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Autore: SantaStyles    22/02/2018    0 recensioni
-"Pensi davvero che sia stata io a rubare le tue ricette segrete?"Domandò Theresa con tono poco calmo.
-"Non ho detto questo!"Ribatté Willy, camminandole davanti con fermento.
Tutto ebbe fine prima ancora di cominciare...
Questa storia non è mia; ma di Deppiana-Directioners su Wattpad. Tutti i diritti vanno a lei e alla sua meravigliosa storia!
Genere: Comico, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 6

IL RE DEL CIOCCOLATO




I giornalisti saettarono in avanti per le primissime foto del momento. La folla esplose in un fremito di eccitazione e gli ospiti di Willy Wonka corsero oltre il grande cancello della fabbrica perché egli aveva detto loro di entrare. Quindi si fermarono a qualche centimetro di distanza dall'apertura. Tutt'intorno era ricoperto di neve. Nella mente di Theresa presero a galoppare le immagini felici di quei tempi ormai lontani, dove tutto era perfetto, dove tutto era un sogno.

Spesso lei e il Signor Wonka, lì fuori in quell'enorme piazzale,  si sfidavano a palle di neve e, per far vincere la sua bimba, ne usciva sempre da perdente... Non sempre, a dire il vero, ma al sol pensiero di quei ricordi felici sulle labbra di Theresa si dipinse un sorriso nostalgico, e prima che una lacrima potesse rigarle una guancia e rovinare il trucco (Ana l'avrebbe ammazzata, se avesse pianto prima di vedere il suo uomo) una voce per lei unica nella sua pazzia disse:

«Venite avanti!»

Quindi gli ospiti cominciarono a camminare in avanti, eccitati e in completo silenzio, come se il vento e il gelo stessero portando via le loro voci.

Poi di nuovo la stessa voce...

«Chiudete i cancelli!»

...quella del cioccolatiere.



 

TU-TUM! TU-TUM! TU-TUM!



 

«Ti prego, non parlare con questa voce da cretino che ti ritrovi: mi viene voglia di baciartiSi disse mentalmente la ragazza, il cuore ormai fuori controllo.


 

Perché era proprio questo ciò che accadeva a Theresa ogni qualvolta che udiva la sua voce: il cuore cominciava a battere forte, ogni singolo pensiero andava in confusione e nello stomaco avvertiva una piacevole pesantezza che, ancora oggi, non era riuscita a darvi nome. Nemmeno le importava!

Ora, seguendo gli altri, Theresa cominciò a camminare con sguardo basso per l'enorme piazzale innevato, che circondava la fabbrica assieme alle alte mura di cinta. Gli ospiti si stavano guardando intorno, emozionati, curiosi; lei non ne aveva bisogno, perché conosceva tutto di quel posto e preferì sprofondare lo sguardo nella neve intanto che la stessa voce annunciava:

«Cari visitatori, è con immenso piacere che vi do il benvenuto nella mia umile fabbrica.»Ci fu una piccola pausa. «Chi sono io? («Uno stupido idiota, ecco chi sei!»Pensò Theresa, divertita anche solo per un po'.) Be'...»

Theresa e gli ospiti si fermarono davanti a degli scalini di pietra grigia situati prima dell'entrata della fabbrica. Le sue grandi porte di ferro scorsero di lato e un sipario rosso si aprì, mostrando bellissime marionette colorate intente a cantare una canzoncina allegra.

Alcuni l'apprezzarono, tipo Augustus e sua madre (chi sorrideva, chi ballava), gli altri, invece, rimasero sbigottiti, gli occhi e la bocca spalancati; Theresa si lasciò andare e rise: se l'aspettava una sparata del genere da quel pazzoide. 




 

Willy Wonka, Willy Wonka
Il Re Del Cioccolato.
Willy Wonka, Willy Wonka
da voi tutti sia acclamato.
È generoso e nobile
lui sa muoversi con stile.
Dal piglio irrefrenabile 
spesso poi non si contiene.
Si contien, si contien, si contieeeen.
Willy Wonka, Willy Wonka
è di gioia che ti incanta.
Willy Wonka, Willy Wonka
l'allegria per chi lo incontra.
Del cioccolato è il gran visir
è un mago che ti sa stupir.
Willy Wonka è questo quiii!!!




 

Apparve un trono rosso con una W dorata ricamata sul tessuto di velluto, ma Willy Wonka non sedeva lì. Le marionette, invece, poco dopo e ancora intente a cantare, si bruciarono per via dei fuochi d'artificio che apparvero dal nulla e il tutto cessò così com'era iniziato. E esattamente come gli altri, Theresa rimase shockata, basita, quando un applauso beffardo -accompagnato da una buffa risata di gradimento- irruppe nell'attenzione di tutti.

Il cuore le balzò immediatamente in gola, arrecandole turbamento, soffocamento di battiti impazziti mentre il fiuto avvertiva il dolce odore delle noccioline mischiato al Pino Silvestre. E senza riuscire a controllarsi, Theresa volse il capo alla sua destra, scontrandosi così con un uomo alto e con in testa una tuba, occhiali scuri sugli occhi e un bel cappottone nero a riscaldarlo: Willy Wonka, felice per il suo spettacolino a sorpresa; ne parlò entusiasta col Signor Salt intanto che un suo braccio cingeva i fianchi della sua bimba anche se per un breve attimo.

«Sono stato magnifico!»Esclamò; dei guanti viola gli coprivano quelle mani che stava battendo in maniera sfrenata. «Ero preoccupato che la parte centrale fosse un po' eccessiva, ma poi il finale... WOW!»

Felice e con la sua aria allegra che si era spenta in quei mesi bui -un po' mascherata, in quel momento-, Willy Wonka si separò da Theresa dopo averle baciato dolcemente una guancia, salendo gli scalini di pietra e volgendo la sua attenzione agli ospiti. In quel frangente cercò di dire qualcosa, di spiccicare parola, ma Violetta Beauregarde fu più Veloce e più rapida.

«Lei chi è?»Gli chiese.

«È Willy Wonka!»Esclamò ilarato nonno Joe.

«Davvero?»Domandò Charlie.

«Sì... è bellissimo!»

La bocca di Theresa, arida perché il freddo era riuscito a penetrare nell'interno spalancato, parlò in autonomia, perché ella era così persa ed ammaliata da quell'uomo da non riuscire a trattenersi oltre: il cuore aveva prevalso sul cervello.



 

«Tu sei bellissima, mia sposa adorata.»Pensò il cioccolatiere mentre se la divorava tutta con lo sguardo.



 

Aveva notato sin da subito il suo abito avorio, quando, di soppiatto, era sgattaiolato fuori dalla fabbrica da un'uscita secondaria e stava per cedere alla tentazione di rapirla per portarla con sé di là e baciarla a sazietà in ogni singola parte. Ma lì con lei c'era gente che attendeva qualcosa, tipo un discorso di benvenuto, e lui ancora non era riuscito a comunicare con gli ospiti... Almeno finché non ne sparò una delle sue.

«Buongiorno, stelle del cielo! La Terra vi saluta!»Esclamò, sbigottendo a priori.

«Ma guarda che idiota!»Scoppiò a ridere la sua bimba.

Gli ospiti presero a guardare il cioccolatiere in modo strano, mettendolo in imbarazzo. Ma uno sguardo da parte di Theresa, che riusciva sempre a rassicurarlo nelle avversità, gli fece capire che quello non era il modo giusto per comunicare con gente estranea e quindi, frugando nel suo cappottone, tirò fuori dei foglietti bianchi, che in seguito lesse con padronanza e sicurezza.

«Cari ospiti, salve! Benvenuti alla fabbrica, vi stringo calorosamente la mano.»Sorrise, porgendo la propria mano ai suoi ospiti; nessuno di essi si fece avanti per stringergliela. Al che voleva farlo Theresa, ma il coraggio le mancò e pertanto abbassò lo sguardo, ignorando che un groppo le stava bloccando la gola. Dal canto suo, il cioccolatiere ritirò la mano e, leggendo, aggiunse: «Mi chiamo Willy Wonka!»

Rise brevemente, strappando un sorriso anche alla sua bimba, la quale sollevò lo sguardo prima che le lacrime sfuggivano al suo controllo. E controllarle, quel giorno, sarebbe stata un'impresa davvero ardua: lui era lì... Come avrebbe fatto a resistergli ancora per molto, se già moriva dalla voglia di stringerlo forte a sé per mai più lasciarlo andare?

«Perché non è là sopra allora?»Gli chiese Veruca, indicando col dito il trono rosso alle spalle del cioccolatiere, interrompendo quei momenti carichi di ricordi.

«Be', non potevo di certo godermi lo spettacolo da là sopra, no, ragazzina?»Le rispose il Signor Wonka, al che Theresa lo schernì a modo suo.

«Certo che potevi!»

«Non cominciamo, eh!»

Messo in chiaro quel piccolo punto, allieva e maestro si abbandonarono a un breve sorriso d'intesa: solo un gesto o una parola e il tutto si comprendeva al volo. Ma questa volta fu nonno Joe ad interrompere quei momenti.

«Signor Wonka, io non so se lei si ricorda di me, ma io lavoravo qui nella sua fabbrica.»Disse agitato nonno Joe intanto che il cioccolatiere metteva via i foglietti bianchi.

Qualcosa scattò in quest'ultimo, il quale si irrigidì sul posto e, tutto d'un fiato, esclamò:

«Era una si quelle ignobili spie che ogni giorno cercavano di rubare il lavoro di tutta una vita per venderlo a quei parassiti che imitavano i miei dolci, e che mi hanno fatto perdere la donna che amo?»

«No, signore!»Rispose sgomento nonno Joe; Theresa sospirò, intromettendosi nella conversazione.

«Willy, è la stessa persona che ci ha fatti incontrare in negozio, quel giorno.»Gli ricordò; il maestro tornò a sorridere radioso.

«Allora è magnifico, ben tornato!»Sorrise. «Venite con me, bambini! Anche tu, principessa!»

A quell'ordine, il Signor Wonka volse le spalle agli ospiti per arrampicarsi lungo i gradini di pietra innevati della sua fabbrica, lasciando che gli altri, come le impronti impresse nella neve, lo seguissero all'interno dell'edificio, oltrepassando il tendone rosso e le marionette ancora crepitanti e fumanti.

«Ma non vuol sapere i nostri nomi?»Lo affiancò Augustus Gloop mentre, assieme alla troup, lo seguiva a ruota.

«Non vedo come possano importare!»Fu la piatta risposta del cioccolatiere, il quale esclamò: «Forza, svelti! C'è molto da vedere!»

«Io ho già visto tutto...»Si lasciò sfuggire Theresa, malinconica.

«Tu non hai visto ancora niente, e zitta!»L'ammonì il Signor Wonka, voltandosi brevemente per assicurarsi che ella non fosse scappata; ma non aveva alcuna intenzione di farlo: ormai era lì...

Oltrepassarono un secondo tendone, questa volta nero, ritrovandosi immersi in un lungo corridoio grigio dal soffitto ad arco e con al centro del pavimento un tappeto rosso simile a quelli dei red carpet per le celebrità; dei paletti con delle corde dorate e rosse facevano da separé ad entrambi i lati. In fondo al tappeto rosso vi era una porta chiusa, mentre sulla sinistra un altro corridoio che portava nelle altre stanze.

«Lasciate pure i cappotti dove capita!»Disse il cioccolatiere, buttando a terra il suo cappotto assieme agli occhiali da sole.

Quel giorno indossava una camicia colorata con sopra un gilet nero con catenine e una spilla dorata accurata sul colletto alto dell'indumento; i pantaloni erano in cotone scuro e, oltre alla tuba posta sul capo, indossava un cappottino -lungo fino alle ginocchia- color bordeaux. In mano, oltre ai guanti viola, reggeva un bastone colorato a mo' di caramella; gli occhi erano quelli di una volta: blu come la notte e lucenti come il giorno, i quali saettarono subito alla ricerca dell'Oceano sfumato di verde mare. Ma Theresa era di spalle.

Stava cercando di sfilarsi di dosso la pelliccia bianca e morbida con una spilla di cristallini finti adagiata al centro del collo alto, ma la fodera interna si era incastrata in un cristallino sul corsetto dell'abito...

«Oh, Willy!»Sussultò poco dopo, voltandosi di scatto perché il cioccolatiere le aveva sfiorato dolcemente un fianco, aiutandole a mettere via la pelliccia.

«Scusami, non era mia intenzione spaventarti. Volevo solo aiutarti, visto che sembravi in difficoltà.»Disse, poggiando la pelliccia della sua bimba su uno dei tanti paletti lì presenti: non ebbe il coraggio di buttarla a terra come aveva fatto col suo cappotto, perché dopo sarebbe stato come calpestarla.

«In effetti lo ero.»Ammise Theresa.

«Mi fa piacere averti qui.»Disse lui, lo sguardo ammaliato da lei, sorridendo appena.

Stava per accarezzarle il viso, lo stesso che da giorni gli era mancato di guardare, di sfiorare, di baciare anche solo per pochi secondi. Ma il Signor Tivù, come gli altri, voleva la sua attenzione e pertanto esclamò:

«Signor Wonka, certo che fa caldo qui!»

«Cosa? Oh, sì, tengo il riscaldamento al massimo qui, perché i miei operai sono abituati a un clima caldo. Non lo sopportano il freddo!»Si voltò il maestro dell'allieva Collins, per poi volgere di nuovo le spalle agli ospiti: Theresa era più importante.

Ma!

«I suoi operai chi sono?»Gli domandò Charlie; egli si rivoltò sorridendo.

«Ogni cosa suo tempo!»Rispose. «Allora...»

Prese a camminare lungo il corridoio spianato nel cammino di tutti, dritto e rigido, fermandosi all'improvviso con riluttanza: Violetta Beauregarde gli si era attaccata al busto.

«Signor Wonka, sono Violetta Beauregarde!»Si presentò la ragazzina mentre masticava la sua gomma trimestrale.

«Oh...»Il cioccolatiere restò a guardarla, esclamando in seguito: «Non m'interessa!»

«Dovrebbe interessarle, perché io sono quella che vincerà il premio speciale.»

«Sembri sicura e la sicurezza è fondamentale!»

Violetta si voltò e sorrise a sua madre, che approvò quel gesto; il Signor Wonka, ripreso il cammino, ebbe un altro improvviso scatto di riluttanza e si fermò.

«Io sono Veruca Salt! È un piacere conoscerla, signore!»Sorrise la ragazzina viziata, inchinandosi con regalità.

«Ho sempre pensato che la verruca fosse un tipo di porro che viene sotto ai piedi, ahah!»Rise il cioccolatiere, strappando un sorriso anche alla sua bimba sposa.

Invece Veruca sembrò minacciarlo con uno sguardo gelido e un muso lungo quanto il tappeto che stavano calpestando, e prima che il Signor Wonka potesse fare un altro passo e ignorarla completamente -quella postura rigida non lo aveva intimorito: era solo una bambina viziata-, il bambino porcello gli si parò davanti con la bocca piena e il suo accento moscio della Germania.

«Io sono Augustus Gloop e mi piace il cioccolato!»Disse e infatti stava mangiando una tavoletta Wonka.

«Questo lo vedo! Lo adoro anch'io! Non credevo avessimo così tante cose in comune!»Ironizzò il cioccolatiere e, prima di proseguire nei passi, si voltò verso gli altri, esclamando: «Tu!»Disse, riferendosi al Nerd dei videogiochi. «Tu sei Mike Tivù! Se il demonietto che ha decifrato il codice!»Una punta di sarcasmo si impossessò della sua voce; poi si rivolse all'ultimo bambino: «E tu sei già fortunato ad essere qui, vero?»; cambiò totalmente espressione mentre si rivolgeva agli adulti. «E voi dovete essere i loro p... p... p..»

Non riusciva a dire 'parenti', questo perché aveva subìto delle malefatte in quel passato che, accidentalmente, aveva dimenticato.

«Parenti?!»Suggerì il Signor Salt.

«Ecco! Mamma e papà... Già, papà...»Il Signor Wonka si rabbuiò, lì perso nei suoi ricordi d'infanzia ormai lontani e che, prima di rammentarli, li scacciò via con un finto sorriso: «Oh, allora... continuiamo il giro!»

Nel corridoio non si sentiva altro che i loro passi avanzare lungo il tappeto rosso. Nessuno parlava, nessuno borbottava e nessuno porgeva altre indiscrete domande o si vantava di qualcosa. Il Signor Salt era alle prese col guardarsi intorno, disgustato, mentre Augustus Gloop chiese a Charlie: «Vuoi del cioccolato?», e quest'ultimo rispose: «Sì!»

«Allora dovevi portartelo, aahh!!»Rise Augustus, riprendendo a camminare come fosse il padrone.

Al che Theresa si fece avanti e tirò fuori dalla fascia del vestito due caramelle alla frutta: il maestro Wonka gliele aveva date prima di separarsi da lei per guardare i suoi ospiti attraverso gli occhiali da sole.

«Tieni!»Gli disse sorridendo: non tollerava l'infamia.

«Grazie!»Le sorrise il bambino, dando una caramella anche a suo nonno, che adagiò in tasca come esso; Theresa, invece, si perse con lo sguardo nelle spalle del cioccolatiere: quanta voglia aveva di abbracciarlo...

Veruca Salt e Violetta Beauregarde, fianco a fianco, avevano un'antipatia reciproca, eppure si presero a braccetto fingendo di volersi già bene mentre i loro genitori avanzavano dietro di loro in silenzio.

«Siamo amiche, vero?»Le domandò Veruca, e prontamente Violetta le rispose: «Per la pelle!»

Sguardi sorridenti che, in seguito, divennero gelidi, carichi di sfide e ripicche.

E ancora stavano camminando lungo il corridoio che ad ogni passo si rimpiccioliva, quando poi si fermarono finalmente davanti a quella famosa porta scura abbastanza lontana dall'entrata fumante dietro ai tendoni.

«È importante questa stanza. Dopotutto è una fabbrica di cioccolato!»Sorrise il cioccolatiere, chinato come gli altri verso la porta.

«E perché la porta è così piccola?»Gli chiese Mike con scetticismo.

«Per tenere tutto il cioccolatoso sapore all'interno!»Rispose il Signor Wonka, ridendo, scontrando il proprio sguardo notte contro quello marino di Theresa.

Ignorando l'impulso di afferrarla, di bloccarla al muro e baciarla, si chinò verso la minuscola porticina -che fungeva da serratura- e inserì la chiave nella toppa facendola in seguito scattare, mostrando con un gesto della mano agli ospiti un paradiso appena scoperto ma anche già vissuto.

   
 
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