Oh.
Oh…
OOOH, MAESTRO!
Non mi riconosci più?
No, no. Maestro, no.
Io ho agito nel suo… rischiato di distruggere… non c’è rimedio. Davvero? No. Non
c’è via d’uscita.
Gli occhi ardono, come se piangessi olio; sì, d’importazione, olio italiano,
buono, graffiante, ricco, grasso, denso. Olio extravergine, raffinato. Liquido
oculare corposo, vischioso, filamentoso. Diventa solido.
Maestro.
Maestro, Maestro, perché mi hai abbandonato?
Soffro.
Non come accadeva a scuola, quando venivo percosso per aver difeso un mio
compagno più debole, no: quel dolore era gratificante, vittorioso, dolcificante,
piacevole.
Soffro, Maestro, terribilmente. Non c’è cura, non c’è balsamo che rinfreschi le
mie piaghe bollenti. Non c’è rimedio, non c’è via d’uscita. Olio. No, non olio:
acido. Ha assorbito quel pugno di molecole che sono, ha subdolamente interferito
nella perfezione della nostra armonia, Maestro e discepolo. Ha eliminato…
Eliminato.
Ho eliminato, Maestro! L’ho fatto per te, per la giustizia, per combattere
l’iniquità di un sistema marcio e putrescente, che si reggeva su gambe storpie e
rachitiche; ho eliminato tutte le particelle cancerogene, tutto il malsano di
quegli arti. Sapevo che non avrebbero retto all’infinito, bisognava creare nuove
particelle, sane e adamantine: invincibili. Maestro, io ero pronto al nulla per
te! Ero pronto alla paura, alla morte, alla lacerazione, alle litanie
mortificanti del tormento…
Eliminato.
Dissolto, il mio sacrificio evapora vano in uno stanzone gelido, a fine gennaio.
Il mio sacrificio annunciato, ma mai solidificato. Liquefatto in gocce grasse e
corrosive. Era perfetto, tutto era
perfetto! Io ero il tuo braccio destro, il tuo braccio, sì! Tu avresti lenito le
mie pene, il mio timore. Forse… forse pretendo troppo. No, ma forse… Sì, forse
avresti riconosciuto la mia parte, il mio contributo; mi avresti privato di ogni
affanno, Maestro? Avresti reso il nulla che mi, che
ci attendeva, uno specchio ribaltato
contro l’umanità degente, l’infermità del sottobosco che inquina la purezza dei
tronchi intatti? L’avresti fatto, Maestro? Tu sei misericordioso e terribile,
onnipotente, come ogni dio. Già, tu sei onnipotente!
Eravamo salvi… I corpi di Nate River, Tota Matsuda, Kanzo Mogi e di tutti gli
altri orrendi cospiratori erano già gelidi e vitrei nella mia mano.
Ma, Maestro, era necessario abbandonarmi?
Stai cadendo.
Stai cadendo, Maestro.
Devo fermarli? Vorrei, vorrei gridare, urlare…
NON SAPETE COSA STATE FACENDO! FERMATEVI,
LUI È DIO! CI SALVERÀ TUTTI! UCCIDILI, MAESTRO, PERCHÈ NON SANNO QUELLO CHE
FANNO!
Stai strisciando.
Come un verme, Maestro. Ma com’è possibile? Come si può non capire… il male
debellato… non soffriranno… pace eterna… risorgerà incolume… non è un
assassino!... non posso… salvarti…?
Non posso salvarti.
Mi chiedi di ucciderli, di eliminarli tutti. Lo so, Maestro, l’ho pensato
anch’io! Ne sarei fiero, orgoglioso, se quel buio sangue non splendesse così
tanto…
M…
Ma…
Ma…estro?
Olio e acido. Dovrei piangerli, dovrei espellerli; invece mi perforano, rapidi
come ladri, brutali come assassini.
Non posso, Maestro, non posso aiutarti! Il quaderno…
Il quaderno.
Non posso ucciderli!
Vergogna… Impotenza… Non merito… Maestro…
Eliminato.
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH…