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Autore: Anonimadelirante    17/03/2018    0 recensioni
“A Natale, l'hotel Du Mort è un mortorio. La sua vorrebbe essere una battuta, ma non lo è poi così tanto.”
(Sciocchezzuola saphael pre-slash. Così. Perché mi andava.)
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Raphael Santiago, Simon Lewis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: pffff… AHAHAHA no.
Avvertimenti: hanno molta più chimica della clace mi rifiuto di chiamarla crackship. Scritta per il #COWT8 @LdF col prompt tema libero, raiting safe della sesta settimana, per evocare Lady Ruby (team Onyx!). Pre-slash, tho.
N/A: non mi ricordo neanche più l’ultima volta che ho visto una puntata della serie tv. In compenso mi nutro di fanfic saphael come un… un opossum (?)
— Prima fic sul fandom ed è demeziale! *lancia gatti, cioccolata e coriandoli* …yeeeh! #partyhard

 

 

 

 

Taboo

 

A Natale, l'hotel DuMort è un mortorio. La sua vorrebbe essere una battuta, ma non lo è poi così tanto, purtroppo. In realtà, lo è per tutto l'anno, ma Natale è una questione che lo preoccupa più di quanto sia accettabile. Prima di tutto c'è la questione di Di- del Signore, uh. Apparentemente, lui non è ancora in grado per parlarne, quindi dubita che potrà andare a Messa con la sua famiglia (l'altra sua famiglia. Quella mortale. Quella a cui dovrà dare qualche spiegazione, presto o tardi, ché già sua madre è convinta che si droghi. Non è proprio sicuro che No, ma’, guarda che non mi faccio canne, devo solo mangiare bistecche molto al sangue e bere Bloody Mary sia esattamente il tipo di conversazione che la tranquillizzerebbe. A sua madre non piacciono i cocktail ed è ebrea: niente braciole di maiale, in casa sua). Ma andare a messa non è mai stata una cosa che l'ha fatto impazzire – cioè lui ci crede, nella sua religione, d'accordo? Ma non è quello che ha sempre reso speciale la sua Hannukah. Sono sempre state altre le cose che si sono incise nel suo cuore. È sempre stata Clary, con una maglia color verde acido e i capelli rossi stravolti, che lo schiacciava contro il muro per rubargli la sua porzione di letto. Sua sorella che irrompeva in camera con un cappello da Babbo Natale (così occidentale, commentava ogni volta sua nonna, con esasperazione) e li trascinava in corridoio, storpiando quello che pareva proprio essere l'adattamento pop di centotrentesimo salmo e poi la madre che rideva e li abbracciava, e l'odore di sufganiyah appena sfornati. E poi, ancora: Jocelyne e Luke che portavano i regali e quella strana mescolanza di costumi cattolici ed ebraici che li stringeva come una coperta ed era solo loro, solo della loro famiglia extralarge e vagamente scomposta.
All'hotel DuMort, chiaramente seguendo leggi vampiresche che vogliono che sia sempre tutto triste e cupo, pare che nessuno si sia accorto che sia la notte del ventiquattro. A parte lui, ovviamente, ma non è che possa festeggiare da solo. Clary è all'Istituto e dovrebbe inventarsi una scusa che ancora non conosce per andare a gustarsi i dolci di sua madre (che, per la cronaca, non gli farebbero più gola come un tempo). È solo per questo – solo ed esclusivamente per questo, okay? Non c'entra niente che abbia stressato Stan e Lily per settimane per farsi aiutare a trovare un regalo che non fosse patetico. Assolutamente no – che ora sta indugiando davanti alla porta di Raphael, con un pacchetto sformato che gli pesa in mano. Ovviamente.
«Che vuoi, uccellino?» Raphael odia essere disturbato quando ha da fare. Perché apparentemente vacanze di Natale non rientra fra i concetti noti al Grande Capo del clan di vampiri di cui fa parte suo malgrado.
«Ah- uhm…» avrebbe dovuto prepararsi un discorso. Sì, perché così sembra che lui stia interrompendo quella che almeno dal di fuori appare come una riunione diplomatica fra lui e uno stregone dall’aria verdognola e annoiata per consegnargli un regalo (stupido, tra l’altro. Stan e Lily non sono stati di alcun aiuto). Cosa non vera. No no. Assolutissimamente. Non è rimasto a tormentarsi le mani davanti alla sua stanza per venti minuti, prima di decidersi a bussare. «Ehm» deve trovare una scusa. Alla svelta «Niente. Passavo di qui» farfuglia, senza guardarlo. Complimenti, Simon. Geniale.
Raphael lo fissa per qualche istante, l’espressione di pietra, con un sopracciglio inarcato: «Allora va a farti un giro. La tua presenza fuori dalla porta mi distrae.»
Ah, giusto, il superudito. E lui non è propriamente silenzioso.
«Vado a farmi un giro dove? È Natale, Raphael! Non posso andare da-» si blocca. Lo stregone è un po’ troppo interessato alla loro conversazione. Oppure è solo che Raphael è così mortalmente noioso (ah-ah) che qualsiasi cosa risulta più divertente. Anche i balbettii di un neo-vampiro con problemi a gestire la propria parlantina. Probabile, in effetti.
Raphael sembra esasperato, però è sempre esasperato quando parla con lui, per cui non vuol dire un bel niente: «Natale è una festa religiosa, niño. Nel caso non te ne fossi accorto, siamo vampiri. Non è proprio il nostro passatempo preferito, entrare nelle case travestiti da Santa Klaus ed altre camelo simili.»
La verità è che Raphael gli aveva detto Siamo noi, adesso, la tua famiglia. E quindi, che gli piacesse o meno, era suo preciso dovere festeggiare il Natale con lui. «Credevo che entrare in casa della gente fosse esattamente il passatempo preferito di certi vampiri, invece.»
Raphael non sembra un tipo violento, ma può esserlo all’occorrenza. A quanto pare non adesso, grazie al cielo: «Cosa vuoi, uccellino?»
Simon scocca le labbra, oltraggiato. Cosa vuole? Avrebbe voluto dargli un regalo, ma non se lo merita, ecco cosa e poi… Raphael gli strappa di mano il pacchetto più brutto nella storia dei pacchetti brutti (non è colpa sua, se Clary non ha avuto tempo di aiutarlo a fasciarlo, okay? Lui ha fatto del suo meglio) e lo straccia la carta senza alcuna delicatezza. In verità si sente un po’ offeso dalla sua mancanza di delicatezza.
Raphael guarda la scatola che ha in mano, poi lui e poi di nuovo il regalo: «Scordatelo» decide alla fine. «Non ci giocherò mai» e gli sbatte la porta in faccia.
(Il pacchetto però se lo tiene.)

 

*

 

«Il tempo sta per scadere, Raphael. Non posso credere che tu non abbia indovinato…»
«Non sai spiegarti, chico, non ho il dono della telepatia.»
«Anne Rice, Raphael! Non posso credere che tu non abbia mai letto Anne Rice. Mi rifiuto di- è scaduto il tempo. Fantastico. Era vampiro. Vampiro, Raphael. Eddai, era così facile.»
Raphael storce il naso, irritato: «Non mi piace questo gioco.»
Oh. Oh, questo è grave: «Come può non piacerti Taboo, Raphael! Non può, ecco come! È il più bel gioco di sempre
«Non hai mai giocato a Senet.»
«Neanche tu.»
«Ah, no?»
«Non sei così vecchio, smettila.»
«Magnus ha il brutto vizio di non buttare mai via niente, però.»
«Resta il fatto che Taboo sia meglio. Indiscutibilmente.»
«Non sai giocare a Senet, Simon. Non puoi dirlo.»
«E tu non puoi denigrare così il mio regalo di Hannukah. Cosa stai facendo?»
«Leggo io le parole da indovinare, adesso.»
«Ma…»
«Silencio. Può essere positivo o negativo, cos’è?»

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note bis: un grosso abbraccio ad A. con cui formo una squadra imbattibile a Taboo (e a M, che ci sopporta suo malgrado). Il senet è questa roba qui e sono sicura che Magnus ne sia un grande estimatore (e sono sicura che Rapheal, povera stella, sia stato sottoposto a svariate partite) – se non altro perché sembra proprio un oggetto che potrebbe mettersi in casa con nonchalace. No, non dite niente. Non è un headcanon. LALALALALA. È realtà
E poi loro sono canon, no? No? NO? NO?!!!!?!?!???!!?!?!??!???!!!?
Ciao <3

  
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