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Autore: lost in books    08/03/2018    0 recensioni
Una maga dal misterioso passato, un giovane con una missione, un re assetato di potere. Le loro vite si intrecceranno mentre un'antica minaccia incombe sul loro mondo.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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quattro anni dopo
parte prima
 
Le prime stelle di una tiepida serata di primavera erano apparse da poco nel cielo quando una folata di vento improvvisa mosse le chiome degli alberi. Ciò che aveva causato quello spostamento d’aria non era naturale ma era dovuto allo sbattere di un paio di enormi ali dorate. La creatura che le possedeva era un drago dalle scaglie dorate intento ad atterrare.
I suoi artigli graffiarono il terreno e le sue zampe si poggiarono delicatamente a terra così da permettere alla giovane donna che stava trasportando sul dorso di scendere.
Avvolto intorno al suo torso c’era un piccolo fagotto che lei trattava con molta cura.
La donna aveva la pelle olivastra, capelli color cioccolato e occhi di un intenso blu con i quali era intenta ad osservare la creatura che l’aveva portata a destinazione cambiare lentamente forma.
Al posto del drago ora aveva davanti un giovane uomo alto, dal fisico allenato, corti capelli dorati e occhi verde acqua.
L’uomo porse un braccio alla donna che vi avvolse attorno una mano.
Insieme i due si incamminarono nell’ultimo tratto che li separava dall’ingresso di un maestoso castello. Il castello di Dahlia.
Alla loro vista le guardie poste a presidiare l’ingresso cedettero il passaggio, inchinandosi rispettosamente al cospetto dell’uomo. Non si sarebbe mai abituato al modo in cui ora tutti lo trattavano, così diverso da soli quattro anni prima, quando tutto era cambiato.
I due percorsero con calma una serie di corridoi guardandosi intorno. Il castello era tornato quello di un tempo, se non ancora migliore, sotto la supervisione della nuova regina Serena. E non solo il castello, tutto il suo regno era tornato alla vita.
Svoltato l’ennesimo corridoio i due scorsero una figura all’altro capo di esso.
Si trattava di uno spirito del fuoco dai lunghi capelli infuocati. Indossava un elegantissimo vestito rosso adornato da splendidi ricami floreali che, grazie ad un incantesimo che lo rendeva ignifugo, non si sarebbe rovinato se la donna avesse attinto al suo elemento.
Lo spirito si girò verso di loro e gli sorrise “Sei in ritardo, Sandir. Stavo per venirvi a cercare”
“Lo so, Beatrice ha insistito perché restassimo alla Torre il più possibile” rispose lui ricambiando il sorriso.
“Sei perdonato. Sono felice di rivedere te e Snow. Mi mancavate”
“Anche tu mi sei mancata” disse Snow avvicinandosi a Sera “Come ti trovi nel tuo nuovo ruolo?”
“Benissimo. Devo dire che fare da ambasciatrice mi piace molto e mi riesce anche bene, a detta della regina”
“Io ancora non riesco a credere che abbiate eletto Zola come regina degli spiriti” commentò Sandir.
“Ehi, ha preso l’incarico seriamente. Non avrebbe accettato altrimenti. Il tempo degli scherzi è finito”
Quando l’Oscurità era sparita per sempre, tutti si erano messi d’impegno per far tornare le loro vite alla normalità, anche gli spiriti.
Tornata ad Idyll, Sera aveva subito messo in chiaro che non doveva essere presa in considerazione per un ruolo importante come quello di regina. Si considerava troppo giovane ed inesperta e sperava che anche la sua gente lo capisse.
La scelta degli spiriti era infine caduta su Zola. La donna non era solo rinomata per il suo amore per gli scherzi, era anche una persona su cui si poteva contare nel momento del bisogno e Florian stesso aveva avuto completa fiducia in lei negli anni in cui aveva regnato.
Quando gli spiriti erano ufficialmente entrati in guerra a sostegno della Resistenza, Zola aveva dimostrato davanti alla sua gente e anche alla Resistenza di essere adatta a quel ruolo. Era stata lei a gestire i movimenti degli spiriti tra le varie basi della Resistenza e ad occuparsi delle relazioni fra gli umani e gli spiriti alleati.
Una volta che Zola fu eletta regina, Sera aveva preso la decisione di rimanere ad Idyll, almeno per un po’. Passava le giornate ad aiutare la sua gente ma la sua attività preferita in quel periodo era stata recarsi all’albero al centro del campo che era stato il luogo della battaglia tra la sua gente e gli adepti. L’albero che Florian aveva lasciato. Era solita sedersi all’ombra delle sue fronde, aprire il libriccino su cui aveva annotato le vicende accadute durante il suo viaggio e leggere a voce alta. Florian non c’era più, lo sapeva, ma recarsi lì , anche solo a leggere, la faceva sentire vicina a lui. Dopo qualche tempo i pochi bambini di Idyll avevano cominciato a seguirla quando la vedevano allontanarsi e ben presto Sera si era ritrovata ad avere un pubblico.
In quel periodo non era triste ma neanche felice. Era come se le mancasse qualcosa, non si sentiva veramente soddisfatta.
Era stato allora che aveva preso la sua decisione e aveva chiesto alla regina di diventare un’ambasciatrice. A Zola era bastato uno sguardo per capire che era quello di cui Sera aveva bisogno. Così da allora lei non aveva fatto altro che viaggiare e occuparsi delle relazioni tra umani e spiriti e aveva finalmente trovato il suo scopo.
“Sono felice per te” disse Sandir.
Sera annuì “Pensa che ovunque vado, vogliono tutti sentire il racconto delle nostre vicende”
“Capisco benissimo…” alle parole di Sandir, Snow si coprì la bocca per soffocare una risata.
Anche Sandir, essendo il capoclan di un popolo nomade, ovunque andasse si ritrovava a dover raccontare la sua storia, non c’era scampo.
“Guarda, guarda chi c’è qui”
I tre si voltarono verso chi aveva parlato. Con indosso la divisa delle guardie reali, il simbolo di Dahlia sul petto, Caio stava camminando verso di loro, seguito a ruota dal fratello Tullio.
“Siete arrivati finalmente”
Snow si guardò intorno “Caio, Tullio. Emil non è con voi?”
“È impegnato in questo momento ma arriverà presto. È un gran lavoratore” disse Caio con sguardo orgoglioso.
Serena, prima di fare ritorno a Dahlia, aveva offerto ai fratelli Jarrel di lavorare per lei come guardie al castello e loro avevano accettato. Da allora avevano dedicato la vita al loro compito.
“Ora, se volete scusarmi, la mia signora mi attende. A fra poco” disse Caio prima di sparire oltre il corridoio. A Dahlia l’uomo non aveva trovato solo un nuovo lavoro ma anche la donna che ora era sua moglie.
Anche Tullio li salutò scusandosi per andare a prepararsi per ciò che li attendeva quella sera.
“Non vedo l’ora di conoscere la moglie di Caio. Deve essere una santa o qualcosa del genere” disse Sera “E di rivedere Leon e Serena. L’ultima volta che ci siamo visti tutti insieme è stato alle vostre nozze” e guardò i suoi due amici “Bene, direi che possiamo anche andare alla sala del banchetto”
La spirito fece qualche passo all’indietro senza guardare dove stava andando e non rendendosi conto dell’ostacolo appena comparso sul suo cammino. Sandir aprì bocca per metterla in guardia ma era già troppo tardi. La schiena della ragazza aveva già urtato contro il petto di un uomo con indosso la divisa delle guardie.
Le mani del nuovo arrivato afferrarono prontamente le spalle di Sera, arrestandone la caduta. Lei si riprese velocemente e, voltatasi verso l’uomo per scusarsi, si ritrovò davanti una faccia conosciuta.
Occhi grigi e capelli castani come quelli dei suoi fratelli.
“Emil” disse sorpresa Sera.
Era cresciuto molto in altezza e, nonostante lei ora fosse più alta di quanto fosse stata quattro anni prima, non arrivava alle sue spalle.
“Ambasciatrice, è un piacere rivederla”
“Sera va bene. Non è necessario essere così rispettoso con me, sul serio” Sera si allontanò di qualche passo, era ancora in evidente imbarazzo per la quasi caduta di poco prima, ma non era solo quello il motivo. Nessuno avrebbe potuto negare che Emil fosse diventato un uomo affascinante, cosa che Sera non poté fare a meno di notare.
“Sandir, Snow è un piacere rivedere anche voi” continuò Emil accortosi anche della loro presenza.
“Lo stesso vale per noi” rispose Sandir “Abbiamo incontrato i tuoi fratelli, ci hanno detto che eri occupato”
“Sì, è così. Stavo andando a cercare Leon. Serena ha paura che abbia perso la cognizione del tempo e debba ancora prepararsi”
“Allora ci vedremo al banchetto, immagino” sussurrò Sera.
Emil riportò la sua attenzione sullo spirito “Non vedo l’ora. Spero che tu possa dedicarmi del tempo, mi piacerebbe molto sentire qualche storia sui tuoi recenti viaggi come ambasciatrice, Sera” le rivolse un sorriso abbagliante abbandonando le formalità e spiazzandola completamente.
“Leon mi ha detto che trovi i draghi creature interessanti” continuò lui “Se vuoi, dopo il banchetto di questa sera, posso farti conoscere il mio nuovo amico”
La giovane guardia reale la guardò attendendo una risposta.
Finalmente, dopo qualche secondo di completo silenzio, Sera parve riprendersi “Io…non vedo perché no?”
“Perfetto, a più tardi” Emil le prese una mano e vi poggiò delicatamente le labbra.
Poi riprese il cammino lasciando la giovane spirito completamente immobile.
Fu Sandir il primo ad avvicinarsi a lei “Quello che vedo è un rossore innaturale rispetto a quello che hai naturalmente, o sbaglio?”
Le parole allusive del suo amico la riscossero di colpo e, puntando gli occhi su di lui, lo avvertì “Non una parola di più, o ti faccio arrosto”
La minaccia di Sera non parve spaventare Sandir che scoppiò a ridere “E dai, dopo il modo in cui hai punzecchiato me e Snow per anni, direi che è giunta l’ora della rivincita”
Sera mugugnò qualcosa per poi cominciare a dirigersi in direzione della sala dove si sarebbe tenuto il banchetto, Sandir e Snow al suo seguito.
“Lo sai, quattro anni fa, prima che ognuno andasse per la propria strada, avevo come la sensazione che Emil avesse un debole per Sera. A quanto pare avevo ragione” sussurrò Snow per non farsi sentire dall’interessata.
Sandir annuì.
Qualche tempo dopo la fine del loro viaggio avevano preso tutti strade diverse ma erano rimasti in contatto.
Non ci era voluto molto perché Leon cercasse Sandir per un favore personale.
Anche se il cavaliere era impegnato nella restaurazione del suo regno natale, non aveva mai smesso di credere nel profondo del suo cuore che nascosto da qualche parte ci fosse ancora almeno un drago in vita.
Vista la straordinaria capacità di Sandir di trasformarsi in una di quelle creature, aveva preso la decisione di fare almeno un tentativo.
Era vero che non si era più visto un drago da anni ma l’area in cui un tempo risiedevano era difficilmente raggiungibile se si era sprovvisti di ali. E non c’era nessuno che potesse comprendere quegli esseri meglio di un Darman in grado di trasformarsi in uno di loro.
Insieme Leon e Sandir erano partiti alla ricerca di un qualsiasi segno della presenza di quelle creature.
Non era stata un’impresa facile ma, quando stavano per arrendersi, avevano notato un’area nascosta nell’habitat di quelle creature. Si trattava di una caverna dalla struttura labirintica e, nonostante la difficoltà nell’attraversarla, i due non si erano arresi. Era la loro ultima possibilità e alla fine i loro sforzi non erano stati vani.
Nelle profondità della caverna avevano infine trovato un drago adulto intento ad occuparsi di alcuni cuccioli della sua specie. C’erano anche delle uova ancora non schiuse.
Non era stato facile convincere il drago che non avevano cattive intenzioni ma dopo diversi tentativi la creatura si era tranquillizzata. Così Leon, con la benedizione di Serena, aveva deciso di tentare di riportare i cavalieri di drago alla vita. Si era occupato di accompagnare diversi bambini e ragazzi al cospetto dei cuccioli anche grazie al supporto di Sandir e dei Darman volanti che aveva messo a sua disposizione e, come in passato, alcuni dei giovani draghi avevano preso la decisione di legare la loro vita ad un umano di loro scelta. Uno dei primi ad essere scelto era stato Emil, che Leon aveva convinto a fare un tentativo con fatica. Il più giovane dei fratelli Jarrel non avrebbe mai pensato di essere degno di un onore del genere ma il destino aveva deciso di contraddirlo. Così, oltre al suo ruolo di guardia, Emil si stava anche addestrando, sotto la guida di Leon, memore degli insegnamenti del padre, per il ruolo di cavaliere di drago.
Lo stesso valeva per gli altri giovani scelti e in un certo senso anche per Leon, visto che il drago adulto che si era preso cura dei cuccioli lo aveva preso in simpatia.
Perso nei suoi ricordi, Sandir non si era reso conto di essere quasi arrivato a destinazione quando Snow attirò la sua attenzione. La Darman aveva rafforzato la stretta sul suo braccio ed era intenta ad osservare il punto in cui si trovavano le pesanti e sfarzose porte aperte della sala del banchetto.
“Nike, non correre”
All’altezza delle porte una bambina di circa tre anni dai capelli biondo fragola e gli occhi azzurri stava correndo a tutta la velocità che le sue gambe le consentivano verso di loro.
“Zio Sandir, zia Snow, zia Sera!”
La corsa della piccola venne arrestata da Sera che la prese fra le sue braccia, entusiasta.
“Nike! Quanto sei cresciuta dall’ultima volta che ti ho vista”
Ben presto la donna che aveva detto alla bambina di non correre li raggiunse. Il vestito che indossava era di pregiatissima fattura e sulla sua testa poggiava una tiara d’oro tempestata di pietre preziose. La somiglianza tra le due era innegabile. Avevano lo stesso colore di capelli e lo stesso taglio degli occhi, solo il colore era diverso.
“Sono così felice di vedervi” disse Serena “E grazie per aver fermato quel terremoto che è mia figlia” aggiunse rivolta a Sera.
“Non c’è di che. Io la trovo adorabile” rispose Sera solleticando il nasino della piccola.
La bambina si sporse verso la madre che la prese dalle braccia dello spirito. I suoi occhi poi si concentrarono su Snow o, per essere più precisi, sul fagotto legato alla sua figura.
“Mamma, posso vederlo? Per favore” le sue manine ora erano tese verso il fagottino.
Allora Serena chiese a Snow con lo sguardo se le andasse bene.
“Certo che puoi” rispose la Darman direttamente alla piccola.
Serena si avvicinò piano e, ormai accanto a Snow, Nike si sporse verso il fagotto.
“Si è addormentato” sussurrò Snow scostando il tessuto fino a scoprire la testa di un neonato dalla pelle olivastra.
Quando Nike lo vide il suo viso si illuminò “È così piccolo” disse a bassa voce.
“Anche tu lo eri alla sua età” disse Serena.
“Davvero?” la bambina parve rifletterci un attimo “Anche tu lo eri, mamma?”
“Sì, come tutti”
“Oh” Nike tese una mano fino a sfiorare quella del piccolo che sbucava dal fagotto. Al contatto il piccolo aprì gli occhi, verde acqua come quelli di Sandir.   
Gli occhi dei due bambini si incontrarono e, dopo aver osservato Nike per qualche attimo, la boccuccia del piccolo si aprì in un sorriso.
“Gli piaci” disse Sandir.
Nike ricambiò il sorriso “Come si chiama?”
“Ecco…per la nostra gente il nome di solito viene scelto dalla persona stessa ma per il momento, a meno che non voglia cambiarlo quando sarà più grande, puoi chiamarlo Bog”
“Non vedo l’ora che cresca abbastanza da poter giocare insieme”
“Ma come? Non vuoi più giocare con me e stai già cercando un sostituto?”
Nike si voltò verso la nuova voce nella sala e sgranò gli occhi.
Subito si fece mettere giù e corse fra le braccia di una donna dai capelli rossi e occhi di colore e forma diversi.
“No, giocherò sempre con te, zia Lavi”
“Ci conto” disse la donna facendole l’occhiolino.
Lavi aveva indosso una divisa delle guardie reali ma, a differenza di quella dei fratelli Jarrel, la sua era più elaborata.
Non era stato facile per Serena convincere la donna a rimanere. Quando ormai il ritorno a Dahlia di Leon e Serena era imminente Lavi, assicuratasi che se la stessero cavando, aveva deciso di andarsene. Non aveva mai avuto una vita stabile, era sempre stata in movimento, non restava mai in contatto con nessuno. Non pensava che sarebbe stata in grado di vivere come una persona normale. Ma proprio quando stava per sparire dalle loro vite, Serena, che aveva capito tutto, l’aveva fermata e, con l’aiuto di Emil, l’aveva convinta almeno a restare per un po’. Alla fine aveva accettato l’incarico di capo delle guardie.
Non sapeva neanche lei dove sarebbe andata a finire ora se non fosse restata, ma non si era pentita della sua scelta.
“Quando mi insegnerai a combattere?” domandò Nike speranzosa.
“Quando tua madre ti riterrà grande abbastanza da stare vicino ad oggetti affilati”
La bambina sbuffò “Ma io voglio diventare forte come te”
“A volte penso che tu voglia più bene a Lavi che a me e tua madre”
“Papà!”
Leon era comparso sulla soglia della sala del banchetto. I suoi vestiti erano coordinati all’abito di Serena e sulla sua testa poggiava malamente una corona che sua moglie prontamente rimise a posto.
“Scusate il ritardo”
“E dire che sei stato tu a chiedere a tutti di essere qui prima degli altri invitati per passare un po’ di tempo solo fra di noi…” lo rimproverò Serena.
Dietro Leon c’era un’altra persona. Si trattava di Seth, l’ex adepto che, risparmiato da Sera, aveva contribuito alla definitiva sconfitta dei maghi oscuri.
Il mago aveva trascorso gli ultimi anni contribuendo alla ricerca e allo sviluppo magico ma non solo. Era stato grazie al suo aiuto se i maghi della Torre erano riusciti a comprendere le gemme spirituali.
Dopo un attento studio era stato chiaro che sarebbe stato impossibile far tornare gli spiriti, ridotti in quello stato dal macchinario di Darcel, come erano prima. Una volta ultimato il processo, dello spirito rimaneva solo l’energia. L’unica cosa che era possibile fare era liberarla senza consumarla.
Tutte le gemme erano state portate alla foresta degli spiriti e l’energia liberata, dandogli così una degna sepoltura secondo le tradizioni degli spiriti.
Non era stato facile per Sera fermarsi durante la battaglia finale, presa dalla rabbia, ma era contenta di averlo fatto. Gli sguardi dello spirito e del mago si incontrarono ma non c’era più alcun risentimento negli occhi di Sera.
Ora non vedeva più in lui un adepto ma un mago di talento, una persona a cui poteva sorridere in maniera sincera.
“È colpa mia” disse Seth rivolgendosi a Serena “Ho apportato alcune modifiche per lo spettacolo di questa sera che necessitavano di approvazione”
Seth, dopo essersi occupato delle gemme spirituali, era stato assunto dai nuovi regnanti di Dahlia come mago di corte. E se la piccola principessa avesse dimostrato propensione alla magia come la madre, era dato per scontato che sarebbe diventato anche il suo insegnante. 
“Evviva! Spettacolo!” esultò Nike “Voglio vederlo!”
Vedendo la figlia guardarsi intorno in cerca di qualcosa, Serena scosse la testa divertita.
“Prima ci sarà il banchetto, tesoro”
“Uffa…”
“Non preoccuparti. Se ti addormenti prima dello spettacolo ti sveglio io” le disse Lavi.
“Resto sveglia da sola. Vedrai”
“Certo, piccoletta. Ti credo”
“Non mi credi invece” sbuffò Nike.
“Facciamo così, se resti sveglia convinco i tuoi genitori a darti qualche lezione”
Gli occhi della piccola si accesero di entusiasmo mentre quelli dei suoi genitori si fissarono su Lavi, infastiditi.
La rossa mise a terra la piccola che cominciò a correre per la sala canticchiando “Sono sveglia, resto sveglia”
Il re e la regina sbuffarono nello stesso momento consci che la loro bambina non sarebbe stata tranquilla tutta la sera.
“Rilassatevi, con tutta l’energia che sta sprecando, si stancherà molto prima dello spettacolo” li rassicurò Lavi.
“Spero che tu abbia ragione” disse Leon.
 
La sala del banchetto ora stava ospitando una gran quantità di persone provenienti da tutti i regni.
Era arrivato anche Tyberius che aveva passato gran parte della serata a conversare con Leon e Serena. La regina di Dahlia era concentrata sul neonato in braccio a Snow che, nonostante la confusione, dormiva beatamente. Era meravigliata da quanto si comportasse diversamente da sua figlia quando aveva la stessa età. La principessa era sempre stata un terremoto, vivace e piena di vita.
Anche se in quel momento, proprio come Lavi aveva previsto, tale terremoto si trovava proprio fra le braccia della rossa, dormendo della grossa. Immersi in una conversazione con la donna c’erano Tullio, Caio e la sua consorte, una nobildonna nativa di Dahlia.
Sera, dopo essersi abbuffata come suo solito, era sparita dalla sala assieme ad Emil.
Per quanto riguardava Sandir invece, ora si trovava su uno dei balconi appena fuori dalla sala per una boccata di aria fresca.
Serena gli aveva detto che la sala che li ospitava era sempre stata utilizzata in passato per ricevimenti e cerimonie. Ora, intento ad ammirare il paesaggio, si chiedeva se anche lei avesse messo piede in quello stesso luogo.
Iliana.
Se lui ed i suoi amici si erano riuniti quel giorno in fondo era per ricordare proprio lei. Era l’anniversario della fine della guerra e della sconfitta definitiva dell’Oscurità. Era l’anniversario della sua morte.
Solo con i suoi pensieri e gli occhi rivolti al cielo stellato, tornò inevitabilmente a quel giorno. Non avrebbe mai potuto dimenticarlo.
Una volta chiaro che Iliana non si sarebbe svegliata mai più, né lui né i suoi compagni si erano mossi. Erano stati Tyberius e Beatrice, preoccupati per loro, a raggiungerli. Solo allora, vedendo le loro facce preoccupate, erano tornati a muoversi.
Poi avevano fatto ritorno all’accampamento, dove Serena e gli altri li stavano aspettando. Quando non avevano visto la maga, avevano capito.
Beatrice e Tyberius si erano incaricati di riportare il corpo di Lucien nel suo regno. Nessuno al castello di Anthemis cercò di fermarli, riconosciuto il loro re. Avevano portato lì anche il corpo della maga.
Nonostante Lucien non godesse della simpatia della Resistenza, ascoltato il resoconto di Leon sulle motivazioni che lo avevano spinto a compiere determinate azioni, Tyberius aveva organizzato per lui un funerale e si era assicurato che riposasse nella cripta della sua famiglia.
Il funerale di Iliana non era stato facile per Sandir, Sera e Leon. Era stato deciso che si sarebbe tenuto a Dahlia, al castello. Persone da tutto il mondo erano arrivate per porgere i loro omaggi ma loro tre erano sicuri che tutto quello a lei non sarebbe piaciuto. Gli era stato chiesto, come suoi compagni di viaggio, di parlare alla folla lì riunita e, se erano riusciti a superare quella giornata, era stato solo grazie alla presenza delle persone a loro care.
Ora il suo corpo riposava nei pressi di Iridium, dove era cresciuta.
Dopo era stato tutto un susseguirsi di incontri, trattati e accordi tra i vari regni. Tyberius si era incaricato del difficile compito di ristabilire l’ordine. Odette, sua amica e regina di Gladiolus, era rimasta al suo fianco per aiutarlo, lasciando il suo regno nelle mani della figlia, ritrovata imprigionata nelle celle di Anthemis e liberata dalla Resistenza. Leon e Serena, tornati a Dahlia per restaurare il regno, si erano presto sposati e avevano fin da subito offerto aiuto ai regni più in difficoltà grazie alle immense risorse di cui ora disponevano, alleggerendo il lavoro di Tyberius. C’era stato grande fermento quando era giunto il momento di decidere del futuro di Anthemis ma, nonostante all’inizio la decisione di Tyberius non fosse stata vista di buon occhio da alcuni, alla fine si era rivelata la scelta migliore. Anthemis era un regno dalla lunga e importante storia, assimilarlo all’interno di altri regni non era fattibile, così era stata posta sul trono una cugina di secondo grado dell’ultimo sovrano, figlia del fratello minore del padre di Lucien e rifugiata sotto la protezione della Resistenza quando il regno di cui era principessa era stato attaccato dal suo stesso parente. Il fratello della nuova regina di Anthemis avrebbe governato invece il suo regno nativo. Il capo della Resistenza aveva anche deciso che non sarebbe tornato a regnare ma avrebbe lasciato il suo regno al parente più prossimo degno della sua fiducia. In quei quattro anni tutti i regni si erano ripresi, tutto grazie all’ultimo gesto di Iliana.
Ma anche nella vita dei Darman c’era stato un grosso cambiamento. Tutti loro si erano accorti del momento esatto in cui l’Oscurità era scomparsa per sempre. Lo avevano percepito poiché la sua influenza su di loro era svanita di colpo. L’unica traccia della sua esistenza rimasta su di loro era il marchio sulla loro pelle. Dopo qualche tempo si erano resi conto che, se anche potevano ancora trasformarsi, per farlo consumavano una maggiore quantità di energia e non erano potenti come prima della fine della guerra. In compenso ne avevano il pieno controllo. Inoltre i bambini che ancora non avevano affrontato la loro prima trasformazione, nonostante avessero il marchio sulla pelle, non si sarebbero mai dovuti trasformare. Nessuno sarebbe più stato condannato a quel destino maledetto, i residui della presenza dell’Oscurità e dei suoi derivati sarebbe morta con gli ultimi Darman in grado di trasformarsi. A conferma di ciò c’era il fatto che tutti i bambini nati dai Darman dopo la fine della guerra non presentavano alcun marchio sulla pelle.
Sandir era sollevato. Suo figlio non avrebbe mai dovuto soffrire come lui, era libero.
Ed ora era lì, a commemorare la fine di un’epoca e il nuovo inizio che era stato possibile grazie ad Iliana.
Una piacevole brezza gli mosse i capelli e gli fece abbassare lo sguardo.
I suoi occhi si sgranarono all’improvviso.
Sotto di lui, sul percorso che conduceva ad uno dei giardini esterni del castello, c’era una bambina dalla pelle bianca come la neve, capelli corvini e occhi neri. Era identica a quattro anni prima, quando l’aveva vista per l’ultima volta, e lo stava fissando.
“Tu. Sei…”
La bambina sorrise e si girò camminando verso l’ingresso del giardino per poi fermarsi e rivolgere un fugace sguardo verso di lui.
Infine si mise a correre.
Il messaggio era chiaro: voleva che lui la seguisse.
Senza rifletterci un attimo Sandir si gettò dal balcone.
 
 
 
 
Salve a tutti, qui lost in books.
Mi scuso per il tempo trascorso tra questo e lo scorso capitolo.
Come intuibile dall’inizio del capitolo alla fine ho preso la decisione di spezzare in due quella che originariamente doveva essere un'unica parte.
La seconda e ultima parte verrà aggiunta domani o, in caso di contrattempi, dopodomani.
Alla prossima!
 
   
 
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