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Autore: Myra11    01/03/2018    1 recensioni
Nyx Ulric.
Amico, Generale, Marito, Padre.
Immortale.
500 anni dopo la fine della sua famiglia, Nyx Ulric ritorna ad aiutare la città che ha promesso di proteggere.
Ma non tutti sono coloro che sembrano, e non tutti devono essere protetti.
E Nyx deve ricordare che la luce più intensa genera le ombre più profonde.
[Sequel di Dancing With Your Ghost, ambientata subito dopo la fine.]
Genere: Avventura, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bahamut, Nyx Ulric, Sorpresa
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 5
 
«Dove siamo?»
Sussurrò Nyx, sentendosi la gola in fiamme e la testa sul rischio di esplodere.
La giovane donna sorrise, comprensiva, e gli si avvicinò porgendogli un bicchiere d’acqua.
«Stai bravo se ti slego, vero?» Gli domandò, esitando un istante, e Nyx sollevò gli occhi al cielo.
Era esausto e confuso, eppure riuscì ancora a risponderle. «Tu slegami prima.»
Emilia sorrise, posò l’acqua sul tavolo e gli slegò un polso.
Solo in quel momento Nyx si accorse delle bende sulle braccia, e del fatto che quel braccio era l’unico legato, perché l’altro era completamente bloccato dalla spalla.
«Sei ai confini del continente, comunque. Più precisamente, a un giorno da qui c’è Caem, e il mare.»
Nyx bevve dal bicchiere come se ne andasse della sua vita, e l’acqua di sorgente spense l’incendio che si sentiva nel corpo per il momento. Poi, tornò a guardare la sua misteriosa salvatrice.
«Non… farmi parlare. Mi sento uno schifo, spiega e basta.»
«D’accordo.» Gli concesse Emilia, e poi gli spiegò cos’era successo.
Era arrivata ad Insomnia nel momento perfetto, alla fine, e quando l’uomo armato sul tetto gli aveva sparato, aveva deciso di intervenire; aveva sedato Lucian e, nel caos della folla in fuga, era ruscita a raggiungerlo.
Una bomba fumogena l’aveva aiutata a portarlo via, ed era stato per miracolo che era riuscita a portarlo via sano e salvo, al sicuro prima che si dissanguasse.
«Hai una gamba totalmente fuori uso, e la spalla gravemente ferita. Dovrai stare buono per un po’.»
«Non posso.» Nyx cercò di alzarsi facendo forza sul braccio ferito, ma l’unica cosa che ottenne fu sentire la pelle tendersi e spaccarsi, lasciando scorrere il sangue. Imprecò sonoramente, e Emilia corse a sostenerlo, passandogli un braccio intorno ai fianchi.
«Proprio quello di cui parlavo.» Commentò Emilia, tirandolo seduto con una forza che non le avrebbe mai attribuito.
Nyx sentì la testa girare, ma rise lo stesso. «Devo tornare. Loro…le faranno del male…»
«Nyx, guardami.»
«Cosa?» Ringhiò quasi Nyx, guardandola male, ma Emilia non si fece intimorire.
«Sei uno straccio. I muscoli e i nervi della gamba sono completamente troncati. Hai la spalla ridotta ad un cumulo di carne tritata, e sei stato k.o. per quasi due settimane. Hai sputato su tutto ciò che volevi fare alla capitale, se torni ti uccideranno. E uccideranno anche la persona di cui parlavi.»
Nyx sospirò, abbandonandosi sul letto. «Io tornerò là. E tu non potrai impedirmelo.»
«Sei testardo. Va bene, e ti accompagnerò io stessa, se mi prometti che aspetterai di essere completamente guarito prima di fare qualche sciocchezza.»
Nyx inarcò un sopracciglio, osservando quella ragazza sconosciuta che gli aveva, molto probabilmente, salvato la vita. «Emilia, giusto?»
«Hm-hm.»
«Continui a ricordarmi qualcuno…» Mormorò, chiudendo gli occhi, sentendo il sangue rimbombargli nelle tempie. Qualsiasi cosa gli avesse somministrato stava finendo l’effetto, e quando cercò di muovere la gamba gemette di dolore. Era veramente uno schifo. «D’accordo, te lo concedo. Era secoli che non stavo così.»
Sentì Emilia muoversi, e poi una dolce penombra invase la stanza.
«Riposa, Nyx.»
Avrebbe voluto dirle qualcosa, chiedere chi era, perché era alla capitale, perché l’aveva salvato, perché non riusciva a togliersi di dosso la sensazione che assomigliasse a qualcuno che conosceva, cosa avesse fatto a Lucian, eppure l’unica cosa che riuscì a fare fu un mormorio confuso.
Quando la porta si chiuse, lui era già addormentato.
 

 
Era stata una giornata come tutte le altre, alla fine.
Silenziosa, pacifica, e inondata dal sole estivo fino alla sera.
La giovane donna era appena tornata dal controllare il loro improvvisato ospite quando si rese conto che era ora di cena. «Come sta?»
Emilia si strinse nelle spalle alla domanda della madre. «Un disastro. Ha rischiato di far saltare i punti alla spalla cercando di alzarsi, e vuole tornare indietro. Gliel’ho impedito per il momento, ma è convinto di voler tornare, parlava di qualcuno a cui avrebbero fatto del male.»
Si legò velocemente i capelli in uno chignon disordinato, si lavò le mani e impugnò il coltello da cucina.
«La dea.» Mormorò la nonna, sprofondata nella poltrona accanto alla finestra sulla terrazza. «Vuole salvare la dea.»
Quella frase appena accennata la incuriosì, così si avvicino all’anziana e le si inginocchiò davanti. «La dea? Intendi Bahamut?»
«Si bambina. Una brutta storia, molto brutta…Erano due e uno, e ora sono soli. Vogliono tornare insieme. E lui vuole salvarla…» Improvvisamente, gli occhi della vecchia si accesero di una luce quasi febbrile. «Bambina, devi aiutarlo. Lo aiuterai?»
Le afferrò le mani, e Emilia gettò uno sguardo interrogativo alla madre, che si strinse nelle spalle, classificando quel momento come un fugace attacco di demenza senile. Eppure, lei credeva a sua nonna, e il suo viso era pieno di preoccupazione, così annuì piano e posò un delicato bacio sulle mani rugose.
«Non preoccuparti nonna. Non gli accadrà nulla di male.»
«Bene…Bene. Ora fila, aiuta tua madre.»
Ancora stordita, la ragazza si alzò e riprese la sua attività di aiutante nella preparazione della cena, eppure non riusciva a smettere di pensare. Nyx le era sembrato così giovane, là sul marmo insanguinato, eppure quando i suoi occhi le si erano posati addosso le era sembrato che l’universo stesso la stesse osservando.
Antico, potente e inspiegabile.
Le corse un brivido sulla schiena a ricordare il viaggio fino a casa.
Era stata una fuga rocambolesca, più che altro, e nonostante fosse quasi morto sul sedile del passeggero, Nyx aveva salvato la vita ad entrambi senza nemmeno saperlo.
Si era sorpresa di vedere la sottile barriera che aderiva alla carrozzeria dell’auto, ma non aveva fatto domande, e quando quella strana magia aveva respinto una squadra che li aveva raggiunti con un’onda d’urto che aveva piegato gli alberi, era stata semplicemente grata.
Ma Bahamut era la dea superiore, il cui potere era in teoria illimitato.
Cos’altro nascondeva Nyx?
Aveva l’aspetto di un uomo senza uno scopo quando l’aveva guardata, pensò.
Un uomo dal cuore spezzato.
Un dolore pungente al dito la strappò dai pensieri, e si rese conto di essersi tagliata mentre affettava la verdura. «Emy! Che fai?!» Le domandò la madre, volandole vicino mentre lei spostava la mano sotto l’acqua per far scorrere via il sangue.
«Mamma, calma. Mi sono distratta, tutto qui.»
«Certo. Stai ferma.» Le ordinò Dayanara, e lei obbedì, restando in attesa finché la madre non tornò con una bottiglietta di disinfettante e delle bende. Lasciò che pulisse e coprisse il taglio che – lo comprese dal fatto che non le faceva più male – era più profondo di quanto si aspettasse.
«Finisco io qui.» Decise poi, e così Emilia si trovò senza compiti.
Alla fine, si rintanò nella stanza di Nyx, e si sedette al tavolo davanti al letto, il libro aperto sulle gambe e la mano bendata abbandonata sul fianco. Fortunatamente, l’uomo sembrava dormire un sonno tranquillo, come aveva fatto da tutto il giorno, e lei immaginò che fosse a causa dell’enorme perdita di sangue.
Certo, il suo corpo si rigenerava da solo, e prima o poi sarebbe guarito, ma dovevano avergli somministrato qualcosa di pesante per inibire la sua magia, perché sia la gamba che la spalla erano ancora messe male.
«Che hai fatto alla mano?»
Si portò una mano al cuore con un sobbalzo sollevando lo sguardo, e incrociò gli occhi di Nyx.
Era così presa dalla lettura da non essersi nemmeno accorta che si era svegliato.
Scrollò le spalle, mise il segnalibro e posò il volume sul tavolo. «Nulla di grave. Solo un taglio mentre cucinavo.»
«Hm-hm. Che ore sono?»
«Quasi ora di cena, mamma sta cucinando e…»
«Avete del vino in casa?» La interruppe lui, e lei esitò un istante. «Non è il caso che tu beva, sei vivo e vegeto per miracolo, denutrito e…»
«E per niente interessato alle tue opinioni.» La interruppe lui di nuovo, usando il braccio sano per mettersi a sedere. «Sei stata gentile a salvarmi, non so perché l’hai fatto, ma ho bisogno di bere.»
Emilia si alzò, stizzita. «Non mi interessa se ne hai bisogno. Hai bisogno di mangiare, e di guarire. Ti porto la cena tra poco.» Decretò mentre usciva senza voltarsi a guardarlo.
Eppure, il peso di quegli occhi era come fuoco sulla pelle.
«Tutto bene?»
«Si mamma. Gli porto la cena solo.»
«D’accordo.»
Preparò il vassoio con cura, senza aggiungerci alcolici.
Aveva avuto ragione.
Nyx Ulric era un uomo dal cuore spezzato.
Aprì la porta, e lui tornò a guardarla, e la osservò mettere il vassoio con l’insalata e la carne sul comodino.
Le sembrava di essere sotto esame, quasi. «Ecco qui. C’è anche una pastiglia di morfina, nel caso il dolore diventi troppo forte.»
Gli spiegò, paziente. Non le importava che lui facesse l’arrogante, o il cattivo.
Era ferito, e aveva bisogno di loro.
Si allontanò, ma lui le afferrò una mano per bloccarla. «Togli le bende.»
«Ma che…»
Nyx incrociò il suo sguardo, e lei rabbrividì, ma fece ciò che lui le chiedeva, scoprendo il taglio tra il pollice e l’indice. Non sanguinava più, ma era una ferita netta di circa un centimetro e mezzo.
«Non volevo essere cattivo.» Mormorò Nyx, prendendole la mano con delicatezza. «Questo è per sdebitarmi.»
E così, Emilia osservò l’aura argentata crescere intorno alla sua pelle, e fu invasa da una sensazione di freschezza che partiva dal punto in cui la magia nasceva, e le correva sul braccio.
Quando quel momento assurdo terminò, si guardò la mano.
«Non c’è più nulla…»
Nyx sorrise, abbandonandosi sui cuscini; perfino quel piccolo utilizzo di magia l’aveva stancato. «Lo so.»
«Io…» Esitò, senza sapere cosa dire. Eppure, quella era la prova che, nonostante Nyx avesse massacrato villaggi interi negli ultimi mesi, non era un uomo cattivo, esattamente come aveva pensato quando l’aveva visto intervenire all’esecuzione. «Grazie.» Terminò alla fine con un sospirò.
Il sorriso di Nyx si allargò. Sembrava soddisfatto, e terribilmente stanco nonostante avesse dormito tutto il giorno.
«Grazie a te, Emilia.»
  
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