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Autore: sissi04    11/03/2018    4 recensioni
La compagnia di Thorin Scudodiquercia è decisa a mettersi in viaggio verso la Montagna Solitaria, uccidere il drago Smaug e riprendersi la loro terra natia, ma avranno bisogno di due braccia in più.
E se la compagnia avesse un altro membro?
Tra nani testardi, orchi, elfi, amori nascenti o forse no e strane entità, riusciranno i nostri eroi a portare a termine la loro missione e ad uscirne tutti vivi?
Tenetevi forte, ci stiamo per calare nella Terra di Mezzo, in un avventura che cambierà la nostra vita!
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Compagnia di Thorin Scudodiquercia, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sotto gli archi degli Elfi, i Nani non poterono che arrendersi e gettarono le armi a terra; un urlò arrivò da un punto indefinito tra gli alberi.
 «Kili!» urlò il fratello, cercando di andare verso di lui ma venne repentinamente bloccato dagli Elfi; fortunatamente un’Elfo dai lunghi capelli ramati andò in soccorso del Nano, uccidendo i ragni e portandolo insieme agli altri.

Gli Elfi iniziarono a perquisirli, denudandoli di ogni più piccola arma che avevano addosso, molte nel caso di Fili e Miriel, i quali avevano pugnali e lame nascoste ovunque.

L’Elfo che perquisiva la ragazza era incredulo davanti a ciò che vedeva, e continuava a fissarla insistentemente
 «Cos’è orecchie a punta? Mai visto una ragazza o una ragazza armata?» sbottò Miriel spazientita, l’altro non le rispose ma disse qualcosa nella sua lingua, facendo avvicinare l’Elfo dai capelli biondi che doveva essere il capo, guardandola attentamente anche lui.

 «E tu chi sei? Cosa ci fai con questi Nani?» le domandò con un tono gelido.
 «Questi Nani, come hai detto, sono la mia famiglia, sono una Nana anch’io nel caso il tuo cervellino da Elfo non funzionasse a dovere» rispose Miriel, facendo infuriare l’Elfo che le prese con forza un braccio, strattonandola vicino al suo petto;
 «Come osi parlarmi in questo modo!» disse l’Elfo, gli occhi azzurri colmi di collera, ma il suo braccio fu afferrato da un’ altra mano, che lo staccò brutalmente da Miriel.

 «Prova a sfiorarla ancora una volta Elfo e giuro sulla testa di mio padre che ti uccido» Thorin e l’Elfo si guardarono negli occhi, il Nano quasi ringhiava dalla furia.

 «Questi due li portiamo da mio padre, gli altri nelle segrete» l’Elfo biondo impartì gli ordini e subito i suoi guerrieri fecero muovere i Nani.

Ad un tratto Bofur si accorse che lo Hobbit non era con loro, si avvicinò a Thorin e sussurrò «Dov’è Bilbo?»; a quelle parole il Nano si illuminò di nuova speranza e si lasciò condurre verso il reame boscoso, dimora di Thranduil, re degli Elfi silvani.


Come Imladris, anche il Reame Boscoso era di una bellezza unica, un’enorme fortezza divisa in numerose aree collegate da ponti di robusta quercia; la luce fioca che illuminava il loro cammino era emessa da piccoli diamanti posti sopra a lunghi candelabri.

La compagnia fu però presto divisa: la maggior parte di loro fu spintonata verso le segrete, mentre due Elfi afferrarono per le braccia Thorin e Miriel, trascinandoli in un’altra direzione.

Meta del loro breve viaggio era un’ampia sala illuminata da veri candelabri con candele, di fronte a loro si innalzava invece un immenso trono fatto di quercia, con le corna di un alce piantate in cima.
Su di esso, regalmente seduto, vi era un elfo che ben conoscevano e non di certo in positivo; i lunghi capelli biondo chiarissimo gli arrivavano quasi a metà busto, gli occhi glaciali li guardavano dall’alto al basso, le labbra erano piegate in un ghigno di scherno.

Era Thranduil, colui che aveva promesso aiuto ma che quando ve ne fu il bisogno si tirò indietro.

 «Bene bene, guarda chi si rivede dopo così tanti anni; Thorin figlio di Thrain» disse l’Elfo scendendo dal trono e guardando il Nano con un'espressione indecifrabile «E anche la ragazzina impertinente di cui sono stato informato, ho già visto il tuo volto ma non ad Erebor» disse poi avvicinandosi a Miriel, il suo sguardo si fece improvvisamente serio.

 «Ed ecco Thranduil, re degli Elfi silvani, ancora rinchiuso nella sua dimora per la paura» rispose Miriel alzando il mento e mantenendo lo sguardo fisso sull’Elfo davanti a lei.
 «Sì, sei proprio uguale a lei…» disse Thranduil allungando una mano verso il viso della ragazza, sfiorandolo solamente, dal momento che lei si spostò bruscamente.

 «Portatela dove sapete» ordinò alle guardie, che la presero per le braccia e la trascinarono via.


Thorin e Thranduil rimasero soli, l’uno di fronte all’altro, occhi contro occhi.

 «La tua venuta nel nostro regno potrebbe far che una nobile impresa sia imminente, data la vicinanza con la Montagna, deduco un'impresa per annientare un drago e riconquistare una terra perduta» Thranduil iniziò a girare attorno al Nano; 
 
«Personalmente, credo che il vero motivo sia più scialbo e meschino, un tentativo di furto» disse chinandosi quasi all’altezza del volto del Nano, come cercando di carpire informazioni con lo sguardo.
 «Hai trovato una via per entrare non è vero?» disse con un sorrisetto appena accennato, incamminandosi verso il trono
 «Cerchi quello che porterebbe su di te l'autorità di regnare, il gioiello del re, l’Archengemma. È incredibilmente preziosa per te, anche più di altre gemme in tuo possesso da tempo, lo capisco questo, anch'io ne ho alcune» un nuovo ghigno si accese sul suo volto riferendosi a Miriel, avendo compreso i sentimenti che li legano.
 «Ci sono gemme nella Montagna e nelle tue mani che anch’io desidero, gemme bianche, di pura e luminosa luce stellare che tempo addietro mi appartennero e portarono gioia e purezza la mio popolo».

 «Di quali gemme stai parlando?» chiese Thorin seguendo il re con lo sguardo, stringendo i pugni nervoso.

 «Oh, non mi dire che non ve ne eravate mai accorti; la ragazza che è con voi, non è una semplice mezz’Elfo, rappresenta molto di più per il mio popolo»

 «Cosa stai dicendo?» Thorin cercò di nascondere lo sguardo confuso conficcando le unghie nella pelle

 «Lei appartiene al mio popolo dalla nascita, come sua madre prima di lei. Eleanor era un frammento di stella, incarnata nel corpo di un Elfo, creata e mandata sulla Terra di Mezzo insieme a tante altre come lei per salvarla dall’oscurità, in particolare scelsero il mio popolo già puro, per renderlo ancor più perfetto».

 «Questo non è possibile…» disse Thorin scioccato cercando di rielaborare tutto ciò che l'Elfo aveva appena detto, forse delirando.

 «Invece sì, solo che la vostra mente è troppo cieca dinanzi ad una cosa così sacra. Tuttavia ti offro il mio aiuto» disse Thranduil chinando appena il capo.

 «Mh, parla orecchie a punta, ti ascolterò anche se con sforzo» rispose provocatorio Thorin, ricomponendosi dallo sconcerto di poco prima ed esibendo un sorrisetto arrogante.

 «Ti lascerò andare, solamente se restituisci quello che è mio» disse Thranduil serio; il Nano gli diede le spalle e lentamente si mise a girare per la sala, meditando.

 «Quindi mi stai proponendo un patto, favore per favore»

 «Hai la mia parola, da un re a un quasi re, alla ragazza non sarà fatto alcun male»

 «Io non mi fiderei che Thranduil, il grande re e amico degli altri popoli onori la sua parola! Anche se la fine dei giorni incombesse su di noi. Tu non hai onore!» urlò Thorin, giratosi nuovamente verso l’Elfo, battendosi un pugno sul petto solido.
 «Ho visto come tratti i tuoi amici: siamo venuti da te una volta, affamati, la nostra dimora era persa ma tu ci hai voltato le spalle, tu ti sei allontanato dalla sofferenza del mio popolo e ora osi chiedermi di restituirti ciò che non ti appartiene? Puoi dimenticarti Miriel, dovesse il fuoco del Drago distruggermi!» urlò ancora il Nano, insultando l’Elfo che si avvicinò a lui colmo d’ira.

 «Tu non osare parlarmi delle fiamme del Drago, conosco la sua furia, distruzione e sete di morte» l'Elfo chiuse per un attimo gli occhi e un lato del suo bellissimo volto venne sfigurato, facendo riaffiorare le ossa bruciate e la carne in brandelli.
 «Ho affrontato gli infernali serpenti del nord!» urlò Thranduil allontanandosi di scatto dal Nano, facendo subito scomparire l’immensa cicatrice dal suo volto.
 «Lo misi in guardia, il tuo presuntuoso nonno, su ciò che la sua avidità avrebbe raccolto e attirato, ma lui non mi diede ascolto. Tu non sei diverso da lui» fece un cenno a due Elfi che afferrarono Thorin per le braccia e lo portarono via.
 «Rimarrai qui a marcire se è ciò che desideri, cento anni sono un mero battito di palpebre nella vita di un Elfo, il tempo non mi manca» disse Thranduil al Nano, vedendolo scomparire tra i diversi ponti.

 

Da diverso tempo gli Elfi l’avevano lasciata lì, in quella stanza, sola.
Si era seduta sul pavimento, non volendo assolutamente toccare nulla di quella che sembrava tanto una camera da letto.

D’un tratto il rumore della porta la fece alzare in piedi, rivelando ai suoi occhi Thranduil
 «Perché mi avete fatta portare qui?» chiese con uno sguardo indagatore, l’Elfo la guardò e passò oltre, andando verso un tavolo dove una brocca e un bicchiere erano posti, versandosi una buona quantità di quello che le sembrò vino.
 «Avete intenzione di rispondermi?» chiese ancora visibilmente irritata, gli occhi dell’Elfo si puntarono su di lei mentre si portava il bicchiere di cristallo alle labbra sottili.

 «Ti ho fatta portare qui perché necessito di parlarti, parlarti di una cosa molto importante. Ti dice niente il nome Eleanor?» disse Thranduil, facendola gelare sul posto.

 «Voi conoscevate mia madre?» l’Elfo iniziò a girarle attorno.

 «Esattamente, lei apparteneva di diritto al mio popolo e per lunghi secoli l’ho ospitata nella mia dimora; vedi lei era una donna molto speciale»

 «Cosa intendete dire?» chiese Miriel confusa e diffidente, mai per nulla al mondo si sarebbe fidata di quell'uomo.

 «Non mi stupisco che tu non lo sappia, d’altro canto i Nani non potevano saperlo quando ti hanno preso per allevarti. Eleanor faceva parte di un popolo molto speciale, capace di cambiare il mondo»

 «State delirando, mia madre era una semplice…» ma fu interrotta da Thranduil
 «ElfO, sì questo era ciò che era sulla terra, ma la verità è che lei non apparteneva alla Terra di Mezzo» le disse puntando il suo sguardo di ghiaccio negli occhi verdi e smarriti di Miriel.

 «Cosa?»

 «Tua madre era il frammento di una stella, venuta sulla terra insieme a tante altre e incarnata sotto aspetto di Elfo, mandata con il compito di portare pace, luce e difendere il mio popolo dall’oscurità; ma si ribellò quando conobbe tuo padre. Scappò, abbandonando i suoi doveri, una ad una le sue compagne vennero tratte in inganno e uccise da creature serve del male.
Si diceva che il loro cuore, se preso dal petto ancora pulsante, aveva il potere di rendere immortale chi lo mangiava, anche per questo motivo furono sterminate. Cercai tanto tua madre senza mai trovarla, pensavo che si fossero estinte ma fortunatamente la sua incoscienza e ribellione ha dato frutto a una nuova speranza, tu» l’Elfo fece una piccola pausa, osservando il volto della ragazza, pallida ed incredula per ciò che aveva appena udito.

 «Lo so lo so, è un grande shock saperlo tutto così d’un fiato ma vedrai che passato del tempo ti ci abituerai» le disse prendendole il volto tra le mani fredde.
 «Voglio proporti una cosa: se deciderai di lasciare il fianco di Thorin Scudodiquercia e la sua compagnia sarai accolta nel mio regno, vivrai da immortale quale sei e ti insegnerò ad utilizzare i tuoi doni da stella. Devi solo scegliere: la lealtà verso un popolo a cui non appartieni o qualcosa di molto più grande e prezioso» Thranduil si trovava alle sue spalle e l’ultima frase gliela aveva quasi sussurrata all’orecchio.

 «Io non tradirò mai il mio popolo» ringhiò Miriel decisa, facendolo allontanare da se.
 «Forse una piccola dimostrazione di ciò che sei in grado di fare ti farà cambiare idea» detto ciò, Thranduil le puntò una mano contro e, chiudendo gli occhi, disse alcune strane parole.

Dopo un primo momento, Miriel si sentì strana; un forte calore al petto, esattamente dov’era il suo cuore, le invase il corpo.
La testa iniziò a dolergli, facendole chiudere gli occhi per lo sforzo, il calore al petto si trasformò in dolore.
D’improvviso un’enorme luce scaturì da lei, facendole spalancare di scatto le braccia e urlare.

Udendo le urla Thranduil si fermò, togliendo il controllo su di lei.

Subito la luce si dissolse e Miriel cadde a terra, priva di forze, il re si avvicinò a lei chinandosi 
 «So che ti ha fatto male, ma se continuerai ad allenarlo ogni giorno, il tuo potere crescerà e diventerà qualcosa di magnifico, non dovrai più soffrire»

 «Lasciami andare» quello della ragazza era appena un flebile suono, che ebbe però il potere di scostare il re come se si fosse scottato.

 

Thranduil uscì dalla stanza per poi rientrarvi seguito da suo figlio
 «Portala nella cella con il Nano Legolas, ho da fare ora» disse Thranduil congedandoli.


L’Elfo biondo, quello che gli aveva portati nel reame boscoso, guardò prima il padre poi la ragazza accasciata sul pavimento.
Velocemente si avvicinò a lei, mettendo un braccio attorno alle sue spalle e l’altro sotto le ginocchia, sollevandola agilmente; uscì dalla stanza richiudendosi la porta alle spalle.

Da qualche minuto erano in viaggio verso le segrete e la ragazza si lamentava tra le sue braccia
 «Mi dispiace per quello che ha fatto mio padre, ho sentito le urla, non avrebbe dovuto insistere»
 «Non è colpa tua, portami da Thorin» con tutte le sue forze riuscì ad articolare quelle parole in mezzo ai lamenti.

Giunti davanti alla cella di Scudodiquercia, la guardia gli aprì la porta, facendo entrare Legolas con la ragazza in braccio; quella vista fece subito alzare Thorin, ma l’altra guardia non lo fece avvicinare ai due.

L’Elfo l’adagiò piano sul pagliericcio, per poi alzarsi e girarsi verso il nano.
 «Cosa le avete fatto pezzi di lerciume?!» chiese con furia il nano digrignando i denti
 «Non preoccuparti Nano, a causa di mio padre ha sofferto però starà bene» detto ciò, Legolas uscì dalla cella insieme alle guardie, lasciandoli soli.


Subito Thorin si inginocchiò su di lei guardandola
 «Miriel ti prego rispondimi, Miriel» disse il Nano cercando di captare qualche movimento nel corpo della compagna, ma senza risultato.
Si stesa affianco a lei e la circondò con le sue braccia, le diede un lieve bacio sulla guancia e si addormentò al suo fianco. 

Avrebbe dato la sua vita per proteggerla.





ANGOLO AUTORE: ecco a voi il capitolo n° 13!
Questo credo sia uno dei capitoli più importanti, finalmente abbiamo scoperto tutta la storia sulla mamma di Miriel e su cosa lei stessa è.
Spero vi piaccia come storia, è un colpo di fulmine che mi è venuto una  sera a caso🙈
Ringrazio come al solito tutti coloro che hanno recensito il capitolo precedente:
-Lone_wolf_08♥️
-ThorinOakenshild♥️
-Thorin78♥️

grazie di cuoreeee!
Invito anche ai lettori silenziosi di farsi avanti e di dirmi cosa ne pensate tramite RECENSIONE!
Prossimo appuntamento: GIOVED
Ì 15 MARZO
Un bacione 😘
Sissi04

   
 
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