mano dinnanzi a sé.
«Discutere con te è l’ultima cosa che voglio, specialmente sulla soglia della tua porta, quindi vuoi farmi entrare oppure ho solo sprecato tempo nel venire a cercarti?»
Ci fu un attimo di esitazione dovuto a quella domanda postale dal guerriero ed in quel frangente di secondi i loro occhi s’incontrarono. Fu questione di qualche attimo e solamente dopo Bibi si scostò, aprendo maggiormente la porta e lasciandogli lo spazio necessario per entrare in camera sua. Anche perché non voleva davvero che qualcuno di passaggio nel corridoio, potesse vederli discutere. Per lo meno lo avrebbero fatto lontani da occhi indiscreti, eppure da quel che aveva capito il “discutere” era l’ultima cosa che Pell desiderava, ed in parte anche lei.
Solamente una volta che il ragazzo ebbe oltrepassato la soglia della porta Bibi si limitò a richiuderla, prima di rimanere intenta a fissare quella superficie, quasi per paura di voltarsi verso di lui.
«Adesso che siamo qui da soli—… che cosa vuoi?» domandò con sincerità mentre i propri occhi andarono a socchiudersi per la stanchezza e lentamente, molto lentamente, si voltò verso di lui, appoggiandosi contro la porta.
«Volevo—… in realtà non lo so neanche io cosa volevo.» disse Pell, limitandosi ad intrecciare le braccia all’altezza del petto. «Non so neanche io perché sono qui, eppure sentivo di doverlo fare altrimenti sarei rimasto con—… con un pensiero fisso per il resto della mia vita.»
«Ah, sì? E quale sarebbe il pensiero fisso?» l’ennesima domanda, forse anche un po’ troppo scettica, venne pronunciata dalle labbra della principessa, che abbassò lo sguardo, incapace di guardarlo negli occhi.
«C’è davvero bisogno che te lo dica, Bibi? Pensavo che ormai l’avessi capito che il mio pensiero fisso sei tu, per quanto mi costi ammetterlo.» e nel pronunciare tali parole Pell si mosse di un paio di passi in direzione della ragazza, facendo diminuire lo spazio che li separava.
Bibi, fra lo stupito e l’arrabbiato, sollevò una mano per bloccare la sua avanzata, impedendogli di accorciare ulteriormente le distanze.
«Pensiero fisso? Davvero? Questo lo hai deciso solamente adesso? Adesso che avevo trovato il mio equilibrio, dopo che tu hai deciso di allontanarti da me? Adesso che ero sicura di potercela fare a vederti felice con un’altra? Perché  adesso sei giunto a questa conclusione?» chiese puntandogli contro un dito, certa di non voler davvero sapere tali risposte.
Pell tirò la testa indietro e sospirò leggermente prima di lasciarsi andare ad una risata forzata ed anche decisamente molto poco divertita.
«Adesso? Secondo te posso davvero aver fatto una scelta simile solamente adesso? Io che ho sempre tenuto a te, Bibi, anche quando non avrei dovuto farlo?»
Stupita da quella risposta gli occhi saettarono alla ricerca degli occhi del Falco, che però non la degnarono di uno sguardo, infatti Pell era più impegnato a guardare a terra piuttosto che a concentrarsi su di lei, forse per via di quel discorso.
«Se davvero tenevi a me allora non avresti mai dovuto lasciarmi andare in quella maniera—… quello che c’era fra di noi—…»
«Bibi, che cosa c’era fra di noi?» le domandò Pell con un filo di voce.
Allora la ragazza sgranò gli occhi e gli diede un colpo in pieno petto, sfogando tutta quella frustrazione provata per quella domanda.
«C’era qualcosa fra di noi. Non so spiegarti bene di che cosa si trattasse, ma sono sicura che ci fosse stato qualcosa—… poi però tu hai—… hai trovato l’amore della tua vita e quindi adesso non c’è più niente. Ma prima c’era qualcosa, non so quanto forte, non so quanto profonda, ma so che c’era. Ed era vera.»
Parlò con sincerità, disse tutto quello che pensava, perché in fondo non c’era niente di più bello del liberarsi di quel peso che l’aveva tormentata per tutto quel tempo. C’era stato qualcosa fra di loro e nessuno di loro poteva negarlo, anche perché non ne avevano più la forza.
«Hai ragione sul fatto che ho trovato l’amore della mia vita, però sono stato così stupido dal volerlo allontanare perché non mi ritenevo alla sua altezza.» questa volta furono le parole di Pell a venir pronunciate con un sussurro diretto unicamente a lei, prima di sollevare una mano ed avvicinarla al viso della principessa, che nonostante un attimo di esitazione, si lasciò carezzare.
Quelle mani da guerriero, piene di calli, così abituate ad uccidere, si mossero con una delicatezza inaudita sulla sua guancia, cosa che fece arrossire la ragazza.
«Non—… non ti ritenevi all’altezza? Sei forse impazzito? Ti ho forse dato l’impressione di—… di non ritenerti alla mia altezza? Ho davvero fatto qualcosa per averti dato questa impressione? Rispondimi, Pell, ti prego.» e le parole uscirono incontrollate dalle labbra di Bibi, che si sentì tremare per quella terribile paura di essere davvero stata lei a rovinare tutto quello che c’era stato.
Ma il guerriero sorrise amaramente, scuotendo il capo, mentre con la mano andò ancora ad accarezzare con delicatezza la sua pelle.
«Tu non hai ma fatto niente, però—… davvero credi che la principessa di Alabasta possa stare insieme ad un semplice guerriero? Non pensi anche tu che meriterebbe molto di più?» le chiese lasciandola senza parole, ed allora in un impeto quasi di rabbia Bibi afferrò le vesti di Pell e lo strattonò, perché dalla tristezza era appena passata alla rabbia per una cosa tanto stupida.
«E’ questo che hai pensato? Che non fossi abbastanza per me quanto invece tu eri tutto quello che volevo?»
«Sì, ho pensato questo e sai che altro ho pensato? Di andarmene, così da rendere il tutto più facile. Tu avresti sicuramente trovato qualcuno fra i centinaia di pretendenti che hai, saresti stata felice e soprattutto ti saresti dimenticata di me e di tutto questo.» continuò avvicinandosi maggiormente a lei, diminuendo così la distanza, e soprattutto senza lasciarle il tempo di rispondere. «Sai quanto è stato difficile per me non pensarti? Saperti lontana? E se ti fosse accaduto qualcosa? Non me lo sarei mai perdonato—… per—… per trecentocinquantatre giorni non ho smesso di pensarti ed adesso eccomi qui a mandare tutto all’aria perché non sopporto quest’idea della lontananza.»
Improvvisamente quelle parole, decisamente inaspettate, la colpirono fin nel profondo, anche perché pure Pell aveva contato i giorni che avevano trascorso lontani.
Non era stata solamente una sua stupida fissazione.

La principessa trasse un profondo sospiro e poi avvicinò a sua volta la mano al suo viso, e con le sottili dita iniziò a ripassare il contorno dei suoi tatuaggi, scendendo lungo le guance.
«E quindi che cosa succede adesso—…?» chiese lei in un soffio, ritrovandosi ad abbassare impercettibilmente lo sguardo. «Che cosa dovremmo fare?»

Pell si fece sempre più vicino, diminuendo sia le distanze fra i loro visi che fra i loro corpi e Bibi trattenne il fiato a causa di quella vicinanza.
«Adesso siamo davanti a due scelte, principessa—…» le sussurrò abbassando particolarmente il tono della voce. «O riprendiamo da dove c’eravamo fermati oppure rischio seriamente d’impazzire. Quindi a meno che tu non voglia davvero farmi uscire di testa io—…»
Ma questa volta Bibi non gli diede tempo di continuare o di dire altro, perché in fondo era inutile continuare a lasciarlo parlare quando lei sapeva benissimo quale fosse la scelta giusta da fare. Fu allora che le proprie labbra incontrarono quelle del guerriero, che ricambiò il suo bacio, affondando fra le sue braccia. Non c’era molto da dire se non che entrambi avevano preso decisioni sbagliate, che però nonostante tutto li avevano riportati li, l’una fra le braccia dell’altro. E così, in maniera automatica, come se quella fosse la cosa più normale di sempre, le labbra della ragazza si mossero contro quelle del guerriero, lasciando che in quel bacio si potesse sentire tutta la disperazione e la mancanza di cui avevano sofferto fino ad allora.
Le mani di Pell affondarono fra i capelli turchesi di Bibi, andando a carezzarglieli con delicatezza, e poi lasciò che scendesse lungo la sua schiena, carezzandole le spalle lasciate scoperte dal vestito. Entrambi si accarezzarono e si strinsero in quell’abbraccio, almeno fino a quando il fiato non venne meno e furono costretti ad allontanarsi, nonostante fosse decisamente l’ultima cosa che volessero. Le labbra appena schiuse della principessa sfioravano ancora quelle del guerriero, che però la teneva stretta fra il suo corpo e la porta, impedendole di muoversi, non che lei desiderasse altro.
«Quindi eravamo rimasti qui?» domandò lui cercando di resistere alla tentazione di baciarla nuovamente, mentre un sorrisetto divertito si fece largo sulle labbra di Bibi, che in risposta annuì lentamente.
«Forse—… »
«Forse—… sai, ho sempre immaginato di essere io quello che ti baciava e non il contrario.»
«C’è qualcosa di male?» chiese lei vagamente divertita sfiorando la punta del naso con quello di Pell, che le sfiorò nuovamente le labbra con le proprie mentre le sue mani vagavano lungo la schiena, soffermandosi all’altezza dei propri fianchi.
«In realtà no, non c’è niente di male.» e questa volta fu lui a lasciarle un bacio sulle labbra e poi un secondo e poi un terzo fino a quando non tornarono nuovamente a lasciarsi andare, come se avessero davvero dimenticato tutto quello che era accaduto e concentrandosi solamente sul presente.
Una volta tanto non era male provare a perdersi, lasciando che le cose andassero come dovevano andare. Sarebbe stato meglio, forse, se tutto questo fosse accaduto prima, ma in fondo non si può pretendere dal tempo l’impossibile.

Le dita di Pell accarezzavano delicatamente i lunghi capelli turchesi di Bibi sparsi sul cuscino, mentre il viso della ragazza era poggiato contro il suo petto, che s’alzava e si abbassava regolarmente. La principessa teneva gli occhi socchiusi, mentre lo abbracciava, cercando di udire il battito del suo cuore. Era come se quel ritmico scandirsi della vita le desse soddisfazione ed allo stesso tempo la tranquillizzava, anche perché adesso, finalmente, lui era insieme a lei. E lo aveva desiderato così tanto da non riuscire a capire se tutto quello fosse un sogno oppure la realtà. Ma i brividi provocati dalla sua mano, che invece le carezzava la schiena era decisamente reale.
«Possiamo rimanere così per sempre?» aveva domandato lei in un soffio sollevando il viso nella direzione del guerriero, che a sua volta abbassò lo sguardo solamente per incontrare i suoi occhi.
«E’ quasi l’alba e non credo che sia saggio che qualcuno mi trovi qua con te.» mormorò lui, lasciando che si sentisse l’inclinazione decisamente triste nel tono della sua voce.
«Ma tu vuoi andartene?»
Ed ecco la vera domanda che spaventava Bibi come non mai. Il suo “andarsene” non era riferito solamente a quella mattina, ma in generale. L’avrebbe lasciata di nuovo? Anche adesso che sapeva che tutto quello che provava era ricambiato? Possibile che le avrebbe spezzato il cuore un’altra volta? Ma ovviamente questo era ciò che la spaventava, e nonostante ci provasse non riuscì a nascondere la sua aria preoccupata.
«Se andandomene dovessi rinunciare ancora una volta a te penso che sarei la persona più stupida sulla faccia della terra. Solo gli stupidi ed i testardi commento due volte gli stessi errori.»
Mormorò Pell prima di lasciarle un leggero bacio sulla fronte, socchiudendo a sua volga gli occhi, mentre la presa di Bibi su di lui si fece più salda. Non aveva mai pensato davvero di potergli sentir dire una cosa simile, anzi, era decisamente inaspettato, ma spesso le cose inaspettate sono le più belle e per questo motivo la principessa, senza pensarci due volte si limitò ad affondare il viso nell’incavo del suo collo, annuendo ed abbracciandolo.
«Non sei stupido, o almeno non troppo, ma se dovessi andartene un’altra volta solo per—… per proteggermi giuro che potrei picchiarti con le mie stesse mani.»
Quelle parole sussurrate da parte della principessa fecero scoppiare a ridere il guerriero, che in risposta scosse il capo.
«Tu vuoi sempre fare a botte, non imparerai mai.»
«In realtà non sempre, solo quando mi fanno arrabbiare.»
«Quindi praticamente sempre—…»
«Sai, mi erano mancati i tuoi rimproveri.»
«Ed a me le tue minacce.»
La ragazza cercò di protestare, lasciandosi però all’ennesima risata divertita, mentre si lasciava stringere fra quelle braccia che tanto le erano mancate.

La perfezione esisteva, di questo Bibi ne era più che certa, e se qualcuno che avrebbe sostenuto il contrario si sbagliava di grosso.
Come poteva esistere qualcosa di meglio di tutto quello che stava vivendo?

Semplice, non c’era.
In fondo la felicità poteva essere ad un battito di ciglia, bastava solo riuscire ad aspettare per trecentocinquantatre giorni e magari allora il meccanismo che si era inceppato ripartiva e tutto tornava al proprio equilibrio.

   
 
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