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Autore: The Custodian ofthe Doors    11/03/2018    1 recensioni
[Spin-off di “Una pista che scotta”]
Simon era un tecnico informatico, un “dottore”, così li chiamavano, ma da quando aveva cominciato a lavorare con l'amico e detective della Omicidi Alec Lightwood al Caso Fell si era presto reso conto di quanto il suo sicuro laboratorio: 1) non fosse così sicuro; 2) proteggesse lui ma non i suoi compagni; 3) non gli permetteva di andar in loro aiuto qual ora ce ne fosse stata necessità.
Forse non era la persona più sveglia del mondo o la più forte, forse non sapeva sparare e neanche mettere in prigione i “cattivi”, ma di una cosa Simon era certo: sarebbe sempre stato pronto a tendergli una mano come Alec aveva sempre fatto con lui.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alec Lightwood, Simon Lewis
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Tendere una mano.





I fogli davanti a lui avevano un'importanza vitale in quel momento. Sopra di essi era trascritto quello che sarebbe potuto essere il suo lavoro. Non voleva illudersi, non voleva già dare per scontato che sarebbe passato e che avrebbe fatto ciò che aveva sempre desiderato, anche perché sarebbe stato stupido: lui non aveva sempre sognato di fare il poliziotto, voleva metter su una band e diventare famoso suonando nei locali malfamati e venendo scoperto per caso da un ricco e facoltoso manager capitato per caso nella bettola in cui lui e i suoi compagni stavano provando in vista della serata.
Okay, messa così pareva un po' da trama trita e ritrita di soliti film per adolescenti di serie b, ma questo non gli impediva di sognare, no?
Fatto sta che ormai non avrebbe più sfondato come rock star, quello era e sarebbe rimasto il suo sogno nel cassetto, condiviso con migliaia di adolescenti e non in tutto il mondo, ma gli andava bene anche così.
Ricominciò a leggere per l'ennesima volta il primo foglio, aveva quasi la nausea tanto era il tempo che stava davanti a quelle parole eppure non aveva ancora trovato il coraggio per firmarle e portarle al suo superiore.
Era quello che voleva? Era davvero quello che voleva fare per il resto della sua vita? Rischiare la vita tutti i giorni per rincorrere gente che non si sarebbe voltata indietro se gli avesse piantato una pallottola dritta in testa? Voleva davvero trovare il responsabile di un omicidio e rischiare di vederlo per le strade due mesi dopo il processo grazie ad un patteggiamento? Ma soprattutto: voleva davvero restare in laboratorio mentre i suoi amici rischiavano la vita per una giustizia spesso ingiusta?
A quell'ultimo quesito sapeva rispondere perfettamente.
Impugnò la penna e scorse sino all'ultima pagina del plico, firmando per esteso il suo nome.
Chiuse la cartella e si alzò dalla scrivania, diretto verso quella del suo capo reparto, bussò alla porta socchiusa e quando non ricevette risposta entrò con discrezione nell'ufficio buio, sentendosi come un ladro.
Avanzò con passi goffi sino al piano e vi depositò sopra, con fare sicuro ma mano tremante, la sua richiesta di trasferimento.
Il giorno dopo, l'Ispettore Martin Lovelance avrebbe trovato in cima ai suoi documenti le carte per il trasferimento del Dottor Simon M. Lewis alla divisione investigativa della Omicidi di New York City e non sarebbe mai stato così fiero di uno dei suoi ragazzi.



Simon ne aveva parlato molto prima di scegliere, doveva ammetterlo.
Certo, non ne aveva parlato con Clary, al momento troppo impegnata a cercar di tirar fuori suo fratello dall'appartamento del defunto padre, anche se poi la sua migliore amica si sarebbe arrabbiata per questo; Non ne aveva parlato neanche con Luke, che era stato la sua figura maschile e paterna di riferimento da quando aveva sei anni. Non ne aveva parlato con Jace, che per quanto fosse un coglione era pur sempre suo amico ed uno che si era scelto il lavoro forse più rischioso dell'intero corpo della polizia. Non lo aveva detto per prima a sua madre o al suo superiore. Simon si era partito da New York e aveva raggiunto Washington, dove lavorava sua sorella, per parlare solo con lei.
Il fatto che, se fosse stato nelle condizioni, a quell'incontro avrebbe portato anche Alec, Simon preferiva ignorarlo, perché questo significava che quel giovane era diventato così importante da ricoprire lo stesso ruolo di Backy.
E si, Simon già lo sapeva di veder Alec come un fratello, così come lo sapeva Alec stesso, ma non c'era bisogno di rimarcare la cosa o farla notare anche alla sorella.
Rebecca era stata ad ascoltarlo attentamente, senza interromperlo per la prima volta in vita sua.
Avevano ridiscusso della morte del padre, dei particolare che si erano scoperti quando Hodge aveva testimoniato, patteggiando un ergastolo in un carcere di media sicurezza per tre omicidi, spionaggio, corruzione e concorso in omicidio. Le accuse erano state così tante ed il Procuratore così spietato, che quell'uomo non avrebbe potuto far altro.
Aveva cercato di spiegare a Backy perché voleva farlo, che si, il suo desiderio era ricalcare le orme di suo padre ed essere un tecnico della scientifica proprio come lui, aiutare i poliziotti a mettere i cattivi dietro le sbarre e trovare dati ed informazioni che i detective non potevano reperire, specie in un mondo che macinava tecnologia e progresso come il loro, però… però c'era un ma.
Simon si era torto le dita e aveva sospirato pesantemente quando le aveva confessato l'ansia che aveva provato per tutte le indagini a star dietro ad uno schermo, al sicuro, mentre Alec girava per le strade di New York con un bersaglio sulla schiena senza neanche saperlo.
Sentire Magnus crollare contro una vetrina in frantumi lo aveva lasciato senza fiato, terrorizzato dall'idea di aver assistito in diretta alla morte di quello che ormai era un amico, schiacciato dalla consapevolezza di non poter uscire e aiutarlo perché non sapeva come affrontare una situazione del genere, perché era troppo lontano. Se Simon già allora fosse stato un agente operativo avrebbe accompagnato Magnus, ce lo avrebbe portato in macchina o comunque avrebbe avuto l'attenzione che l'uomo non aveva avuto.
Il colpo peggiore era arrivato quella notte d'Agosto, quando Catarina era scesa di corsa dalle scale sorreggendo a mala pena la lettiga con sopra Magnus, quando aveva visto la coscia fasciata e la sua pelle pallida. Ma nulla, nulla sarebbe mai stato tremendo come vedere Alec in un lago di sangue, del suo sangue, in bilico tra la vita e la morte, più oltre il baratro che dalla loro parte. Era stato veder il suo corpo sollevato grondare un liquido denso e scuro, vitale e mortifero che lo aveva distrutto come nulla nella sua vita.
Nessuno di loro voleva dirlo, Alec non ne parlava, esattamente com'era successo anni prima, ma aveva rischiato di morire, i medici avevano detto loro di non farsi troppe illusioni, che il suo organismo sarebbe potuto collassare in ogni momento.
Simon ricordava il volto contratto dal dolore di Jace, che cercava in tutti i modi di reprimere la rabbia per quell'assurda situazione, ricordava le lacrime di Izzy e lo sguardo sperso di Max. Ricordava quello vitreo e quasi morto di Robert, quello sgranato di Maryse che non si perdeva una sola variazione sui monitor che tenevano in vita Alec. La stretta di Clary alla mano bianca e sporca di sangue di Jonathan e l'espressione crepata del biondo, come se si fosse irrimediabilmente rotto e si reggesse in piedi solo per assicurarsi che anche Alec non morisse.
Simon aveva fatto la spola tra una camera di traumatologia e un corridoio di terapia intensiva. Aveva visto quella sottospecie di fratello maggiore che si era trovato entrare di continuo in sala operatoria, lasciandosi alle spalle una scia di sangue vomitato dalla ferita che non era riuscita a sopportarne la pressione.
Simon aveva visto la morte nel volto esanime di una persona amata e si era chiesto se fosse stata la stessa cosa che avrebbe visto in faccia a suo padre.
Forse era da egoisti, forse era da stupidi, era infantile, ma Simon non poteva perdere un'altra persona importante della sua vita quando una di quelle che avrebbe dovuto rivestire un ruolo più essenziale di tutti gli era stata portata via per la cattiveria e la cupidigia di uno stronzo la cui unica buona azione era stata quella di mettere al mondo i suoi figli.
Si era reso conto che l'unico modo che aveva per proteggere, o almeno provare a proteggere, i suoi amici -la sua famiglia- era essergli accanto, sempre, come loro avevano fatto con lui.
Le aveva anche confessato quella terribile sensazione d'abbandono che aveva sentito quando avevano riesumato Malcom e a quel punto Rebecca lo aveva abbracciato e gli aveva detto che lei lo sapeva, che se ne era andata da NYC solo perché sapeva che per qualunque cosa lui sarebbe stato al sicuro, che Alec gli avrebbe guardato le spalle come faceva con i suoi fratelli. Che glielo aveva promesso.
Simon l'aveva guardata ad occhi sgranati, senza capire, e allora sua sorella gli aveva raccontato che quando erano andati a salutarla in aeroporto Alec l'aveva aiutata a scaricare alcuni dei suoi bagagli e le aveva detto di star tranquilla, che avrebbe pensato lui a controllarlo e tenerlo sott'occhio, che sapeva quanto dovesse essere difficile lasciare la propria famiglia, anche solo per stare in qualche Stato di distanza, ma che nel suo piccolo Alec poteva dargli la sicurezza che Simon sarebbe sempre stato protetto, che avrebbe sempre ricevuto una mano in caso di bisogno.
Rebecca lo aveva abbracciato e non aveva mai visto Alec Ligthwood così imbarazzato e balbettante. Gli disse che era fiera che il suo fratellino volesse intraprendere un lavoro, seppur pericoloso, per stare vicino a qualcuno che amava.

Quando era tornato a New York Simon era andato dritto in ospedale e si era seduto vicino al letto di Alec, che dormiva placido nel suo sonno indotto dai medicinali, e gli aveva promesso che da quel momento anche lui si sarebbe preso cura di lui e sarebbe sempre stato pronto a tendergli una mano.
Quasi diciotto giorni dopo Alec si era svegliato e quando i suoi famigliari, distrutti dalla stanchezza e dalle emozioni si erano messi a discutere su chi dovesse rimanere con lui quella notte, Simon li aveva spediti tutti via e si era seduto di fianco al moro, intercettando il suo sguardo di ringraziamento gli aveva sorriso.
<< Sono sempre pronto a darti una mano, amico.>>

 


Era ancora in ospedale quando Simon si decise a dirgli cosa voleva fare.
Alec se ne stava poggiato ai cuscini che le infermiere si erano preoccupate di mettergli bene, tutte molto gentili e ben disposte verso un così bel ragazzo ed un eroe per giunta, che si era beccato due pallottole per salvare una persona. Simon e Jace lo prendevano in giro senza pietà sul fatto che rimorchiava tantissimo.
Ma proprio come il ragazzo non poteva rispondere alle loro provocazioni, Simon si sentì terribilmente codardo e al contempo sicuro nel dire ad Alec che voleva diventare un membro della Omicidi quando il suo amico era ancora intubato.
Non avrebbe certo mai immaginato che Alec prendesse un respiro profondo, trattenesse il fiato e si togliesse quell'ingombrante tubo di plastica dalla gola solo per dirgli con voce graffiante e roca, simile a cocci e pietre rotte, quello che pensava della sua idea.
Gli infermieri ed il medico accorsi alla segnalazione del monitor lo trovarono in lacrime, con la testa poggiata in grembo ad Alec che gli carezzava piano i capelli cercando di tranquillizzarlo come cercò di fare con il dottore dicendogli che poteva prendere la maschera ma che voleva provare a respirare di nuovo da solo.
Simon chiamò Backy che ancora tirava su con il naso:
<< Ha detto che sarebbe onorato di lavorare al mio fianco, che è fiero della mia scelta.>>
Clary aveva passato mezz'ora a disegnargli cerchi astratti sulla schiena mentre Luke continuava a ridere e dargli pacche sulle spalle.
<< È così da Alec! E poi Robert ha il coraggio di dire che il suo ragazzo non ha preso neanche un poco della teatralità che hanno i suoi fratelli. Se la togliessero loro un'intubatura solo per far piangere qualcuno!>>

 

 

Il 26 Settembre Alec aveva cominciato a respirare dalla maschera ed aveva cominciato a riparlare, con fatica e spesso dolore ed affanno, ma aveva dettato a Simon tutti i passaggi per fare la sua famosa richiesta di trasferimento.
Gli ci erano voluti quattro giorni per decidersi a consegnare quei moduli.
Il primo d'Ottobre, Lovelance lo aveva bloccato per il corridoio e lo aveva abbracciato forte, dicendogli che era fiero della sua decisione e che lo sarebbe stato anche suo padre.
Simon aveva passato un'ora buona a lagnarsi e soffiarsi il naso tra le risa dei suoi colleghi e le coccole delle sue colleghe, lamentandosi che ultimamente la gente lo faceva piangere come un moccioso troppo spesso.
 

 

Il corso era cominciato il 12 di quello stesso mese, il Capo Blackthorn aveva fatto carte false per presentare in tempo la sua domanda e farlo ammettere a quella sessione, la data ultima per permettergli di entrare come agente operativo l'anno seguente, quando in teoria sarebbe dovuto tornare anche il suo di capo.
Essere già membro della polizia aveva avuto i suoi vantaggi: i test psico-attitudinali erano stati pesantemente dimezzati, aveva dovuto fare il colloquio con lo psicologo per dimostrare di essere pronto a quel genere di lavoro, le sue motivazioni e la sua volontà. Si era saltato tutti gli esami teorici che aveva già sostenuto un paio d'anni prima, uscito dall'università e alla fine gli era stata battuta una mano sulla spalla e gli era stato detto di mettersi sotto ad allenarsi, che a fine Gennaio ci sarebbero stati i test fisici che gli avrebbero consentito di lavorare sul campo.
Aveva già deciso di andare a correre al parco tanto per cominciare e invece neanche aveva fatto in tempo a mettersi sotto che era dovuto, si correre, ma dritto in ospedale perché Max aveva guidato proprio come gli avevano insegnato a non fare perché Alec aveva quasi avuto un infarto.
No, va bene, non era un infarto, era un collasso, ma un frammento d'osso che ti si infila dritto nel polmone, quello stesso che ti hanno bucato, dritto dritto sulla vecchia ferita, con una precisione chirurgica, così dritto… aveva già detto che gli aveva riaperto la ferita? Che era stato proprio dritto dritto?
Izzy gli aveva dato un pugno in pancia al diciottesimo “dritto”, aveva quasi vomitato la colazione.
Era stato di nuovo fuori da lì dopo due settimane, Simon aveva provato a sdrammatizzare dicendogli che con la pessima cera che si ritrovava non doveva neanche vestirsi per Halloween e questa volta era stata direttamente Clary a picchiarlo, prima che lo facessero i fratelli Lightwood e ci andassero giù pesanti.

 

 

Aveva continuato i suoi allenamenti, alternati ai corsi, anche in quel periodo. Alec gli aveva detto che era essenziale mantenere la costanza e Simon era pienamente d'accordo con lui.
Alle volte se lo trovava vicino ad una delle panchine davanti cui passava la mattina, quando andava a correre. Non aveva la minima idea di chi fosse quel pazzo che lo accompagnava alle cinque di mattina al Brooklin park, perché era proprio quello l'unico orario che il castano aveva a disposizione per andare a correre ed Alec c'era sempre.
Sospettava che fossero tutti i suoi parenti, a ruota, a portarlo lì, magari facendo i turni.
Quando glielo chiese Alec si strinse nelle spalle, quel poco che il tutore al braccio ed il busto gli permettevano, e gli rispose che aveva qualcuno disponibile che non si lamentava.
Il semplice fatto che ogni martedì profumasse vagamente di dolce -proprio quando Izzy staccava dal turno di notte- o che il lunedì ed il mercoledì odorasse sempre di caffè – la stessa miscela tostata che Jace amava tanto-, o ancora il sabato e la domenica si presentasse con una ciambella ed una tisana – che portavano il logo della tavola calda che Max tanto adorava perché vicino alla fumetteria- gli faceva credere fermamente nella sua ipotesi.
E quando capitava che i suoi fratelli non potessero accompagnarlo era la macchina di Maryse o quella di Robert che scorgeva in lontananza, dei genitori che, forti dello spirito di protezione verso uno dei loro bambini, non accennavano ad andarsene finché non vedevano che Simon era arrivato.
Alle volte anche Clary era con loro, trafelata perché aveva insistito per montare lei la sedia a rotelle di Alec o imbronciata perché il ragazzo c'era riuscito meglio di lei malgrado si muovesse la metà. C'erano stati Luke e Jocelyn, sua madre persino e quando Backy era tornata per il compleanno della madre, anche lei.
Simon avrebbe giurato di aver visto persino una signora terribilmente somigliante alla Herondale parlare con Alec una volta, mentre lui faceva il giro del parco, ma non aveva le prove e l'amico lo aveva soltanto guardato con un sopracciglio alzato.
Quel che era certo era che Alexander Lightwood, per quanto chiuso e silenzioso ed ombroso, riusciva a farsi voler bene da tutti e tutti erano sempre ben disposti ad aiutarlo. E lo stavano aiutando ad andare ad assisterlo nei suoi allenamenti, Simon si sentiva terribilmente importante per questo.
Alle volte Alec gli chiedeva di rallentare il ritmo, così lo avrebbe potuto seguire. Si spingeva con un braccio solo, l'altro ancora fasciato e attaccato al torace, ma a Simon non sfuggivano le piccole ed impercettibili contrazioni del suo labbro inferiore ogni qual volta si sforzasse troppo ed i punti sul costato gli tirassero. Però non voleva che lui se ne accorgesse, sapeva che Alec si stava sforzando di essere indipendente e così cercava di ignorare la cosa. Almeno finché non riusciva più a stare fermo e gli chiedeva se poteva spingerlo, sempre nello spirito dell'allenamento ovviamente, dopotutto anche se malmesso Alec era sempre un cristone di un metro e novanta e spicci, aveva il suo bel peso.
Alec gli lanciava degli sguardi consapevoli, tentennava un poco ma alla fine si arrendeva ed annuiva.
Simon non avrebbe saputo dire se fosse felice che l'amico accettasse il suo aiuto o se gli dispiacesse da morire sapere che l'altro era consapevole di non potercela fare da solo.

 

 

Probabilmente si sarebbe ricordato quel periodo per tutta la vita e non solo per il caos che era successo o per il suo probabile trasferimento.
Dopo tutti quegli allenamenti fisici Simon era crollato sotto la domanda semplice e diretta di Luke che gli aveva chiesto se avesse già cominciato ad andare al poligono.
No. Ovviamente la risposta era no. Al poligono c'era gente capace a sparare, che andava lì per tenersi in allenamento o perché gli piaceva. C'erano anche gli incompetenti si, ma erano gli allievi dell'accademia e avevano le loro ore private. Simon non poteva fare lezione con loro, il passaggio di ruolo non prevedeva che una lezione indicativa su come si utilizzasse l'arma, dava per scontato che tutti la sapessero già usare. In caso contrario te ne andavi al poligono e imparavi da te, o ti facevi insegnare.
Simon avrebbe potuto perfettamente chiedere a Lucian di insegnargli a sparare, ma oltre al fatto che voleva provarci da solo, era anche convintissimo che quel dannato posto fosse una rivisitazione del suo personale inferno: il liceo.
Simon aveva adorato il suo liceo per molti punti, quasi tanti quanti quelli per cui lo aveva odiato, e tra di questi c'erano i fighetti e gli atleti più bravi di te in tutto che dovevano costantemente ricordartelo.
Sparare era una cosa estremamente virile. Una donna con una pistola era una bambola letale, una macchina da guerra, era terribilmente maschilista da dire, ma se non sapeva sparare non c'era problema, chiunque si sarebbe offerto di aiutarla, mentre se sapeva farlo era davvero una forza della natura. Se un uomo sapeva sparare faceva il suo dovere, se non lo sapeva fare era una mammoletta.
Stupida ma sintetica illustrazione della percezione dei poliziotti.
Simon sarebbe sicuramente stato tra le mammolette. Bel modo per cominciare a lavorare sul campo.
Si era comunque fatto dare consigli da Luke, li aveva ascoltati con attenzione e alcuni se li era anche trascritti, era arrivato persino ad ascoltare i boriosi e gonfiati racconti di Jace, ma alla fine si era presentato al poligono come una matricola al suo primo anno di liceo: nel panico dei più grandi.
Era andata da schifo, questo lo poteva dire con certezza: aveva voluto fare l'uomo e presentarsi senza il maestrino che gli tenesse la mano e gli dicesse cosa fare, si era anche sentito terribilmente virile per… dieci secondi? Il tempo di sistemarsi davanti alla zona di sparo e montare la pistola, già lì stava progettando la fuga a Timbuktù, c'era finito Edgar, poteva nascondercisi anche lui.
Aveva impugnato con mano tremante la pistola e aveva preso un respiro profondo.
Aveva anche clamorosamente mancato il bersaglio e cercato inutilmente di non ascoltare le risatine sciocche e le prese per il culo degli altri agenti presenti.
C'aveva provato davvero, lo poteva giurare, ma ogni volta che entrava lì dentro, prendeva la sua arma, la puliva, la armava e si metteva in posizione era come tornare tra i banchi di scuola, con l'acne e la puzza di sudore soffocante.
Era quasi metà Novembre e Simon non aveva mai centrato il bersaglio.
Ad onor del vero aveva preso anche il contorno della figura, ma mai la sagoma stessa e ormai di andare lì solo per farsi umiliare dalle battute di quegli adolescenti che invece sarebbero dovuti essere uomini non gli andava più.
<< Beh, se un nerd vuole provare a fare l'uomo...>> aveva commentato una volta uno, sparando poi con tranquillità due colpo allo stomaco della sagoma. Le risate degli altri se le sentiva ancora in testa.
Quella mattina arrivò al poligono con la sua solita aria depressa, la stessa che lo accompagnava ormai da una decina di giorni a quella parte. Firmò l'entrata e gli parve di leggere quasi pietà negli occhi dell'uomo all'ingresso quando dei ragazzi ad occhio e croce più piccoli di lui commentarono tranquillamente ad alta voce quanto fosse inutile per lui insistere e tornare ancora.
Si sistemò come sempre alla sua postazione, tirò fuori la pistola, la pulì con attenzione e la montò con lentezza, cercando di ritardare il più possibile il momento in cui avrebbe dovuto sparare. Quando poi non potette più rimandare ed esplose il primo colpo, questo si infranse contro il bordo del cartonato e qualcuno alle sue spalle applaudì.
<< Wow! Stai facendo progressi! Continuando di questo passo per il prossimo Novembre beccherai le gambe!>>
Uno dei ragazzi di prima gli sorrise con strafottenza, l'amico al suo fianco ridacchiava come un moccioso e Simon aveva solo voglia di sparare a loro, magari con un bersaglio vero avrebbe fatto miracoli.
<< Smettetela di importunare i tiratori ed uscite dall'aria di tiro se non state sparando. È un luogo pericoloso questo, ho visto gente ferita da un proiettile rimbalzato su una lampada per colpa di due deficienti che distraevano tutti.>> ringhiò il vecchio agente che stava sempre al banco dell'entrata.
L'uomo doveva avere all'incirca una sessantina d'anni ma la suo richiamo i ragazzi si sbrigarono a togliersi dai piedi, non prima di aver fatto notare come Simon si sarebbe anche potuto benissimo ammazzare da solo.
Il vecchio scosse la testa, i capelli radi e grigi che gli coprivano il capo parevano brillare sotto le luci fredde del poligono. Gli si avvicinò, sicuro nella sua divisa blu, con i gradi da Tenente appuntati sul petto.
<< Lasciali stare ragazzo, si credono grandi solo perché ieri si sono diplomati. Tu non hai fatto l'accademia vero?>> gli chiese pacato.
Simon fece cenno di no. << No signore.>>
<< Ma non sei neanche un civile.>> notò con tranquillità.
<< Sono un tecnico del laboratorio informatico. Beh, ci chiamano “dottori” ma non è che lo siamo davvero.>> cercò di spiegarsi lui, mordendosi la lingua per non straparlare come suo solito.
<< E perché vorresti imparare a sparare? Guarda che la talpa l'hanno presa, non c'è più alcun pericolo al Dipartimento.>> gli sorrise cercando palesemente di distrarlo.
Se solo avesse saputo…
Simon gli restituì il sorriso. << Lo so Signore, c'ero anche io. Sono Simon Lewis, piacere di conoscerla.>> gli porse la mano e l'uomo gliela strinse con fermezza.
<< Gregory Pym ragazzo, piacere mio. Ho già visto la tua faccia però, dove?>>
<< Se ha assistito al processo per il caso Fell o a quello per il caso Circle, sicuramente lì. Sono il tecnico che era assegnato ad entrambi.>> spiegò gentile.
<< Ah! Ma certo, certo. Però non al primo caso Circle, quello è stato trent'anni fa. Ma aspetta… hai detto Lewis? Sei forse il figlio di quel giovanotto, come si chiamava… Michael?>>
Scosse la testa. << Malcom. Mio padre era Malcom Lewis, anche lui tecnico. Michael era l'agente Wayland, rimasto ucciso nel blitz finale.>>
<< Si, uno dei poveri ragazzi che quel bastardo di Morgenstern ha ucciso, l'altro era il figlio della Signora. C'era un mio amico ad occuparsi di quel caso, io ero al reparto Persone Scomparse.>>
Simon gli sorrise. << Un lavoro davvero impegnativo, non so se ne sarei mai capace, passare tutta la vita a ricercare gente che è scappata nella migliore delle ipotesi o nella peggiore che è stata rapita o che è morta. Non so se sarei in grado di convivere con questa incertezza.>> gli confessò sincero, seguendolo quando gli fece cenno di spostarsi dalla zona di tiro e sedersi sulle panche lì dietro.
<< È un lavoro come un altro. Blocca la pistola e posala là, ragazzo. Alcuni di noi sono incaricati di scoprire la verità una volta che il crimine è commesso, altri prima che venga perpetrato o ancor prima organizzato, e poi ci siamo noi, che cerchiamo di riportare le persone a casa, sane e salve, al sicuro. Spesso ci si riusciva, altre volte dovevamo passare il caso alla Omicidi o alla Crimini Maggiori, ma ho riportato tanti figli ai propri genitori e questo mi basterà per tutta la vita. >> si accomodò su quelle vecchie panche scomode e si voltò a guardarlo. << Ma non mi hai ancora detto perché sei al poligono. >>
Simon deglutì e si torse le mani nervoso. << Sto facendo il trasferimento sul campo.>> disse solo.
L'uomo annuì. << Fammi indovinare: proprio la Omicidi, vero?>>
Il giovane si voltò a guardarlo sorpreso ed il vecchio Tenente Pym rise bonario. << Mi hai detto che hai collaborato al caso Fell e al Circle, quindi vuol dire che sei stato in contatto con il detective che li ha risolti e so che è proprio della Omicidi. Il figlio del Procuratore Trueblood e del Capo Lightwood.>>
<< Alec, si chiama Alec Lightwood, si. È un amico di vecchia data, ha affrontato questo caso in modo che personalmente trovo assolutamente geniale e sorprendete, ma forse sono di parte… >>
<< Oh no, è così. Ha risolto un'indagine più vecchia di lui e c'ha quasi rimesso la pelle. Capisco perché qualcuno vorrebbe seguire le sue orme e lavorare magari proprio con lui. Se poi è anche un amico… devi essere fiero di lui. Sui giornali non si sentono più sue notizie, si dice che la Signora abbia messo tutti a tacere.>>
Simon annuì. << Proprio così, lui non ama i riflettori e poi deve riposare, è davvero messo male.>>
<< Quanto te a sparare?>> gli chiese a bruciapelo.
Il ragazzo fece una smorfia e sospirò affranto. << Scommetto che anche nelle sue condizioni sarebbe più bravo di me. Pensi che deve stare sulla sedia a rotelle, ha la spalla destra bloccata e il fianco sinistro fasciato, eppure si ostina a volersi muovere da solo e ad andare in giro ovunque. Mi viene a controllare ogni mattina al Brooklin Park mentre corro e lui sta vicino al Central ora! È un pazzo, dovrebbe starsene al letto e- >>
<< E perché non lo porti qui?>>
La domanda del Tenente rimase nell'aria. Il rumore dei colpi esplosi dagli altri agenti presenti al poligono riempirono quello spazio vuoto. Simon non sapeva come rispondere.
<< Se è bravo come dicono che sia, allora potrà darti un mucchio di consigli su come sparare, e visto che sicuramente quel poveraccio si annoia come pochi, dato che a quanto dici non potrebbe far nulla, almeno si sentirà utile. È davvero un brutto momento quello della riabilitazione per qualcuno abituato a stare sul campo. Ti senti solo come un grosso pachiderma pigro ed inutile, che se ne sta a casa mentre i suoi colleghi rischiano la vita come faceva sempre anche lui.>> fermò sul nascere la protesta di Simon. << Lascia da parte un po' d'orgoglio ragazzo. Vuoi fare da solo e dimostrare di poterci riuscire anche così, lo capisco. Ma capisci una cosa anche tu: non so come si lavori al computer o con qualunque diavoleria lavoriate adesso, ma sul campo è diverso, è l'unione che fa la forza, e tu puoi anche essere un detective solitario ma ti servirà sempre la scientifica che di spieghi i risultati delle analisi, ti servirà sempre il patologo che esegua l'autopsia e l'avvocato che intraprenda il processo per te. La polizia è una macchina ed ogni macchina è fatta d'ingranaggi che funzionano assieme. La macchina della giustizia. Gli ingranaggi della legge. Hai presente tutti questi modi di dire? Ecco, sono azzeccatissimi.
Funzionano sempre? no. Ti aiutano a far funzionare meglio le cose? si.
Mi pare che tu voglia bene a questo ragazzo no? Allora portalo qui, chiedigli aiuto, fallo sentire utile anche in un momento in cui si sente inutile per sé stesso. Tendigli una mano. Vedrai che sarà felicissimo di afferrarla.>>

 

 

Simon era rimasto a rimuginare su quanto gli aveva detto il Tenente Gregory Pym per tutto il giorno e per tutta la sera.
Quando la mattina dopo aveva incontrato Alec al parco gli si era fermato davanti senza proferir parola, scatenando la preoccupazione dell'altro che temeva ci fosse qualcosa che non andava.
Simon si avvicinò alla sua sedia a rotelle e cominciò a spingerla senza lasciare ad Alec neanche i suoi consueti dieci metri di agonia. Il moro teneva le labbra serrate, in attesa di qualunque cosa.
<< Vieni al poligono con me oggi?>> gli chiese dopo tanto silenzio.
Alec alzò le sopracciglia, voltandosi all'indietro e alzando la mano sinistra per tener fermo il tubicino dell'ossigeno che portava al naso. Andava ancora troppo facilmente in affaticamento ed i dottori gli avevano detto che se proprio voleva uscire doveva farlo alle loro condizioni.
Non gli chiese perché, ne come mai gli stesse facendo questa domanda solo ora. Lo scrutò dalla sua scomoda posizione e poi annuì.
<< Certo, mi farebbe molto piacere.>>

Simon ebbe la certezza che Alec sarebbe stato un padre magnifico un giorno.


 

Si erano divisi dandosi appuntamento per le cinque e mezza al poligono, Simon era arrivato prima solo per cercare di riscaldarsi un po', di preparare l'arma e di farsi passare quella stupida ansia da prestazione che sentiva appiccicata addosso.
Provò anche a sparare un paio di colpi, Alec sarebbe arrivato da un momento all'altro e non voleva farsi trovare con le mani in mano. Prese un respiro profondo quando una mano gli picchiettò gentilmente sulla spalla.
Il Tenente Pym lo guardava con la sua solita aria cordiale e pacata, quella classica di un uomo che ha visto molto e non si fa più sconvolgere da niente, pronto ad ogni evenienza.
<< Salve signore!>> lo salutò mettendo la sicura e poggiando l'arma sul piano prima di allontanarsi e seguire l'uomo fuori dalla zona di tiro.
<< Salve a te ragazzo, ti vedo di buon umore, anche se agitato come sempre. Forse anche di più.>> gli disse osservandolo con attenzione.
Simon annuì con vigore, concentrato sul Tenente che lo esaminava come se stesse cercando una qualche differenza in lui. << Ho seguito il suo consiglio.>> sorrise voltando lo sguardo verso l'orologio e notando che mancavano solo dieci minuti all'arrivo dell'altro.
L'uomo parve sorpreso, non si sarebbe certo aspettato che Simon accettasse il suo consiglio e lo mettesse in pratica così in fretta.
<< Oh. Quindi hai chiesto al tuo amico di venire qui per darti qualche dritta?>> chiese con sincera curiosità.
Simon era così sovreccitato a quell'idea, che man mano gli diventava sempre più bella e giusta, che a mala pena sentì le risate e gli sfottò di quegli avventori che non erano impegnati a sparare.
<< Esatto, signore>>
<< E dov'è?>>
Il giovane tese il collo verso la porta, quasi aspettandosi un'entrata ad effetto, pur sapendo che non era proprio da Alec.
<< Dovrebbe arrivare a minuti, penso che potrebbe anche essere già qui, ci starà solo mettendo un poco per salire.>>
Il Tenente corrugò le sopracciglia folte e grigie e aprì la bocca per chiedergli qualcosa ma si bloccò subito guardando un agente dell'antidroga che andava al poligono ogni mese controllare la sicura alla pistola, posarla sul blocco e correre verso l'entrata del poligono ad aprire una delle pesanti porte di vetro.
<< Prego.>> disse l'uomo facendosi da parte.
<< Grazie.>>
Simon si illuminò a sentire quella voce ed un enorme sorriso gli si allargò in volto.
Un ragazzo moro e pallido, seduto su una sedia a rotelle avanzò a fatica nell'ampio salone che precedeva la zona sicura e quella di tiro del poligono della polizia. Portava una fasciatura al braccio destro, che glielo teneva stretto al torace rigido, palesemente bloccato da un qualche tipo di busto. Si spingeva solo con la mano sinistra, lunga e fine, su cui spuntavano ancora le macchie violacee ed i segni lasciati dalle flebo che avevano stressato troppo le vene di quella pelle delicata. Prendeva respiri profondi di naso, da cui fuoriusciva un tubicino trasparente che gli contornava tutto il viso, sparendo tra i capelli, dietro le orecchie, per poi rispuntare alle sue spalle e collegarsi ad una bombola d'ossigeno attaccata allo schienale della sedia.
Molti lo osservavano sorpresi di vedere uno in quelle condizioni in un luogo come quello, ma il giovane non pareva notarlo, o forse aveva iniziato ad abituarcisi e cercava di ignorarli.
Si spinse a fatica verso il bancone e chiese gentilmente se potevano passargli un modulo da firmare, visto che in quelle condizioni non arrivava a prenderlo da solo.
Il Tenente Pym fece appena in tempo a fare un passo avanti che Simon gli disse allegramente:
<< Eccolo!>>
Se il silenzio era stato rotto da mormorii e spari fino a quel momento, ora una serie di risa trattenute si sparsero per l'ambiente, mentre Pym inceneriva tutti con lo sguardo e correva ad aiutare Alec a firmare.
Simon si voltò per osservare con incredulità tutti quei deficienti che avevano avuto il coraggio di ridere. Per cosa poi? Per le condizioni di Alec? Per quello, davvero?
Avrebbe voluto riempire tutti di pugni, Dio, aveva così tanta voglia di chiamare Jace magari, dirgli come era stato accolto il fratello, e vedere la famosa rabbia mal trattenuta del biondo esplodere in tutto il suo splendore.
O magri Izzy che minacciava tutti con un bisturi. Anche Robert e Maryse avrebbero fatto la loro figura. Certo, forse quella che avrebbe messo più paura di tutti sarebbe stata la Herondale. Luke, o Clary, o Magnus diamine! Lui avrebbe sputato tanto di quel veleno da farli morire tutti intossicati.

O magri Phoebe Lightwood.

Si scosse da quei pensieri quando si rese conto che tutti avrebbero potuto difendere Alec in quel momento, esattamente come lui non stava facendo.
Perché non era abbastanza forte, era quella la realtà.
Posò ancora lo sguardo sull'amico quando lo sentì scusarsi con il Tenente per la sua pessima calligrafia.
<< Mi spiace signore, sono destrorso.>> Alec tirò le labbra in quel suo classico sorriso storto ed imbarazzato. Simon non aveva mai capito come potesse farlo, le labbra gli si tendevano in una linea che andava sempre leggermente in basso verso l'angolo sinistro. Sembrava un emoticon diamine.
<< Vuoi una mano giovanotto? Sono vecchio ma ho ancora abbastanza forza per spingere un ragazzone come te.>> gli propose sorridendogli il Tenente Pym mentre passava il registro delle entrate al collega al di là del bancone.
Alec strinse le labbra, evidentemente indeciso se cercare di far da solo o meno. Pym lo capì al volo e continuò con aria casuale.
<< Con quella bombola magari ti sbilanci pure, c'è la staffa per il cancello, ti accompagno fino a lì.>> lo rassicurò ponendo le mani sulle maniglie della sedia a rotelle e cominciando a spingerlo con tranquillità, come se fosse qualcosa che faceva tutti i giorni.
Alec lo ringraziò con un mormorio basso e Simon seppe per certo che probabilmente si stava pentendo di aver acconsentito alla sua richiesta, non tanto per il luogo quando per le persone che lo fissavano e si domandavano perché uno ridotto così male volesse entrare in un poligono.
Il leggero sussulto che ebbe quando superarono il blocco del cancelletto riuscì a strappargli una smorfia che il castano non riuscì ad identificare se di fastidio per il sussulto o di dolore.
<< Ehi!>> gli disse comunque allegro andandogli incontro.

<< E quello dovrebbe essere il tipo che gli insegnerà a sparare?>>
<< Beh, pare essere passato
sotto un tir, se è sopravvissuto a quello magari fa miracoli.>>

Simon deglutì e guardò Alec con rammarico mentre questo scuoteva la testa facendogli cenno di lasciar perdere.

<< Magari ha avuto un incidente.>>
<< Che ci fa uno così qui?>>
<< Allontanate quel poveraccio da quel pericolo pubblico, secondo me è capace di sparargli anche al braccio buono.>>

<< Pensate di potervi tappare quella boccaccia?>> Pym si voltò verso di loro quasi ringhiando. Uno di quegli uomini gli sorrise con la tranquillità di qualcuno che cerca di rabbonire un vecchio lamentoso.
<< Andiamo Grag, sono domande lecite, lascia stare i ragazzi.>>
<< Lascio stare chi mi pare nel mio poligono, stai attento a te Murrai, ti faccio espellere per mesi da qui, sai che lo faccio.>> lo minacciò.
Un altro posò la pistola e alzò le mani in segno di resa. << Ehi, io mi sono solo domandato se il ragazzo non facesse miracoli.>> disse sorridendo. << Dimmi un po' amico, come hai fatto a ridurti così? Che ti è successo?>>
Molti lo guardarono con curiosità, gli ultimi rimasti a sparare si fermarono ad ascoltarlo.
Alec deglutì a fatica, infastidito da tutti quegli sguardi e da tutte quelle attenzioni. Simon, accanto a lui, teneva i pugni serrati, la voglia di sbatterli contro il naso di tutti quei coglioni fermi lì a guardare il moro come se fosse un fenomeno da baraccone.
<< Mi hanno sparato.>> disse con semplicità Alec, optando per una spiegazione breve e concisa.
Una serie di risate, più o meno trattenute, si espanse per la sala e da come Pym guardava tutti loro probabilmente avrebbe desiderato picchiarli tanto quanto lo stava desiderando Simon in quel momento.
Qualcuno disse che aveva davvero coraggio ad entrare in un poligono allora. Altri gli domandarono se non fosse stato Simon a ridurlo così, altri ancora si limitarono a sghignazzare e tornare alle loro occupazioni o a parlare con gli amici.
Simon cercò di ignorare tutti quelli che si chiedevano come uno che si era fatto ridurre così proprio da una pistola potesse insegnare qualcosa ad un inetto come lui e davvero, quello era l'inferno ed il livello di stupidità era esattamente da liceo. E Simon non era mai riuscito a difendersi davvero da quel mondo, non era mai riuscito a proteggere davvero neanche Clary, di solito si faceva spintonare e buttare a terra ma non era mai riuscito a rispondere a nessuno, neanche quella volta da Iz e Jace.
Ma se lui non ce l'aveva mai fatta, non significava che Alec non sapesse esattamente come trattare quella gente e come comportarsi in quei casi.
Simon ebbe un flash di un pomeriggio di troppi anni prima, di un Alec infagottato in una felpa nera che avrebbe contenuto tranquillamente anche lui e Clary, lo vide farsi prendere a spinte proprio come faceva lui ma rispondere al momento giusto, così come lo vide agire in quel momento.
Alec si spinse a scatti verso la zona di tiro, forzando il braccio sinistro a fare il lavoro che il suo compagno non poteva sopportare. Si posizionò alla postazione di Simon e si fermò.
L'attenzione generale era ancora persa a chiacchiere inutili ma quella del tecnico era tutta per il suo amico, così come quella di Pym e del poliziotto che aveva aiutato il moro ad entrare.
Alec prese un respiro profondo e facendo forza sul braccio buono si mise in piedi barcollando. Simon ebbe l'istinto di correre da lui e sorreggerlo ma il poliziotto lo bloccò, lo sguardo incuriosito puntato sulla schiena del detective.
Si tolse l'ossigeno dal naso e lo appese ad una maniglia, poi si voltò di nuovo verso il piano e prese la pistola con la sinistra, soppesandola leggermente nella mano prima di mettersi in posizione. Divaricò leggermente le gambe, il necessario per esser stabile, non più dell'apertura delle sue stesse spalle, alzò la pistola e la puntò davanti a sé, il braccio destro legato al suo torace dava l'illusione che non lo avesse. Prese un respiro lento e regolare, riempì i polmoni e poi li svuotò completamente.
Il primo colpo partì come un fuoco d'artificio, inatteso e con grande sorpresa di tutti. Il secondo li fece sussultare per la sua rapidità, la stessa che seguì tutti gli altri otto proiettili ancora nel caricatore.
Nel silenzio più assoluto, intaccato a mala pena dal rumore che proveniva dal corridoio che collegava il poligono al resto dell'accademia, Alec fece scattare la pistola, espellendo il caricatore e posandolo con cura sul banco di metallo. Mise la sicura in un gesto inutile ma automatico e poggiò anche quella. Poi si rimise lentamente seduto, si risistemò l'ossigeno sul volto, tenendo il tubo premuto sul naso per prendere respiri profondi e regolarizzare il battito. Solo chi gli era di fianco poté vederlo chiudere gli occhi e riprendersi da quell'azione.
Li riaprì e manovrò la sedia a rotelle per voltarsi verso Simon, sorridergli un po' dispiaciuto.
<< Scusa Lewis, mi spiace di aver fatto dei tiri così scarsi, devo riprenderci la mano evidentemente. Comunque la pistola è calibrata male, pende a destra, ti sbilancia.>> Si spinse verso di lui inclinando la testa quando si rese conto che l'amico non lo stava guardando.
<< Simon?>>
Ma il ragazzo continuava ad ignorarlo, lo sguardo puntato oltre lui, per una volta capace di poter superare la sua stazza, fissava senza proferir parola le sagome poste a circa venti metri di distanza dalla linea di tiro.
Il cartonato della loro postazione presentava un foro preciso al centro della figura, al cuore, cancellando il cerchio più piccolo del disegno del mirino.
A seguire, nove sagome, quattro da una parte e cinque dall'altra, presentavano un minuscolo buco nello stesso punto.
Alec aveva vuotato tutti e dieci i proiettili che Simon aveva lasciato nel caricatore su cartonati diversi.
<< Quelli sono tiri scarsi?>> chiese Pym con un borbottio stupito.
Alec annuì brevemente, una smorfia insoddisfatta in volto. << Di solito li centro tutti.>> rispose.
<< Non per dirti niente giovanotto, ma lo hai fatto.>> gli fece notare il vecchio Tenente.
<< Credo che il ragazzo non intendesse questo, Gragory.>> l'agente dell'antidroga osservò ancora un po' quei bersagli e poi chinò il capo verso Alec. << Ti conosco, lo so. Sono il Capitano Manchester, come ti chiami?>> chiese allungandogli la mano sinistra per presentarsi.
Alec provò a tirarsi su e sembrare più dritto. << Alec Lightwood signore.>> rispose cortese.
<< Grado?>>
<< Detective della Omicidi.>>
Il verso sarcastico che Simon si fece uscire dalle labbra lo mise al centro dell'attenzione.
<< È Sergente, signore, a Febbraio lo promuovono ufficialmente Tenente.>> spiegò, infastidito da come Alec provava sempre a minimizzare tutto ciò che lo riguardava. Un conto era farlo normalmente, un altro era quando doveva far capire a tutti i gorilla pompati lì che lui era più forte di loro, sia di grado che di… di… di tutto. Ecco.
Manchester lo guardò a lungo, soppesando le parole dell'altro giovane e poi sorridendo a quello infortunato.
<< Sei il detective che ha ucciso Morgenstern, quello che ha risolto il Caso Fell e ha trovato il collegamento con il Caso Circle, risolvendo anche tutti i punti morti della stessa operazione.>> Sorrise alle facce stupite della gente che lo circondava, rivolgendosi soprattutto a Simon che si era gonfiato d'orgoglio a quel riconoscimento neanche fosse lui il protagonista.
<< Quello che ha sparato un colpo in fronte al Vice Commissario anche se aveva il braccio destro fuori uso e gli avevano appena sparato un altro colpo?>> chiese qualcuno lasciando la sua postazione ed avvicinandosi.
<< Sergente? Aspetta, sarà mica il detective che collaborò con l'FBI per quel caso di due anni fa?>> chiese un altro al suo collega.
Alec arrossì e abbassò la testa, lasciando che i capelli gli coprissero un poco il volto. Non aveva mai provato così tanta vergogna in vita sua probabilmente, prima per tutte le stupide battute sulle sue condizioni e poi per la sorpresa delle sue azioni passate.
<< Adesso mi ricordo!>> disse Murrai avvicinandosi a grandi passi. << Tu sei il figlio di Robert Lightwood, vero? Sei l'agente che venne reclutato tra i Riservisti come cecchino! Hai la più alta media di centri dell'Accademia.>>
<< È il tipo che c'entrava tutti in fronte?>> domandò sconvolto uno dei ragazzi che avevano criticato Simon tanto spavaldamente.
<< Esatto.>> La voce di Manchester zittì tutte le altre, il Capo dell'Antidroga fece un deciso cenno con il capo e poggiò la mano sulla spalla sinistra di Alec, incoraggiandolo ad alzare la testa. << Febbraio quindi? Credevo che ti avessero fatto Tenente con effetto immediato, ma probabilmente il Sindaco vorrà fare bella figura e darti la carica di persone, vero?>>
Alec annuì piano, le guance sempre chiazzate di rosso e la voglia di sotterrarsi. << Ne farei volentieri a meno, signore.>>
Simon sbuffò per l'ennesima volta. << Smettila, te lo meriti dopo tutto quello che hai fatto.>> poi batté le mani. << Pende a destra quindi? Che devo fare? Come la calibro?>> chiese cercando di sviare il discorso ed evitare che gli facessero altre domande che lo avrebbero imbarazzato.
Alec lo capì probabilmente perché gli regalò un sorriso timido ma grato.
<< Cosa c'è Lewis? Non vi insegnano a calibrare una pistola ai corsi d'integrazione? Che diamine vi fanno fare?>>
<< Vieni tu a farci lezione, così vedi che ci fanno fare.>> gli sorrise più apertamente e lo spinse verso il piano di tiro senza smettere di parlare. << Che ne so di come posso calibrarla? Nel senso, posso cambiare il calcio della pistola?>>
<< Devi in anzi tutto prendertene una tua, quelle del poligono hanno calibrazioni standard, ma tu a forza di stare al computer ti sei fatto venire la schiena storta, Quasimodo, hai la spalla destra più alta della sinistra, per questo ti pende e ti sbilanci. Stai facendo gli esercizi?>> lo prese bonariamente in giro nel silenzio ancora attonito del poligono.
Manchester e Pys si scambiarono uno sguardo divertito e poi il Capo schioccò le dita e intimò tutti di tornare al proprio dovere.
<< Quanti anni avrà? Ci arriva a venticinque?>> chiese Pym sorridendo.
<< Se non ricordo male il più grande dei figli di Robert è dell'89, quindi penso proprio di si.>>
<< Ed è già Tenente.>> disse il vecchio uomo tra il sorpreso ed il soddisfatto. << Ha il mio stesso grado, dovrei dirgli di darmi del tu.>>
Manchester scosse la testa, << Non credo lo farebbe, pare un giovane molto rispettoso.>>
<< Così pare. Come c'è arrivato?>> continuò osservando quei due ragazzi parlare e discutere come gli amici che evidentemente erano.
<< Non hai letto i giornali?>>
<< No, la Signora ha messo tutto a tacere alla velocità della luce.>>
<< Certo, speculavano su un giovane di venticinque anni come se fosse un eroe morto in battaglia.>> Manchester scosse la testa. << Prima che lo facesse però hanno dato un breve resoconto, pare che il primo grado se lo sia preso con il caso sulla figlia del Senatore Toad, ti ricordi? >>
Pym annuì cupo, << Brutto affare quello. Era lui il detective che affiancarono alla squadra dell'FBI?>> domandò sedendosi su una delle tante panche presenti.
<< Si, il caso era suo e quando hanno scoperto l'identità della vittima invece di chiedere un detective più quotato Toad si impuntò perché il caso rimanesse al ragazzo e venisse solo “assegnato” all'FBI, non voleva che qualcuno di noi intralciasse i federali, pensava che un novellino lo avrebbero tenuto a bada più facilmente.>>
<< Invece hanno beccato il figlio del Procuratore.>> rise il vecchio divertito.
Il Capo gettò uno sguardo su tutti i presenti e poi sospirò. << Credo che avrò comunque modo di rincontrarlo e di lavorare con lui. >> Si mise le mani in tasca e scrutò per l'ultima volta il giovane sulla sedia a rotelle, ignorando volontariamente l'occhiata seria ed interrogativa che il collega gli rifilò.
<< Perché?>> chiese Pym. Sapeva che spesso antidroga e omicidi si incontravano e lavoravano assieme ma dal tono dell'altro capì che non si stava riferendo alle normali indagini di routine.
<< Ti sei salvato Gragory, hai fatto bene ad andare in pensione e rifiutare la promozione, altrimenti adesso saresti anche tu nella mia stessa situazione. Non è uscito nulla di buono dalla risoluzione del Caso Cirlce, nulla. Quel ragazzo è stato davvero bravo ma si è caricato una croce sulla schiena senza neanche rendersene conto, si è stigmatizzato da solo, non sa la portata di ciò che ha sollevato e da quel che ha detto la Signora pare proprio che toccherà a lui continuare a districare la matassa.>> Prese un respiro profondo e si avvicinò alla sua postazione per riprendere l'arma scarica e soppesarla in mano senza davvero sentirla. << Mi spiace per lui. Spero che non gli rovini la vita come ha fatto con tutti gli altri.>>
Pym sembrò improvvisamente capire qualcosa, si scurì in volto e parlò a bassa voce.
<< Quindi è vero quello che si dice? Lo hanno trovato, hanno deciso di smantellare il Circolo una volta per tutte?>>
Manchester annuì, consegnando la pistola al vecchio Tenente e facendogli un cenno di saluto.
<< Si e sarà proprio Lightwood a scendere all'Inferno per trovare tutti i demoni del Principe.>>

Voltando le spalle alle postazioni di tiro Hector Manchester uscì dal poligono dell'Accademia e pregò di non vedere troppo presto il giovane Tenente Lightwood e quello che sarebbe sicuramente diventato il suo secondo.

 

 

 

Gennaio era arrivato ed era anche quasi finito. Simon se ne stava in piedi davanti alla porta dell'Accademia senza il coraggio di aprirla ed entrare.
Una mano gli si poggiò sulla spalla e l'ombra di Alec lo coprì dalla luce mattutina.
<< Sei pronto?>> gli chiese abbozzando un sorriso storto.
<< E se non sono passato? Diamine, mamma ha anche preparato tutto quel pandemonio!>> sbottò preoccupato, con una voglia matta di infilarsi le mani tra i capelli e strapparseli tutti.
Alec si strinse nelle spalle. << Al massimo cambieremo il cartellone da “congratulazioni per la promozione” a “sarà per la prossima volta”.>>
<< Sono momenti come questi quelli in cui capisco che non è solo Jace ad avere un umorismo del cavolo ma che è una cosa di famiglia.>> Clary, dall'altro lato di Simon, si sporse per guardare male quel gigante buono che pareva impassibile e quasi annoiato, come se non stessero andando a vedere i risultato degli esami che avrebbero potuto decretare il passaggio alla Omicidi di Simon o lasciarlo nei sotterranei dei laboratori di informatica.
<< Non è umorismo, è semplice costatazione dei fatti. Non morirà nessuno se affianco al suo nome ci sarà scritto “non promosso”. Potrà rifare la domanda in un altro momento e risottoporsi ai test quando vuole.>> disse Alec con serena tranquillità.
Simon lo fissò per un attimo spaesato, poi sospirò abbassando la testa. Quando la sollevò pareva quasi più rilassato. << Si, non morirà nessuno e potrò rifare il test, dopotutto ho già lavorato con te anche senza un distintivo ed una pistola.>> disse più a sé stesso che agli altri.
Clary guardò con fare interrogativo il moro: voleva solo calmare Simon con quelle parole o ci credeva davvero?
Dalla lieve tensione del suo collo forse era preoccupato tanto quanto l'altro. Sorrise.
<< Già, al massimo lascerai Alec a lavorare da solo con Magnus per qualche mese.>>
Alec si voltò di colpo verso di lei, gli occhi sgranati. Poi fece scattare la testa verso Simon.
<< Lewis se non sei passato scappa più velocemente possibile perché ti ammazzo. >> lo minacciò stringendogli una mano attorno al bicipite e fissandolo con sguardo serio.
Simon scoppiò a ridere, una rista che andò scemando quando lo sguardo di ghiaccio di Alec non mutò minimante.
Deglutì. << Okay, ti giuro che sono passato.>> gli disse solennemente, cominciando a sentire un po' di responsabilità addosso. Giusto un pochina.
Prese un respiro profondo e afferrò saldamente la maniglia della porta.
<< Okay.>> mormorò. << Andiamo a vedere se dovrò chiamarti “capo” a breve o se dovrò scappare.>>
<< Ricordati quello che dice sempre Luke: corri a zig-zag, è più difficile prenderti così.>> gli suggerì Clary sorridendo e stringendogli la mano.
<< E ricordati anche che sono un cecchino e che non ci metto niente a spararti alle gambe e poi finirti con un colpo alla testa e sai che ne sono perfettamente capace.>>
Simon sbuffò. << Eddai! Almeno un po' di incoraggiamento!>>
<< Sono qui, cosa devo fare? Tenerti la mano?>> gli domandò sarcastico Alec, zittendosi subito quando Simon mollò la presa sulla porta e gli porse la mano.
<< Oddio, grazie per averlo proposto, io non sapevo come chiedertelo.>> fece tirando un sospiro di sollievo.
Le risa di Clary rimbombarono per tutto lo spiazzo, facendo girare chi vi sostava.
Il moro guardò l'amico con la stessa espressione sconcertata con cui avrebbe accolto la richiesta di Jace di accompagnarlo a comprare un completino per la sua ragazza.
Scosse la testa.
Poi prese la mano di Simon, che gli regalò un sorriso così abbagliante e sinceramente grato che Alec non poté far altro se non arrossire e sbuffare cercando di nascondere il suo imbarazzo.
<< L'ho sempre detto che sei tu il mio papà preferito.>> e prima che l'altro potesse dir nulla. << Grazie amico.>>
Alec lo scrutò da quei venti centimetri d'altezza che li dividevano, poi si strinse nelle spalle.
<< Sai che sono sempre pronto a tenderti una mano.>>
Simon trattenne l'impulso di abbracciarlo solo perché erano in pubblico.
<< Si, lo so. È una delle poche certezze che ho. Grazie.>>

 

La porta dell'Accademia si chiuse alle spalle di quel curioso terzetto lasciando di nuovo che il silenzio misto al rumore di fondo della città si impossessasse dell'ingresso dell'edificio.

 

 

 

<< Porco cacchio!>>


















 

Salve gente.
Questa storia è uno spin-off della long “Una pista che scottae si colloca dopo “So, this is Christmas., che non è necessaria per la comprensione della fic come invece lo è la long principale.
Questa è un po' la spiegazione di come abbia deciso di diventare un agente operativo, di come faccia schifo il liceo e di come ce lo ritroveremo perennemente ovunque, e soprattutto di come spesso “tendere una mano” sia tutto ciò che bisogna fare per un amico.
L'arco temporale coperto va da gli ultimi giorni di Agosto agli ultimi di Gennaio, calcolando che Alec riceverà la sua promozione a Febbraio e che dovrebbe tornare operativo a Marzo.
Spero che anche questa storia sia di vostro gradimento, se avete tempo magari fatemelo sapere.
Alla prossima, dove ci sarà ancora Simon che ci spiegherà How I met your dad.

   
 
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