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Autore: Natory28    07/03/2018    5 recensioni
[Clexa AU]
Lexa e Clarke sono migliori amiche sin da piccole, entrambe hanno una passione/ossessione in comune: il softball. Crescono giocando insieme per molti anni, formando una delle migliori batterie (lanciatrice/ricevitore) della categoria giovanile, e diventando l’una il sostentamento dell’altra. All’età di quindici anni però, Clarke sparisce - letteralmente - dalla faccia della terra, senza lasciare traccia. Lexa dilaniata per aver perso la sua migliore amica - o forse qualcosa di più - si rifugia nel softball. Quello stesso sport che, insieme a Clarke, la rendeva viva. Diventa una professionista e dopo una serie di vittorie - dieci anni dopo - viene convocata in nazionale per partecipare alle olimpiadi di Tokyo. Il coronamento più importante per uno sportivo è alle porte per Lexa, ogni suo sforzo, ogni sua fatica, verrà ripagata partecipando a quella competizione… non può certo sapere che, proprio a causa di quella manifestazione sportiva, alcune ferite si riapriranno e i fantasmi del passato riappariranno.
Genere: Angst, Introspettivo, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 15

 

Il mattino seguente arriva anche troppo presto per i miei gusti. La sveglia suona senza pietà. La prima gara di semifinale è prevista alle 9:30. Lo sfogo della sera precedente ha fatto il suo corso, lasciando spazio ad una rabbia sconfinata ed inusuale, almeno per i miei standard.

Anya, non fiata, non dice una parola né con me, né con le altre. Mi lascia il mio spazio ed io non potrei esserle più grata. Ciò nonostante sento il suo sguardo che mi segue con preoccupazione. Fa tanto la dura, ma sotto sotto mi vuole bene la mia sorellona. Il pensiero mi fa sorridere e in tutto questo marasma è una piacevole novità.

Dopo aver fatto colazione, un po' più esigua del solito, ci dirigiamo al campo - come una settimana a questa parte - con il trasporto messo a disposizione dall'organizzazione. 

Rapidamente ci prepariamo indossando la divisa e gli spikes(*) ed entriamo in campo per fare riscaldamento.

Solita routine, soliti esercizi, nulla di strano. La concentrazione prende il sopravvento, sminuendo la collera. Anche se sono quasi certa che si stia nascondendo da qualche parte dentro di me.

Dopo aver fatto un veloce batting practice, ci scaldiamo il braccio e facciamo un po' di difesa. Poi io ed Anya ci rintaniamo nel bullpen ed iniziamo il suo riscaldamento. Infatti toccherà proprio a mia sorella lanciare in questa partita. Naturalmente sono orgogliosa di lei, ma a volte è un po' ingestibile e quando si mette in testa una cosa non è così semplice farle cambiare idea.

Effettuiamo il warm-up(**) e lei sembra stranamente concentrata, lancia le palle che le chiamo senza protestare, il che è veramente insolito, ma non ci faccio tanto caso. 

Quando rientriamo in campo l'aria diventa improvvisamente pesante. La squadra giapponese fa il suo ingresso e tutta la rabbia he latitava dentro di me risorge in un attimo.

Il mio sguardo corre subito su Clarke che quando mi vede sorride, ma io non riesco a fare lo stesso. La incenerisco con la mia freddezza, tanto da farle scomparire subito il buon umore. Poi i miei occhi si fissano su Wanheda. Anche il suo ghigno compiaciuto svanisce subito, quando si imbatte nella mia determinazione.

"A noi due piccolo stronzo", sussurro tra me e me.

Dopo gli inni nazionali e il saluto di pre-partita - nel quale ho evitato accuratamente Clarke - l'arbitro da inizio alla gara.

Partiamo in difesa e non abbiamo molti problemi a chiudere il primo turno, Anya è partita alla grande e questo mi fa ben sperare.

Essendo il lead-off(***) della squadra, la prima ad entrare nel box di battuta ad inizio partita sono io. Quindi, dopo essermi tolta l'attrezzatura di protezione che uso a ricevere, afferro la mazza e faccio qualche swing(****) di riscaldamento.

La lanciatrice avversaria è proprio lei, Clarke, ma non mi sarei aspettata niente di diverso. Il mio sguardo è sempre più focalizzato su quello che devo fare. Prendo il tempo sul lancio, osservando con cura e dedizione la sua meccanica di rilascio della palla. Quando l'arbitro mi chiama avanzo con passo deciso e sicuro inchiodando il mio sguardo – freddo e distaccato - su Clarke.

Dopo aver preso i segnali da Gustus - il coach di terza - mi sistemo nel box del battitore prendendo bene la distanza dal piatto e buttando una rapida occhiata al ricevitore Fujimoto. A volte, conoscere la posizione del catcher ti semplifica notevolmente la vita in battuta.

Una volta pronta, sento la voce dell'arbitro chiamare il 'play ball'.

I miei sensi si acutizzano, il cuore comincia a tampellarmi nel petto come un tamburo, ho l'adrenalina a mille. Il mio sguardo è fisso su Clarke, o meglio… sulla sua mano di lancio, dove a breve vedrò comparire quella palla gialla che dovrò colpire con tutta la mia forza.

Cerco di regolarizzare il respiro ed un proiettile giallo passa radente il mio colpo.

"Ball, inside", sento la voce dell'arbitro giudicare il lancio.

Quando Fujimoto restituisce la palla a Clarke butto l'occhio verso Gustus, il segnale è sempre quello: battere forte. E così ho intenzione di fare.

'La prima palla che mi ha tirato è stata una veloce che non è entrata nel filo interno, io chiamerei una curva o un rise adesso', penso preparandomi al prossimo lancio.

La vedo rilasciare la palla e l'effetto è straordinario. ‘Una curva’, ottimo penso. Adoro le palle curve da battere. Sento i muscoli tendersi, comincio a girare la mazza anticipando la sua direzione in modo da colpirla e mandarla dove voglio. Al momento dell'impatto sento una scarica d’adrenalina irradiarmi tutto il corpo. Le mie gambe, i miei fianchi seguono lo giro di mazza dando alla battuta una maggiore potenza.

Batto una linea che fischia ad un soffio dal viso di Clarke. Lei fa in tempo a mala pena a spostarsi per non prenderla in faccia, facendo passare la mia battuta bucando così la difesa. Intanto, io non perdo tempo. Getto la mazza per terra e comincio a correre come il vento. Passo la prima base senza problemi quando raggiungo la seconda, vedo l'esterno centro correre per prendere la palla, così guardo Gustus che mi fa cenno di proseguire, arrivo sulla terza e lui continua a sbracciarsi per farmi proseguire. Corro, come se avessi le ali hai piedi, verso casa base. Lì nei pressi del piatto, vedo Fujimoto pronta a ricevere la palla per poi toccarmi ed eliminarmi. Non sarà un arrivo facile, ma sono intenzionata a segnare. Mentre corro verso casa butto un sguardo verso Clarke ed una rabbia impressionante torna a farsi largo dentro di me. Scivolo per conquistare il punto, ma lo scontro con il ricevitore è duro, forse troppo. Lei nella toccata perde la palla e l'arbitro mi giudica salva.

L'arrivo è stato stretto, ma la rabbia mi ha spinto ad entrare duramente e questo non è da me. Se l'arbitro avesse percepito la mia piccola forma di dolo, avrebbe potuto espellermi.

Mi rialzo scrollandomi la terra rossa dalla divisa. E mi scuso subito con il ricevitore, che accusa il colpo.

Al mio gesto sento lo sguardo di Clarke bruciarmi addosso. Quando incrocio i suoi occhi sono sgranati ed increduli, ma so benissimo che quella espressione sbigottita non sia per il punto subito, ma piuttosto per il mio comportamento al limite del legale. Infondo la mia battuta poteva farle male, male sul serio. Per non parlare dello scontro con Fujimoto.

In tutto il mio rimuginare, mentre sto rientro nel dugout, sento la voce della coach Anderson richiamare l'attenzione dell'arbitro.

"Arbitro, tempo! Ho una sostituzione", sento solo dire prima che la sua voce scemi in lontananza.

Quando Indra entra in panchina è fumante di rabbia e, purtroppo, credo di sapere chi l’abbia causata.

"Woods puoi andare a farti la doccia. Blake entri al suo posto!", esclama con quel tono che non ammette repliche.

Nel dugout non vola un mosca. Io prendo il mio guantone e la mia giacchetta e lascio la panchina per dirigermi negli spogliatoi.

Non avrebbe avuto senso obiettare. Il mio comportamento è stato pessimo, mi sono lasciata guidare dalla rabbia e non avrei mai dovuto, soprattutto considerando l'importanza della gara.

Impreco contro me stessa per essere stata così stupida. Per quanto io possa essere arrabbiata con Clarke, per quello che mi ha fatto, non dovevo arrivare a tanto. Le ho quasi fatto del male fisico e perché cosa?

Mi infilo sotto la doccia cercando di sgombrare la mente. Rimango sotto il getto per un tempo che non riesco a quantificare.

Ovviamente mi perdo l'intera partita e forse è meglio così. Non sarei riuscita a guardare in faccia nessuna delle mie compagne, per non parlare delle mie avversarie.

Finito di vestirmi esco dallo spogliatoio, proprio quando gli schiamazzi delle mie compagne mi fanno sussultare.

"Lex, siamo in finale!", urla mia sorella venendomi ad abbracciare.

"Sono... contenta", riesco a balbettare timidamente.

"Anche senza di te, comandante, siamo riuscite ad imporci... 4 a 1", enfatizza Rae.

"Sì effettivamente, è stata una bella partita. Io sono riuscita a fare anche un doppio. Tu come stai piuttosto?", mi chiede Costia.

"Meglio. Grazie Cos...", sussurro appena.

"Ragazze, mi volevo scusare con tutte voi per il mio comportamento. Forse la tensione mi ha dato alla testa", continuo a dire ancora mortificata dall'accaduto.

"Vi prometto che non capiterà più!", affermo con più convinzione.

"Ci puoi giurare comandante. Anche perché ricevere tua sorella è veramente un lavoraccio… e te lo lascio più che volentieri", puntualizza Octavia strappandomi un sorriso.

"Ehi, non mi sembravi poi così contrariata quando abbiamo eliminato al piatto l'ultima giapponese?", obietta impettita Anya.

Il teatrino scatena una risata generale allentando tutta la tensione accumulata.

Dopo qualche altra chiacchiera, saluto le ragazze e vado alla ricerca della coach Anderson. La mia ricerca dura poco, visto che svoltato l'angolo la trovo ad aspettarmi con il suo sguardo truce e severo stampato sul volto.

"Non ci sono scuse per il mio comportamento coach. Le prometto che non accadrà più", dico volendo anticipare il suo rimprovero.

"Lexa, non ti voglio mentire, mi hai fortemente deluso. Quello che hai fatto è molto grave. Io non ti ho insegnato a giocare in quella maniera. La sportività e il rispetto sono alla base di ogni sport e un'atleta - degno di questo nome - non può atteggiarsi in maniera differente, è un modo di rapportarsi, una pratica necessaria per essere un persona migliore… sono regole che vanno sempre rispettate!", le sue parole colpiscono duro, aumentando notevolmente il mio rammarico e il mio senso di colpa.

Rimango in silenzio con la testa bassa aspettando con pazienza il coraggio di replicare, ma Indra non me ne dà la possibilità.

"Ora, non so bene cosa ti sia successo, ma vedi di risolvere qualsiasi problema tu abbia. Domani, in finale, ti voglio al massimo. Nonostante il tuo comportamento non voglio escluderti. In fondo è anche merito tuo, se alla fine siamo arrivate fin qui. Ma bada Lexa... cerca di non farmi pentire della mia decisione”.

"Grazie coach, farò di tutto per non deluderla", le dico cercando di essere convincente.

"Adesso va… vai a riposarti. Oggi è meglio che non rimani qui, allo stadio".

Le faccio un cenno di saluto dirigendomi verso l'uscita della struttura.

Quando sto per uscire sento una voce famigliare urlare proprio dietro l'angolo. Curiosa mi affaccio e, anche se non dovrei, origlio.

"Adesso mi dici che cazzo hai combinato?".

"Clarke, prima cosa smettila di urlarmi contro, seconda cosa… non so davvero di cosa diavolo tu stai parlando. Sto semplicemente tirando l'acqua al mio mulino. A mali estremi, estremi rimedi", ribatte con la voce più irritante del solito, quel verme di Wanheda.

"Sì, come no. Tu sei il solito innocente...", sbuffa contrariata Clarke.

"Adesso piantala e vai a riposarti. Abbiamo un'altra gara nel pomeriggio e se fossi in te ce la metterei tutta. Ti ricordi cosa succederà se non arriviamo in finale, vero?".

Non capisco, che cosa possa succedere se il Giappone non arriva in finale? L’harakiri mi risulta essere una pratica per i samurai, non per le giocatrici di softball.

"Certo che me lo ricordo Akira, non fai altro che ricordarmelo!", sbotta sempre più alterata Clarke.

La vedo allontanarsi a grandi passi, subito seguita da Wanheda, li guardo scomparire fino a che non sento lo sbattere forte di una porta.

Rimugino per un attimo sulla conversazione appena udita, anche se mi ha incuriosito, decido di non darci poi così tanta importanza.

Ho bisogno di rilassarmi, riposare e di staccare la presa e, pensare a qualunque cosa riguardi Clarke, non è salutare… ne tantomeno rilassante.

Chiamo un taxi e mi faccio riaccompagnare in albergo. Non ci metto molto a ritrovarmi con la faccia schiacciata contro il cuscino e ci metto ancora meno a farmi abbracciare da Morfeo in un sonno incredibilmente calmo e tranquillo.

 

(*) Gli Spikes sono le tipiche scarpe sportive, utilizzate dalle giocatrici di softball, dotate di tacchetti in metallo sulla suola per evitare di scivolare sul campo da gioco.
(**) Il Warm-up è riscaldamento pre partita. Generalmente la batteria si prende 20-30 minuti per scaldare il braccio del lanciatore provando, in quel lasso di tempo, tutti gli effetti.
(***) Il Lead-off è il primo battitore nell’ordine di battuta ad entrare nel box, la sua caratteristica principale è quella di essere molto veloce e di aver un maggior numero di arrivi in base.
(****) Lo Swing è il giro di mazza, che il battitore effettua per colpire la palla.

___________

 


NOTE AUTRICE.
Ed eccomi qui, con un nuovo capitolo.
Lo scontro tanto atteso sembra leggermente tosto. Lexa ha dato ascolto alla sua rabbia e questo la reagire in un modo un pochino fuori dai suoi standard (per usare un eufemismo).
Intanto volente o nolente gli Stati Uniti sono in finale, mentre il Giappone dovrà sconfiggere l’Australia per aggiudicarsela.
A giudicare dall’ultima conversazione origliata tra Wanheda e Clarke qualcosa sotto c’è… ma cosa?
Voi che ne pensate? Cosa ci sarà mai sotto? Vi è piaciuto il capitolo?
Mancano solo tre capitoli alla fine, nel prossimo molto cose saranno più chiare e altre no.
Grazie mille per il vostro supporto.
Un abbraccio
Lory

   
 
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