___________________________________________
CAPITOLO 15
Il mattino seguente arriva anche
troppo presto per
i miei gusti. La sveglia suona senza pietà. La prima gara di
semifinale è
prevista alle 9:30. Lo sfogo della sera precedente ha fatto il suo
corso,
lasciando spazio ad una rabbia sconfinata ed inusuale, almeno per i
miei
standard.
Anya, non fiata, non dice una
parola né con me, né
con le altre. Mi lascia il mio spazio ed io non potrei esserle
più grata. Ciò
nonostante sento il suo sguardo che mi segue con preoccupazione. Fa
tanto la
dura, ma sotto sotto mi vuole bene la mia sorellona. Il pensiero mi fa
sorridere e in tutto questo marasma è una piacevole
novità.
Dopo aver fatto colazione, un po'
più esigua del
solito, ci dirigiamo al campo - come una settimana a questa parte - con
il
trasporto messo a disposizione dall'organizzazione.
Rapidamente ci prepariamo
indossando la divisa e
gli spikes(*) ed entriamo in campo
per fare riscaldamento.
Solita routine, soliti esercizi,
nulla di strano.
La concentrazione prende il sopravvento, sminuendo la collera. Anche se
sono quasi
certa che si stia nascondendo da qualche parte dentro di me.
Dopo aver fatto un veloce batting
practice, ci
scaldiamo il braccio e facciamo un po' di difesa. Poi io ed Anya ci
rintaniamo
nel bullpen ed iniziamo il suo riscaldamento. Infatti
toccherà proprio a mia
sorella lanciare in questa partita. Naturalmente sono orgogliosa di
lei, ma a
volte è un po' ingestibile e quando si mette in testa una
cosa non è così
semplice farle cambiare idea.
Effettuiamo il warm-up(**) e lei sembra stranamente
concentrata, lancia le palle che le chiamo
senza protestare, il che è veramente insolito, ma non ci
faccio tanto
caso.
Quando rientriamo in campo l'aria
diventa
improvvisamente pesante. La squadra giapponese fa il suo ingresso e
tutta la
rabbia he latitava dentro di me risorge in un attimo.
Il mio sguardo corre subito su
Clarke che quando mi
vede sorride, ma io non riesco a fare lo stesso. La incenerisco con la
mia
freddezza, tanto da farle scomparire subito il buon umore. Poi i miei
occhi si
fissano su Wanheda. Anche il suo ghigno compiaciuto svanisce subito,
quando si
imbatte nella mia determinazione.
"A noi due piccolo stronzo",
sussurro tra
me e me.
Dopo gli inni nazionali e il
saluto di pre-partita
- nel quale ho evitato accuratamente Clarke - l'arbitro da inizio alla
gara.
Partiamo in difesa e non abbiamo
molti problemi a
chiudere il primo turno, Anya è partita alla grande e questo
mi fa ben sperare.
Essendo il lead-off(***)
della squadra, la prima ad entrare nel box di battuta ad
inizio partita sono io. Quindi, dopo essermi tolta l'attrezzatura di
protezione
che uso a ricevere, afferro la mazza e faccio qualche swing(****) di riscaldamento.
La lanciatrice avversaria
è proprio lei, Clarke, ma
non mi sarei aspettata niente di diverso. Il mio sguardo è
sempre più
focalizzato su quello che devo fare. Prendo il tempo sul lancio,
osservando con
cura e dedizione la sua meccanica di rilascio della palla. Quando
l'arbitro mi
chiama avanzo con passo deciso e sicuro inchiodando il mio sguardo
– freddo e
distaccato - su Clarke.
Dopo aver preso i segnali da
Gustus - il coach di
terza - mi sistemo nel box del battitore prendendo bene la distanza dal
piatto
e buttando una rapida occhiata al ricevitore Fujimoto. A volte,
conoscere la
posizione del catcher ti semplifica notevolmente la vita in battuta.
Una volta pronta, sento la voce
dell'arbitro
chiamare il 'play ball'.
I miei sensi si acutizzano, il
cuore comincia a
tampellarmi nel petto come un tamburo, ho l'adrenalina a mille. Il mio
sguardo
è fisso su Clarke, o meglio… sulla sua mano di
lancio, dove a breve vedrò
comparire quella palla gialla che dovrò colpire con tutta la
mia forza.
Cerco di regolarizzare il respiro
ed un proiettile
giallo passa radente il mio colpo.
"Ball, inside", sento la voce
dell'arbitro giudicare il lancio.
Quando Fujimoto restituisce la
palla a Clarke butto
l'occhio verso Gustus, il segnale è sempre quello: battere
forte. E così ho
intenzione di fare.
'La
prima palla che mi ha tirato è stata una veloce che non
è entrata nel filo
interno, io chiamerei una curva o un rise adesso',
penso preparandomi al prossimo lancio.
La vedo rilasciare la palla e
l'effetto è
straordinario. ‘Una curva’,
ottimo
penso. Adoro le palle curve da battere. Sento i muscoli tendersi,
comincio a
girare la mazza anticipando la sua direzione in modo da colpirla e
mandarla
dove voglio. Al momento dell'impatto sento una scarica
d’adrenalina irradiarmi
tutto il corpo. Le mie gambe, i miei fianchi seguono lo giro di mazza
dando
alla battuta una maggiore potenza.
Batto una linea che fischia ad un
soffio dal viso
di Clarke. Lei fa in tempo a mala pena a spostarsi per non prenderla in
faccia,
facendo passare la mia battuta bucando così la difesa.
Intanto, io non perdo
tempo. Getto la mazza per terra e comincio a correre come il vento.
Passo la
prima base senza problemi quando raggiungo la seconda, vedo l'esterno
centro correre
per prendere la palla, così guardo Gustus che mi fa cenno di
proseguire, arrivo
sulla terza e lui continua a sbracciarsi per farmi proseguire. Corro,
come se
avessi le ali hai piedi, verso casa base. Lì nei pressi del
piatto, vedo
Fujimoto pronta a ricevere la palla per poi toccarmi ed eliminarmi. Non
sarà un
arrivo facile, ma sono intenzionata a segnare. Mentre corro verso casa
butto un
sguardo verso Clarke ed una rabbia impressionante torna a farsi largo
dentro di
me. Scivolo per conquistare il punto, ma lo scontro con il ricevitore
è duro,
forse troppo. Lei nella toccata perde la palla e l'arbitro mi giudica
salva.
L'arrivo è stato
stretto, ma la rabbia mi ha spinto
ad entrare duramente e questo non è da me. Se l'arbitro
avesse percepito la mia
piccola forma di dolo, avrebbe potuto espellermi.
Mi rialzo scrollandomi la terra
rossa dalla divisa.
E mi scuso subito con il ricevitore, che accusa il colpo.
Al mio gesto sento lo sguardo di
Clarke bruciarmi
addosso. Quando incrocio i suoi occhi sono sgranati ed increduli, ma so
benissimo che quella espressione sbigottita non sia per il punto
subito, ma piuttosto
per il mio comportamento al limite del legale. Infondo la mia battuta
poteva
farle male, male sul serio. Per non parlare dello scontro con Fujimoto.
In tutto il mio rimuginare,
mentre sto rientro nel dugout,
sento la voce della coach Anderson richiamare l'attenzione dell'arbitro.
"Arbitro, tempo! Ho una
sostituzione",
sento solo dire prima che la sua voce scemi in lontananza.
Quando Indra entra in panchina
è fumante di rabbia
e, purtroppo, credo di sapere chi l’abbia causata.
"Woods puoi andare a farti la
doccia. Blake
entri al suo posto!", esclama con quel tono che non ammette repliche.
Nel dugout non vola un mosca. Io
prendo il mio
guantone e la mia giacchetta e lascio la panchina per dirigermi negli
spogliatoi.
Non avrebbe avuto senso
obiettare. Il mio
comportamento è stato pessimo, mi sono lasciata guidare
dalla rabbia e non
avrei mai dovuto, soprattutto considerando l'importanza della gara.
Impreco contro me stessa per
essere stata così
stupida. Per quanto io possa essere arrabbiata con Clarke, per quello
che mi ha
fatto, non dovevo arrivare a tanto. Le ho
quasi fatto del male fisico e perché cosa?
Mi infilo sotto la doccia
cercando di sgombrare la
mente. Rimango sotto il getto per un tempo che non riesco a
quantificare.
Ovviamente mi perdo l'intera
partita e forse è
meglio così. Non sarei riuscita a guardare in faccia nessuna
delle mie
compagne, per non parlare delle mie avversarie.
Finito di vestirmi esco dallo
spogliatoio, proprio
quando gli schiamazzi delle mie compagne mi fanno sussultare.
"Lex, siamo in finale!", urla mia
sorella
venendomi ad abbracciare.
"Sono... contenta", riesco a
balbettare
timidamente.
"Anche senza di te, comandante,
siamo riuscite
ad imporci... 4 a 1", enfatizza Rae.
"Sì effettivamente,
è stata una bella partita.
Io sono riuscita a fare anche un doppio. Tu come stai piuttosto?", mi
chiede Costia.
"Meglio. Grazie Cos...", sussurro
appena.
"Ragazze, mi volevo scusare con
tutte voi per
il mio comportamento. Forse la tensione mi ha dato alla testa",
continuo a
dire ancora mortificata dall'accaduto.
"Vi prometto che non
capiterà più!",
affermo con più convinzione.
"Ci puoi giurare comandante.
Anche perché
ricevere tua sorella è veramente un lavoraccio… e
te lo lascio più che
volentieri", puntualizza Octavia strappandomi un sorriso.
"Ehi, non mi sembravi poi
così contrariata
quando abbiamo eliminato al piatto l'ultima giapponese?", obietta
impettita Anya.
Il teatrino scatena una risata
generale allentando
tutta la tensione accumulata.
Dopo qualche altra chiacchiera,
saluto le ragazze e
vado alla ricerca della coach Anderson. La mia ricerca dura poco, visto
che
svoltato l'angolo la trovo ad aspettarmi con il suo sguardo truce e
severo
stampato sul volto.
"Non ci sono scuse per il mio
comportamento
coach. Le prometto che non accadrà più", dico
volendo anticipare il suo
rimprovero.
"Lexa, non ti voglio mentire, mi
hai
fortemente deluso. Quello che hai fatto è molto grave. Io
non ti ho insegnato a
giocare in quella maniera. La sportività e il rispetto sono
alla base di ogni
sport e un'atleta - degno di questo nome - non può
atteggiarsi in maniera
differente, è un modo di rapportarsi, una pratica necessaria
per essere un
persona migliore… sono regole che vanno sempre rispettate!",
le sue parole
colpiscono duro, aumentando notevolmente il mio rammarico e il mio
senso di
colpa.
Rimango in silenzio con la testa
bassa aspettando
con pazienza il coraggio di replicare, ma Indra non me ne dà
la possibilità.
"Ora, non so bene cosa ti sia
successo, ma
vedi di risolvere qualsiasi problema tu abbia. Domani, in finale, ti
voglio al
massimo. Nonostante il tuo comportamento non voglio escluderti. In
fondo è
anche merito tuo, se alla fine siamo arrivate fin qui. Ma bada Lexa...
cerca di
non farmi pentire della mia decisione”.
"Grazie coach, farò di
tutto per non
deluderla", le dico cercando di essere convincente.
"Adesso va… vai a
riposarti. Oggi è meglio che
non rimani qui, allo stadio".
Le faccio un cenno di saluto
dirigendomi verso
l'uscita della struttura.
Quando sto per uscire sento una
voce famigliare
urlare proprio dietro l'angolo. Curiosa mi affaccio e, anche se non
dovrei,
origlio.
"Adesso mi dici che cazzo hai
combinato?".
"Clarke, prima cosa smettila di
urlarmi
contro, seconda cosa… non so davvero di cosa diavolo tu stai
parlando. Sto
semplicemente tirando l'acqua al mio mulino. A mali estremi, estremi
rimedi", ribatte con la voce più irritante del solito, quel
verme di
Wanheda.
"Sì, come no. Tu sei
il solito innocente...",
sbuffa contrariata Clarke.
"Adesso piantala e vai a
riposarti. Abbiamo
un'altra gara nel pomeriggio e se fossi in te ce la metterei tutta. Ti
ricordi
cosa succederà se non arriviamo in finale, vero?".
Non
capisco, che cosa possa succedere se il Giappone non arriva in finale?
L’harakiri mi risulta essere una pratica per i samurai, non
per le giocatrici
di softball.
"Certo che me lo ricordo Akira,
non fai altro
che ricordarmelo!", sbotta sempre più alterata Clarke.
La vedo allontanarsi a grandi
passi, subito seguita
da Wanheda, li guardo scomparire fino a che non sento lo sbattere forte
di una
porta.
Rimugino per un attimo sulla
conversazione appena
udita, anche se mi ha incuriosito, decido di non darci poi
così tanta
importanza.
Ho bisogno di rilassarmi,
riposare e di staccare la
presa e, pensare a qualunque cosa riguardi Clarke, non è
salutare… ne tantomeno
rilassante.
Chiamo un taxi e mi faccio riaccompagnare in
albergo. Non ci metto molto a ritrovarmi con la faccia schiacciata
contro il
cuscino e ci metto ancora meno a farmi abbracciare da Morfeo in un
sonno
incredibilmente calmo e tranquillo.
(**) Il Warm-up è riscaldamento pre partita. Generalmente la batteria si prende 20-30 minuti per scaldare il braccio del lanciatore provando, in quel lasso di tempo, tutti gli effetti.
(***) Il Lead-off è il primo battitore nell’ordine di battuta ad entrare nel box, la sua caratteristica principale è quella di essere molto veloce e di aver un maggior numero di arrivi in base.
(****) Lo Swing è il giro di mazza, che il battitore effettua per colpire la palla.
___________
NOTE AUTRICE.
Ed eccomi qui, con un nuovo capitolo.
Lo scontro tanto atteso sembra leggermente tosto. Lexa ha dato ascolto alla sua rabbia e questo la reagire in un modo un pochino fuori dai suoi standard (per usare un eufemismo).
Intanto volente o nolente gli Stati Uniti sono in finale, mentre il Giappone dovrà sconfiggere l’Australia per aggiudicarsela.
A giudicare dall’ultima conversazione origliata tra Wanheda e Clarke qualcosa sotto c’è… ma cosa?
Voi che ne pensate? Cosa ci sarà mai sotto? Vi è piaciuto il capitolo?
Mancano solo tre capitoli alla fine, nel prossimo molto cose saranno più chiare e altre no.
Grazie mille per il vostro supporto.
Un abbraccio
Lory