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Autore: SherylWeasley    10/03/2018    0 recensioni
Rue era solo una bambina del distretto 11, che amava le ghiandaie imitatrici e stare con la sua famiglia, ma tutto questo era ormai destinato a finire. Ho voluto dedicare questa storia ad una piccola eroina che farà di tutto per non perdere se stessa durante gli Hunger Games, in cui ognuno deve cambiare per sopravvivere.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Altri tributi, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Rue, Thresh
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Suo padre come le aveva promesso tornò in tempo per accompagnarla alla mietitura che avrebbe avuto luogo nella piazza centrale davanti al municipio.

Non appena la vide la baciò in fronte "Non preoccuparti" le disse "Ancora poche ore e sarà tutto finito" proseguì, anche se Rue sospettava che lo dicesse più per convincere se stesso che perchè ci credesse realmente.
Anche lei avrebbe tanto voluto crederci, ma non osava essere così ottimista. Per strada Deede la tenne per mano tutto il tempo, mentre Emma avanzava accanto a loro con Julian in braccio, chiacchierando vivacemente nel tentativo di alleggerire la tensione che si aggravava su di loro.
Quando arrivarono la piazza era già gremita di ragazzi e ragazze dai dodici ai diciotto anni, i loro visi tradivano le emozioni più disparate, su alcuni si leggeva paura, altri ostentavano una certa sicurezza, e altri ancora denotavano espressioni serie e distaccate.
Nonostante la moltitudine di persone riunite lì per quel macabro appuntamento annuale non si sentiva volare una mosca, c'era qua e là qualcuno che sussurrava qualcosa con fare conciato ,ma nessuno osava alzare troppo la voce per paura di attirare l'attenzione su di sé. Tutti quanti stavano secondo un tacito accordo in religioso silenzio.

"Devo andare a registrarmi" disse Rue rivolgendosi ai suoi famigliari, cercando di sembrare calma e padrona della situazione.

"Noi ti aspettiamo qui, a dopo" disse Deede in un soffio, sorridendole incoraggiante e stringendole la mano un'ultima volta prima di lasciarla andare via.

“Si a dopo” sussurrò Rue rivolgendo un sorriso incerto alla sua famiglia, poi per poi andare a mettersi in fila dietro un gruppo nutrito di ragazzi e ragazze. Quando si avvicinò il suo turno vide un tavolo sul quale stavano alcuni pacificatori e rimase alquanto turbata quando si accorse che per registrare le presenze infilavano un ago in un dito per prelevare delle gocce di sangue. Rue venne presa da un breve capogiro non appena realizzò ciò, nessuno l'aveva avvertita, evidentemente per non spaventarla ulteriormente ,e anche se in un primo momento avrebbe voluto girare sui tacchi e andarsene sapeva bene che non poteva tornare indietro. Respirò profondamente cercando di calmarsi e quando arrivò il suo turno porse al pacificatore una mano tremante, ed egli senza nemmeno guardarla in faccia le afferrò bruscamente il dito e le punse il polpastrello. Rue cercò di distrarsi pensando ad altro, ai campi , alle ghiandaie, e quando arrivò l'ago sentì solo una lieve puntura, poi il pacificatore premette il dito sanguinante in un riquadro accanto al suo nome. A quel punto andò ad unirsi ad un gruppo di ragazze della sua età, salutò alcune di loro che conosceva con un cenno della mano e cominciò a riflettere febbrilmente, aveva solo una nomina quell'anno, infatti non aveva mai preso tessere per avere delle razioni di cibo supplementari perché equivalevano ad una possibilità in più di essere sorteggiati, quindi le possibilità di venire estratta erano bassissime, perciò non doveva preoccuparsi troppo, non avrebbero scelto lei. Almeno sperava.
Alzando lo sguardo vide il municipio, una struttura fatiscente, che svettava maestosa ed imponente al centro della piazza, sulla facciata centrale era stato posto un pesante drappeggio rosso scarlatto che recava il simbolo di Capitol City, esso scendeva come una cascata di sangue sugli astanti, per poi finire ai piedi di un impalcatura costruita appositamente per l'evento. Al centro di essa era stato posto un microfono, con accanto le due fatidiche bocce per la mietitura, una per i maschi e una per le femmine, invece a destra su delle poltrone sedevano il sindaco e la sua famiglia con aria solenne, e accanto con espressione più grave c'erano gli unici vincitori degli Hunger Games ancora in vita del distretto undici, Chaff e Seedeer.

Tutt'intorno stavano appollaiati negli angoli più strategici i cameramen, pronti e registrare l'evento è trasmetterlo in televisione in tutti distretti ,compresa Capitol City.
Improvvisamente l'attenzione di Rue fu catturata da una figura che era salita sul palco e si stava avviando verso il microfono. La riconobbe subito, Cassie Roseshade, l'inviata di Capitol City, che ogni anno veniva nel loro distretto storcendo il naso per l'odore di concime dei campi, tutta tronfia e spumeggiante, appositamente per la cerimonia dell'estrazione dei futuri tributi. Cassie troneggiava con aria tracotante su ognuno di loro, e non ci voleva di certo un genio per capire da come li guardava che li considerava tutti come carne da macello. Indossava un eccentrico vestito leopardato attillato fino alle cosce che poi andava a terminare con delle balze di tulle fin sotto il ginocchio, nel complesso tutto il tessuto di pelliccia maculato la faceva assomigliare ad un grosso felino, cosa rimarcata dalle unghie laccate di giallo, e le lunghe ciglia finte che erano state applicate sulle palpebre. La sua pelle per i numerosi trattamenti che aveva fatto aveva assunto una sfumatura ambrata, sul viso erano stati applicati alcuni brillanti, e gli occhi erano adornati da un ombretto marrone che in alcuni punti andava a sfumare in oro, dando un tono più eccessivo e fastoso al volto. Le labbra erano color giallo canarino, e a coronare il tutto in bilico sulla testa era stata posta una stravagante parrucca piena di boccoli biondi con pagliuzze dorate, avvolti intorno alla testa come spirali, anche se a Rue ricordano più dei serpenti. Tutto in lei era eccentrico ed eccessivo, dall'unghia del piede fino all'ultimo capello e oltretutto stonava terribilmente con l'atmosfera cupa che aleggiava lì intorno. Producendo un ticchettio snervante con i tacchi altissimi delle scarpe (sempre maculate) si posizionò dietro al microfono ed esclamò con voce squillante e falsamente amichevole:

"Benvenuti, benvenuti alla 74 edizione annuale degli Hunger Games, oggi saranno sorteggiati i futuri tributi che avranno l'onore e l'onere di rappresentare il loro distretto per cercare di conquistare gloria e onore eterni".

L'eco della sua voce rimbombò nella piazza fino a spegnersi, Cassie guardò speranzosa verso gli astanti, in attesa di un applauso o di un cenno d'assenso ,ma dato che nessuno si muoveva e l'unico rumore che si sentiva era quello del frusciare del vento, si schiarì la gola e proseguì stizzita,

"Ed ora prima di annunciare i tributi lascio la parola al nostro stimato sindaco che ha un discorso per noi".

Il diretto interessato si alzò dalla sedia, e si fece strada verso il microfono, era un uomo sulla cinquantina, stempiato e pasciuto, portava degli occhiali con la montatura squadrata, dietro i quali si agitavano due occhi acquosi e porcini. Si asciugò la fronte madida con un fazzoletto a quadri che aveva estratto dalla tasca del panciotto, e poi cominciò a recitare con voce atona e monocorde, come un disco ininterrotto, il discorso che faceva ogni anno in occasione della mietitura e che ormai anche i bambini conoscevano a memoria. Il suo sermone in sostanza verteva sulla rivolta dei Giorni Bui, da cui alla fine era emersa una Capitol City vittoriosa con alle spalle dodici distretti sconfitti, ed uno, il distretto tredici completamente distrutto e devastato dai bombardamenti. Ogni tanto veniva mandato un video in televisione in cui si vedevano le rovine del tredicesimo distretto completamente incenerito e raso al suolo dalle bombe di Capitol, come promemoria di ciò che sarebbe successo a coloro che avevano intenzione di ribellarsi. Alla fine era stata sancita un'alleanza tra la capitale e i distretti di Panem, secondo la quale essi avrebbero dovuto offrire ogni anno in sacrificio un tributo maschio e femmina da mandare a morire, e per rendere il tutto ancora più penoso e umiliante ciò veniva fatto sotto forma di Reality Show.

Da questi giochi dispotici il presidente Snow lasciava in vita una sola persona, la quale veniva coperta di onore e ricchezza, per alimentare la speranza che ci fosse qualcuno in grado di emergere dalla propria posizione di eterno sconfitto e sottomesso. In realtà era tutta una trappola strategica per far ricordare alle persone che la loro morte così come la loro vita appartenevano a Snow, ed egli poteva prenderla e trasformarla a suo piacimento, rendendo i vincitori cittadini e simboli della misericordia di Capitol, per offrire l'idea di una città che si preoccupa per i suoi abitanti e li protegge,quando in realtà era proprio da essa che dovevano stare in guardia.
Rue era così assorta nei suoi pensieri che non si accorse nemmeno che il sindaco aveva finito di parlare, e quando si riscosse, Cassie Roseshade era già tornata al centro della pedana, e stava annunciando giuliva:

"Ed ora possiamo incominciare la mietitura, come sempre prima le signore, e possa la fortuna essere sempre a vostro favore".

Per Rue fu come vedere tutto a rallentatore, come se si trovasse fuori dallo spazio e dal tempo, vide la mano ingioiellata di Cassie infilarsi nella boccia, che le ricordava moltissimo quella dell'incubo che aveva fatto, tanto che riprovò la stessa sensazione di claustrofobia e impotenza.

Poi la mano afferrò un biglietto e lo estrasse.

Un quadrato di carta tra tanti, un foglietto che avrebbe potuto cambiarle la vita o addirittura farla finire, un misero pezzo di carta che teneva in pugno il suo destino; a quel punto lo dispiegò e si schiarì la voce.

Nessuno muoveva un muscolo o respirava, la tensione si sarebbe potuta affettare con un coltello.

Dopo un attimo che parve interminabile, Cassie annunciò:

"Rue Mahony".
No.
Decisamente no.
Quell'anno la fortuna non sembrava essere a suo favore.

 

 
   
 
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