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Autore: sissi04    01/03/2018    3 recensioni
La compagnia di Thorin Scudodiquercia è decisa a mettersi in viaggio verso la Montagna Solitaria, uccidere il drago Smaug e riprendersi la loro terra natia, ma avranno bisogno di due braccia in più.
E se la compagnia avesse un altro membro?
Tra nani testardi, orchi, elfi, amori nascenti o forse no e strane entità, riusciranno i nostri eroi a portare a termine la loro missione e ad uscirne tutti vivi?
Tenetevi forte, ci stiamo per calare nella Terra di Mezzo, in un avventura che cambierà la nostra vita!
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Compagnia di Thorin Scudodiquercia, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La compagnia si fermò sulla Caroccia per alcune ore, se lo potevano permettere per un po’, le aquile vegliavano sui dintorni e in caso il branco di Orchi li avesse raggiunti sarebbero scappati.

Miriel si era stesa a terra e, coperta dal suo mantello, cercava di riposarsi e recuperare le forze, anche se tensione e adrenalina attraversavano ancora il suo corpo, facendola stare in dormiveglia.

I suoi pensieri erano totalmente rivolti ad Azog e alle parole che quella fetida creatura aveva pronunciato la notte precedente: aveva ucciso i suoi genitori, senza pietà, senza un briciolo di cuore, ma un aggettivo che aveva utilizzato per sua madre le era rimasto impresso; cosa significava “cuore di stella” ? Ne avrebbe dovuto parlare con Gandalf, magari lui avrebbe saputo darle le risposte che cercava


Sentì un fruscio a pochi passi da se e aprì gli occhi, vedendo un grosso stivale di metallo vicino al suo viso, subito dopo il proprietario si inginocchiò e le si sedette accanto.

 «Dovresti riposare» le disse Thorin lasciandosi scappare un sospiro e alzando gli occhi al cielo sempre più chiaro

 «Sai che non ci riuscirei neanche se tutto questo fosse finito e Erebor fosse nuovamente nostra; quello che Azog ha detto, ciò che ha fatto... io non posso riposarmi, lo voglio uccidere esattamente come lui ha ucciso i miei genitori, nostro nonno e tutta la nostra gente» disse l'altra digrignando i denti dalla rabbia e conficcando le unghie nella pelle del mantello.

 «Pensi che io non desideri avere tra le mani quella feccia d’Orco dopo tutto ciò che ci ha fatto? Dobbiamo solo attendere, arriverà il giorno in cui vendicheremo tutto il suo male» le rispose guardandola dritto negli occhi visibilmente arrossati da un po' di lacrime.

 «Tra poco ripartiamo, non appena avrai ripreso le forze» continuò il Nano, guardando l’orizzonte con la classica espressione che assumeva quando non pensava a nulla in particolare ma elaborava tutta la situzione dentro di se.

 «Sto bene, possiamo andare» Miriel cercò di rimettersi in piedi ma la forte mano di Thorin la prese per una spalla e la rimise sdraiata con poca grazia

 «Non provarci nemmeno, ripartiremo quando sarò certo che hai ripreso le forze. Cerca di stare tranquilla adesso» le disse portandola sul suo petto ed iniziando ad accarezzarle i capelli, trasmettendole la sicurezza di cui aveva bisogno e facendole chiudere gli occhi.

 

 

I capelli riccioluti dello Hobbit spuntavano da dietro la roccia, seguiti subito dopo dai ai suoi grandi occhi castani, il capo della compagnia lo aveva mandato in avanscoperta per sapere quanto il branco di Ochi distasse da loro.

Pronti a partire, i Nani attendevano sue notizie.

Bilbo vide gli Orchi sui loro spaventosi mannari correre lungo il crinale delle montagne, Azog stava urlando loro ordini in una lingua che lo Hobbit non comprendeva; d’improvviso un ruggito fortissimo si sovrappose alle urla di Azog, attirando l’attenzione di Bilbo verso un enorme ombra scura che si trovava poche rocce sotto di lui.

 

Lo Hobbit tornò dalla compagnia di corsa con il cuore in gola per lo spavento, venendo però subito interrogato da Thorin

 «Quanto è vicino il branco?» chiese il Nano frettoloso con Orcrist sguainata e stretta alla mano.

 «Troppo vicino, due leghe al massimo, ma questo non è il peggio» ansimò Bilbo in mezzo ai Nani

 «I mannari ci hanno fiutato?» domandò Dwalin pensieroso e pronto a scattare.

 «Non ancora ma lo faranno, abbiamo un altro problema» rispose Bilbo cercando di riprendere fiato

 «Ti hanno visto?» Gandalf avanzò verso l’amico, visibilmente preoccupato

 «No non è questo…» Bilbo provò a proseguire ma fu nuovamente interrotto.

 «Visto, che vi dicevo, silenzioso come un topo» disse lo stregone con un sorriso bonario stampato in volto, facendo sospirare di sollievo i Nani

 «Ha la stoffa dello scassinatore» tutti sorrisero e iniziarono a parlottare tra loro senza badare più allo Hobbit che si sbaraccaiava per richiamarli all'attenzione.

 «Volete darmi ascolto? Volete darmi ascolto?!» nessuno sembrava intenzionato a zittirsi

 «Sathara!» disse Miriel, a voce leggermente più alta rispetto gli altri, facendo calare il silenzio

 «Sto cercando di dirvi che c’è qualcos’altro là fuori» disse finalmente lo Hobbit, indicando la direzione da dove era venuto.

Thorin abbassò gli occhi al terreno e sospiro di esasperazione, imitato da buona parte della compagnia; Gandalf sgranò gli occhi e si aggrappò di più al suo bastone

 «Quale forma ha assunto? Quella di un orso?» chiese sotto gli sguardi increduli dei Nani e di Bilbo

 «S-sì ma più grosso, molto più grosso» rispose sempre più confuso lo Hobbit, seguendo lo stregone con lo sguardo

 «Tu sapevi di questa bestia?! Io dico di fare dietrofront» urlò Bofur.

 «E gettarci nelle fauci di un branco di mannari» ribatte Thorin ovvio; i Nani iniziarono a discutere su cosa fosse più saggio fare, quando Gandalf parlò di nuovo:

 «Ci sarebbe una casa non lontana da qui, dove noi potremmo trovare riparo…» iniziò Gandalf, di spalle alla compagnia

 «E di chi è la casa, amico o nemico?» chiese Thorin, stringendo i denti dubbioso se fidarsi ancora dello stregone.

 «Nessuno dei due, lui ci aiuterà o ci ucciderà»

 «Quale altra scelta abbiamo?» Miriel aveva appena terminato di pronunciare quelle parole quando un potente verso giunse alle loro orecchie, facendoli chinare velocemente per la paura.

 «Nessuna» rispose Gandalf iniziando a correre.

 

 

La compagnia iniziò a correre a perdifiato in mezzo a verdi campi decorati da sprazzi di fiori viola, bianchi e gialli; entrarono dentro un bosco e, mentre correvano, sentivano le versa dell’orso alle loro calcagna e più in lontananza, gli ululati dei mannari.

Saltavano tra le grosse e nodose radici degli alberi, cercando di correre sempre più veloci anche se le loro gambe iniziavano a cedere; andando a quella velocità finirono per scivolare giù dalla collina, per una ripida discesa.

Per Miriel quello fu troppo: le radici le sbattevano contro la schiena, facendola urlare per il dolore, sentì qualcosa di caldo iniziare a scenderle lungo il fianco; la fasciatura che Òin le aveva fatto era saltata via e tutto quel movimento e quello sbattere a destra e a manca le aveva riaperto la ferita.

Finalmente arrivarono dalla parte opposta della collina, velocemente si alzarono in piedi e ricominciarono a correre, Miriel era tra gli ultimi, la vista annebbiata.

 «Forza, alla casa!» urlò Gandalf, incitandoli a correre più veloce; alle loro spalle l’orso distrusse gli alberi da cui erano appena sbucati con un immenso ringhio che fece tremare impanicati i Nani.

Entrarono dentro l’enorme cancello fatto di tronchi di quella casa che avrebbe potuto rappresentare la loro salvezza o la loro morte; i Nani che erano più avanti sbatterono contro la porta chiusa, iniziando a tirare pugni contro di essa, in preda al panico.

Miriel si appoggiò a una parete del breve tunnel che portava alla porta, cercando di tenersi in piedi, Bilbo accanto a lei capì al volo e svelto prese un suo braccio e se lo passo sopra le spalle, sostenendola.

 «Forza apritela!» urlò Thorin correndo in avanti verso la porta, riuscendo a togliere il lucchetto sopra le loro teste e facendo entrare tutti appena in tempo, poiché l’orso li aveva raggiunti.

Fecero leva sui battenti per richiudere la porta, ma l’enorme testa della creatura si mise in mezzo, ringhiando e cercando di morderli e staccar loro la testa con quelle enormi e potenti fauci; Bilbo estrasse la sua spada quando vide quella scena, capendo poi che fosse totalmente inutile.

In Nani riuscirono a chiudere fuori l’orso, bloccando la porta con delle immense travi.

 «Quello cos’è?» domandò Ori cercando di riprendere fiato con una mano sul petto palpitante

 «Quello è il nostro anfitrione, il suo nome è Beorn, è un mutatore di pelle» spiegò Gandalf ai Nani
 «L’orso è imprevedibile ma con l’uomo si può ragionare, forza ora mettetevi tutti a dormire, sarete al sicuro qui stanotte» continuò lo stregone «Lo spero» sussurrò poi più a se stesso, arricciando leggermente le labbra in una smorfia di preoccupazione.

 

 «Òin presto Miriel perde sangue dalla ferita» lo Hobbit chiamò il Nano guaritore, attirando l’attenzione di tutti sulla ragazza

 «Come sarebbe a dire perde sangue?» Thorin li raggiunse a grandi falcate, chinandosi accanto a loro

 «Credo sia stato prima, tutto quel movimento deve aver riaperto la ferita. Bisogna curarla subito o farà infezione, presto cercate del filo e un posto pulito!» ordinò Òin.

I Nani iniziarono a cercare dentro l’enorme casa, Bifur entrò dentro quella che era a tutti gli effetti una stanza, al cui centro vi era posizionato un enorme letto

 «Ehi portatela di qua, c’è un letto!» veloce Thorin prese Miriel tra le sue braccia, portandola nella stanza che aveva trovato Bifur, la ragazza era a mala pena cosciente e il sangue la sporcava; nella maniera più delicata possibile l’adagiò sul letto, aspettando altre istruzioni.

 «Ora uscite tutti, non riesco a lavorare con persone attorno» disse Òin iniziando a sterilizzare l’ago

 «Ma potrei dare una mano, ti prego Òin, fammi rimanere» Thorin afferrò il Nano guaritore per un braccio e lo guardò supplichevole negli occhi

 «Mi dispiace Thorin ma no, ora esci» rispose l’altro, rimettendosi al lavoro.

 «Dai forza zio, Miriel starà bene. Vieni hai bisogno di riposarti» i suoi nipoti lo portarono fuori dalla stanza, richiudendo la porta alle loro spalle.


Il Sole stava tramontando oltre il bosco da cui erano venuti, Thorin lo guardava serio, lanciare gli ultimi bagliori dorati per poi scomparire e lasciare che la luna prendesse il suo posto.

Òin era ancora dentro la stanza con Miriel, le cui urla di dolore riecheggiavano nelle spesse pareti di quercia, lasciando tutti muti e silenziosi in trepidante attesa.

Finalmente dopo quelle che parevano ore, il Nano guaritore uscì visibilmente stanco e provato; subito venne circondato dai suoi compagni di viaggio, ansiosi di avere notizie sulla salute della loro amica, uno fra tutti prese il vecchio Nano per le spalle e lo guardò dritto negli occhi:

 «Allora come sta? Riuscirà a proseguire?» i suoi occhi blu celavano alla perfezione la sua preoccupazione, ma la sua voce lo tradiva 

 «Se la caverà, ho dovuto aprire ulteriormente la ferita poiché si era infettata e ha perso davvero molto sangue, però è andato tutto per il meglio. Ora sta riposando, entro domani starà bene; puoi entrare se lo desideri, Thorin» riassunse Òin andando poi a sedersi vicino ai suoi fratelli.

 

Il Nano dai capelli corvini aprì lentamente la porta, rivelando ai suoi occhi Miriel stesa sul letto, la fronte imperlata di sudore.

Entrò nella stanza richiudendosi la porta alle spalle, quel piccolo rumore fece accorgere la ragazza della sua presenza; ella aprì gli occhi e vedendolo sorrise lievemente, sforzandosi di non gemere.

Thorin avanzò verso di lei e quando le fu accanto si decise a parlare:

 «Come ti senti?» disse posando una delle sue grandi e caldi mani sulla fronte di Miriel per poi scendere sulla sua guancia destra.

 «Beh, considerando che sono quasi morta, ho perso litri di sangue e che la ferita ha fatto infezione, sto bene» rispose lei cercando di sdrammatizzare la situazione, sorridendo lievemente.

 «Domani ripartiamo, se non ce la fai a proseguire noi ti capiremmo e se…» il Nano lasciò la frase in sospeso, facendo capire alla ragazza dove volesse andare a parare.

 «Non se ne parla nemmeno. Come puoi pensare di farmi rinunciare a questa impresa, come puoi pensare di togliermi la possibilità di riprenderci la nostra terra natia?» disse alzando la voce, visibilmente irritata e infastidita da quella sua presa di posizione.

 «Io ti sto lasciando scelta, se ce la fai a proseguire va benissimo, sai bene che sei importante per la compagnia e per me» le ultime parole quasi sussurrate, un sussurro roco e caldo che fece percorrere la schiena dell'altra di tanti piccoli brividi.

 «Sto bene Thorin, vengo con voi. Ti seguirò fino in capo al mondo se necessario, lo sai» disse seria, prendendo una mano del Nano.

 

Thorin strinse leggermente la mano della ragazza osservando gli occhi cangianti alla luce delle candele, dicendosi tra se e se che in quegli anni in cui era stata lontana da lui era cambiata molto, rimanendo comunque la stessa.

Il viso dolce della bambina che era cresciuta con lui aveva lasciato il posto al volto di una donna sicura di se, il suo corpo si era fatto se possibile ancor più sinuoso di come se lo ricordava e i suoi occhi erano luminosi come le stelle.

Senza nemmeno accorgersene si era involontariamente avvicinato a lei, pochi centimetri separavano il suo volto da quello di Miriel, che aveva preso a respirare più velocemente e senza accorgersene la sua pelle diafana aveva iniziato a diventare sempre più luminosa.

Pochi millimetri separavano le loro labbra, che tremavano per il cumolo di emozioni che li stava travolgendo.

 «Dovresti riposare ora» quello di Thorin era a mala pena un sussurro, che ebbe il potere di risvegliare la ragazza dallo stato di trance in cui era inevitabilmente sprofondata

 «Sì forse dovrei» i due si allontanarono, celando quasi completamente il rossore che li stava prendendo entrambi.

 «Bene ora vado a riposarmi, buonanotte Miriel» il Nano fece per uscire ma la ragazza lo fermò

 «Aspetta, ti prego rimani qua con me, non riesco a dormire» il suo sembrava quasi un capriccio da bambina, pensò Thorin sorridendo al ricordo di tutte le volte che da fanciullo l’aveva ospitata nel suo letto caldo, però quel richiamo aveva anche un non so ché di disperato, di richiesta d’aiuto.

 

Il futuro re Sotto la Montagna ritornò sui suoi passi sedendosi al bordo dell’enorme letto; si sfilò i pesanti scarponi dai piedi stanchi, stendendosi poi accanto a Miriel, che osservò ogni suo più piccolo movimento.

Quando si furono sistemati meglio, la ragazza si aggrappò al busto del nano, stringendolo a se, per quanto la ferita le concedesse; Thorin, passato l’iniziale stupore per quel gesto, la circondò con le sue forti e calde braccia.

Cosa sto facendo

Fu l’ultimo pensiero del Nano prima che le sue palpebre calassero inesorabilmente.

I due si addormentarono così quella notte, calandosi in un sonno senza sogni e senza incubi, lasciandosi cullare dal calore dell’altro.



ANGOLO AUTORE: lieta di presentarvi il capitolo n° 10!
Per chi shippa Miriel e Thorin, è uno dei capitolo più belli; ci sono un sacco di momenti dedicati a loro due e sì OK ragazzi lo ammetto:
provano qualcosa l'uno per l'altro, ed è più di un semplice amore fraterno; solo non riescono ad ammetterlo e forse non riusciranno a stare insieme, lo scoprirete più avanti😏
Ringrazio ovviamente:
-Lone_wolf_08♥️
-ThorinOakenshild ♥️

per le bellissime recensioni!
E ringrazio anche tutti coloro che hanno messo la storia tra le preferite/ricordate/seguito (sì so anche della vostra esistenza😉) e tutti i lettori silenziosi,
fatevi avanti e ditemi cosa ne pensate con una RECENSIONE!!!
Ci vediamo DOMENICA 4 MARZO con il prossimo capitolo (sarò via tutto il giorno e probabilmente lo pubblicherò verso sera) !
Un bacione 😘
Sissi04

   
 
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